Sul tema, si cfr. anche:
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EBRAISMO E CATTOLICESIMO-ROMANO: IL VATICANO INSISTE. SIGMUND FREUD ASPETTA ANCORA UNA RISPOSTA E MONSIGNOR RAVASI CONTINUA A RI-TESSERE LA TELA STRAPPATA DI EDIPO E GIOCASTA, CAMUFFATI DA GESU’ E MARIA!!! OREMUS ET PRO... cattolico-romani!!! Che Dio ("Charitas") Li illumini
GIOVANNI XIII
PREGO PER GLI EBREI
di Orazio La Rocca *
CITTA DEL VATICANO - «Perdonaci, Signore, per non aver capito la bellezza del Tuo popolo eletto... perdonaci, perché nel corso dei secoli non sapevamo quello che stavamo facendo contro gli ebrei...». è un Papa anziano, molto malato, costretto a letto perché colpito da un male incurabile, che scrive queste parole pochi giorni prima di morire. è Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, il papa Buono per antonomasia, il padre del Concilio Vaticano II e del successivo rinnovamento ecclesiale, che Giovanni Paolo II beatificherà nel 2000 sotto i riflettori di tutto il mondo, facendone una delle più importanti icone del grande Giubileo del 2000.
Quasi nessuno, però, finora ha mai saputo che il futuro beato Giovanni XXIII nel chiuso della sua stanza nel Palazzo apostolico, in Vaticano, verso la fine del mese di maggio 1963 - morirà dopo una lunga agonia la sera del successivo 3 giugno all’ età di 82 anni - dedica le sue ultime energie al popolo ebraico sotto forma di preghiera composta quasi di getto su un foglio bianco, davanti al Crocifisso al cospetto del quale ogni notte si era sempre raccolto in preghiera prima di dormire. è una chiara e appassionata richiesta di perdono per le "colpe" commesse dai cristiani nel corso dei secoli con i loro atteggiamenti antisemiti, che papa Roncalli intitola, significativamente, "Preghiera per gli ebrei". Un gesto fatto quasi di istinto, sincero, scritto con grande passione e dettato da un forte desiderio di "pulizia interiore" per le colpe antiebraiche dei cristiani, che anticipa di molti anni le due storiche tappe di avvicinamento al popolo ebraico compiute da Giovanni Paolo II, la visita alla Sinagoga di Roma del 1986 e la richiesta di perdono per le colpe e le omissioni dei cristiani verso gli ebrei nell’ ambito dei mea culpa del Giubileo del 2000. E che spiega, in qualche modo, anche la nascita del testo conciliare Nostra Aetate, approvato nel 1965, con cui la Chiesa cattolica si aprì al dialogo interreligioso e cancellò l’ anacronistica accusa di deicidio con cui per circa duemila anni erano stati apostrofati tutti gli ebrei.
La Preghiera agli ebrei è un documento finora sostanzialmente inedito in Italia. Era stato pubblicato solo in parte nel 1965, due anni dopo la scomparsa di Giovanni XXIII, su un giornale olandese e brevemente accennato nello stesso anno su un periodico italiano, sembra per iniziativa di un giovane monsignore statunitense che aveva preso parte al Concilio come esperto ed era molto amico dell’ allora pontefice. Lo stesso prelato che ne aveva parlato successivamente nel corso di un incontro interconfessionale, negli Stati Uniti d’ America. Da allora, però, se ne erano perse le tracce.
