PIANETA TERRA: ONU. YOUTUBE: LEZIONE (clicca su, qui avanti:) Severn Suzuki la ragazzina che zitti il mondo per 6 minuti (1992).
SAN PIETRO ROSSO DI VERGOGNA: PAPA E CARDINALI SOTTO IL CUPOLONE DI LUCIFERO.
ENERGIA GRATIS PER TUTTI GLI ESSERI UMANI
2012, incubo apocalisse
di MARIO A. IANNACCONE (Avvenire, 02.04.2008).
L’apocalisse il 21 dicembre del 2012? Ci credono milioni di persone, per lo più legate al variegato universo del New Age. Uno dei più seguiti profeti di questo nuovo millenarismo è Gregg Braden. Barba brizzolata, capelli un po’ indisciplinati come si conviene ad un profeta, devotissimo a Madre Terra (rigorosamente con le maiuscole), scrive libri e tiene affollate conferenze in giro per il mondo che iniziano con un’ammonizione severa: «negli ultimi duemila anni abbiamo smesso di vivere in simbiosi con Madre Terra». È stato un errore gravissimo, perché le lontre sono diminuite, e noi umani siamo sempre di più e sempre più egoisti. Ma ora tutto ciò «sta per finire» perché «stiamo per entrare nella nuova Età della Luce». Dunque secondo Braden le cose stanno per migliorare? Sì e no. Non senza contraccolpi, comunque, perché prima della rivelazione apocalittica e della beatitudine dovremo passare attraverso una grande tribolazione. Quando entra nei dettagli Braden sorride: sì, certo, le sue profezie sono allarmanti, ma l’angoscia va scacciata perché il messaggio, in fin dei conti, è positivo.
Sarà. E tuttavia è difficile mantenere la calma quando si scorre la lista di mirabilia che ci attendono fra quattro anni: il moto di rotazione della terra s’invertirà, il sole si fermerà in cielo per un’intera giornata e poi sorgerà ad ovest, i poli magnetici subiranno un brusco slittamento, ci saranno eruzioni e terremoti, ci sfioreranno nubi galattiche, pianeti e asteroidi con nomi di deità egizie (Niburu, Aphopis). Insomma ci sarà poco da stare allegri. Per fortuna, dopo la notizia cattiva c’è quella buona (ecco spiegato il sorriso di Braden e d’altri profeti del 2012): dopo lo spavento, quelli fra noi che esisteranno ancora saranno sottoposti ad una Grande Pulizia (con le maiuscole) prodotta dal cambiamento della frequenza vibratoria di tutta la materia. La nostra carne, addizionata di un supplemento di Dna, produrrà un «corpo di luce» che ci farà diventare molto spirituali, pressoché disincarnati, altruisti, ecologisti, tendenzialmente matriarcali e inoltre poco interessati alle differenze fra i sessi (che l’Unione Europea ci stia preparando con la sua gender philosophy?).
Il lettore può chiedersi a questo punto chi sia questo Gregg Braden e donde derivi queste conoscenze: Braden è un geologo, figlio di quel William Braden che insegnava a trovare Dio con l’Lsd negli anni Sessanta. I segni dei tempi (riscaldamento globale in primis, rivolta della natura, impazzimento dei delfini) a lui paiono molto eloquenti. Ma la rivelazione principale gli è arrivata meditando sugli insegnamenti della civiltà Maya, e in particolare dal suo calendario che s’interromperebbe, misteriosamente, proprio nel fatidico solstizio d’inverno del 2012. Il condizionale però è d’obbligo perché gli archeologi avvertono che l’interruzione è dovuta alla sparizione della civiltà Maya e della sua casta sacerdotale, che ha impedito l’aggiornamento del calendario.
Le teorie, le ansie, le predizioni sul 2012 stanno producendo una cospicua massa di libri e un’attività frenetica sul web. Un centinaio di volumi sono stati pubblicati in lingua inglese soltanto negli ultimi tre/quattro anni, e qualcuno inizia a filtrare, tradotto, anche da noi. Prepariamoci all’alluvione.
Esistono differenti predizioni sull’apocalisse del 2012: alcune s’ispirano ai cicli indù, agli Inca, all’Antico Testamento, all’immancabile Nostradamus, alla Teosofia e persino alle apparizioni di Fatima; altre ancora ai culti dei dischi volanti oppure ad ipotesi scientifiche più o meno eretiche. Per qualcuno arriveranno gli extraterrestri (già ci stanno parlando con i cerchi del grano, no?), il Maitreya o Buddha dei tempi ultimi, un «Cristo» che poco ricorda il Signore atteso di nuovo dai cristiani. Comunque sia, le ansie e le speranze di tutti sono concentrate sull’anno 2012, data di un nuovo millenarismo nel quale il Cristianesimo e i suoi Novissimi sono generalmente assenti o interpretati in modo tanto eterodosso da risultare irriconoscibili.
L’appuntamento con l’apocalisse del 2012 si propone, insomma, come un laicissimo giudizio universale, dove la separazione del loglio dal grano non sarà opera di Gesù al secondo ritorno, ma dalla capacità del «peccatore» di adeguarsi o meno alla giusta «frequenza vibratoria» dell’universo. Un giudizio impersonale, dunque, governato, al limite, da intelligenze aliene, quelle che ci hanno collocato sulla terra e che ora ci soccorrono. Sebbene alcune tragedie passate, come i suicidi di massa della setta di Heavens’Gate (1997) o quella del Tempio Solare (1994-1995), non siano estranee al tema (basti pensare che nell’esoterismo neotemplare già cinquant’anni fa si citava il 2012 come data cruciale), l’attesa della data fatidica non sembra destinata a tramutarsi in un’angoscioso panico, anche se non è affatto escluso che in gruppi minori, caratterizzati da dottrine di separatezza e guidati da personalità forti, si possano riprodurre eventi drammatici come già nel passato.
Quando la data arriverà e passerà, ci verrà detto probabilmente che l’umanità non era pronta o che la «Grande Invocazione» (la preghiera- invocazione che risuona di più nel mondo New Age) ci ha risparmiato tribolazioni e seccature. Intanto, dopo che Mel Gibson nel suo Apocalypto aveva alluso al vero legame fra la nostra apocalisse e quella dei Maya (la corruzione morale che porta al sacrificio umano più o meno mascherato), Michael Bay, il tycoon più fracassone di Hollywood, ha già messo il cappello sopra il tema (e non è il solo) annunciando l’avvio della produzione di un kolossal che s’intitolerà, guarda un po’, 2012 la guerra delle anime.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
SAN PIETRO ROSSO DI VERGOGNA: PAPA E CARDINALI SOTTO IL CUPOLONE DI LUCIFERO.
"TEBE": IN VATICANO NON C’E’ SOLO LA "SFINGE" - C’E’ LA "PESTE"!!!
"IL TEMPO CHE RESTA": UNA DOMANDA DI GIORGIO AGAMBEN A UNA CHIESA PERSA NEL TEMPO.
DAL DISAGIO ALLA CRISI DI CIVILTA’: FINE DEL "ROMANZO" EDIPICO DELLA CULTURA CATTOLICO-ROMANA.
L’OLIO DELLE OLIVE, IL PASSATO CHE NON TORNA, E IL CALENDARIO DEI MAYA...*
MA NON è POSSIBILE CHE questa creativa e “magica” connessione tra la bellissima incisione del 1589 sull’olio delle olive e il devastante problema Xylella (cfr. A. Polito, "La Xylella e il passato che non ritorna", Fondazione Terra d’Otranto, 20.06.2020) SIA STATO INDOTTO dalla grandine come neve caduta a fine maggio [nel Salento] e dal riaffiorare, insieme alla “corretta” lettura del calendario dei Maya, alla memoria anche della “profezia” del “Nostradamus salentino”, Matteo Tafuri (1492-1584): “Salento di palme e mite Scirocco, / Salento nevoso ma mai dopo il Tocco. / Due giorni di neve due lampi nel cielo,/ il Mondo finisce lo so non lo anelo”?!
UN “INVERNALE” SEGNO DEI TEMPI?! Senz’altro, una sollecitazione a usare il cervello e ad “avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza”(Kant). Intanto, già da oggi [20.06.2020], sveglia! Domani è il 21 giugno 2020, ed è già tutto più chiaro! O no?!
*
***
P. S.
CONTRO I PROFETI DI SVENTURA, UNA BOTTIGLIA DI ROCCAMORA.IN VINO VERITAS...
UNA BUONA E BELLA OCCASIONE DA NON SCIUPARE, PER BRINDARE AL BRILLANTE LAVORO DEL PROF. POLITO, ALLA FONDAZIONE TERRA DI OTRANTO, E ALLA “SCHOLA SARMENTI” E AL ROCCAMORA.
*FLS
Giornata dell’Ambiente.
Il Papa: non possiamo fingerci sani in un mondo malato
La lettera di Francesco al presidente della Colombia, che ospita "virtualmente" la Giornata dell’Ambiente 2020: la casa comune va tutelata insieme
di Redazione Internet (Avvenire, venerdì 5 giugno 2020)
"Invertire la rotta", per un mondo "più vivibile" e una "società più umana". "Tutto dipende da noi, se lo vogliamo davvero". Lo scrive papa Francesco in una lettera, in spagnolo, al presidente della Repubblica di Colombia, Ivan Duque Marquez, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che ricorre oggi e che quest’anno è ospitata virtualmente dalla Colombia sul tema della biodiversità.
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA
"Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato. Le ferite causate alla nostra madre terra sono ferite che sanguinano anche in noi", denuncia il Papa. La cura degli ecosistemi, avverte, "ha bisogno di una visione del futuro. Il nostro atteggiamento verso il presente del pianeta dovrebbe impegnarci e renderci testimoni della gravità della situazione. Non possiamo tacere davanti al clamore quando verifichiamo i costi molto elevati della distruzione e dello sfruttamento dell’ecosistema".
Da qui il monito di Francesco: "Non è tempo di continuare a guardare dall’altra parte indifferenti ai segni di un pianeta che viene saccheggiato e violato, per l’avidità di profitto e in nome, molte volte, del progresso. È dentro di noi la possibilità di invertire la marcia e scommettere su un mondo migliore e più sano, per lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi se lo vogliamo davvero".
Bergoglio ricorda il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ appena celebrato e invita "a partecipare all’anno speciale" per il Creato. "E così, tutti insieme, per diventare più consapevoli delle cure e della protezione della nostra casa comune, così come dei nostri fratelli e sorelle più fragili e scartati nella società".
Infine Francesco incoraggia il presidente colombiano Marquez a deliberare "sempre a favore della costruzione di un mondo più vivibile e di una società più umana, in cui tutti abbiamo un posto e in cui nessuno sia lasciato indietro".
LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI COLOMBIA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE
A Sua Eccellenza Signor Iván Duque Márquez,
Presidente della Repubblica di Colombia
Signore Presidente,
Sono lieto di rivolgermi a lei, a tutti i membri organizzatori e ai partecipanti della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che quest’anno si sarebbe dovuta celebrare in modo presenziale a Bogotá, ma che a causa della pandemia covid-19 si terrà in forma virtuale. È una sfida che ci ricorda che dinanzi all’avversità si aprono sempre nuovi cammini per stare uniti come grande famiglia umana.
La protezione dell’ambiente e il rispetto della “biodiversità” del pianeta sono temi che ci riguardano tutti. Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo che è malato. Le ferite provocate alla nostra madre terra sono ferite che sanguinano anche in noi. La cura degli ecosistemi ha bisogno di uno sguardo di futuro, che non si limiti solo all’immediato, cercando un guadagno rapido e facile; uno sguardo che sia carico di vita e che cerchi la preservazione a beneficio di tutti.
Il nostro atteggiamento dinanzi al presente del pianeta dovrebbe impegnarci e renderci testimoni della gravità della situazione. Non possiamo rimanere muti di fronte al clamore quando comproviamo gli altissimi costi della distruzione e dello sfruttamento dell’ecosistema. Non è tempo di continuare a guardare dall’altra parte indifferenti dinanzi ai segni di un pianeta che si vede saccheggiato e violentato, per la brama di guadagno e in nome - molto spesso - del progresso. Abbiamo la possibilità d’invertire la marcia e puntare su un mondo migliore, più sano, per lasciarlo in eredità alle generazioni future. Tutto dipende da noi; se lo vogliamo veramente.
Abbiamo da poco celebrato il quinto anniversario della Lettera enciclica Laudato si’, che richiama l’attenzione sul grido che ci lancia la madre terra. Invito anche voi a essere partecipi dell’anno speciale che ho annunciato per riflettere alla luce di quel documento. E così, tutti insieme, prendere maggiormente coscienza della cura e della protezione della nostra Casa comune, come pure dei nostri fratelli e sorelle più fragili e scartati dalla società.
Infine, vi incoraggio in questo compito che avete intrapreso, affinché le vostre decisioni e conclusioni siano sempre a favore della costruzione di un mondo sempre più abitabile e di una società più umana, dove ci sia posto per tutti e dove nessuno sia di troppo.
E, per favore, vi chiedo di pregare per me. Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa si prenda cura di voi.
Cordialmente,
Francesco
Vaticano, 5 giugno 2020
*L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLX, n. 128, 06/06/2020
«Domani la fine del mondo, Nibiru colpirà la Terra»: ecco cosa dice la Nasa
La fine del mondo arriva il 23 Settembre?
C’è chi ha scomodato il Nuovo Testamento e chi parla di una collisione imminente di un pianeta ’morto’, Nibiru: cosa c’è dietro la fine del mondo prevista per domani? La scienza, per voce della Nasa, ha cercato di spiegarlo.
Prima di illustrare il punto di vista dell’agenzia aerospaziale statunitense, occorre precisare che le voci sulla collisione tra la Terra e Nibiru si susseguono ormai da anni, con annunci apocalittici che mai si sono rivelati fondati. Doveva essere ’colpa’ di Nibiru la previsione della fine del mondo attribuita ai Maya il 21 dicembre 2012, così come altri scenari di morte e distruzione totale causati dallo stesso pianeta e annunciati negli anni successivi.
La Nasa, già nel 2012, era intervenuta spiegando tutto ciò che la scienza sa a proposito del pianeta Nibiru. Alla luce dei drammatici annunci di questi ultimi giorni, ha dovuto ribadirlo.
A parlarne è Metro.co.uk. Nibiru è un pianeta che sarebbe stato scoperto dai Sumeri e quindi se ne parla dai tempi più antichi, ma non ci sono riscontri effettivi sulla sua esistenza. Le prime voci catastrofiche riguardo a un impatto tra Nibiru e la Terra furono diffuse nel 2003 e a questo punto la Nasa ha puntualizzato così: «Non ci sono prove scientifiche che ci possono far pensare all’esistenza di Nibiru o al pericolo di una collisione. Se l’impatto fosse imminente, l’astronomia avrebbe già individuato il percorso del pianeta verso la Terra nell’ultimo decennio e dal nostro pianeta sarebbe già visibile a occhio nudo. Non c’è alcuna prova di questo e a nulla servono scritti, documentari e altre fonti utilizzate per creare inutile allarmismo». In sintesi: si tratta dell’ennesima bufala per far abboccare i più ingenui.
* Il Mattino, Venerdì 22 Settembre 2017 (ripresa parziale).
Sulla base di questa profezia biblica (secondo i cospirazionisti) il 23 settembre il mondo finirà
Revelation 12 Sign, la teoria nata sul web
di Silvia Renda (The Hiffington Post, 17.09.2017)
Per i cospirazionisti, il 23 settembre è una data cerchiata in rosso sul calendario. Quel giorno, secondo un’interpretazione di una profezia biblica, il mondo finirà. Gesù chiamerà in cielo i cristiani meritevoli, lasciando gli altri a tribolare sulla terra, affrontando l’Anticristo.
La teoria è nota con il nome di Revalation 12 Sign e si basa su un passaggio contenuto nel Nuovo Testamento. Nell’Apocalisse, Giovanni descrive la venuta di "una donna vestita di sole, con la luna ai sui piedi e 12 stelle in testa".
