Editoriale

La riforma della scuola distrugge l’istruzione pubblica e favorisce privati e dirigenti complici

Una riflessione articolata di Corrado MORRONE, da condividere sui social
giovedì 26 marzo 2015.
 
Così stando le cose, agli insegnanti non rimane che mobilitarsi massicciamente, protestare energicamente, far sentire la loro voce e la loro pressione anche in termini duri e decisi a tutto.

Sto seguendo attraverso gli organi d’informazione il disegno di legge relativo alla riforma della scuola. Ho letto le diverse posizioni della stampa, quelle a favore e quelle contrarie.

di Corrado Morrone

Nessuno dei critici competenti ha messo a fuoco il vero problema della scuola, in quanto solo chi vive nel mondo scolastico conosce quale sia il male profondo, il cancro della scuola.

Essa è colpita da un tumore irreversibile sin da quando è nata. A distanza di un quarantennio dalla sua esistenza, la riforma tuttora vigente si è rivelata fallimentare con un passivo pedagogico e didattico annualmente accumulatosi fino a raggiungere, sul piano teorico, organizzativo e pratico un crac totale.

Siffatta riforma è stata interpretata a loro piacimento da persone esterne alla scuola, le quali hanno preso il sopravvento, e da figure ad essa interne, che da tempo dominano lo scenario scolastico con l’estromissione degli insegnanti, un tempo protagonisti e autonomi nello svolgimento del loro ruolo, oggi divenuti di fatto puramente e semplicemente servi della gleba.

Quanto ai dirigenti scolastici, se si esclude un’esigua minoranza di loro, il resto spadroneggia sugli insegnati, soprattutto tiranneggia sui precari minacciandoli ad ogni pie’ sospinto di depennarli, di mandarli a casa, nonostante la Costituzione favorisca l’occupazione e tuteli il lavoro.

Così come si è venuta configurando, la scuola attuale, avendo relegato ai margini e nullificato gli attori primari, i protagonisti, gli artefici, cioè gli insegnanti, è destinata a regredire sempre più.

D’altra parte bisogna pur dire che gli stessi dirigenti subiscono la pressione, la morsa dello strapotere genitoriale e degli stessi scolari e studenti. Conseguentemente, i dirigenti, per rifarsi, in modo sbagliato in quanto dovrebbero essere solidali col corpo docente, esercitano sugli insegnanti un arrogante assolutismo fuori luogo e fuori tempo. Sicché la scuola è di fatto ingovernabile, dal momento che l’insegnante al massimo può invitare gli alunni all’osservanza delle norme, a comportarsi correttamente, educatamente e civilmente.

Infatti essi non hanno alcuna possibilità di essere ascoltati dagli alunni, perché vige la prassi secondo la quale gli scolari devono sentirsi in classe come a casa loro, con la differenza che nelle loro famiglie essi non possono fare tutto quello che vogliono, mentre a scuola possono prendersi il lusso di fare i diavoli a quattro.

L’insegnante nei confronti degli alunni è completamente disarmato, al limite ha sulla carta la facoltà di fare le note sul diario o sul registro, note che non sortiscono alcun effetto e sono controproducenti per maestri e professori, i quali all’indomani vengono letteralmente mangiati dalle mamme per essersi permessi di aver fatto una nota ai loro pupi, che sono modelli di bravura e di educazione.

Per cui, gli alunni, consapevoli di avere sempre e comunque l’appoggio dei genitori, in classe si scatenano e divengono viepiù prepotenti; litigano continuamente, si azzuffano fra di loro impedendo il normale svolgimento delle lezioni, malgrado il continuo intervento dell’insegnante, che, nel separarli, riceve calci e pugni.

Sia ben chiaro che gli insegnanti, benché in realtà svolgano il servizio di guardiana, vigilanza e custodia della classe, non dovrebbero esserlo, essendo il loro compito precipuo quello di fornire ai discendi istruzione, conoscenze, saperi. Invece, di tutto ciò che di negativo si verifica nelle aule scolastiche in seguito all’indisciplina degli alunni è sempre e in ogni caso l’insegnante a dover rispondere degli atti inconsulti e istantanei dei discendi.