Il testo giovanneo - una quindicina di righe appena - dopo circa 45 anni di sostanziale e inspiegabile oblio domani pomeriggio (alle 16,30) sarà letto integralmente in pubblico per la prima volta al monastero di Santa Cecilia, in Trastevere, a Roma, nell’ ambito del recital Roncalli legge Roncalli interpretato da un discendente di Giovanni XXIII, l’ attore Guido Roncalli che - accompagnato dal violoncellista Michele Chiapperino - presenterà una serie di documenti editi e inediti di papa Roncalli, relativi sia al suo pontificato che agli anni passati nelle nunziature apostoliche in Turchia e in Francia. Il recital è stato presentato con successo una decina di giorni fa in Vaticano alla presenza del cardinale-governatore Giovanni Lajolo. Ma senza la lettura della preghiera ebraica che domani costituirà, inevitabilmente, il momento clou dell’ incontro, che - preannuncia Guido Roncalli - «avrà un carattere e una impostazione ancora più ecumenica». Nella lettera la parola "perdono" viene evocata più volte.
Nel dirsi certo che Cristo è morto e risorto non solo per i cristiani, ma per tutti gli uomini, anche per gli ebrei, Giovanni XXIII chiede al Signore «di perdonarci perché per molti e molti secoli i nostri occhi erano così ciechi che non erano più capaci di vedere ancora la bellezza del Tuo popolo eletto, né di riconoscere nel volto (di tutti gli ebrei - ndr) i tratti dei nostri fratelli privilegiati...». Una espressione, quest’ ultima, che rievoca in maniera impressionante un’ altra famosa frase, quella con cui Giovanni Paolo II nel 1986 nella Sinagoga di Roma salutò gli ebrei chiamandoli «nostri fratelli maggiori».
«Perdonaci, Signore», si legge ancora nella preghiera di papa Roncalli: perdonaci per le tante "ingiustizie" subite dagli ebrei nel corso dei secoli passati e per le "colpe" commesse dai cristiani nei loro confronti. Colpe, mancanze e ingiustizie che il papa Buono accomuna, con "rammarico", al primo delitto raccontato nel primo libro della Bibbia, la Genesi, dove si parla dell’ assassinio di Abele per mano di Caino. La chiusura del testo è contrassegnata anche da un forte impatto teologico perché Giovanni XXIII si spinge a prendere quasi "in prestito" le parole con cui Gesù sul Golgota dall’ alto della croce, prima di spirare, invocò il Padre per perdonare quelli che lo stavano uccidendo. Signore, "perdonaci", conclude infatti papa Roncalli, «perché i cristiani non sapevano cosa facevano» contro gli ebrei.
«Se da un lato la recita fatta in Vaticano mi ha dato un onore immenso perché ospite del successore di Giovanni XXIII, il recital di domani - commenta Guido Roncalli - sento che sarà particolarmente calzante per la rievocazione di un pontefice sensibile al dialogo interreligioso e all’ ecumenismo, e che in punto di morte si è sentito in dovere di scrivere parole bellissime e profonde per chiedere perdono agli ebrei, come una sorta di testamento».
ORAZIO LA ROCCA
* la Repubblica - 20 dicembre 2008
Dichiarazione S.Sede 5. 4.08 su preghiera conversione ebrei
Rabbino Laras: Vaticano ha eluso questione conversione
Ma dichiarazione odierna positiva nei suoi intenti distensivi
Roma, 4 apr. (Apcom) - L’odierna dichiarazione del Vaticano sulla cosiddetta preghiera per gli ebrei elude "del tutto" la questione della conversione degli ebrei, secondo il rabbino Giuseppe Laras, presidente collegio rabbinico italiano, che ne sottolinea, al contempo, la "positività" delle intenzioni distensive. "La dichiarazione in data odierna della segreteria di Stato vaticana nei suoi intenti distensivi può essere recepita in termini di positività", afferma Laras. "Desidero sottolineare, tuttavia, che la reazione critica di alcuni settori dell’ebraismo e in particolare dell’assemblea rabbinica italiana al Motu proprio papale del febbraio scorso non sembra francamente e completamente frutto di nostri fraintendimenti o di nostre ipersensibilità. Il tema in particolare della conversione degli ebrei, rievocato dalla formula liturgica in parola e che ha sollevato perplessità e reazioni del mondo ebraico, è rimasto nella sostanza del tutto eluso". "Mi auguro - conclude il rabbino Laras - che il futuro delle relazioni ebraico-cattoliche, nell’espressione del dialogo ma non solo, non abbia più a vedere strappi, incomprensioni e polemiche e che viceversa il cammino del dialogo proceda sempre più marcatamente e utilmente in direzione della lotta all’antisemitismo e di tutto ciò che contraddice il senso della vita e della pace".