Secondo i cospirazionisti, le parole fanno riferimento a un allineamento astronomico che si realizzerà appunto il 23 settembre: il sole attraverserà la costellazione della Vergine (la donna vestita di Sole), le stelle rappresentano invece la costellazione del Leone.
Così avverrà la seconda venuta di Gesù, come profetizzato da Giovanni, dove coloro che hanno vissuto una vita libera dal peccato si incontreranno con il Signore. Secondo i siti web, inoltre, la profezia si realizzerà in due parti, con sette anni di tribolazioni, durante i quale l’Anticristo porterà distruzione tra l’umanità.
Per quanto suggestiva, ovviamente la teoria non viene presa sul serio dalla maggior parte della comunità cristiana, che rifiuta l’interpretazione astrologica. La prima affermazione di Revelation 12 Sign risale al 2011, apparsa sul canale YouTube dell’americano William Tapley, che la raccontò in un video intitolato "Stellarium". Col tempo, Tapley raccolse diversi seguaci, tanto da far guadagnare alla teoria una pagina su Wikipedia.
Dante e i Papi: Vangelo in poesia
di Gianfranco Ravasi
(Avvenire, 5 dicembre 2015) La Chiesa ha mostrato più volte il vivo e sentito desiderio di onorare degnamente la figura di Dante Alighieri, di tenere nella giusta considerazione la sua opera, considerandola come elemento essenziale del suo patrimonio culturale e religioso, per il profondo rapporto con la fede cristiana e con la riflessione teologica e filosofica sviluppatasi intorno alle verità della fede.
Ricordando i più recenti anniversari danteschi, ci si accorge che i pontefici, a nome di tutta la Chiesa, hanno tributato al sommo poeta uno straordinario, singolare onore, dedicandogli importanti documenti magisteriali. Nell’enciclica In praeclara summorum, rivolta ai professori e alunni degli istituti letterari e di alta cultura del mondo cattolico (30 aprile 1921), Benedetto XV celebrava il VI centenario della morte di Dante. Per l’occasione il pontefice aveva anche promosso il restauro del tempietto ravennate, attiguo alla basilica di San Francesco, che custodisce la tomba di Dante. Con l’enciclica il papa intendeva affermare ed evidenziare «l’intima unione di Dante con la cattedra di Pietro». Nel poema sono espresse le verità fondamentali della Chiesa cattolica, così da renderlo un «compendio delle leggi divine». A riguardo invece dei noti attacchi contro la Chiesa del tempo, papa Benedetto XV giustifica il sommo poeta: «Chi potrebbe negare che in quel tempo vi fossero delle cose da rimproverare al clero?». Per Benedetto XV Dante «conserva la freschezza di un poeta dell’età nostra », anzi egli è molto più moderno di alcuni poeti contemporanei, i quali rievocano «quell’antichità che fu spazzata da Cristo, trionfante sulla croce».
Nella ricorrenza del VII centenario della nascita di Dante, anche Paolo VI con la lettera apostolica Altissimi cantus (7 dicembre 1965), evidenziava il profondo interesse della Chiesa per la figura di Dante. Con tale documento il pontefice istituiva, presso l’Università Cattolica di Milano, una cattedra di studi danteschi. La lettera apostolica completava la serie di iniziative attraverso le quali papa Montini volle esprimere l’ammirazione sua e di tutta la Chiesa per il cantore della Divina Commedia: il 19 settembre dello stesso anno aveva inviato per la tomba del poeta a Ravenna una croce d’oro, come segno della risurrezione che Dante professava, e il 14 novembre era stata incastonata nel battistero di San Giovanni a Firenze un’aurea corona d’alloro. Infine, a conclusione del concilio Vaticano II, il papa aveva donato a tutti i partecipanti una pregiata edizione della Divina Commedia.
«Del Signore dell’altissimo canto...». Già con l’incipit della lettera apostolica si evidenzia la centralità assoluta, in tutta la poesia italiana, del sommo poeta, definito «l’astro più fulgido» della nostra letteratura e ancora «padre della lingua italiana». Così scrivendo, Paolo VI rinnovava la profonda riconoscenza al poeta, e seguendo Benedetto XV lo annoverava tra tutti i grandi poeti cristiani. «Dante è nostro», ribadisce papa Montini, seguendo anche in questo Benedetto XV. «Nostro» nel senso di universale, ma anche nostro nel senso della fede cattolica. Paolo VI afferma che è un dovere della Chiesa riconoscere Dante come proprio, che ha come conseguenza necessaria uno studio accurato della sua opera per scoprirne gli «inestimabili tesori del pensiero e del sentimento cristiano».
Tra il sommo poeta e il pensiero cristiano vi sono numerosissimi elementi di contatto. Tra questi il fine stesso della Commedia, che ha in comune col messaggio cristiano l’intento di cambiare radicalmente l’uomo, di portarlo dalla selva oscura del peccato alla rosa mistica della santità. «Onorate l’altissimo poeta!» è l’invito-appello con cui Paolo VI conclude l’Altissimi cantus, sollecitando il «fermo impegno» soprattutto di coloro che, per vari motivi, si sentono a lui più vicini. La cultura contemporanea deve saper incontrare Dante e chiedere a lui la guida verso la «dritta via», spesso impedita dalla selva oscura, verso quello che egli ci indica come «dilettoso monte/ ch’è principio e cagion di tutta gioia».
Benedetto XVI non è meno legato a Dante dei suoi predecessori e più volte, già da cardinale, ricorda e cita il sommo poeta. Il cardinal Ratzinger, infatti, nel libro Introduzione al cristianesimo, scrivendo dello «scandalo del cristianesimo», cioè di Cristo Figlio di Dio fattosi uomo, e quindi del significato dell’essere che va ricercato non nel mondo delle idee ma nel volto di un uomo, rammenta la concretezza di questo pensiero nella conclusione della Divina Commedia di Dante: «Dentro da sé del suo colore istesso,/ mi parve pinta della nostra effigie,/ per che il mio viso in lei tutto era messo». Dante, «contemplando il mistero di Dio, scorge con estatico rapimento la propria immagine, ossia un volto umano, esattamente in centro all’abbagliante cerchio di fiamme formato da “l’amore che move il sole e l’altre stelle”».
Benedetto XVI riprende questo tema e questi versi per spiegare il significato profondo della sua prima enciclica Deus caritas est. Incontrando i partecipanti a un congresso organizzato dal Pontificio consiglio «Cor unum», il pontefice afferma: «Ancora più sconvolgente di questa rivelazione di Dio come cerchio trinitario di conoscenza e amore è la percezione di un volto umano - il volto di Gesù Cristo - che a Dante appare nel cerchio centrale della Luce. Se da un lato nella visione dantesca viene a galla il nesso tra fede e ragione, tra ricerca dell’uomo e risposta di Dio, dall’altro emerge anche la radicale la novità di un amore che ha spinto Dio ad assumere un volto umano». Nell’enciclica, si ribadisce, il papa voleva «tentare di esprimere per il nostro tempo e per la nostra esistenza qualcosa di quello che Dante nella sua visione ha ricapitolato in modo audace».
Il 4 maggio 2015, quando in Senato si sono celebrati i 750 anni dalla nascita di Dante. ho avuto l’onore di essere latore di un messaggio di Papa Francesco che si accosta ai suoi predecessori nella lode e nell’ammirazione per questo grande poeta e credente. Lo stesso pontefice, per altro, nella sua prima enciclica Lumen fidei, aveva raffigurato la luce della fede, che avvolge e coinvolge l’intera esistenza umana, attraverso un’immagine dantesca, la «favilla,/ che si dilata in fiamma poi vivace/ e come stella in cielo in me scintilla» (Paradiso XXIV, 145-147).
Apocalittici e disintegrati all’ombra dei Maya. Aspettando la fine del mondo
Venerdì 21 dicembre 2012 secondo un’antica profezia l’umanità scomparirà.
Migliaia di persone si preparano per quel momento
qualcuno con ironia ma molti altri seriamente
Feste, pacchetti new age negli hotel, arche anti-alluvione: tutto è pronto
di Angelo Aquaro (la Repubblica, 13.12.2012)
NEW YORK IL CARTELLO con il simbolo della Bomba è ingiallito e a malapena riesci a leggere il numero sotto la scritta “Capacity”. Fatica inutile. Cercare quaggiù rifugio sarebbe ancora più pazzesco che credere davvero alla fine del mondo in arrivo: «Erano già inservibili quando furono attrezzati per un attacco nucleare: cinquant’anni fa».
Qui a New York Andrew Gonsalves ne ha contati la bellezza di 139: 139 rifugi della Guerra Fredda che i nuovi fanatici vorrebbero per l’Apocalisse prossima ventura. «Ma se la fine del mondo dovesse davvero venire» ci dice il giovane studioso e blogger «chiudersi in una scatola sottoterra sarebbe ancora più inutile».
Fanno bene i ragazzi di Rochester che nell’attesa della fine del mondo hanno pensato di non farsi mancare niente: cinque dj e open bar, le danze che cominciano la sera del maledetto venerdì 21 dicembre e finalmente esplodono quando la mezzanotte sarà scoccata, segnando la fine del giorno che secondo la profezia Maya dovrebbe segnare la fine dell’universo.
Come dargli torto? Fanno bene i ragazzi di Rochester, lassù nell’Upstate, che nell’attesa della fine del mondo hanno pensato di non farsi mancare niente: cinque dj e open bar con cocktail a volontà, le danze che cominciano la sera di questo maledetto venerdì 21 dicembre e finalmente esplodono quando la mezzanotte sarà scoccata, segnando la fine del giorno che secondo la profezia Maya dovrebbe segnare la fine dell’universo.
La profezia di Frozen Oasis, il supergruppo di P. R. che ha organizzato questa “The End Of The World Convention” proprio lassù, dove lo stato di New York si affaccia sul gelo del Canada, è evidentemente molto più modesta: «Ci divertiremo da morire». Ma è proprio l’espressione usata - «da morire» - che fa venire ancora di più i brividi che la natura, questo è certo, non farà mancare: Weather Channel, che ha qualche strumento scientifico più raffinato che i Maya, prevede venerdì notte 5 gradi sotto zero - e neve, neve, neve, neve.
C’è poco da scherzare. La fine del mondo è così vicina che tre giorni prima, il 18 dicembre, la tv del National Geographic dedicherà proprio a New York la puntata di «Doomsday Preppers », il fortunatissimo show che indaga sui gruppi che si preparano all’Apocalisse. Basta un’esplosione a Indian Point, 60 chilometri a nord, la centrale nucleare disegnata con gli stessi crismi di Fukushima, e l’inizio della fine farebbe di Aton Edwards, un colosso nero che sembra la controfigura di Morgan Freeman, l’uomo più richiesto della Grande Mela: particolare peraltro poco significante in vista della fine. «Il piano prevede l’evacuazione di 20 milioni di persone da tutta la peak injury zone, cioè un raggio di 50 miglia dal centro del reattore », spiega il capo di International Preparedness Network al New York Post.
Evacuarli come? «Se vivi a Manhattan, Brooklyn, nel Queens o a Staten Island, mica potrai metterti in macchina: i ponti saranno intasati da tutti quello che fuggono». Ecco dunque a cosa serve essere prepper - preparati: allenandosi a fuggire in bici o scooter.
Prima che sia troppo tardi. Hai voglia a dire che non serve: o meglio non servirà. La Nasa ha messo in campo uno dei suoi migliori astrofisici, David Morrison, per spiegare in un video che sta scalando YouTube alla velocità di Gangnam Style che non c’è nulla da temere: il professor Morrison ha smontato una per una tutte le previsioni, partendo dalle 5mila domande che l’ente spaziale aveva ricevuto ancora prima della messa in onda del video. Niente.
I Maya Believers, i fedelissimi della fine del mondo, corrono a mettersi in salvo, novelli Noè, sulle vette dei nuovi monti Ararat identificate grazie a interpretazioni che si rincorrono senza nessuna verifica su Internet: provocando il caos.
Le autorità francesi hanno chiuso dal 19 al 23 dicembre l’accesso a Bugarach, il villaggio di 200 anime sui Pirenei indicato come uno degli ultimi rifugi. Sessantamila persone hanno preso d’assalto Sirince, il borgo in Turchia vicino a Efeso dove secondo la tradizione sarebbe stata assunta in cielo la Madonna.
L’ultimo domicilio conosciuto della salvezza è un monte che la natura ha disegnato a forma di piramide nei Carpazi, Mount Rtany, in Serbia. Mentre l’incontrastato eroe degli apocalittici è un cinese chiamato Lu Zhenghai, che ha speso la vita (e almeno 160mila dollari) a costruirsi la sua personalissima arca, l’Atlantis, nella convinzione che la fine del mondo si realizzerà appunto con una alluvione globale.
Ma che cosa nasconde davvero l’antica profezia? E perché i Maya avevano calcolato la fine del loro calendario dopo 5125 anni, nella data che tradotta nel nostro calendario ci accompagna appunto fino al 21 dicembre 2012? Geoffrey Braswell, il professore dell’Università di California che sui Maya è più che un luminare, giura all’Ap che «l’idea della fine del mondo appartiene piuttosto alla nostra cultura: storicamente non sappiamo neppure se i Maya credessero a qualcosa del genere ».
Un colpevole per la verità ci sarebbe. Michael D. Coe è l’archeologo e antropologo che nel suo fondamentale The Mayas ipotizzò per primo che «nell’ultimo giorno del 13esimo b’ak’tun - unità di misura del tempo della civiltà mesoamericana - l’Armageddon si sarebbe potuto portare via le genti degenerate del mondo».
Era il 1966: ed è da allora che gli autoeletti non degenerati hanno sincronizzato gli orologi nel conto alla rovescia. Occhio alle date però. La metà dei Sessanta vede anche il fiorire della civiltà New Age. E se gli apocalittici interpretano i Maya aspettando la fine del mondo, rilanciata anche dal successo del film “2012”, i fan dell’età dell’Acquario sognano invece un periodo di rigenerazione spirituale: due rette parallele che si incontreranno, irrimediabilmente, il 21 dicembre.
Così, mentre nella centralissima Karl Marx Street di Chelyabinsk, nel sud della Russia, l’ennesima setta millenarista oggi realizza un immenso arco Maya di ghiaccio, dall’altra parte del mondo, al sole di Culver City, Los Angeles, ci si prepara alla notte di rigenerazione spirituale, qui dove New Age è il nome perfino di un noto negozio di riparazione di automobili.
Naturalmente non poteva mancare chi della fine del mondo ha fatto addirittura un mestiere. John Kehne, un tizio di Louisville, Kentucky, la città finora famosa per essere la casa del grande Mohammed Ali, ha steso tutti gli avversari sul ring di Internet, allestendo dal niente un sito da 5 milioni di visitatori, avendo registrato per primo il nome “december2120012. com”.
Ma un business l’Apocalisse è diventata soprattutto dove avrebbero invece qualche motivo per preoccuparsene di più: cioè proprio nel Messico che fu dei Maya. Sì, Jose Manrique Esquivel, uno degli ultimi discendenti dell’antico popolo, corteggiato dalle tv di tutto il mondo, ora dice che la sua comunità, lì nella penisola dello Yucatan, la notte del 21 dicembre festeggerà «perché questa data segna la celebrazione della nostra sopravvivenza malgrado secoli di genocidi e oppressioni ».
Ma meno ai diritti umani e più al portafoglio pensano invece le grandi catene alberghiere che dal Marriott di Cancun al Fairmont di Playa del Carmen hanno messo a punto costosissimi pacchetti: tra una lezione di kundalini, che per la verità in quanto principio yoga arriva dall’India, e una cena tradizionale a base di yucca, verdolaga e chayote, dolce sarà l’attesa dell’Armageddon.
