Editoriale

Calabria, San Giovanni in Fiore (Cosenza) verso la grande delinquenza organizzata. Perché fingere? Serve coscienza e Polizia

Dopo gli ultimi fatti di sangue, ancora la posizione netta di "la Voce di Fiore", nato nel comune calabrese che ha il record nazionale di disoccupazione ed emigrazione
giovedì 4 novembre 2010.
 

E ora? Diranno che è tutto a posto, che s’è trattato d’eccezione, d’accidente nello scoppio di colpi di 7,65 previsti a salve per le riprese del film "Da Obama a Gioacchino, al nosocomio di larghe intese"?

Diranno, dopo l’agguato ai due giovani gravemente feriti da un killer vicino l’ospedale, che San Giovanni in Fiore fa provincia di Cosenza, che le armate stanno giù verso Crotone e che nella città calabrese, povera ma buontempona, non c’è nulla da spolpare?

Diranno che il territorio è preservato dalla ’ndrangheta, “denuclearizzato” a modo, lontano dalle porcherie del fiume Oliva, monitorato in cima dai conventuali e schermato da pini rigogliosi, resistenti alla processionaria?

Diranno che qui l’aria e l’acqua sono incontaminate, e di conseguenza lo è integralmente anche il territorio, comprese le discariche che si vogliono moltiplicare?

Diranno che ci sono almeno 31 chilometri dal centro silano, religiosamente puro e puramente religioso, al primo avamposto della ’ndrangheta spa, quanti bastano a scongiurare in loco la presenza di imprenditoria o macelleria della holding criminale?

Diranno che s’è trattato d’un caso del tutto casuale, magari come quello del fortunato di Bagnone (Massa-Carrara) che ha svoltato col record al Superenalotto?

Diranno che quando Gian Antonio Stella si occupò sul Corriere di questa realtà economica e sociale, un turpe lo ubriacò con rosso di Krimisa e gli fece scrivere la baggianata dei 24 autosaloni e delle 10 beccherie, dei 6mila disoccupati, degli emigrati a gogò, dei 2mila assistiti e dei 3.500 pensionati su 18mila abitanti?

Diranno che una simile situazione, fantasiosa, poi, per esempio non può mai indurre a consumo e traffico di stupefacenti, di cui la ’ndrangheta è leader?

Diranno che lo scorso lunedì giravano le ronde la notte della sparatoria, ma con ottima “paisanella”, grappa locale, festeggiavano un momento la vittoria della Reggina calcio?

Diranno che i latitanti Guirino Iona, Silvio Farao e Cataldo Marincola si nascosero, per sfuggire alle guardie, in un altro altopiano, non nella Sila, di cui San Giovanni in Fiore è il comune più importante?

Diranno che le statistiche dei delitti non permettono di irrobustire l’ordine pubblico e che una dozzina di carabinieri e un presidio della Guardia di Finanza sono sufficienti a controllare un’area di soli boschi nella direttrice Cosenza-Crotone, 109 chilometri senza un posto di Polizia?

Diranno che il barbaro assassinio di Francesco Talarico (61 anni) e Gianfranco Madia (15 anni) a colpi di lupara fu qui un altro caso eccezionale da espungere dagli archivi?

Diranno che l’omicidio di Antonio Silletta, e della madre che morì di crepacuore, non interessa la zona perché avvenuto fuori della giurisdizione amministrativa e, visti i precedenti della vittima, si può chiudere, con Victor Turner, come "epilogo naturale d’un dramma sociale qualunque"?

Diranno che frequenti accoltellamenti e violenze per la via, stile Bronks o Josephine Street, si possono giustificare col tipico e innocuo calore dell’animo meridionale, sangiovannese?

Diranno, sociologia in tasca, che le sorti del comune non vanno compromesse con stupidi allarmismi, ed è probo, per l’immagine e la salute pubblica, ribadire che sparuti eventi di sangue vanno isolati dal contesto bucolico?

Diranno che qualcuno esagera strumentalmente e che la politica intera non può rimproverarsi immobilismo, come per l’ingabbiatura ferma dell’Abbazia florense, forse richiamo a Santiago Calatrava?

Questa città si sta sciupando, si svuota e sfiorisce a dispetto del suo nome. Forse perché non vuole rendersi consapevole. Né vuole intendere che la criminalità non ha partito e provincia, agisce come e quando vuole, e non le importa di Gioacchino da Fiore.

A San Giovanni in Fiore è urgente affrontare responsabilmente la questione della sicurezza, a questo punto; la quale non si può risolvere con l’assistenzialismo debordante, causa d’un malessere e squilibrio sociale che annunciano la grande delinquenza organizzata.

Emiliano Morrone


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