Dichiarazione S.Sede 5. 4.08 su preghiera conversione ebrei
Ora bisogna eliminare quella preghiera
di Mauro Pesce *
E’ stato comunicato che la Santa Sede ha dichiarato di non volere fare passi indietro sulla strada del dialogo con gli Ebrei iniziato con la dichiarazione conciliare Nostra Aetate. E’ fatto molto positivo che va salutato con soddisfazione. (Clicca qui per leggere il testo del comunicato)
La santa Sede riconosce - di fatto - che vi è contraddizione tra la nuova preghiera introdotta nel messale latino e quella post-conciliare e rassicura gli Ebrei che la preghiera letta dalla maggioranza dei fedeli è quella post-conciliare. Anche questo è sintomo di buone intenzioni.
Tuttavia non c’è dubbio che tutto questo dimostri l’imbarazzo in cui la Santa Sede si trova. Un imbarazzo che sembra impedire di fare seguire alle buone intenzioni dei fatti. Ora bisogna eliminare quella preghiera.
Su questo, dopo le leggi razziali del 1938 e dopo la Shoah non si può tacere. Ogni passo indietro di una forza storica così influente come la Chiesa Cattolica va combattuto. La nuova preghiera va eliminata. E probabilmente non è neppure una cosa difficile. Infatti, c’è chi dice che essa è solo frutto di un contrasto interno alla Santa Sede. La Segreteria di Stato avrebbe voluto che nel messale latino fosse introdotta la preghiera post-conciliare (la soluzione più semplice e bella). Ma la congregazione responsabile della redazione dei testi liturgici, non volendosi far scavalcare dalla Segreteria di Stato, avrebbe deciso di provvedere in modo diverso operando una correzione del vecchio testo anti-ebraico preconciliare, con il triste risultato che ci è di fronte.
Mauro Pesce,
5 aprile 2008
Ansa» 2008-04-04 17:08
PREGHIERA EBREI,
VATICANO: NON CAMBIA DOTTRINA CONCILIO
La Santa Sede, di fronte al "dispiacere" espresso "da alcuni settori del mondo ebraico" verso la nuova formulazione in latino della preghiera per gli ebrei del venerdì santo, "assicura che la nuova formulazione.. non ha inteso nel modo più assoluto manifestare un cambio nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha svilupato verso gli ebrei" soprattutto dal Concilio. Lo afferma un comunicato della sala stampa vaticana.
La nota vaticana muove dalla constatazione del fatto che per "alcuni settori del mondo ebraico" la "Oremus et pro Iudaeis" "non risulterebbe in armonia con le dichiarazioni e i pronunciamenti ufficiali della Santa Sede, riguardanti il popolo ebreo e la sua fede, che hanno segnato il progresso nelle relazioni di amicizia tra gli Ebrei e la Chiesa Cattolica in questi quaranta anni". Invece, "assicura la Santa Sede", la nuova formulazione non é "un cambio nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei" e il comunicato elenca la Nostra Aetate e il fatto che questo testo conciliare sia stato citato anche dall’udienza di Benedetto XVI ai rabbini capo di Israele, del 15 settembre 2005, e definito "pietra miliare sulla via della riconciliazione dei cristiani verso il popolo ebraico". La Santa Sede segnala inoltre che "l’Oremus per gli ebrei contenuto nel messale romano del 1970 resta in pieno vigore, ed é la forma ordinaria della preghiera dei cattolici".