Sperando che abbia davvero ragione Dan Piraro, il celebre cartoonist Usa. Nella sua ultima vignetta c’è un giovane Maya che con un pizzico di imbarazzo mostra al sacerdote il calendario appena scolpito sulla ruota di pietra: «Avevo spazio solo fino al 2012... «. «Oh oh: un giorno questo farà andare fuori di testa qualcuno».
Un amico depresso accanto per sfidare la catastrofe
di Elena Stancanelli (la Repubblica, 13.12.2012)
La profezia dei Maya non lo dice, ma il segreto per affrontare con serenità la fine del modo è avere un amico, o un’amica depressi al proprio fianco. Chi ha visto il film di Lars Von Trier, lo sa: quando il futuro ha la forma di un pianeta gigantesco che si sta per schiantare contro la terra, la persona migliore con cui scambiare due chiacchiere è un nichilista accidioso, uno per cui tutto ha sempre fatto schifo, che nei momenti più allegri giudica la vita una galera, una condanna da scontare. Davanti alla catastrofe, saranno loro, il cui pensiero non sarà inquinato da alcun rimpianto, gli unici a prendere le decisioni giuste. In preda al panico, a loro chiederemo di leggere una favola ai nostri figli per tenerli tranquilli, un consiglio su cosa indossare, dove sistemarsi perché faccia meno male.
Il giorno della fine i depressi avranno finalmente ragione, si riveleranno nella loro essenza di alieni sapienti catapultati qui da un tempo più saggio, e non perderanno la testa. Faranno la guardia al nostro sconcerto, sorridendo. Ma quanto dovremmo resistere, quanto ci metterà il mondo a morire? Non lo sappiamo. L’asteroide farebbe scoppiare la terra come un palloncino nel momento dell’impatto, ma noi avremmo osservato per chissà quanto la sua forma minacciosa avvicinarsi, senza poter far nient’altro che lavarci i capelli per non farci sorprendere dalla morte in disordine. Epidemie, bombe nucleari, persino un cataclisma che ci spazzasse via a ondate avrebbe bisogno di un po’ di tempo per far piazza pulita. Qualche ora, un giorno? Diciamo che la mattina ci svegliamo vivi e a un certo punto della notte non ci sarà più niente.
Consegnate le chiavi di casa e i bambini al fidato amico depresso, cosa faremmo di quelle ore che restano, quali sarebbero i nostri ultimi desideri? Inutile dire che smettere di desiderare sarebbe la soluzione, sedersi a terra e farsi terra, bruco, vento ci permetterebbe di presentarci con dignità al giudizio finale. Ma chi ha smaniato per tutta la vita, chi ha voluto, perso, voluto di nuovo, chi ha immaginato che dietro l’angolo ci fosse ad attenderlo l’incontro migliore, non ce l’ha questa fermezza interiore, è inutile provarci. Voglio proprio vederlo uno come noi che si mette seduto tranquillo ad aspettare la fine del mondo. Siamo stati nevrotici, ossessivi, compulsivi, siamo stati occidentali alla fine dell’Occidente. Abbiamo scritto libri che parlavano solo di irrequietezza, fatto della dipendenza il nostro blasone, inventato i social network per mettere in un moto perpetuo planetario la nostra uggia... e in piedi di fronte al baratro dovremmo placarci? Lo escludo. Piuttosto, dal basso del nostro rimbambimento, ci prenderemmo le ultime, squallide soddisfazioni, sfuggendo alla sorveglianza dei nostri amici depressi. I quali, per definizione, non si occuperebbero di rincorrerci.
Se, come immagino, davanti all’asteroide che avanza, salteranno per primi i concetti di utile e sano, probabilmente trionferà la vendetta. Ma cose di piccolo cabotaggio. Abbiamo visto troppi film, video giochi, siamo stati incantati davanti alle immagini di decine di città trascinate via dall’apocalisse per prenderle sul serio. Finirà che ci comporteremo più o meno come sempre, solo un pochino peggio o un pochino meglio. Niente omicidi che oltretutto, per ovvie ragioni, sarebbero uno spreco di tempo. Si vedrà gente che sfonda macchine a martellate, scriverà spregevoli haiku sul muro della nuova fidanzata del proprio ex. Potremmo dar fuoco al ristorante sotto casa, la cui canna fumaria è puntata da anni verso la nostra camera da letto, devastare l’appartamento del vicino che non paga le rate del condominio, prendere a pugni il proprio capo.
Altri invece faranno pace con amici con cui non parlano da anni, restituiranno un libro preso in biblioteca nel 1984, diranno ti amo alla donna che li ha sposati comunque, anche senza esserselo mai sentito dire fino a quel giorno. Ma subito diranno che l’hanno detto così, per dire. Ci sono casi in cui la fine del mondo è ancora poco. All’ora di pranzo ci riempiremo la bocca di fette di roast beef e purè, scaveremo a mani nude dentro vassoi di pasta al forno e delicatissimi montblanc. Apriremo quella bottiglia che ci hanno regalato tanto tempo fa, e non era mai il momento giusto.
Oppure non la apriremo neanche questa volta, per scaramanzia. Fumeremo tutto quello che c’è da fumare, anche chi ha smesso ricomincerà. Gonfi e ubriachi proveremo malamente ad accoppiarci per l’ultima volta. Poi ci trascineremo di nuovo dal nostro amico depresso, che sarà rimasto sereno, a bada dei nostri averi, e ci addormenteremo nel suo grembo. Se proprio deve venire, speriamo che ci sorprenda così, la fine del mondo. Totalmente inconsapevoli, mentre un amico migliore di noi ci tiene la mano e ci osserva con indulgenza.
Profezia Maya, provocazione di un vescovo
«Prima di fuggire, lasciate i beni alla Chiesa» *
"Se molti credono che il mondo finirà il 21 dicembre, noi, come Chiesa, non abbiamo alcun problema se la gente ci vuole intestare i propri beni e lasciare le proprietà". L’agenzia vaticana Fides rilancia oggi questa "provocazione" del vescovo salesiano di Punta Arenas in Cile, Bernardo Bastres Florence, che di fronte alle preoccupazioni di quanti credono alla "profezia" del calendario Maya ha proposto a quanti intendono mettersi in fuga, di consegnare prima i loro beni alla Chiesa Cattolica: "se costoro vogliano andare via, lontano da qui - ha spiegato - faranno solo un enorme bene regalando le loro proprietà alla Chiesa".
* Avvenire, 11 dicembre 2012
Apocalisse rinviata per legge
Il governo russo interviene per evitare il panico da profezia Maya
di Alessandro Oppes (il Fatto, 4.12.2012)
Apocalisse rinviata, per decreto governativo. Più si avvicina il giorno fatidico, il 21 dicembre, data indicata dalla profezia maya per la “fine del mondo”, più si moltiplicano gli attacchi di panico, le scene di isteria collettiva, le reazioni in-controllate. Soprattutto in un paese come la Russia, tradizionalmente succube di ogni forma di esoterismo. E allora il governo di Mosca ha dovuto diffondere un comunicato chiarificatore. “Avendo avuto accesso a informazioni e monitoraggio del comportamento della terra - ha fatto sapere il ministro delle Situazioni di emergenza - possiamo assicurare che il mondo non finirà a dicembre”.
Vista la credibilità di cui sono soliti godere i politici, chissà quanti gli daranno retta. Per il momento, prosegue la corsa all’accaparramento di prodotti alimentari, e nelle ultime settimane sono stati denunciati parecchi casi di furto di beni di prima necessità. Nei negozi, si fa incetta di candele, fiammiferi, zucchero.
È STATO ANCHE messo in vendita un “kit apocalisse”, che a Tomsk, in Siberia, sta andando a ruba: per 22 euro, dà diritto a un pacco di grano saraceno, una scatoletta di pesce, un bloc notes, medicine per problemi cardiaci, un pezzo di corda (non è chiaro quale dovrebbe esserne l’uso), la fotocopia di una carta d’identità da compilare se si dovessero smagnetizzate i documenti personali. E infine una bottiglia di vodka, che torna sempre utile.
A gettare acqua sul fuoco delle angosce popolari, scendono in campo i rappresentanti delle tre religioni predominanti. Il portavoce della Chiesa ortodossa, Vsevolod Chaplin, ha detto al giornale Life News che il tentativo di individuare una data per la fine del mondo è solo il desiderio che alcune persone hanno di rinviare i cambiamenti necessari nella loro vita. Il rabbino capo di Russia, Adolf Shaevic, lancia un appello a non credere al calendario Maya, ma a quello ebraico, secondo il quale l’umanità continuerà a esistere per almeno altri 2 secoli. E un leader musulmano russo, Nafigulla Ashirov, taccia semplicemente di “truffatori” coloro che pongono una data all’apocalisse. In realtà, è fin troppo evidente che c’è chi cerca i sfruttare l’occasione per approfittare della credulità popolare. Come quel sito Internet - kupoclub.ru - che, per 13 euro, offre “uno sconto incredibile del 50% sull’indulgenza personale”. Garantisce, assicurano, la “Chiesa cattolica di Assisi”. Ci sono cascate 300 persone.
L’Apocalisse? C’è già stata
Più volte la Terra ha conosciuto enormi estinzioni di massa ma ora la catastrofe potrebbe avvenire per mano dell’uomo
di Giulio Giorello (Corriere La Lettura, 18.11.2012)
«Il terzo angelo suonò la tromba, e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. Il suo nome era Assenzio». Così l’Apocalisse di Giovanni. Ed ecco quella maya (nella reinterpretazione di Tullio Bologna in uno dei ventiquattro racconti di Apocalissi 2012, curato da Gianfranco de Turris per Bietti, pp. 440, 21): «Una mano enorme e dalle dita affusolate s’era all’improvviso materializzata in cielo e, afferrato il Sole tra il pollice e l’indice, l’aveva spento come la fiammella d’una candela, portando l’oscurità ovunque».
Che cosa accomuna queste Storie della Fine? Paradossalmente, che il mondo non finisce: per l’apostolo cristiano (o chi per lui) a un’umanità rigenerata si dispiegano «un nuovo cielo e una nuova terra»; quanto ai Maya, tormentati da «un ambiente reso ostile dal clima e dalla scarsità di risorse, il Tempo era un Dio e si ripeteva ciclicamente per l’eternità». Lo scrive Mario Tozzi (Pianeta Terra ultimo atto, Rizzoli), il quale aggiunge che l’ultimo ciclo, relativizzato al nostro calendario, «era iniziato l’11 dicembre del 3114 a.C. e sarebbe terminato il 21 dicembre del 2012, dopo 5125 e passa anni astronomici».
I Maya si limitavano ad applicare un modello numerico, immaginando che in passato gli altri cicli fossero tutti terminati in modo catastrofico. A rigore «non esistono profezie maya: le congetture le abbiamo fatte noi».
Anche la nostra civiltà potrebbe, se non finire, essere drasticamente sconvolta da qualche enorme disastro, dovuto magari agli effetti perversi dello stesso successo tecnologico e amplificato dalle caratteristiche fisiche del nostro globo. Come ha scritto il vulcanologo Bill McGuire (Guida alla fine del mondo, Raffaello Cortina, pp. 168, 17,50), noi che viviamo «su uno dei più attivi corpi del sistema solare, dobbiamo sempre ricordare che esistiamo e prosperiamo solo per un fortuito caso geologico. Studi recenti sul Dna umano hanno rivelato che la nostra specie è arrivata a un pelo dell’estinzione a causa dell’ultima supereruzione 73.500 anni fa, e se fossimo stati in circolazione già 65 milioni di anni fa, quando un asteroide di 10 chilometri di diametro colpì la Terra, saremmo scomparsi insieme con i dinosauri».
Tozzi, da buon geologo, sottolinea che il destino dei dinosauri potrebbe toccare proprio a noi e in tempi più brevi di quanto usualmente non ci si aspetti. In questo suo nuovo libro immagina che l’ultimo uomo, rintanatosi in un rifugio sotterraneo, descriva le fasi che hanno fatto sì che la radioattività - poco importa se dovuta a un conflitto nucleare o a semplici incidenti nelle centrali - abbia reso invivibile il pianeta. Il mito della caduta dei cieli copre semplicemente la superbia dell’uomo che crede di incarnare il senso ultimo dell’Universo. Un orgoglio patetico: «Conosciamo le conseguenze del nostro assurdo stile di vita, ma perseveriamo ottusamente a replicarlo. Nel frattempo, continuiamo a lasciarci suggestionare da scenari di rovina roboanti e poco probabili».
Dopo l’apologo Tozzi elenca varie di queste «bufale», di cui la pretesa profezia maya è solo l’ultimo esempio: ci lasciamo abbindolare da tutto nell’età dell’informazione e del Terzo Millennio, non molto diversamente da come capitava nell’«oscuro Medioevo dell’anno Mille», all’epoca di Brancaleone di Norcia e della sua armata. Ma allora ci si aspettava il segno dello «scatenarsi di Satana» con qualche scusante, mentre gli attuali fanatici dell’Apocalisse approfittano delle reti editoriali e telematiche per sostituire la credulità alla fede.
Chissà se finiremo all’inferno, si chiede a sua volta Telmo Pievani, storico e filosofo delle scienze della vita, e lo troveremo popolato dei tanti profeti di sventura a buon mercato. Sorte terribile, perché costoro, in fondo, non sono che tipi «incredibilmente noiosi», nel riproporre invariabilmente i soliti raggiri senza alcuna possibilità di controllo scientifico: «Esiti imprevisti di esperimenti alle alte energie; presunti effetti moltiplicativi improvvisi nella biosfera intesa come "sistema complesso"; virus informatici; nanomacchine che si autoriproducono; bolle di universi paralleli in espansione; annichilazione da parte di extraterrestri; e persino l’eccesso di relativismo etico».
Da buon lettore di Darwin, Pievani ricorda l’insegnamento del grande naturalista per cui «l’estinzione di una specie non deve sorprenderci più di quella del singolo», anche se si tratta di un lentissimo processo di degenerazione graduale nel tempo geologico. Da ammiratore e collaboratore di darwiniani eterodossi come Stephen Jay Gould e Niles Eldredge, Pievani mette però l’enfasi soprattutto sulle estinzioni di massa, magari innescate da bruschi cambiamenti ambientali, come sarebbe stato appunto per i dinosauri, vittime di una violenta modificazione del clima, dovuta all’impatto di un asteroide caduto nella penisola messicana dello Yucatán (guarda caso «la terra dei Maya!»), almeno se hanno ragione Luis e Walter Alvarez.
Se queste sono davvero «Apocalissi», la ragione è che la fine di tante specie indica un nuovo inizio per altre forme di vita. Ma prima che gridi facilmente vittoria il mammifero «più prepotente di tutti», come lo chiama Luigi Luca Cavalli-Sforza, cioè l’uomo, non bisogna dimenticare che oggi è proprio la presenza dell’Homo sapiens a minacciare una nuova, vastissima estinzione di massa, e che forse gli esseri umani stanno segando un ramo dell’albero dell’evoluzione su cui sono metaforicamente seduti. Qui il filosofo Pievani e il geologo Tozzi concordano.
E poi siamo proprio sicuri che questa o quella Apocalisse riguardi il futuro? «La fine del mondo c’è già stata, e molte volte», scrive ancora Pievani. E conclude, da buon illuminista, che è «grazie a queste deviazioni della storia che noi siamo qui, ora, a scriverne». Le grandi catastrofi che marcano le ere geologiche «sono state come incendi nella foresta che spazzano via il sottobosco vecchio, e liberano spazio per future diversificazioni».
E se l’intero genere umano finisce «bruciato» per colpa di qualche asteroide o si scoprirà addirittura - come Tozzi teme - che il vero «asteroide killer» siamo noi stessi, non ci sarà probabilmente nessun rifugio da cui contemplare la vita nuova che sgorgherà dal disastro.
