Editoriale

Calabria, Abbazia florense: "il grande silenzio". Logiche di dominio e perpetuazione del sistema ’ndranghetistico

sabato 4 aprile 2009.
 

(già su "il Crotonese" del 3 aprile 2009, a pag. 33) “Il grande silenzio” è un film di Philip Gröning. Narra il tempo dei monaci, scandito da rintocchi di campana, dal sole, dalle stagioni. Dura 160 minuti, ed è senza parole. Soltanto immagini e suoni, si comprende, si segue, rimane.

C’è un altro “grande silenzio”, in un angolo di mondo: a San Giovanni in Fiore (Cosenza), in Calabria. Intorno, a due passi, boati di guerra e il rosso di sangue perduto dicono d’una terra di paura, dolore e morte in vita.

Si tratta d’un “grande silenzio” inumano, complice, perpetuo; uguale, nelle province di questa regione dell’assurdo: nei comuni preservati dalla ’ndrangheta e nelle frazioni che campano d’agricoltura, dove la vita passa lenta e anonima, indifferente alla crisi, al G8, ai trattati internazionali. È un “grande silenzio” che nasce dal terrore di ritorsioni, di vendette del potere; dalla volontà di schierarsi col più forte, con chi comanda, con chi governa e dispone concessioni, finanziamenti, lavori.

È quel “grande silenzio” che ha impoverito all’estremo San Giovanni in Fiore, a mezzora dal mare e da laghi in vallate d’incanto. È quel “grande silenzio” che qui mantiene una società ghettizzata: con una borghesia tentacolare e masse di questuanti assistiti, spenti da redditi minimi e assunzioni di comodo. In cambio di voti, fedeltà e sostegno elettorale. Qualcuno, come l’operaio Piero Silletta dell’ex Fondo sollievo, non ci sta, si ribella: difende la propria libertà, i suoi diritti, urla che “occorre cambiare sistema”.

Il resto è quel “grande silenzio” che non arriva in tv, perché non ci sono vittime illustri da commemorare, celebrare, santificare. È quel “grande silenzio” taciuto nei dibattiti ruffiani sul pil e l’asma di comparti, gli scioperi di categoria e il Made in Italy. È quel “grande silenzio” che non fa audience, perché i ragazzi, in questa minuta fabbrica d’opportunismo, sono educati a cucirsi la bocca, ma non a ricevere pallottole e rubare Kalashnikov.

È un “grande silenzio” che ha permesso a generazioni di politici di distruggere, con scempi e speculazioni, i simboli d’una storia antica, nobile, intrisa di spiritualità e mistero. È il “grande silenzio” sull’agonia dell’Abbazia florense, monumento principale della presenza, in questa remotissima periferia dell’Impero, dell’abate Gioacchino da Fiore. Sulla sua profezia di un’età di giustizia, il presidente Obama sta basando il proprio ottimismo e l’appello all’unità degli americani.

È il “grande silenzio” di soggetti che non vogliono spiegare pubblicamente: la Curia arcivescovile di Cosenza che dichiara di “non sapere molto” del restauro in corso; il Comune di San Giovanni in Fiore che accusa le Soprintendenze a fasi alterne, mentre i direttori dei lavori, replicando all’appaltatore, scrivono, riguardo a queste, di “rapporti improntati sulla correttezza professionale, sul reciproco rispetto dei ruoli” e precisano d’averne sempre recepito “consigli e direttive da esse provenuti”. È il “grande silenzio” del Centro internazionale di studi gioachimiti, che, per quanto riferito dal consigliere comunale Giovanni Greco (Socialisti di Zavattieri), s’è riunito in assemblea per deliberare il proprio autorevole mutismo. È “il grande silenzio” delle Soprintendenze, che riferiscono di non poter parlare con la stampa per via di imprecisate circolari. È "il grande silenzio” della comunità, che fa riti civili e religiosi sull’ospedale locale, stranamente in bilico a ogni elezione, e resta zitta sul futuro dell’Abbazia florense; cioè quello di San Giovanni in Fiore, fucina di conventuali e politici. È il “grande silenzio” sugli incarichi tecnici per il restauro del monumento: legittimi o illegittimi?, regolari o viziati dall’assenza d’una gara pubblica? È “il grande silenzio” circa la casa di riposo tra le mura dell’edificio, sulla cui cessione della Chiesa a privati, senza un affitto al municipio, Curia e politica non sono riuscite a chiarire. È “il grande silenzio” del consiglio comunale, nonostante i nostri servizi su queste pagine, documentati e continui, per oltre 600 righe. È un “grande silenzio” su un patrimonio inestimabile, prima che sull’utilizzo di fondi europei; in merito ai quali anche la Regione Calabria ha inteso rettificare, dopo aver dichiarato a “il Crotonese” la possibilità teorica che il finanziamento si perda, in assenza di proroghe, se entro il 30 giugno 2009 non c’è una verifica positiva sui lavori.

Da ultimo, è “il grande silenzio” sulle posizioni pubbliche, a sostegno dell’Abbazia, di figure autorevoli: Vittorio Sgarbi, Rosanna Scopelliti, Gianni Vattimo, Mauro Minervino, Derrick de Kerckhove, Marcello Veneziani, Cosimo Damiano Fonseca, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo. Il tempo va. Come nel film di Philip Gröning, qui è scandito da rintocchi di campana, dal sole, dalle stagioni. Che cosa rimarrà?

Emiliano Morrone


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