I "principi fondamentali" della Nostra Aetate, spiega il comunicato della sala stampa vaticana, "hanno sostenuto e sostengono anche oggi le relazioni fraterne di stima, di dialogo, di amore, di solidarietà e collaborazione fra cattolici ed ebrei". E la Nostra Aetate "ricorda il vincolo del tutto particolare con cui il Popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato alla stirpe di Abramo e respinge ogni atteggiamento di disprezzo e di discriminazione verso gli ebrei, ripudiando con fermezza qualunque forma di antisemitismo".
La Santa Sede dunque "auspica che le precisazioni" di questo comunicato "contribuiscano a chiarire i malintesi, e ribadisce il fermo desiderio che i progressi verificatisi nella reciproca comprensione e stima tra ebrei e cristiani durante questi anni crescano ulteriormente".
COMUNICATO
Gherush92 Comitato per i Diritti Umani
Diversità e Sicurezza Culturale
Una risorsa contro l’Antisemitismo e il Razzismo
"Oremus et pro Iudaeis": Una preghiera che invoca la scomparsa del popolo ebraico e di Israele ! Una preghiera che non e’ amorevole ed esprime disprezzo verso gli altri.
Perché non vi convertite?
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Nota della Segreteria di Stato della S. Sede.
Con riferimento alle disposizioni contenute nel Motu proprio "Summorum Pontificum", del 7 luglio 2007, circa la possibilità di usare l’ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio Vaticano II, pubblicata nel 1962 con l’autorità del beato Giovanni XXIII, il Santo Padre Benedetto XVI ha disposto che l’Oremus et pro Iudaeis della Liturgia del Venerdì Santo contenuto in detto Missale Romanum sia sostituito con il seguente testo:
"Preghiamo per gli ebrei. Affinché Dio nostro Signore illumini il loro cuore, affinché conoscano Gesù Cristo, il salvatore di tutti gli uomini. Preghiamo. Pieghiamo le ginocchia. Alziamoci. O Dio onnipotente e sempiterno, che vuoi che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che - con l’ingresso di tutte le genti nella Tua Chiesa - tutto Israele sia salvato per Cristo nostro Signore. Amen.".
Tale testo dovrà essere utilizzato, a partire dal corrente anno, in tutte le Celebrazioni della Liturgia del Venerdì Santo con il citato Missale Romanum. Dal Vaticano, 4 febbraio 2008.
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Oremus et pro perfidis Judaeis è presente dal VII secolo fino al XX secolo nella liturgia cattolica. Il rito tridentino recitava così:
“Preghiamo anche i perfidi Giudei, affinché il Signore Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo. Dio onnipotente ed eterno, che nella tua misericordia non respingi neppure i perfidi Giudei, esaudisci le nostre preghiere, che ti presentiamo per la cecità di quel popolo, affinché (ri)conosciuto Cristo, luce della tua verità, siano liberati dalle loro tenebre.”
Rispondiamo, con le parole di Moshè ben Nachman:
"Quanto al Messia, egli deve riunire i dispersi di tutte e dodici le tribù di Israele, mentre il vostro Messia, Jeshu, non riunì nessuna di loro (...). Il nostro Messia deve ricostruire il Tempio a Gerusalemme, mentre Jeshu non costruì alcun edificio, ma dopo di lui esso fu demolito. Il Messia governerà su tutte le genti, lui non governò nemmeno su se stesso (.). Dopo di questo sarà chiaro che il vostro Jeshu non è il Messia e non avrete più niente da discutere sul nostro Messia che dovrà venire". (Moshè ben Nachman, Sefer haVikkuach).
La preghiera "Oremus et pro Iudaeis" offende e minaccia gli Ebrei. Li offende perchè li considera inferiori: non riconosce il valore dell’ebraismo, il popolo Ebraico, la sua cultura, la sua spiritualità e la sua diversità così com’è. Li minaccia di dannazione se non si salvano in Jeshu, li minaccia di non giungere alla conoscenza della verità e minaccia la scomparsa di Israele salvato per Jeshu.