Come diceva un vecchio filosofo, tutto quel che esiste è degno, prima o poi, di perire. E se anche l’umanità scampasse alle trappole che essa stessa si fabbrica violentando l’ambiente in cui prospera, facendo invece un uso accorto delle grandi risorse messe a disposizione dall’impresa tecnico-scientifica, sappiamo comunque dall’astrofisica che il nostro sistema solare collasserà più o meno tra cinque miliardi di anni, e forse resterà in questa «piccola» porzione di Universo nient’altro che quella «profondissima quiete» di cui trattava il più disincantato dei poeti, Giacomo Leopardi.
OBBEDIENZA CIECA: TUTTI, PRETI, VESCOVI, E CARDINALI AGGIOGATI ALLA "PAROLA" DI BENEDETTO XVI ("DEUS CARITAS EST", 2006). Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!
L’annuncio di Gesù, già nella sua venuta in questo nostro mondo, è l’annuncio di una relazionalità umana felicemente riuscita. Nel Vangelo è direttamente collegato alla Grazia (...) Colei che è piena di grazia (kecharitōménē) è invitata a rallegrarsi perché tutto in lei è frutto ed espressione della «grazia» (cháris), cioè di un dono amorevole quanto sorprendente, che sarà presto annuncio di gioia per tutto il popolo e per ogni uomo (...)
Recitare o essere? Pensieri tra Quaresima e Pasqua
di don Angelo Casati
Viandanti (www.viandanti.org, 30 marzo 2012
Mi succede - qualcuno la ritiene una mia ossessione - di avere in sospetto ogni parola che, poco o tanto, sembra recitata, ogni atteggiamento che, poco o tanto, sembra studiato. Si recita una parte. A volte mi sorprendo a guardarmi. E mi chiedo: "Stai recitando? Stai celebrando o recitando? Stai pregando o recitando? Stai predicando o recitando? Stai parlando o recitando?". Nella recita non ci sei. C’è una parte che indossi. Che non è la tua.
Gesù incantava
Gesù non recitava. Forse per questo o anche per questo, incantava. Era autentico, aderente la vita, non a una parte da recitare. E la gente lo sentiva vero. A differenza di altri. A differenza, per esempio, di una certa frangia - non tutti! - di farisei che "recitavano": "Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini. Allargano i loro filatteri, allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare rabbì dalla gente"(Mt.23,5-7).
Qualcuno, anche nel mondo ecclesiastico, sconcertato dalla calda umanità di Gesù, tende a presentarla come se il Signore stesse recitando, quasi non gli fosse consentito, in quanto Dio, di crescere, di essere stanco, di non sapere, di amare i banchetti, di desiderare la tenerezza di un bacio o il profumo dell’unguento, di provare paura e solitudine. Quasi recitasse, in tutto ciò una parte non sua. Gesù non ha mai recitato. Era.
Dominante è il ruolo
C’è il pericolo - lo avverto sempre più acutamente e il racconto delle tentazioni di Gesù, all’inizio della Quaresima, lo segnalava - che anche la religione diventi spettacolo, luogo in cui si recita. Strano verbo, questo "recitare", che abbiamo nel nostro linguaggio religioso legato al pregare! Si "recita" una Ave Maria o un Padre Nostro, si "recita" il rosario. È in agguato la recita. La avverti. A volte è nell’aria. A tradirla è un tono affettato, artefatto, poco naturale, studiato.
Aria strana. L’aria di certi raduni ecclesiastici. Volti impassibili, non tradiscono la benché minima emozione. Ci si parla di errori, di cedimenti o di smarrimenti, sono sempre quelli degli altri. L’inquietudine non esiste. Esiste la sicurezza. Si recita la parte di Dio. Mai uno che dica: "Ho peccato". Lo si dice nella Messa, ma per modo di dire. Nessuno che abbia mai fatto un errore. E che lo riconosca. Domina il ruolo. L’impassibilità del ruolo. Impenetrabili, drappeggiati, diplomatici. E senti la distanza. E come se mancasse gente vera. Non sono i volti che cerchi, quelli che ti incantano fuori le mura, volti che non mascherano le stanchezze e le emozioni, volti che confessano l’inquietudine e la lontananza.
Scrive Carlo Maria Martini: "Non di rado mi spavento sentendo o leggendo tante frasi che hanno come soggetto "Dio" e danno l’impressione che noi sappiamo perfettamente ciò che Dio è e ciò che egli opera nella storia, come e perché agisce o in un modo e non in un altro. La Scrittura è assai più reticente e piena di mistero di tanti nostri discorsi pastorali".
Come figli di Dio
Comunità alternativa si diventa vivendo il Vangelo, non recitando la parte del "perfetto". Alternativi diventiamo non mascherandoci dietro il ruolo o dietro il titolo, ma dando trasparenza ai rapporti. Incontrandoci come persone. Come figli di Dio. Questa la più grande dignità che ci è toccata. Non esiste, per un vero credente, altra tanto grande.
Essere Papa, essere Vescovo, essere prete, non vale l’essere figli di Dio. E, se figli, liberi, e quindi non soffocati, non mascherati, non misurati da titoli e da ruoli.Quando Papa Giovanni, poco dopo la sua elezione, si accorse che l’ Osservatore Romano introduceva le sue parole con questa formula di rito: "Come abbiamo potuto raccoglierle dalle auguste labbra di Sua Santità", chiamò il capo redattore e gli disse: "Lasciate perdere queste sciocchezze e scrivete semplicemente: Il Papa ha detto".
La grande sfida
Quale perdita per la società, se la Chiesa, che nel mondo dovrebbe apparire come lo spazio dove risplende la libertà e l’umanità dei rapporti, diventasse luogo di relazioni puramente formali, deboli e fiacche, non sincere e intense.
Rischierebbe l’insignificanza. Verrebbe meno alla grande sfida, all’opportunità che oggi le si offre di tessere in una società ampiamente burocratizzata rapporti autentici e profondi.
E non sarà che alla Chiesa di oggi, e quindi a ciascuno di noi, Dio chieda meno protagonismo, meno organizzazione, meno recite e più vicinanza, più sincerità?
Alla mente ritorna una pagina folgorante dello scrittore Ennio Flaiano, là dove abbozzava un ipotetico ritorno di Gesù sulla terra, un Gesù, infastidito da giornalisti e fotoreporter, come sempre invece vicino ai drammi e alle fatiche dell’esistenza quotidiana: "Un uomo" - scrive - "condusse a Gesù la figlia ammalata e gli disse: "Io non voglio che tu la guarisca, ma che tu la ami". Gesù baciò quella ragazza e disse: "In verità questo uomo ha chiesto ciò che io posso dare". Così detto, sparì in una gloria di luce, lasciando le folle a commentare quei miracoli e i giornalisti a descriverli".
Del restauro di questa chiesa (convento carmelitano dal 1561 al 1652), dopo il terremoto del 1980, se ne sono occupati i tecnici della Soprintendenza, il dott. Domenico Palladino e la dott.ssa Maria Giovanna Sessa: i lavori furono conclusi nel 1989.
Quando il profeta Gioele (3,1-2) dice che tutti diventeranno profeti e gli anziani faranno sogni e i giovani avranno visioni, a chi si rivolge? Forse non parla a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo? E allora, se fare sogni e interpretarli e diventare profeti è proprio della teologia, non è forse vero che tutti i credenti sono teologi?:
CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Papa e Vescovi, tutta la Gerarchia della Chiesa "cattolico-romana" senza più la Parola evangelica!!!
SILENZIO DEI TEOLOGI E MEMORIA DEL PROFETA GIOELE: RIPRENDERE LA PAROLA. Un appello di preti e religiosi alle teologhe e ai teologi. Una nota di Luca Kocci e il testo della lettera
“Complotto di morte”
di Marco Lillo (il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2012)
Mordkomplotts. “Complotto di morte”. Fa impressione leggere nero su bianco su un documento strettamente confidenziale e riservato, pubblicato in esclusiva dal Fatto che un Cardinale autorevole, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, prevede con preoccupante certezza la morte del Papa entro novembre del 2012. Una morte che, per la sicurezza con la quale è stata pronosticata, lascia intendere agli interlocutori del cardinale l’esistenza di un complotto per uccidere Benedetto XVI.
L’appunto è anonimo e reca la data del 30 dicembre del 2011. È stato consegnato dal Cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa nei primi giorni di gennaio con il suggerimento di effettuare indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina.
Il Pontefice è stato informato del contenuto dell’appunto a metà gennaio scorso direttamente dal cardinale Castrillon durante un’udienza riservata e il Papa deve avere fatto un salto sulla sedia. Il documento si apre con una premessa in lettere maiuscole: “Strettamente confidenziale”.
Probabilmente gli uomini che curano la sicurezza del Pontefice - a partire dalla Gendarmeria Vaticana guidata dall’ex agente dei servizi segreti italiani, Domenico Giani - stanno cercando di verificare le circostanze in cui sono state pronunciate quelle terribili previsioni e la loro credibilità. Da sempre si favoleggia sulle congiure vaticane e sono stati scritti molti libri sulla morte sospetta di Giovanni Paolo primo.
Qui però siamo di fronte a un inedito assoluto. Mai nessuno aveva messo nero su bianco l’ipotesi di un complotto per far fuori il Papa. Un complotto che potrebbe realizzarsi da qui al novembre prossimo e che è inserito nel documento all’interno di un’analisi inquietante delle divisioni interne alla Chiesa che vedono contrapposti il Papa e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone alla vigilia di una presunta successione, che ci auguriamo sia invece lontana nel tempo. Secondo la ricostruzione attribuita dal documento all’arcivescovo Romeo sarebbe Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il successore designato da Papa Ratzinger.
Il documento in possesso del Fatto è scritto in lingua tedesca, probabilmente perché sia compreso appieno solo dal Papa e dai suoi stretti collaboratori e connazionali, come monsignor George Ganswin. Inizia con un lungo ‘oggetto’ in neretto: “Viaggio del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011. Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”.
Dopo questa premessa esplosiva, il testo si articola in tre paragrafi, ciascuno con un titolo in neretto. Il primo è “Viaggio a Pechino”; il secondo “Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone” e il terzo è “Successione di Papa Benedetto XVI”.
Nel primo paragrafo si ricostruisce lo strano viaggio in Cina effettuato dall’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, un personaggio influente nella Chiesa: 73 anni, nominato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010 dal Papa, parteciperà al prossimo Conclave. Nato ad Acireale da una famiglia ricca e numerosa Romeo è un estroverso, amante della buona cucina e delle tecnologie tanto che sul sito della sua Arcidiocesi si legge “Seguici su twitter” che secondo lui “Il signore avrebbe potuto usare per i dieci comandamenti”.
Dopo una lunga carriera che lo ha portato in Filippine, Venezuela, Ruanda, Colombia e Canada fu nominato Nunzio in Italia e nel 2006 quando doveva essere nominato il presidente della Conferenza episcopale italiana, promosse una consultazione tra tutti i vescovi italiani, mai autorizzata e sconfessata da Benedetto XVI. Anche il cardinale Castrillon de Hoyos fu sconfessato dal Papa per una sua lettera del 2001 nella quale si complimentava con un vescovo francese condannato per non avere voluto denunciare alle autorità civili un suo sacerdote, colpevole per abusi sessuali su minori.
Castrillon, più vecchio di Romeo appartiene alla corrente più tradizionalista della Chiesa e nel 2009 da presidente della Commissione “Ecclesia Dei”, quando si occupava dei Lefevbriani, non segnalò al Papa il pericolo rappresentato dalle posizioni antisemite del vescovo Williamson. A 80 anni nel 2010 è un pensionato e non parteciperà al prossimo conclave.
Castrillon forse avverte come un’invasione di campo la visita di Romeo in Cina. Un paese nel quale è in corso una durissima repressione sulla comunità cristiana che si rifiuta di assoggettarsi al regime. Secondo quanto è scritto nel documento però Romeo non si sarebbe occupato di questo :
“A novembre 2011 il Cardinale Romeo si è recato con un visto turistico a Pechino, dove, di fatto, non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica in Cina, bensì uomini d’affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi. A Pechino il Cardinale Romeo ha dichiarato di essere stato inviato personalmente da Papa Benedetto XVI per proseguire, o meglio verificare i colloqui avviati dal Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010 in Cina. Inoltre ha affermato di essere l’interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano ”.
Nel primo paragrafo l’anonimo estensore del documento consegnato agli uomini del Segretario di Stato Bertone e del Papa da Castrillon sostanzialmente tratteggia un Romeo un po’ sbruffone. L’arcivescovo di Palermo si accredita come un antico amico del cardinale Castrillon, esperto di rapporti con le chiese clandestine dai tempi della sua esperienza nelle Filippine, e persino come il componente di una sorta di direttorio segreto che governerebbe la Chiesa di Ratzinger.
“Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui - Romeo - formerebbe assieme al Santo Padre - Papa Benedetto XVI - e al Cardinale Scola una troica. Per le questioni più importanti, dunque, il Santo padre si consulterebbe con lui - Romeo - e con Scola”. Poi arriva il paragrafo sulle critiche che Romeo avrebbe rivolto al capo del Governo della Chiesa, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone.
“Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana”.
Non solo: Bertone e Ratzinger sono descritti come una coppia di litiganti costretti a convivere nelle mura leonine:
“Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però, che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico”.
A questo punto, dopo aver premesso che “Anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato”, arriva il paragrafo nel quale ci si occupa della successione del Papa, che vedrebbe in posizione privilegiata proprio il cardinale Scola, da sempre vicino a Comunione e Liberazione.
“In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre - così Romeo - il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina - prosegue il documento consegnato dal cardinale colombiano al Papa - in Cinacontinuando a trasmettere indiscrezioni”.
Ed ecco che, dopo avere esaminato il quadro dei rapporti conflittuali all’interno del Vaticano in vista della successione a Ratzinger, Romeo, secondo l’appunto, avrebbe gettato di fronte ai suoi interlocutori la bomba:
“Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”.
Per accreditare la veridicità dei fatti riportati il documento maliziosamente chiosa: “Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare, che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano”. La chiusura è dedicata al tema centrale che angoscia evidentemente l’estensore: la successione a Ratzinger: “Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che, già adesso sarebbe certo benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana.
Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano”. Il Fatto nella serata di ieri ha contattato telefonicamente il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, per chiedere la posizione ufficiale del Vaticano su questo documento ma la sua risposta è stata: “Pubblicate quello che credete ma vi prendete una responsabilità. Mi sembra una cosa talmente fuori dalla realtà e poco seria che non voglio nemmeno prenderla in considerazione. Mi sembra incredibile e non voglio nemmeno commentare”. Un atteggiamento di totale negazione dei fatti che appare discutibile perché il documento pone quesiti importanti non solo sulla salute e la sicurezza del Papa ma anche sulla situazione a dir poco sconcertante in cui versa la Chiesa.
Benedetto XVI è il capo della religione più diffusa sulla terra. Per 2 miliardi di cattolici è il custode della dottrina e - al di là della veridicità delle affermazioni contenute nell’appunto che va tutta verificata - questo testo deve essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Una lettera simile non è una questione che può restare confinata nel circuito epistolare tra gendarmi, Segreteria di Stato e cardinali ma deve essere spiegata ai cristiani sempre più attoniti per quello che leggono sui giornali. Il Fatto ha già pubblicato il 4 febbraio scorso la lettera del Nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, già segretario del Governatorato della Città del Vaticano, nella quale l’arcivescovo formulava accuse gravissime sulla corruzione, i furti e le false fatturazioni dentro le mura leonine e accusava di presunti reati monsignor Paolo Nicolini, direttore dei Musei Vaticani. Poi abbiamo pubblicato un documento esclusivo sui rapporti Aif-Uif che documentava la scelta del Vaticano di non fornire informazioni bancarie precedenti all’aprile del 2011 alle autorità antiriciclaggio. Ora si scopre un documento nel quale si parla senza remore di morte certa del Papa e si favoleggia persino di un possibile complotto per uccidere il Pontefice.