In tempi non molto lontani a scuola ci si stava con due piedi in una scarpa; oggi le aule sono pericolose e invivibili per gli insegnanti; e tutto ciò grazie alla prassi instauratasi e alle numerose leggi e leggine ordinarie, peraltro non proprio costituzionali, poste in essere dai governanti, per lo più su consiglio di psicologi, psichiatri e neurologi ministeriali interessati.

Decreti e leggi ordinari che hanno scavalcato la Costituzione laddove recita: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”; e non degli insegnanti.

Devo sottolinearlo ancora, la famiglia è un istituto giuridico di rilievo costituzionale che impone ai genitori l’obbligo di cui sopra, come peraltro recita il rito del vincolo matrimoniale.

Anche la scuola è un’istituzione di portata costituzionale, ma solo sotto gli aspetti dell’istruzione, delle conoscenze dei saperi e marginalmente educativi che, sotto quest’ultimo aspetto, gli insegnanti, per quanto oggi possibile, svolgono.

Infatti la corrispondente amministrazione statale si chiama Ministero della Pubblica Istruzione.

Sta per passare al parlamento la legge di riforma della scuola incentrata sullo strapotere dei dirigenti. Essi già da tempo erano e tuttora sono altrettanti generali dell’esercito scolastico, che possono fare il bello e il cattivo tempo, quasi sempre quello cattivo.

Se passerà la legge di riforma preparata dal governo in carica, i dirigenti scolastici diventeranno generalissimi come lo era Franco a capo della monarchia assoluta spagnola, anzi diventeranno altrettanti Stalin, Hitler e Mussolini, i quali avranno una facoltà decisionale illimitata: si potranno scegliere i docenti che credono, licenzieranno gli insegnanti da loro non graditi o li costringeranno a dimettersi mediante accanita persecuzione ecc., in definitiva faranno piovere e scampare.

Ai docenti non rimarrà che l’eventuale consolazione di ricevere un irrisorio premio di assiduità e impegno, ma resteranno vittime dei dirigenti, dei tre vice aspiranti alla dirigenza, delle mamme e degli alunni.

Questa riforma, atteso che sarà approvata, conferirà ai dirigenti la totipotenzialità come le staminali; essa è potenzialmente un attentato alla democrazia col placet e il tradimento dei propri iscritti da parte della triade sindacale Cgil, Cisl, Uil.

Gli insegnanti ringraziano sin da ora dell’eventuale “premio di produzione” e fanno presente di non essere interessati alle promesse pecuniarie, peraltro insignificanti, piuttosto suggeriscono al governo di cogliere l’occasione per abrogare quelle norme che ancorano la scuola al palo di partenza del 1974 e di volere far riemergere il ruolo chiave dei docenti ripristinando la loro immagine e rivalorizzando la loro figura, oggi relegata nel dimenticatoio, sbiadita e irriconoscibile mantenuta troppo a lungo nelle tenebre della caverna.

Stiamo per ritornare al Medioevo con feudatari del vasto territorio usurpato agli insegnanti.

Una riforma, quella proposta, velleitaria che cerca di scimmiottare legislazioni e organizzazioni di altri Stati, dove ci sono i presupposti sociali, civili e istituzionali per attuare determinati programmi.

Sembra impossibile che ancora gli insegnanti non abbiano capito dove vuole parare la varata riforma: ad una ulteriore riforma a breve distanza, mediante la quale la scuola italiana, che è già di fatto la più privata tra le scuole a carattere privatistico della nostra Repubblica, dovrà arrivare alla privatizzazione totale e definitiva della scuola pubblica, tale ormai sulla carta sdemaniandola e facendola divenire un patrimonio delle baronie dirigenziali a loro titolo personale.

Così stando le cose, agli insegnanti non rimane che mobilitarsi massicciamente, protestare energicamente, far sentire la loro voce e la loro pressione anche in termini duri e decisi a tutto.

Quanto al ventilato licenziamento dei dirigenti inadeguati, bisogna dire che trattasi di pura finzione, di una sceneggiata governativa tanto per placare i cattivi umori degli insegnanti, essendo il governo impossibilitato a trovare sulla piazza, in loco e sul mercato quei dirigenti eventualmente incapaci e da sostituire.

Corrado Morrone


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