E se gli Ebrei non si convertono? Le alternative saranno ancora roghi, campi di sterminio, o boicottaggi, o la dissoluzione di Israele? Questa preghiera è minacciosa anche per i cristiani perchè può indurli, continuando il processo di evangelizzazione, a reiterare l’omologazione e la distruzione della diversità.
Concordiamo con l’intervento del Rabbino Capo di Roma e dell’Assemblea Rabbinica Italiana che si sono pronunciati per una pausa di riflessione nel dialogo ebraico-cristiano.
Il dialogo interreligioso, lungi dall’essere di per sé proficuo, se impostato su cattive fondamenta, può sortire effetti controproducenti o addirittura dannosi. Riteniamo, per questo, che l’interruzione del dialogo per la chiarificazione dei punti fondamentali possa rappresentare un contributo positivo e aiutare entrambe le parti in causa, ebrei e cristiani.
Gli Ebrei sono un popolo con proprie leggi, tradizioni e spiritualità. Oremus et pro Iudaeis è un’invocazione contro la salvaguardia della diversità culturale e spirituale*.
Chi sostiene questa preghiera, come il cristianesimo o i "missionari ebrei", accademici e non, insiste nel non volere accettare la realtà che gli Ebrei sono vivi ed esistono e sono testimoni viventi della propria storia, e insieme ad altri “mondi innumerevoli e diversi” (popoli, culture, spiritualità) testimoniano che non esiste una religione salvifica che riguarda tutti gli uomini. Gli Ebrei ed altri popoli sono anche testimoni e vittime della distruzione attuata da parte di Isabella di Castiglia che oggi viene beatificata, insieme a Pio XII.
Stabilito che non esistono né una cultura né un’identità giudaico-cristiana, per quanto sia costume corrente affermarne l’esistenza e volerne attribuire perfino un valore giuridico, va osservato che il rapporto ebraico cristiano non è un rapporto fra uguali, non è un rapporto simmetrico, non un semplice incontro tra rappresentanti di due mondi in conflitto, ma è l’incontro del perseguitato con l’istituzione ispiratrice dell’ostilità. Alla base della questione ebraico-cristiana non hanno valore, dunque, semplici confronti teologici e accademici, o dissertazioni mediatiche a scopi propagandistici e senza consistenza scientifica, ma una dolorosa successione di eventi che, nei secoli e fino ad oggi, vedono da una parte milioni di vittime innocenti e dall’altra milioni di persecutori. Questa è l’unica realtà documentata, scientifica, inconfutabile, che deve essere sempre considerata se si vuole veramente affrontare questo spinoso problema. Di questo disprezzo verso gli ebrei, espresso anche dai “missionari ebrei”, un lampante esempio moderno è la preghiera “Oremus et pro Iudaeis” di cui chiediamo senz’altro il ritiro.
E’ esaltato il disegno di salvezza universale del cristianesimo, la chiesa è confermata come il (cioè l’unico) popolo di D-o, mentre si afferma che gli Ebrei in quanto tali devono scomparire. Che differenza corre, dunque, fra il desiderio di scomparsa propugnato dal Pontefice e il desiderio di scomparsa propugnato da altre autorevoli e antisemite personalità?
In queste condizioni il dialogo interreligioso non può avere esito proficuo.
Chiediamo perciò che la preghiera Oremus et pro Iudaeis sia ufficialmente e definitivamente ritirata, che sia sospesa la visita del papa in sinagoga e che il dialogo interreligioso sia trasformato in un vero e proprio negoziato culturale.