Per questo l’appunto sulla morte del Papa deve essere pubblicato: perché se ne verifichi coram populo l’origine e la veridicità e soprattutto perché finalmente Santa Romana Chiesa esca dal silenzio e spieghi ai suoi fedeli (e non solo a loro) come è possibile che tra i cardinali e il Papa circolino previsioni certe di morte e ipotesi omicidiarie che solo a leggerle fanno venire i brividi.
di Alessandro Oppes (il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2012)
Definirlo onnipotente, forse è eccessivo. Non foss’altro perché si tratta di un altissimo prelato della Curia vaticana, nelle cui austere stanze l’appellativo viene indicato solo con maiuscola, e si intende riservato a un’entità suprema. Ma non ci sono dubbi che, dopo decenni di inarrestabile ascesa, il cardinale Darío Castrillón Hoyos era diventato uno dei più temuti e rispettati di Santa Romana Chiesa. Al punto che, nei mesi di lenta agonia di Giovanni Paolo II, il nome del colombiano di Medellín emerse con forza tra quelli dei più accreditati papabili. Poi non se ne fece più nulla.
Ma tra le file dei conservatori, che alla fine decisero di puntare su Joseph Ratzinger, Castrillón è da almeno 25 anni uno dei prelati più reputati. Soprattutto per le sue straordinarie capacità diplomatiche, delle quali cominciò a dare mostra sin da quando esercitava le funzioni di vescovo nella sua Colombia, prima nella diocesi di Pereira, poi nella sede metropolitana di Bucaramanga.
Nel 1984 sfuggì a una pioggia di proiettili quando il presidente Belisario Betancur lo incaricò di guidare una commissione di pace per tentare un accordo con i gruppi della guerriglia. Poi fu mediatore nella liberazione di un ex candidato presidenziale sequestrato dal movimento M19, e si incontrò con il capo del cartello di Medellín, Pablo Escobar, all’epoca il criminale più ricercato del mondo. Come delegato pontificio, andò alla Casa Bianca per convincere George Bush senior a desistere dall’idea di invadere il Nicaragua e rovesciare il governo sandinista. Molto più recenti, di appena due anni fa, sono i suoi sforzi per normalizzare i rapporti tra la Cina e il Vaticano, con una visita seguita con grande interesse dalle autorità di Pechino.
Poliglotta (parla otto lingue), definito come “l’orecchio del Papa” soprattutto ai tempi di Wojtyla, Castrillón ha collezionato un curriculum che ha pochi eguali Oltretevere. Dal Consiglio per il dialogo con i non credenti alla Commissione Iustitia et Pax, dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli a quella per l’educazione cattolica. Ma l’incarico di maggior prestigio è quello che Giovanni Paolo II gli affidò nel 1996, nominandolo prefetto della Sacra Congregazione per il clero. Che è come dire la massima autorità che controlla 400mila sacerdoti in tutto il mondo.
Negli ultimi anni, ha guidato la Pontificia commissione Ecclesia Dei, fino a quando, nel luglio 2009
ormai ottantenne - è stato rimosso dall’incarico come prevedono le norme ecclesiastiche di papa
Ratzinger, che ha deciso di accorpare la commissione alla Congregazione per la dottrina della fede,
l’ex Sant’Uffizio del quale l’attuale pontefice era stato a lungo il presidente. Appunto per ragioni
d’età, è diventato ormai un “cardinale non elettore”, e sarà quindi escluso dal prossimo Conclave.
MA LA STELLA di Castrillón aveva comunque cominciato a tramontare negli ultimi anni. Per almeno due motivi. Uno risale al dicembre 2008, quando dopo sei anni di intenso negoziato il cardinale comunicò a Benedetto XVI di aver ottenuto che i vescovi scomunicati del movimento di Levebvre si sottomettessero di nuovo al magistero della Chiesa cattolica, a cambio dell’annullamento della scomunica che era stata loro imposta nel 1988. In apparenza un’eccellente notizia, se non fosse che, subito dopo, scoppiò lo scandalo del vescovo Richard Williamson, in un’intervista alla televisione svedese negò la gravità dell’Olocausto e l’esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento. E poi, ultima gaffe, nell’aprile di due anni fa, con una lettera di elogi a un vescovo francese per non aver denunciato in tribunale il caso di un prete pedofilo.
Guerre poco sante
di Antonio Padellaro (il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2012)
Non sorprende che il portavoce vaticano definisca incredibile il documento che pubblichiamo (cos’altro dovrebbe dire?), così come non ci aspettiamo che il cardinale Castrillón e il cardinale Romeo, ciascuno per la parte che lo riguarda, svelino cosa si nasconde realmente dietro il contenuto sconvolgente di quelle pagine scritte in tedesco. Nella lunga storia della Chiesa, gli attentati alla vita dei pontefici non sono stati pochi (senza contare le morti sospette: Papa Luciani), ma è difficile ricordare una premonizione così datata: “Entro 12 mesi”. Tuttavia quelle pagine esistono e nessuna smentita potrà cancellarle. Si possono fare molte ipotesi. Una polpetta avvelenata all’interno della Santa Sede? Difficile credere che una ricostruzione così precisa sia il prodotto di una fabbrica dei falsi finalizzata a screditare due eminenti porporati.
Scoprire che nei Palazzi apostolici (da lì giunge l’appunto) si annidano corvi e serpenti non darebbe del Vaticano un’immagine ancora più desolante?
Più realistico considerare autentico il documento Castrillón e verosimile il resoconto del viaggio cinese di Romeo. Per l’importanza delle fonti. Per le verifiche compiute dal Fatto. E anche perché la guerra (poco santa) tra fazioni e correnti intorno a Ratzinger non può certo sorprendere dopo gli imbrogli e le ruberie denunciate da monsignor Viganò con la lettera pubblicata dal Fatto. Una cosa è certa: da oggi in poi ci sarà molto da raccontare sui segreti che il trono di San Pietro non riesce più a celare.
“Strettamente confidenziale per il Santo Padre”
in “il Fatto Quotidiano” del 10 febbraio 2012
Oggetto: Viaggio del Cardinale Paolo Romeo (*20 febbraio 1938 ad Acireale, Provincia di Catania, Italia), Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011.
Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre.
Viaggio a Pechino:
Nel novembre 2011 il Cardinale Romeo si è recato con un visto turistico a Pechino, dove, di fatto, non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica in Cina, bensì uomini d’affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi. A Pechino il Cardinale Romeo ha dichiarato di essere stato inviato personalmente da Papa Benedetto XVI per proseguire, o meglio verificare i colloqui avviati dal Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010 in Cina. Inoltre ha affermato di essere l’interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano.
In un colloquio confidenziale, il Cardinale Romeo ha informato i suoi interlocutori in Cina di aver curato durante la sua attività svolta per conto del Servizio diplomatico della Santa Sede presso le rappresentanze papali nelle Filippine, i contatti con la Chiesa Clandestina RKK1 e di essere, in virtù di questa sua esperienza, l’interlocutore adatto per curare le questioni fra la Cina e il Vaticano.
Inoltre dice di essere stato fra il 1990 e il 1999 Nunzio Apostolico in Colombia e di aver collaborato, proprio in quel periodo, con il Cardinale Castrillón. Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui - Romeo - formerebbe assieme al Santo Padre - Papa Benedetto XVI - e al Cardinale Scola una troika. Per le questioni più importanti , dunque, il Santo padre si consulterebbe con lui - Romeo - e con Scola.
Al Cardinale Romeo è stato comunicato da parte cinese quanto segue: Molti Cardinali si sono recati in Cina, ma la visita più importante per il rapporto fra la Cina e il Vaticano è stata quella del Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010.
STRETTAMENTE CONFIDENZIALE 30.12.2011
Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone:
Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana.
Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico.
Anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato. Successione di Papa Benedetto XVI: In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa.
Per iniziativa del Santo Padre - così Romeo - il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni.
Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre. Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano. Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che già adesso sarebbe certo, benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana.
Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI, il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano.
Omicidi, sequestri e silenzi da papa Luciani a Viganò
di Ferruccio Sansa (il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2012)
Tanti scandali. Nessuna certezza. Le Mura Vaticane custodiscono intatti i loro misteri. Vicende che secondo alcuni sfiorano i vertici della Chiesa e che si intrecciano con la storia del nostro Paese. Ma l’accertamento della verità, come l’autorità giudiziaria italiana, pare talvolta essersi fermato all’ingresso dello Stato Pontificio.
L’infarto di Papa Luciani
“Ieri mattina sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere!”, è il 26 agosto 1978 quando Albino Luciani pronuncia queste parole. Il 28 settembre muore. Il referto parla di “infarto miocardico acuto”. E all’inizio nessuno dubita. Quel Papa dai modi miti, si dice, stroncato da una tensione insostenibile. Il tempo, però, rivela altro: Luciani si preparava a essere un Pontefice innovatore, con il desiderio di riportare la Chiesa alla semplicità originaria. Un impegno, però, che doveva scontrarsi le influenti gerarchie vaticane abituate a gestire potere e centinaia di miliardi. Saranno le inchieste giornalistiche a pronunciare per la prima volta la parola “omicidio”. Ne parlerà a Paolo Borsellino anche un pentito di mafia,
Vincenzo Calcara. Emersero così alcune circostanze mai chiarite: alla morte di Luciani fu deciso di non effettuare l’autopsia. Non fu mai chiarito del tutto chi ritrovò il corpo. Si raccontò poi di un incontro che il Papa aveva appena avuto per verificare le finanze della Chiesa. Infine, si è parlato della lista di nomine (e rimozioni) che avrebbe dovuto essere comunicata proprio il giorno della morte.
L’attentato a Wojtyla
Piazza San Pietro, 13 maggio 1981, attentato al Papa. L’unica cosa certa è che a sparare fu Mehmet Ali Agca (condannato all’ergastolo e graziato nel 2000). Le sue dichiarazioni contraddittorie hanno lasciato intravvedere perfino complici in Vaticano. L’ipotesi più seguita parla di un attentato progettato dal Kgb insieme con la Stasi della Germania Est. I servizi comunisti si sarebbero serviti di terroristi bulgari e dei Lupi Grigi turchi. Ma il pentito Caldara sosteneva che la mafia aveva avuto un ruolo nella vicenda.
Lo scandalo Ior
A gettare una luce - o un’ombra - diversa sui gialli del Vaticano sono gli scandali che vedono collegati Ior (l’Istituto Opere Religiose), Paul Marcinkus, Michele Sindona e P2. Dalle inchieste sul crack emerse che lo Ior avrebbe fornito una copertura per drenare 1.500 miliardi dalle casse dell’Ambrosiano. Non solo: Calcara sostenne che Marcinkus era a contatto anche con ambienti di Cosa Nostra. Uno scandalo, quello del Banco Ambrosiano, finito nel sangue con le morti di Guido Calvi, della sua segretaria e di Michele Sindona. Oltre a Giorgio Ambrosoli che stava cercando di fare chiarezza sull’Ambrosiano. E Marcinkus? Annullata sulla base dei Patti Lateranensi la richiesta di estradizione, morì con i suoi segreti a Sun City, in Arizona, a 84 anni.
Il rapimento Orlandi
Emanuela ha 15 anni quando scompare il 22 giugno 1983. Da quel giorno comincia una storia infinita di depistaggi, di piste che non si sa mai se siano vere o false. È Giovanni Paolo II nell’Angelus del 3 luglio 1983 a dire per primo pubblicamente che si tratta di un sequestro. Intanto è un supplizio continuo di telefonate anonime. Prima tocca a Pierluigi e Mario (telefonisti legati, pare, alla Banda della Magliana) che vorrebbero far credere alla fuga. Poi tocca a un uomo dall’accento americano che qualcuno sostiene fosse Marcinkus. Quindi spunta il possibile collegamento con la Magliana che si dice volesse chiedere la restituzione dei miliardi investiti nello Ior. I testimoni raccontano di aver visto Emanuela per l’ultima volta a due passi dalla Basilica di Sant’Apollinare. C’è chi sostiene che fosse con un uomo che somigliava a Renatino De Pedis, uno dei capi della Banda. Proprio lui che incredibilmente è sepolto all’interno della Basilica. Sabrina Minardi, ex moglie del giocatore Bruno Giordano in quegli anni legata a De Pedis, sostiene di aver assistito alla sepoltura di Emanuela. Agca invece assicura: “Emanuela è viva”. Un sedicente ex agente del Sismi sostiene si trovi in un manicomio inglese. Mille piste, nessuna verità.
Spari alle guardie svizzere
Alois Estermann viene nominato capo delle Guardie Svizzere la mattina del 4 maggio 1998. La sera viene ucciso con la moglie Gladys Meza Romero e con la guardia Cedric Tornay. La soluzione ufficiale del giallo arriva dopo poche ore di indagine condotta tutta dentro le Mura Vaticane: Tornay era un ragazzo instabile, fumava canne. Aveva una cisti nel cervello che lo avrebbe reso più aggressivo. Cedric avrebbe ucciso Estermann per vendicarsi di una promozione negata. La moglie dell’ufficiale si sarebbe trovata nel posto sbagliato. Un mare di prove (troppe hanno pensato in molti). Testimoni che spariscono e riemergono anni dopo accanto al Papa.
Il caso Viganò
Il 27 marzo 2011 monsignor Carlo Maria Viganò, all’epoca segretario generale del Governatorato (che gestisce le casse vaticane) scrive a Benedetto XVI. Viganò, chiamato un anno prima dal Papa a rimettere in sesto le finanze vaticane, lancia un allarme: vogliono di rimuovermi, ma “un mio trasferimento provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione”. Viganò ha portato i conti da 8 milioni di perdite a 34,4 di avanzo. Il monsignore accusa “grandi banchieri che sono risultati fare più il loro interesse che i nostri”. Il 18 ottobre Viganò viene nominato nunzio apostolico a Washington dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Una destinazione di prestigio. E lontana dai conti del Vaticano.Ma il programma "Gli intoccabili" scopre la storia
E il cardinale attacca Crocetta «Non faccia il pm antimafia»
di Massimo Giannetti (il manifesto, 1 novembre 2012)
«In queste ore ho sentito sbandierare che ora c’è un antimafia a presidente della Regione. Ma il presidente della Regione non è il procuratore antimafia, quello lo deve fare il procuratore antimafia, mentre il presidente della Regione se vuole combattere la mafia deve far funzionare gli uffici della Regione. Perchè se non funzionano c’è sempre chi, corrompendo, li farà funzionare come vuole lui». C’è sempre un filo di ambiguità negli interventi color porpora del cardinale di Palermo, Paolo Romeo. Ieri, dalle trombe di Radio Vaticana è partito a testa bassa contro Rosario Crocetta, neoeletto a governatore della Sicilia, lasciando intendere quasi quasi l’incompatibilità tra la funzione di presidente della regione e quello e della lotta alla mafia. Parole appunto ambigue che lasciano presagire un atteggiamento ostile delle alte gerarchie ecclesiastiche nei confronti dell’ex sindaco antimafia di Gela.
Che Romeo stia già rimpiangendo i due passati governi regionali, quello di Totò Cuffaro e quello di Raffaele Lombardo, entrambi dimessi anticipatamente da pesanti inchieste per fatti di mafia? Certamente non è questo il sentimento del cardinale, il quale però di sicuro non disdegnerebbe un grande inciucio per la governabilità della Sicilia, visto che Crocetta non ha una maggioranza autosufficiente all’Assemblea regionale: «Ora noi, qui in Sicilia - ha aggiunto sua eminenza - saremo governati da chi è andato al governo col 10% dell’elettorato. Ora in un momento di crisi così grave credo che sia impensabile poter governare col 10%, perché si ha bisogno di una partecipazione ampia. Oggi sempre più quando c’è da spartire, tutti sono disponibili ma quando c’è da fare dei sacrifici tutti si chiamano fuori. Ma se tutti non facciamo dei sacrifici la realtà della quale ci lamentiamo non cambierà mai».
La replica di Crocetta, sostenuto da una coalizione Pd e Udc, non si è fatta attendere, ma da cattolico praticante quale è, benché omosessule dichiarato - - fosse questo il vero motivo delle ostilità vaticane nei suoi confronti? - ha risposto al cardinale con fin troppa pacatezza: «Le parole di Romeo sono al centro del mio programma per realizzare in Sicilia quella che ritengo la rivoluzione della dignità e che consiste innanzi tutto nella lotta agli sprechi e alle ingiustizie sociali. Su queste questioni, interverremo fin dal primo giorno della mia proclamazione».
Intanto, a proposito delle difficoltà sulla governabilità che Crocetta si troverà effettivamente davanti dopo la procamazione a governatore, che potrebbe avvenire la prossima settimana, la folla di "volenterosi" si allarga sempre di più. Ieri, dopo quella di Gianfranco Micciche, «pronto a dare una mano a Crocetta per il bene comuneld ella Sicilia», è arrivata anche l’offerta di «collaborazione» di Francesco Cascio, presidente uscente dell’Assemblea regionale, capolista del Pdl alle recenti elezioni, in guerra aperta proprio contro il suo ex compagno di partito Micchichè, ora leadere di Grande sud, arrivato quarto nella sfida per la presidenza. Cascio propone a Crocetta un governo di «responsabilità regionale, ma la proposta dovrà arrivare da lui», dice con toni che vorrebbero sembrare minacciosi: «Se Crocetta si alleasse con Micchiché e Lombardo, diventeremmo tutti grillini...».
Dal fronte del Movimento 5 Stelle, dopo tiepide aperture del terzo classificato Giancarlo Cancelleri
«Il dialogo è aperto ma Crocetta deve avere la capacità di sedurci» - la linea ufficiale la darà
Beppe Grillo, che potrebbe tornare di nuovo il Sicilia il 10 novembre prossimo per una kermesse di
«ringraziamento» ai siciliani nell’Autodromo di Pergusa, in provincia di Enna, città di Cancelleri.
Stati Uniti, prove di "apocalisse"
ma si teme l’effetto Orson Welles
Mercoledì il governo federale sperimenterà per la prima volta l’Emergency Alert System: un avviso interromperà trasmissioni radio e tv simulando un’emergenza nazionale. Solo un test, ma qualcuno potrebbe fraintendere scatenando un’ondata di panico
dal nostro inviato ANGELO AQUARO *
NEW YORK - Il terrore corre sul filo: del telefono e della tv. Alle due del pomeriggio di mercoledì prossimo l’intera America si fermerà tutta insieme: sperando di non doversi fermare mai più. "Questo è un test del Sistema di Allarme d’Emergenza! Questo è soltanto un test!". La voce interromperà la radio che trasmette la canzone di Lady Gaga. Le immagini lampeggeranno sull’ennesima puntata di "Casalinghe disperate". Dalle due del pomeriggio di Washington alle 11 del mattino delle Hawaii - nello splendore dei dei diversi fusi orari d’America - gli States si fermeranno tutti insieme per la prima volta.
Saranno soltanto trenta secondi. E sarà - appunto - soltanto un test. Ma pensate che cosa potrebbe accadere se milioni di americani venissero sorpresi all’improvviso dallo stesso annuncio che rimbalza contemporaneamente nei mezzi di comunicazione di tutto il paese: chi crederebbe che è davvero un test? Così, per non generare ulteriore panico, le autorità hanno deciso di informare la popolazione della simulazione in arrivo: annunciando in anticipo che tutti dovranno tenersi pronti, mercoledì, all’annuncio.
Sembra uno scherzo ma è così. Del resto è la prima volta che si tenta un esperimento del genere su scala nazionale. Questi tipi di test vengono lanciati spesso a livello locale, cittadino e statale. Ma per collaudare la funzionalità del meccanismo, occorreva una sorta di prova generale. Solo il presidente degli Stati Uniti può dare l’ordine di un allarme a livello federale. E la Casa Bianca ha deciso che i tempi erano maturi per rispondere alle richieste della Fema, la protezione civile di qui, responsabile del lancio.
Ma perché proprio mercoledì prossimo? E perché a quell’ora? Mercoledì 9 - spiegano gli esperti della Fema - è stato scelto come giorno "cerniera" tra la fine della stagione degli uragani e l’inizio della stagione invernale. La Casa Bianca vuole che gli americani si preparino a rispondere al peggio: come per esempio hanno dimostrato di saper fare a New York quando questa estate è scattato l’allarme per l’uragano Irene. E le 2 del pomeriggio è un’ora scelta per non creare particolare disagio in un’ora di traffico (pensate alla gente sorpresa dall’annuncio in auto) e in modo da riverberarsi nell’orario di ufficio per tutta l’America.
Resta da chiedersi se radio e tv siano ancora i mezzi nei quali fare passare l’allarme-fine-di-mondo. L’Emergency Broadcast System fu lanciato per la prima volta nel 1963. Un secolo fa, in termini di comunicazione. E non è un caso che la stessa Fema stia già sperimentando l’allarme da spedire sui telefonini: che stanno velocemente diventando il mezzo su cui tutti spendiamo più tempo. Gli esperti giurano che sarebbe sicuramente più efficace. "Questo è un test del Sistema d’Allarme d’Emergenza! Questo è soltanto un test!". Così il super-allarme suonerà presto sull’iPhone: sempre che regga la batteria.
* la Repubblica, 07 novembre 2011
È IL RISULTATO DI STUDI EFFETTUATI DALL’ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA
L’asse terrestre si è spostato di 10 cm
Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004 *
MILANO - L’impatto del terremoto che ha colpito il Giappone stamattina avrebbe spostato l’asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri. È il risultato preliminare di studi effettuati dall’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
IMPATTO - L’impatto di questo evento sull’asse di rotazione, spiega l’Ingv, è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d’arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l’asse terrestre di circa 8 centimetri.
Redazione online
* Corriere della Sera, 11 marzo 2011
Die Zeit, Hamburg - 16 marzo 2011
Editoriale
Politica dell’atomo
Insegnamento dal Giappone per il mondo
Adesso l’umanità deve cambiare modo di pensare.
A questo fine non occorre neppure avere compassione, basta già l’intelletto.
(traduzione dal tedesco di José F. Padova) http://www.zeit.de/2011/12/japan-kernenergie-leitartikel
I giapponesi ci sono estranei, molto estranei. La loro lingua, la loro cultura, la loro padronanza di sé, il loro aspetto. Eppure vi è un livello di sofferenza che rende simili tutte le persone. Questo livello è ora raggiunto, anzi, superato. Squassati dal terremoto, colpiti dallo tsunami, minacciati da radiazioni mortali - ognuno si può raffigurare che cosa tutto questo significhi. Le persone non sanno a chi dovrebbero rivolgersi, non trovano più loro congiunti, hanno sete e hanno paura del ticchettio dei contatori Geiger. Nessuno deve tradurci tutto questo, per quanto lontano arrivi la nostra fantasia, a tanto giunga anche l’amore per il prossimo. Ma quanto a lungo esso sarà sufficiente, per quante settimane o mesi?
Il mondo è stato interrotto dalla catastrofe giapponese nel mezzo di un’altra partecipazione al dolore, quella per le migliaia di vittime del tiranno Gheddafi. Il quale sembra ora conseguire una sporca vittoria, all’ombra di Fukushima. Non siamo forse più in condizioni se non di provare una vagante compassione, inaffidabile, sleale? Oppure siamo semplicemente super logorati da troppo mondo, da troppe vicinanze globali? Gli avvenimenti dell’ultima settimana non permettono qui di dare una rapida risposta, ma esigono innanzitutto una precisa analisi.
Ciò che è sbagliato in Giappone, non può essere giusto qui da noi No, Fukushima non è Cernobyl, perché stavolta non si tratta di un reattore ferrovecchio in una dittatura al tramonto, si tratta di un reattore a ebollizione, come ve ne sono anche in questo Paese [la Germania], e gli incidenti avvengono in un Paese democratico, tanto avanzato tecnicamente quanto lo sono la Germania o la Francia, Paesi al vertice della tecnologia. Ciò che è sbagliato in Giappone non può essere giusto qui da noi.
No, ancor meno questo dipende dalla natura. Essa fa ciò che nei casi estremi fa con determinazione, colpisce spietatamente. Eppure tutto questo lo si sarebbe potuto prevedere, mentre il governo giapponese fino a questo 11 marzo 2011 ha sempre detto che le sue centrali elettriche nucleari sono sicure, così come dice anche il nostro governo. Ma l’affermazione significa che le centrali sono sicure, che lo sono sempre, indipendentemente da quale disastro naturale ha effettivamente luogo.
Eh no, qui non si tratta solamente dell’energia atomica, qui al progresso si è spezzato l’apice. Forse l’11 marzo questo secolo è giunto alla fine di un ottimismo disinibito, infantile, anche immaturo. Da lungo tempo esso era tormentato dai dubbi e fuggiva pur sempre [in avanti] nel prossimo livello del progresso [tecnologico]. Dal carbone al petrolio, dal petrolio all’energia atomica. Questo ottimismo riteneva che tutti i problemi, anche quelli causati dalla tecnologia, presto o tardi sarebbero potuti essere risolti dalla tecnologia stessa. La rappresentazione dell’autolimitazione, della rinuncia a determinate tecnologie, tutta l’idea dell’ingovernabilità si fece bensì strada nel pensiero del mainstream, ma se ne temettero le conseguenze pratiche.
Anche il governo tedesco è impregnato da questo vecchio modo di pensare, non ultima la Cancelliera. Ella ha sempre guardato all’energia atomica come farebbe un’esperta di fisica e ciò le ha fornito un’aura di obiettività. Anche adesso, nell’ora delle sue difficoltà politiche, ella vede ancora la soluzione nella scienza. «La sicurezza sta sopra a tutto», ha detto per giustificare il suo cambiamento di rotta, l’abbandono dall’abbandono dell’abbandono [ndt.: dell’energia atomica, si allude qui ai numerosi voltafaccia della Merkel negli ultimi giorni]. Ma questo non funziona, in Germania tanto meno che in Giappone. Laggiù le centrali nucleari erano calcolate per terremoti fino a forza 8, sono state colte da una forza 9.
Ora, perché la politica giapponese si è accontentata di questo standard di sicurezza? Perché un terremoto di forza 9 è dieci volte più devastante di uno di forza 8 e perché i costi della relativa tecnologia di sicurezza sarebbero aumentati in misura esponenziale. Ciò avrebbe reso l’elettricità dall’atomo più costosa delle altre energie e ridotto radicalmente i profitti dei gestori. Per questo motivo dall’esame approfondito delle centrali elettriche nucleari tedesche, adesso promessoci, può risultare tutto il possibile, solamente non potrebbero mai essere tanto sicure da non diventare troppo costose. La sicurezza pertanto non sta totalmente al disopra, essa in ogni caso va di pari passo col calcolo economico. Il rischio residuale e il profitto sono agganciati l’uno all’altro, l’uno aumenta con l’aumentare dell’altro.
Verosimilmente i giapponesi si sono fidati del loro governo, presumibilmente hanno pensato che esso lo avrebbe detto loro, se l’energia prodotta con l’atomo fosse entrata nella zona di profitto marginale, se fosse diventata o non sicura o non redditizia in misura eccessiva. Questa speranza è stata tradita. E adesso qui da noi? Ci si deve fidare di questo governo nero-giallo [ndt.: dai colori dell’attuale coalizione in Germania]? Che pure senza necessità ha deciso di prolungare il periodo di attività dei reattori nucleari più vecchi e più pericolosi. Perché il governo lo ha fatto? Perché questi reattori da rottamare erano irrinunciabili come tecnologia-ponte verso l’età delle energie rinnovabili? Ma se essi lo sono anche adesso, allora nello stesso tempo ci si poteva risparmiare la moratoria [ndt.: attuale, incandescente polemica circa la sospensione per tre mesi delle centrali più vecchie]. Purtroppo molti elementi suggeriscono il pensiero che il governo Nero-Giallo voleva soltanto dare qualcosa all’industria dell’atomo, da tutto ciò parrebbe che le somme enormi, infilate nella lobby atomica, abbiano fruttato qualcosa [ndt.: maligna insinuazione?].
Quella dell’atomo è la più pericolosa tecnologia che questo Paese utilizza. E nonostante ciò mai c’è stata una consultazione popolare [referendum] su questa materia. Adesso, a causa di quelle terribili catastrofi in Giappone, ci sarà questo referendum. Angela Merkel ha voluto far diventare l’elezione del Consiglio regionale del Land Baden-Württemberg un plebiscito sulla stazione ferroviaria di Stoccarda [ndt.: v. opposizione popolare a progetto di nuova stazione con distruzione di un parco], adesso è divenuta una votazione sull’indirizzo preso dalla Merkel circa l’atomo. Non perché l’opposizione lo vuole, ma perché al momento non vi è argomento più importante. Inoltre la costellazione [di posizioni] a Stoccarda è ideale per un plebiscito reale. Entrambi i partiti al governo sono entusiasti alfieri dell’energia dall’atomo, tutti i partiti dell’opposizione sono per una riduzione dei tempi di funzionamento.
E dopo, e dopo tutto va nuovamente bene, se fra due domeniche finalmente viene decisa l’uscita più veloce possibile[dall’atomo]?
Come si è detto, non si tratta solamente di energia nucleare. Chi ha tenuto d’occhio la situazione dell’ultimo week-end noterà che ha avuto luogo non soltanto una delle maggiori catastrofi del nostro tempo, ma anche la più grande concentrazione di avvenimenti drammatici da decenni a questa parte. In realtà questo fine settimana del 2 marzo avrebbe potuto essere determinato dai titoloni cubitali sul superamento della crisi dell’euro e sul nuovo ordinamento finanziario. Ciò che non è avvenuto, perché la domanda più importante e più urgente era se si dovesse imporre in Libia una no-flight zone. Cosa che retrocesse comunque nello sfondo, perché il Giappone era stato colpito da un terremoto prima, da uno tsunami poi, ciò che un’altra volta è stato coperto dalla catastrofe atomica.
(...)
Il mondo diventa più veloce, più angusto, più vivo, più libero - più pericoloso. E vi è un mondo delle reazioni a catena e degli effetti esponenziali. Da ciò realizzare l’esigenza di un ampio, per così dire miliardario [ndt.: in termini di popolazione mondiale], amore del vicino e del lontano non porterebbe via nulla al sovraccarico, al contrario.
Perciò si dovrebbe provare a considerare questo mondo con occhio freddo. In che cosa quindi ci riguardano gli arabi? Ora, per lo meno, perché ci forniscono petrolio o prossimamente l’energia elettrica dal sole mediante lunghissimi elettrodotti. O perché diventano profughi, quando le rivoluzioni vanno storte. E che cosa abbiamo a che fare noi con i giapponesi, che vivono a 9.000 km di distanza da Berlino? Almeno per il fatto che hanno reattori nucleari che sono maledettamente simili ai nostri.
Non occorre amore per la nuova cittadinanza mondiale, basta già la comprensione.
Tuttavia si potrebbe impazzire di fronte alle nuove esigenze. Quindi dalla catastrofe di Fukushima devono essere tratti insegnamenti di fatto. L’undicesimo comandamento per il moderno cittadino suona così: Non devi azzardare - le poste sono troppo alte, troppe persone ne sono colpite. Anche questo è una diversità rispetto a Cernobyl, qui è non colpito un territorio quasi disabitato. Il disastro riguarda una regione industriale fittamente popolata, se poi le cose volgono al peggio, perfino una delle più grandi città del mondo, Tokyo e i suoi dintorni, con quasi 40 milioni di abitanti.
Che nel campo dell’energia atomica entri in azione il rischio residuale è cosa estremamente improbabile. Ma nel caso di emergenza le conseguenze sono nondimeno estremamente inimmaginabili.
L’altro insegnamento di questi giorni dice: Non puoi essere indifferente. Per decenni si è ignorato e negato ciò che si è accumulato in Arabia e adesso tutto finisce fuori controllo, un Paese appicca il fuoco al suo vicino e alla fine di questo decennio la maggior parte dei potenti dovrebbero essere stati spazzati via.