Gherush92, Comitato per i Diritti Umani
Per aderire o commentare scrivi a:
gherush92@gherush92.com
telefona a: cell. 335483798; cell. 3396938361
(*) "La Diversità Ambientale esiste ed esiste la Diversità Culturale (e Linguistica) costituita da innumerevoli componenti distinte fra cui popoli, nazioni, tribù, comunità,.. Ciascuna componente della Diversità Culturale si definisce con una propria identità costituita da norme, leggi, regolamenti, obblighi, diritti, tradizioni, consuetudini, lingue, comunicazioni, riti, tecniche, comportamenti, ... ha valore legislativo, scientifico, tecnologico, spirituale, etico, cognitivo ... definisce un sistema complesso e completo pienamente capace di prendere decisioni, promulgare leggi e regolamenti, trasmettere sapere e istruzione, prevenire e curare malattie, perseguire e garantire soddisfazione e benessere, ... detiene la proprietà collettiva e individuale della propria produzione intellettuale, tecnica, d’immagine, della propria memoria e dei propri beni su cui deve poter esercitare ogni diritto esclusivo riconosciuto e riconoscibile. Ciascuna componente della Diversità Culturale non desidera essere convertita e non desidera subire nuovi innesti" (Risoluzione di Roma. Linee guida per la protezione della diversità culturale, Gherush92, 1998).
La nuova "preghiera" per gli ebrei
Una teologia preconciliare
di Noi Siamo Chiesa
NOI SIAMO CHIESA
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La nuova preghiera del Venerdì Santo “pro judaeis”esprime una teologia preconciliare e rende difficili i rapporti col popolo ebraico
L’improvvido motu proprio “Summorum Pontificum” , che ha permesso di ritornare a celebrare l’Eucaristia nella Chiesa cattolica secondo il rito tridentino, continua a creare problemi.
Già al momento della sua emanazione molti, anche in ambienti ecclesiastici, affermarono che esso prevedeva la ripresa di invocazioni e di preghiere nella liturgia del Venerdì Santo che avrebbero ostacolato i progressi degli ultimi anni nel rapporto tra i cattolici ed il popolo ebreo. Infatti in esse si esprimevano sensibilità e culture antisemite che ora - speriamo- siano del tutto cancellate nella cultura e nella sensibilità di tutto il popolo di Dio. In questi mesi si era quindi posto il problema di intervenire su questo punto. Benedetto XVI , ci sembra, avrebbe dovuto, già nello stesso motu proprio, cancellare quelle preghiere oppure trasformarle in una invocazione al Padre per la riconciliazione col popolo ebraico unitamente ad un atto esplicito di pentimento per i peccati del passato per averlo definito deicida.
Le modifiche introdotte ora dal Papa, con una nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio, mantengono la preghiera “pro judaeis” nel seguente testo : "Preghiamo per gli Ebrei. Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini. Dio Onnipotente ed eterno, Tu che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi propizio che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo". Questa orazione, riflettendo e ribadendo la visione teologica della Dominus Iesus (2000) implica una regressione rispetto al testo ed alla teologia del messale del Vaticano II; chiede infatti che gli ebrei siano illuminati perché si convertano a Cristo. Essa ha suscitato reazioni vivissime da parte di alcuni tra i maggiori esponenti delle comunità ebraiche, reazioni che ci sembrano legittime. Noi non pensiamo alla conversione degli ebrei ma preghiamo perché siano fedeli all’Alleanza.
I semi, ormai ben germogliati, di un rapporto di amicizia con gli ebrei, fratelli maggiori, furono gettati dal Concilio Vaticano II nella Dichiarazione “Nostra Aetate” con parole inequivocabili. Ma ora trovano ostacoli in un Papa che guarda spesso all’indietro e che ha paura di continuare, in questo come in altri casi, sulla strada che lo Spirito ha indicato alla Chiesa.
Roma, 14 febbraio 2008 “Noi Siamo Chiesa”
“Noi Siamo Chiesa” fa parte del movimento internazionale We Are Church-IMWAC, fondato a Roma nel 1996. Esso è impegnato nel rinnovamento della Chiesa Cattolica sulla base e nello spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). IMWAC è presente in venti nazioni ed opera in collegamento con gli altri movimenti per la riforma della Chiesa cattolica.
A proposito della «preghiera per gli ebrei»
Un documento di : Bartolini Elena Lea - Docente di Giudaismo - Centro Studi del Vicino Oriente di Milano Bartolomei Maria Cristina - Docente di Filosofia Morale e Teologa - Università di Milano De Benedetti Paolo - Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Milani Claudia - Dottoranda di Ricerca - Università di Chieti
Con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, Papa Benedetto XVI reintroduce la possibilità di utilizzare la formula liturgica pre-conciliare, in lingua latina, per la celebrazione eucaristica. A seguito di tale provvedimento, lo scorso 6 febbraio - nella ricorrenza del mercoledì delle ceneri - il Pontefice modifica la preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo contenuta nel Missale Romanum anteriore al Concilio Vaticano II, sostituendo il riferimento al «popolo accecato [che deve essere] strappato dalle tenebre» con l’espressione «Preghiamo per gli Ebrei. Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini». La disposizione del Papa è contenuta in una nota della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Tale modifica giustifica di fatto una preghiera liturgica alternativa e contrapposta a quella vigente, e che a nostro parere è in contrasto con i testi conciliari Dignitatis humanae, sulla libertà religiosa, e Nostra aetate, sul rapporto fra la Chiesa cattolica e le altre religioni, in cui si afferma che «gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. [...] gli ebrei non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura» (Nostra aetate, 4).
Il provvedimento inoltre sembra contraddire palesemente il magistero precedente, poiché si contrappone a quanto affermato negli Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione conciliare Nostra aetate, 4 (1975), che al punto I afferma: «condizione del dialogo è il rispetto dell’altro, così come esso è, e soprattutto il rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose. [...] La Chiesa, per la sua stessa natura, deve annunciare Gesù Cristo al mondo. Per evitare che questa testimonianza resa a Gesù Cristo appaia agli ebrei come una violenza, i cattolici dovranno aver cura di vivere e di annunciare la loro fede nel più rigoroso rispetto della libertà religiosa».
La preghiera del Venerdì Santo, nella versione post-conciliare, esprime suppliche indirizzate alla salvezza di tutti gli uomini: nel caso specifico degli ebrei, questo significa pregare perché essi restino fedeli all’Alleanza mai revocata. Per nessun uomo si chiede la «conversione», ma si prega perché tutti seguano lo Spirito nella via che è loro data e che, per Israele, non può che essere la fedeltà all’Alleanza. Poiché, inoltre, il Venerdì Santo è il giorno in relazione al quale è stata rivolta al popolo ebraico l’accusa di deicidio - accusa infondata, ma foriera di abissi di orrore - ritoccare il cambiamento introdotto dal Concilio Vaticano II appare un regresso, pericolosamente prossimo alla teologia della sostituzione di Israele e capace di evocare gli antichi tentativi di conversione. Posizione, questa, che ci pare da respingere in base alla stretta ortodossia cristiana e ad una corretta prospettiva escatologica.
Non possiamo che manifestare il nostro rammarico per una scelta che mette a serio rischio più di quaranta anni di dialogo, in quanto qualunque cosa possa far pensare a un tentativo di conversione è inconciliabile con il riconoscimento ed il rispetto della verità nella fede dell’altro.