Sarebbe temerario voler affrontare soltanto con un paio di regole il mondo che diventa più veloce e più complicato. Dunque per ora si possono trarre dalle prime settimane, dense di storia, di quest’anno due cose diverse: ci si deve guardare dai rischi residuali e dagli effetti esponenziali. E: Là dove per lungo tempo non si è osservato correttamente presto o tardi accade qualcosa di temibile.
E: Salvi il Giappone, chi può!
I PACHAKUTYKUNA: la trasformazione della Terra *
I PACHAKUTYKUNA, sono periodi di grande trasformazione della Terra e degli uomini, che avvengono durante un arco preciso di tempo. Il PACHAKUTY , secondo i popoli Indios sudamericani, è il CAMBIAMENTO, può manifestarsi come miglioramento o peggioramento, oppure come sconvolgimento totale.
PACHAKUTY distrugge per CREARE UN’ALTRA COSA. E’ come potare ogni anno i rami di un albero: serve a rinforzarlo o ad eliminare le parti inutili, inoltre, un albero che invecchia non da frutti, deve essere tagliato, o rimpiazzato da un albero nuovo. Quando una specie vivente si ammala e degenera, deve scomparire. LA NOSTRA UMANITA’ è COME UN ALBERO. IL KAMAK è il Giardiniere e tra poco entreremo nel periodo della “fioritura”.
Questo cambiamento ciclico che l’umanità vive, è in relazione con l’attività delle macchie solari, che influenzano i pensieri e le azioni dell’uomo. IL CICLO è PARTE di UN’ERA. OGNI NUOVA ERA è PARTE D’UNA NUOVA CONFIGURAZIONE COSMICA. Il passaggio da un ciclo all’altro ,a volte è doloroso, ma necessario per la nostra evoluzione.
Le grandi ERE sono suddivise in periodi di oscurità e LUCE. In ognuno di questi periodi, vi sono cicli di trasformazione della durata di 500 anni. In questi anni si produce un HATUN PACHAKUTY, un cambio di ERA E di CICLO, UN EVENTO STRA-ORDINARIO, IN QUANTO SI VERIFICA SOLO OGNI 12.000 ANNI, E SOLO DUE VOLTE DURANTE LA GRANDE ERA di 25.000 ANNI. Ora stiamo uscendo dal periodo di oscurità, per entrare nel periodo di luce. Gli imperi nati dal denaro, per interessi personali e per ambizioni egoistiche, per il dominio degli uni sugli altri,hanno fatto nascere una civiltà che si è sviluppata, ma che ora dovrà MORIRE.
E’ LA LEGGE DELLA NATURA
Ogni Era è come un cerchio, al quale farà seguito un altro cerchio, ma PACHAKUTY è una particella di quel cerchio e segna l’inizio e la fine di un ciclo cosmico nel tempo e nello spazio. Il passaggio dalla Luce al buio e dal buio alla luce si manifesta attraverso SEGNALI COSMICI: PASSAGGI di COMETE, CONGIUNZIONI di PIANETI ED ECLISSI, che influenzano la terra in svariati modi.
IL BUIO PASSERA’, PERCHE’ ALLA NOTTE TENEBROSA SEGUE SEMPRE IL GIORNO LUMINOSO. ENTRANDO NELLA NUOVA ERA SAREMO ATTORI E TESTIMONI DELLA COMPLETA TRASFORMAZIONE DEL MONDO. L’umanità sta entrando in una nuova tappa della sua vita, per andare a cercare l’unità, la pace, l’armonia, per riuscire a raggiungere lo scopo della sua presenza su questo pianeta e garantire l’esistenza stessa di tutti gli esseri viventi. In questa Nuova Era, si cercherà di abbattere le barriere che si oppongono al processo di UNIFICAZIONE. SCOMPARIRANNO TUTTE, DA QUELLE GEOGRAFICHE A QUELLE CULTURALI. L’umanità cercherà la giusta comprensione dell’ universo esterno, ma cosa più importante, del suo Universo INTERNO e cercherà di ARMONIZZARLI. QUESTO è IL PROCESSO CHE LO CONDURRA’ ALLO COMPRENSIONE DELLO SPIRITO SACRO. A questo punto l’uomo, sarà FRATELLO di ogni uomo, degli animali e delle piante e figlio amoroso di MADRE TERRA.
Questa Era sarà chiamata INKARIY: ERA di ILLUMINAZIONE, di VERITA’, di AMORE e di ARMONIA TRA IL FIGLIO E LA MADRE. L’umanità si avvicinerà maggiormente a WIRAQOCHA, DIO, IL GRANDE SPIRITO, perchè avrà la capacità di esprimere amore puro, pace, creatività e attenzione a tutte le cose esistenti sulla Terra.
La razza della sesta Terra, sarà formata non solo da chi sta nascendo adesso, ma anche dai figli che furono sempre rispettosi della terra e che capiscono che la vita dell’uomo non è soltanto sua, ma è intimamente connessa alla vita degli altri esseri viventi. TUTTI CONDIVIDONO QUESTA DIMORA CHE PACHAKAMAQ, IL GRANDE SPIRITO DELLA TERRA, GOVERNA. Questa è l’ opportunità per tutti i figli che si trovano sulla terra, di partecipare al grande processo evolutivo, attraverso cui la Terra, si potrà convertire da PACHAMAMA A MADRE COSMICA.
L’UOMO AVRA’ I PIEDI POGGIATI PER TERRA E GLI OCCHI AL CIELO. La nuova umanità saprà calpestare la Terra come se la carezzasse, non compirà più delle aggressioni contro sua Madre, perché si identificherà con Lei. SI PUO’ AFFERMARE CHE ENTRERA’ IN TOTALE CONTATTO CON LA NATURA. Potremo infatti, utilizzare occhi e orecchie per comprendere il linguaggio degli uccelli e degli animali, o la voce dell’aria e delle acque dei fiumi, delle cascate e delle onde del mare, del gocciolio delle piogge.
L’umanità avrà un’ AURA CELESTIALE, perché sarà in armonia con la Terra e il Cielo, con la Madre e il Padre, con Coloro che creano e ACCUDISCONO, perché siamo FIGLI DEL COSMO: di HANAN, IL GRANDE UNIVERSO, di URIN,IL PICCOLO UNIVERSO, DEL CIELO E DELLA TERRA. L’UOMO INCONTRERA’ LA SUA UNITA’: L’ HANAN, il KAY e l’URIN, PADRE FIGLIO/A E LA MADRE.
A quel punto l’umanità riceverà in eredità le esperienze di vita delle umanità precedenti che sono rimaste registrate nella memoria della Madre terra, per essere tramandate ai suoi Figli. La sesta Era sarò un crogiuolo di razze diverse, ecco perché si chiama dell’ARCOBALENO, simbolo usato come stendardo dagli antichi popoli molti secoli fa e che adesso torna ad essere utilizzato dai difensori e dagli amanti della Terra. L’evoluzione dei popoli della Terra, è in relazione col cambiamento legato all’influenza del sole e alle variazioni dell’anno solare.
IL SOLE è IL CUORE DEL NOSTRO SISTEMA, l’umanità non si rende conto di quanta influenza abbia il sole nella nostra vita; esso non ci da solo luce e calore, ma è fonte e GUIDA della nostra evoluzione. Il TATA INTI P’UNCHAU, SMUOVE GLI UOMINI,RISVEGLIA I VULCANI E SCUOTE LA TERRA. In esso dimora il GUARDIANO DEL SOLE, P’UNCHAU, NOSTRO PADRE AMOROSO, ma anche rigoroso, che sa governare con amore e rigore e regola il nostro cammino.
Nelle Ande si era già formato secoli addietro, il modello ideale per l’umanità futura: la comunità globale chiamata TAWANTINSUYO, LA SOCIETA’ CHE UNISCE GLI UOMINI COL COSMO. Questa comunità fu ideata dalle MAMAKUNA, donne che conoscevano la natura, sagge e amorevoli. Dirigevano soavemente il cammino degli uomini. Questo modello ideale fu distrutto dai popoli guerrieri che arrivarono dal meridione e poi dal settentrione. Questo modello sarà di nuovo usato dagli uomini dell’ERA AUREA, NELLA QUALE L’UMANITA’ STA ENTRANDO.
Per far si che il prossimo Pachakuty non sia troppo doloroso si dovranno riparare i danni che gli uomini stanno infondendo alla Terra, in caso contrario ci sarà molta angoscia...acqua, fuoco, alluvioni, eruzioni, terremoti,...Il Pachacuty è cominciato e andrà avanti fino al 2013...TUTTI GLI AYARINAKA (inviati, annunciatori della verità), devono lavorare nello stabilire di nuovo un’alleanza con la Madre Terra per far sì che questo passaggio sia meno doloroso.
In questo momento, il vero pericolo è per gli uomini che vivono nelle nazioni “sviluppate”, essi non dispongono ancora della tecnologia sufficiente per abbandonare in massa il pianeta in caso di pericolo totale. In questo caso gli SPIRITI GUARDIANI della LUCE E LO SPIRITO GOVERNATORE DELLA TERRA interverrebbero con coloro che non sono coinvolti perché vivono in concordia e in armonia con LE LEGGI DELLA NATURA. L’uomo moderno invece, sta spezzando queste leggi andando incontro alla sua distruzione. Se si producesse una catastrofe, i Guardiani hanno l’incarico di guidare coloro che amano e rispettano la natura, uniti in questo lavoro sotto il simbolo dell’ARCOBALENO.
Molti difensori del pianeta sono coscienti che questa umanità si sta autodistruggendo, facendo ammalare la Madre Terra.
La Terra quando è malata, cerca di riequilibrarsi e curarsi esattamente come fa l’organismo umano ammalato. Così, nel corpo interno della Terra si è innestato un movimento di purificazione, che avanza inevitabilmente per eliminare gli elementi tossici e velenosi. Perciò la Terra libera energia dall’Interno, energia capace di curare e rigenerare.
LA PACHAMAMA PRIMA di GUARIRSI DEVE DISTRUGGERE, POI RIGENERA E CREA. Nel ciclo attuale del pianeta, gli esseri umani sono un flagello e, allo stesso tempo, un catalizzatore di questa catastrofica azione di conservazione.
La Pace e l’Amore devono regnare nel Cuore degli uomini e donne di questo pianeta per rinforzare lo scudo protettore della Terra. Vi sono forze oscure, sottili eppur potenti, che stanno debilitando la Terra. Si infiltrano negli uomini rendendoli malvagi. E’ urgente ristabilire il contatto con la Madre Terra e difenderne la vita in tutte le sue forme, creando colonne e PILASTRI di preghiera, di luce e di energia.
La sicurezza della Terra ha un limite, superato il quale, i GUARDIANI hanno l’ordine di riscattare quegli uomini che potrebbero ripopolare il pianeta. Questo infatti, dovrà subire una purificazione per mezzo del fuoco, l’elemento più potente della natura, in grado di dissolvere la forza negativa che si è accumulata sulla superficie della Terra. L’umAnità presente si sta comportando esattamente come quella civiltà andata distrutta 13.000 anni fa, che nei giorni precedenti alla fine, rubava, mentiva, distruggeva seminando caos e violenza. Tutto ciò caricò la Terra di vibrazioni negative e, quando queste superarono una certa soglia, la terra cercò di ristabilire il suo equilibrio...e sopraggiunse il cataclisma. Dobbiamo creare cerchi di armonia, cerchi di preghiera e di difesa dell’ecologia della Terra, recuperare la spiritualità perduta, rinforzare e promuovere l’Amore in tutte le sue forme, la fratellanza, la solidarietà fra gli umani e tutti gli altri ospiti di questa meravigliosa terra, solo cosi ne diventeremo a pieno diritto i CUSTODI.
Gli AYARINAKA devono lottare fin dove è possibile e il popolo dell’ARCOBALENO RI-UNIRSI SOTTO L’UNICO SIMBOLO CHE RI-UNISCE LE QUATTRO RAZZE FACENDONE NASCERE UNA QUINTA di TUTTI I COLORI
Amati Fratelli, in questi tempi tumultuosi, stringiamoci tutti insieme nella consapevolezza del paradiso che UNITI stiamo creando. Focalizziamoci solo e unicamente sulla nuova Terra, non regaliamo le nostre perle a chi non vuole far parte di questa nuova umanità. E’ essenziale concentrare le nostre forze in unica direzione, solo così potremo elevare ed elevarci al di sopra di chi invece intende rimanere al buio. La scelta ormai è stata fatta nei nostri cuori e nelle nostre anime. Dobbiamo solo andare avanti, non serve più mettere attenzione su ciò che è distorto e deviato. Poniamo il nostro amore e la nostra attenzione caricata di amore , saggezza e volontà, sulla perfezione Divina e tutto accadrà naturalmente come conseguenza del Piano Divino sulla Terra. Non perdete tempo per chi resta indietro, perché solo guardando avanti saremo di aiuto vero, ognuno di noi ha la propria traccia energetica, il proprio dono da offrire e condividere, vi chiedo un ultimo sforzo, una presa di coscienza VERA e immediata per alzare la vibrazione di questo pianeta e contribuire cosi attivamente alla nascita e alla promozione di questo pianeta nella Federazione Stellare delle SETTE GALASSIE.
Con Amore immenso... che la Luce splenda su di Voi sempre...
E che la pace scenda nei vostri Cuori, portatori di semi di luce, buon lavoro!
Herean karla
(www.pilastridiluce.net)
*
IL GRANDE PACHAKUTY, LA TRASFORMAZIONE CICLICA DELLA TERRA
Ho ricevuto dalla mia amica Karla che si trova in Argentina (Città di Erks), questo articolo. Lo pubblico con la consapevolezza del fatto, che queste parole possano giungere come "verbo" (musica-suono-frequenza), nei cuori di tutti voi. Non è più tempo di filosofie ma è tempo di Realtà. Buona lettura.
Massimo Fratini (Direttore Segnidalcielo)
THE REAL DOOMSDAY? DECEMBER 21, 2012 *
For now, let’s forget all the small planets and focus on Jupiter. It makes one complete trip around the Sun every 11.861773 years. There’s a new theory put forth by Dr. Rollin Gillespie which shows that Jupiter, and to a smaller degree the other less massive planets, may trigger the 11 year cycle of sunspots and solar flares.
The barycenter is not a single point in the Sun. Because the Sun is a rotating gaseous sphere, the barycenter forms a vertical, cylindrical "sleeve" that is partially inside and outside the main solar body. All of the planets have such a "sleeve," one inside the other, depending on their relative mass and the location of their barycenters. The particular sleeve representing the mass of Jupiter intersects the solar surface at 35.9 degrees North and South. This is precisely where sunspot and flare activity begin and end during each 11 year cycle. [...]
* Per leggere l’intero art, cliccare su -> QUI)
Le Temps, Genève - 22 settembre 2010
«L’elezione presidenziale [francese] si giocherà sulla questione dell’ingiustizia»
di Catherine Dubouloz
Intervista
Il sociologo Denis Muzet ritiene che il presidente Sarkozy abbia raggiunto un punto di rottura irreversibile.
(traduzione dal francese di José F. Padova)
Aumento dell’età pensionabile, sospetti di traffico di favori nel cuore dell’ affaire Woerth-Bettencourt e, prima di questo, crisi finanziaria e poi economica, chiusura di fabbriche, aumento della disoccupazione: accanto alla collera, nei francesi si diffonde un sentimento d’ingiustizia. Lo dimostrano i commenti dei manifestanti in occasione della mobilitazione del 7 settembre contro la riforma delle pensioni, votata in prima lettura il 15 settembre. O quelli raccolti dall’Istituto Mediascope, società di studi e consulenze specializzata nel campo della comunicazione e dei media. L’analisi del suo presidente, il sociologo Denis Muzet, prima delle nuove manifestazioni previste il 23 settembre.