Bartolini Elena Lea - Docente di Giudaismo - Centro Studi del Vicino Oriente di Milano Bartolomei Maria Cristina - Docente di Filosofia Morale e Teologa - Università di Milano De Benedetti Paolo - Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Milani Claudia - Dottoranda di Ricerca - Università di Chieti
Hanno sottoscritto il seguente documento:
Airoldi Maria Silvia
Baini Pierpaolo - Membro Commissione Ecumenismo e Dialogo Diocesi di Lodi
Ballabio Fabio - Segretario Commissione Ecumenismo e Dialogo Diocesi di Milano
Barbati Biondo Gianfranca
Bartolini Fabia Veronica
Bartolomei Adelina - Psicologa - A.E.C. Roma
Basso Ricci Luisella
Bellavite Vittorio - Coordinatore di “Noi siamo Chiesa”
Bertani Maurizio - Bancario
Boidi Filippo - Rinnovamento nello Spirito - Torino
Bonaccorsi Aurora
Bonetti Zanda Ornella
Borghi Ernesto - Docente di Esegesi Biblica - Centro per le Scienze Religiose di Trento
Bovi Grazia
Calzetti Sara - Associazione Terra di Danza
Cappellazzi Claudia
Castagnaro Mauro - Redattore - Missione Oggi
Cattaneo Myriam
Cento Francesca
Ceresa Matteo
Chiassi Mariangela
Chiesa Rosangela
Chiocchetti Marisa - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Ciocca Beppe
Ciurcina Nella - Socia di Biblia - Associazione Laica di Cultura Biblica
Coglitore Bongiovanni Rosanna
Colombo Ivan
Conforti Marisa
Conti Irma
Corrao Vincenzo
D’Angelo Teresa
Dal Corso Marco - Redazione CEM Mondialità
Daminelli Luisa
De Martin Roder Giusi
De Mattè Riccarda
Derungs G.G. Ursicin - Teologo e Scrittore
Donarini Adele
Donghi Vilma
Faini Gatteschi Ebe - Presidente Associaz. Amici della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Ferrandi Maria Gabriella
Ferrari Licia - Avvocato
Ferri Egle
Fiacchi Doria
Frenkel Viviana - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Forni Alessandra
Galimberti Giulia
Galimberti Vera
Giudici Giovanni
Giuliani Massimo - Docente di Studi Ebraici ed Ermeneutica Filosofica - Università di Trento
Grassi Giulia Francesca - Assegnista di Ricerca - Università di Udine
Gualandi Franca
Guasti Davide - Medico
Gusmini Giuseppina
Hofer Evelyne
Lenghi Marcello
Limonta Elena
Lonati Antonella
Lupi Elisa
Masina Ettore - Scrittore - Roma
Melchiorre Virgilio - Professore emerito di Filosofia Morale - Università Cattolica - Milano
Messina Lucia
Minervini Rosita
Mistura Paolo - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Montiglio Elena
Monzio Compagnoni Belliride
Montresor Marianita - Insegnante e responsabile SAE - Verona
Morelli Paola
Padovani Carla - Associazione Terra di Danza
Pandozi Nazareno - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Pasianotto Daniela
Pedalino Grazia Maria Pia
Perrera Rosa Maria
Pescara Renato - Docente di Diritto Privato - Università di Padova
Pietripaoli Luigi
Pirondi Ennio
Pirovano Carla
Pistone Gioachino - Comitato esecutivo SAE
Princigalli Domenico
Ramon Tragan Pius - Professore e Rettore emerito - Pontificio Ateneo S. Anselmo - Roma
Ranghetti Elisabetta
Recanati Daniela
Recanati Enrica
Recanati Pietro
Recanati Roberto
Riboni Luca - Consigliere Comunale - Melegnano
Rigazzi Luigi - Redazione Qol
Rinaldi Paola
Rivaroli Pasquale
Robiati Bendaud Vittorio
Roncelli Angelita
Rubini Giuseppina
Saibene Elsa - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Sala Danna Adriana
Saldan Marisa
Salvatorelli Germano - Ordinario di Istologia - Università di Ferrara
Sanna Sandro
Scapino Sergio
Storti Mauro
Stradi Geminiano
Superchi Franca - Logoterapista
Tagliabue Lidia
Tamborrino Annamaria - Insegnante
Tassi Sofia
Valensisi Fausto
Vigentini Giuseppina
Vitali Gianbattista
Zadra Felice - Dirigente Medico Ospedaliero
Zanda Federico
Zanoncelli Emma
Zini Raffaello - Redazione Qol
Chi desiderasse aderire, può comunicarlo al seguente indirizzo e-mail:
elenalea@alice.it
* Il dialogo, Giovedì, 06 marzo 2008