Le Temps: Il 7 settembre i manifestanti segnavano a dito i potenti risparmiati dalla crisi, mentre i lavoratori sono chiamati a lavorare più a lungo. Essi gridavano il loro senso d’ingiustizia. I sondaggi che state eseguendo confermano tutto questo?
Denis Muzet: Sì, essi ne confermano a un tempo l’intensità e il meccanismo. La crisi ha posto la questione dell’ingiustizia al centro della società e sono persuaso che è proprio su di essa che si giocherà l’elezione presidenziale del 2012.
L.T.: Come si è realizzata questa sensazione?
D.M.: All’inizio vi è il cambiamento di paradigma indotto dalla crisi. Durante l’inverno 2008-2009 un sondaggio ha dimostrato che per i francesi la crisi, prima di essere finanziaria, era una crisi della moralità e della dismisura: gli uomini hanno dimenticato gli uomini e non hanno più pensato ad altro che al denaro. Qualche mese più tardi la questione della giustizia si è posta di nuovo a proposito della ripartizione degli sforzi destinati a rimettere in piedi il Paese. Il sentimento dominante, al tempo dei sequestri dei dirigenti d’impresa, nella primavera 2009, era che quegli sforzi non erano ripartiti con equità. I francesi hanno avuto la sgradevole sensazione di pagare due volte la crisi: una prima volta con i suoi effetti sull’impiego e il potere d’acquisto, una seconda volta quando è stato necessario portare sostegno alle banche mediante l’imposta. Questo profondo senso d’ingiustizia si è ancor più aggravato quando è sorta la questione delle remunerazioni per i dirigenti invitati ad abbandonare certi gruppi in difficoltà. L’ affaire Woerth-Bettencourt è venuto a innestarsi su questo fondo di amarezze.
L.T.: E che cosa ha rivelato?
D.M.: I francesi hanno scoperto che un ministro del Bilancio - la medesima persona che ai contribuenti teneva discorsi di sforzi e di rigore, quando era a Bercy -, attraverso le sue buone relazioni con il gestore del patrimonio di Liliane Bettencourt [ndt.: la ricchissima proprietaria di L’Oréal] in quanto tesoriere del partito UMP avrebbe ricevuto danaro da quest’ultima, per finanziare la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy. Poi ha fatto trasmettere dai suoi uffici a Liliane Bettencourt un assegno di 30 milioni di euro a titolo di rimborso d’imposte, applicando lo scudo fiscale. E tutto ciò chiudendo gli occhi sulle pratiche di “ottimizzazione fiscale” a favore di quell’immenso patrimonio. Questo ha permesso di fare rinascere un vecchio tema, diventato il motto aziendale del Fronte Nazionale [ndt.: il partito fascista di Le Pen] negli anni ’90, quello per il quale «Tutti sono corrotti».
L.T.: Come collega Lei i sequestri dei dirigenti e le manifestazioni contro la riforma delle pensioni?
D.M.: Le rivolte del maggio 2009 hanno preparato il terreno. Ma, a quell’epoca, il potere politico nazionale non era messo in discussione. Nicolas Sarkozy stesso partecipava alla critica del capitalismo senza fede né legge e incitava alla sua moralizzazione. Quello che poi ha modificato la situazione è che si è entrati nel 2010, nella crisi della politica. Innanzitutto perché con la crisi i francesi si sono resi conto di quanto fosse illusoria la supposizione di un potere ispirato dalla [buona] politica. Poi, hanno la sensazione di una classe politica sconnessa dalla loro vita quotidiana, occupata a mettere a segno i suoi «affarucci» e a prendersi privilegi senza curarsi della sofferenza del popolo.
La candidatura del figlio di Nicolas Sarkozy alla presidenza dell’Epad [Azienda pubblica di pianificazione della Difesa], nell’autunno 2009, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il distacco del presidente dall’opinione pubblica data da quel momento. Infine sale oggi il sospetto che i dirigenti fossero complici della crisi e che, in un modo o nell’altro, approfittassero del sistema. Da allora la rivolta non punta più contro i dirigenti delle grandi società, ma contro i dirigenti politici e ha trovato il mezzo per esprimersi nella riforma delle pensioni. Tanto più che l’uomo che propugna la riforma è colui che incarna maggiormente, simbolicamente, l’ingiustizia sociale, fiscale ed economica. Eric Woerth stenterà a cavarsela.
L.T.: E Nicolas Sarkozy? Lei pensa che potrà staccarsi dalla sua immagine di presidente dei ricchi, da ora fino alla campagna presidenziale?
D.M.: Avrà grandi difficoltà nel ricomparire, da qui al 2012, come il presidente di tutti i francesi e, iniziata la campagna, come il candidato di tutti i francesi. Temo si sia raggiunto un punto di rottura irreversibile.
L.T.: La progressione nel settore “sicurezza” [ndt.: allude all’indecente espulsione etnica dei rom], che mirava a creare una diversione che distogliesse dall’ affaire Woerth, secondo Lei non ha raggiunto il suo scopo?
D.M.: Non soltanto ha coperto d’obbrobrio la politica messa in atto e i discorsi di stigmatizzazione [ndt.: dei rom] che l’accompagnano, ma ha anche finito col gettare discredito sulla sincerità di un potere che dava l’impressione di voler fare dimenticare l’ affaire Woerth-Bettencourt. L’Eliseo non è riuscito a sostituire la tematica delle ingiustizie con quella dell’insicurezza. La ripresa [dopo le ferie] si è fatta sotto l’egida della riforma delle pensioni e il binomio maledetto Woerth-Bettencouert è riemerso. Le due tematiche si fanno eco l’una dell’altra e creano un sentimento confuso: all’insicurezza fisica si mescola l’insicurezza sociale ed economica.
L.T.: Lei crede a una possibile esplosione sociale?
D.M.: No, non più adesso. La manifestazione del 7 settembre è servita come sfogo. Dopo che la sinistra ha promesso di fare retromarcia sull’età della pensione ciò canalizza la rivolta. Nei nostri sondaggi noi ascoltiamo dalla gente, comprese le persone di destra: «Viva il 2012!». Si è entrati in una dinamica di alternanza e di speranza di cambiamento.
Risveglio tempestoso per il Sole: attesa per il 2013 l’apocalisse. Magnetica.
L’attività del Sole non accenna a placarsi: sono sempre più intense e violente le eruzioni registrate sulla stella madre del sistema solare. Ad affermarlo è la Nasa che teme una tempesta magnetica destinata a mandare in tilt tutti i sistemi di comunicazione satellitare *
Un lungo sonno ha caratterizzato l’esistenza del Sole negli ultimi anni. Il periodo di letargica inattività del ciclo solare (che ha una durata media di undici anni), è terminato con le prime, spettacolari eruzioni avvenute lo scorso agosto. E il risveglio presenta agli occhi degli astronomi una stella particolarmente tumultuosa ed esuberante.
Sulla superficie del Sole continuano a essere osservate eruzioni con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) che viene scagliato nello spazio interplanetario. Ma se l’eccezionale nube di particelle emessa dal Sole, facendo rotta sulla Terra, può creare al momento dell’impatto con la nostra atmosfera aurore di rara bellezza, le conseguenze di un’attività particolarmente vivace stanno destando non poche preoccupazioni.
Secondo un gruppo di esperti, riuniti a Washington per approfondire un rapporto della National Academy of Sciences, nel 2013 potrebbe infatti verificarsi la temuta ’’apocalisse magnetica’’, ovvero un’eruzione solare destinata a mandare in tilt tutti i sistemi di comunicazione satellitare. Scienziati sono già al lavoro per cercare di ovviare ad un possibile black-out di servizi legati alle comunicazioni militari e finanziarie, al trasporto aereo e ai Gps. La Nasa, infatti, sta utilizzando decine di satelliti, tra cui il Solar Dynamics Observatory, per studiare e scongiurare la minaccia.
La mega-eruzione solare, fenomeno scientificamente conosciuto come brillamento solare o stellare, coinciderà con una fase di intensificazione dell’energia solare. Per il 2013 è atteso il prossimo picco che, secondo gli esperti statunitensi, sprigionerà una potenza pari a 100 bombe a idrogeno e provocherà per l’economia Usa danni economici venti volte maggiori di quelli dell’uragano Katrina. Anche le autorità militari sono preoccupate: il ministro della Difesa britannico Liam Fox ha annunciato lo studio di misure per la protezione delle reti di comunicazione che potrebbero prestare il fianco all’attacco del terrorismo globale.
* VIRGILIO notizie, Pubblicato il 24/09/10 in Scienze e tecnologie
GRANDE EMERGENZA, COMUNICATO DI ALVOL LOOKING HORSE
Abbiamo ricevuto questo importante messaggio di Arvol Looking Horse tramite Paula Horne. Vi invitiamo a riflettere su queste sue parole, e a onorarle.
Ai Leaders Religiosi e Spirituali di tutto il mondo.
Parenti Miei,
E’ venuto il tempo di parlare ai cuori delle nostre Nazioni e ai loro Leaders. Io questo vi chiedo dal profondo del mio cuore: partendo dallo Spirito delle Vostre Nazioni, unitevi insieme in preghiera. Noi, dal cuore dell’Isola della Tartaruga, abbiamo un grande messaggio per il Mondo; ci spingono a parlare tutti gli Animali Bianchi che hanno mostrato il loro Sacro Colore, che sono per noi il segno che è necessario pregare per la sacra vita di tutte le cose.Mentre io vi invio questo messaggio, molti Popoli degli Animali sono minacciati: coloro che nuotano, coloro che strisciano, coloro che volano, i Popoli delle piante, tutti, alla fine, saranno danneggiati dal disastro (della perdita) di petrolio nel Golfo.
I pericoli che ci troviamo ad affrontare in questa ora non sono (dello spirito) causati dagli Spiriti. La catastrofe che si è verificata con la perdita di petrolio, simile al sanguinamento della Madre Terra, è causata da errori umani, errori che non possiamo permetterci di continuare a fare.
Io ho chiesto, come Leader Spirituale, che ci si riunisca insieme, insieme uniti in preghiera nella totalità e Globalità delle nostre Comunità. La mia preoccupazione è che questi gravi problemi continueranno a peggiorare, con quell’ “effetto domino” riguardo al quale i nostri Antenati ci hanno messo in guardia nelle loro Profezie.
Nel mio cuore, so bene che ci sono milioni di persone che pensano che l’unione delle nostre preghiere per amore della nostra Nonna Terra arrivi molto in ritardo.
Io credo che noi, come persone Spirituali, dobbiamo riunirci e concentrare i nostri pensieri e le nostre preghiere per permettere la guarigione delle molteplici ferite che abbiamo inferto alla Terra.
Poiché noi onoriamo il Ciclo della Vita, convochiamo i Cerchi di preghiera globalmente per contribuire alla guarigione di Nonna terra (la nostra Unc’I Maka in lakota).
Noi chiediamo che si preghi affinché questa perdita di petrolio, questa emorragia, finisca; affinché i venti stiano quieti, così da collaborare in questa opera.
Preghiamo affinché le persone siano guidate mentre tentano di riparare all’errore, e preghiamo perché tutti cerchiamo di vivere in armonia, nel momento in cui scegliamo di mutare il distruttivo sentiero sul quale ora stiamo camminando.
Pregando, arriveremo alla completa comprensione del fatto che siamo tutti connessi gli uni agli altri, e che quello che noi creiamo e facciamo ha effetti durevoli su tutto ciò che esiste. Quindi, uniamoci spiritualmente: Tutte le Nazioni, Tutte le Fedi, Una Preghiera.
Insieme con questa preghiera chiedo anche per favore di ricordare il 21 Giugno quale Giorno della Pace nel Mondo e Giorno in cui si onorano i Sacri Siti: sia che siano siti naturali, o templi, o chiese o sinagoghe o semplicemente il “vostro” particolare posto sacro, recitiamo una preghiera per tutto ciò che vive, perché le nostre Nazioni prendano buone decisioni, per il futuro e il benessere dei nostri figli e delle generazioni che verranno.
Onipikte (Così Che Noi Possiamo Vivere),
Chief Arvol Looking Horse, 19° Generazione dei Custodi della Sacra Pipa della Donna del Vitello di Bisonte Bianco
(Traduzione a cura di Camilla Novelli)
* Fonte: Nativi americani
Alce Nero, il capo Sioux con la stoffa del santo
Alla vigilia della giornata che ricorda la campagna contro i nativi d’America cominciata il primo febbraio 1876 e culminata con il massacro di Wounded Knee, il giornalista-scrittore Luigi Grassia documenta l’autenticità della conversione di uno dei protagonisti di quel tempo. Oggi avviato all’onore degli altari.
di Alberto Chiara *
Questo non è un pezzo politicamente corretto. Se lo fosse, si allineerebbe ai tanti che hanno presentato il processo di beatificazione di Alce Nero (Black Elk, 1858 - 1950), il famoso stregone sioux, come una specie di risarcimento morale della Chiesa cattolica ai nativi americani per le sofferenze inflitte dalla civiltà occidentale ai pellerossa. Quelle sofferenze sono vere e documentate dalla storia.
Ma la petizione di 1600 sioux, fra cui molti familiari di Alce Nero e discendenti dai suoi discepoli, che di recente hanno chiesto ai vescovi americani di avviare l’iter che porti Alce Nero all’onore degli altari ha un significato esattamente opposto a quello che è stato spacciato: si tratta cioè della rivendicazione della natura cristiana del massaggio di Alce Nero, che non è morto da nostalgico della fede sioux ma da missionario cattolico; e che a suo tempo scrisse in una lettera: «Chiedo a voi, cari amici, che quel libro venga annullato».
«Quel libro» è il celeberrimo Alce Nero parla scritto dal poeta John Neihardt nel 1932; si tratta di un grandioso affresco della storia e della spiritualità dei sioux, ricostruite attraverso le parole di uno dei loro più grandi stregoni. Tranquilli, Alce Nero parla (negli Anni 60 una sorta di Bibbia della controcultura giovanile in America e in Europa) non sarà mai annullato, un po’ perché coi libri non si fa così, e soprattutto perché è troppo bello e lirico perché lo si possa cancellare; ma per ristabilire la verità storica, si tratta di un volume che ha un rapporto molto disinvolto e selettivo con la realtà dei fatti.
Quel che ha messo su carta Neihardt non è falso, ma è parziale. Il libro è assolutamente veritiero quando racconta di Alce Nero coinvolto da bambino nella battaglia di Little Big Horn contro Custer, poi nel massacro dei Sioux a Wounded Knee, e in seguito nella resistenza nazionale dei Lakota come popolo titolare di diritti. -Alce Nero parla è veritiero anche e soprattutto nel racconto della “visione” di Black Elk, una summa della cultura nativo-americana, riferita in termini diretti e spontanei, senza mediazioni da antropologi.
Ma lo stesso libro è incompleto, e anzi fuorviante nell’ ultimo capitolo, quello in cui il vecchio rimpiange la fine dell’ antica religione. Una cosa senza senso.
Alce Nero aveva concordato espressamente con Neihardt di scrivere tutt’ altro, e di menzionare che lo stesso Black Elk aveva rinnegato i valori del passato. «Ma lui non lo fece...» lamenta Alce Nero, profondamente amareggiato. Neihardt omise di riferire che Black Elk era stato per la maggior parte della vita non solo un convertito al cattolicesimo, ma un suo diacono e missionario.
«La preghiera della Chiesa cattolica è miglior della Danza degli Spiriti» ci ha lasciato scritto Alce Nero, per poi incalzare: «Forse ero un buon indiano, ma adesso sono migliore».
Da più di ottant’ anni Black Elk è un’ icona dei nativi americani e della rivendicazione dei loro sacrosanti diritti. Lo è stato davvero e continuerà ad esserlo, a giusto titolo, per la storia e per la politica. Però non sta per diventare un santo della spiritualità sioux, ma di quella cristiana.
* Famiglia Cristiana, 31/01/2019 (ripresa parziale).
La preghiera dal cuore del diacono Alce Nero
Torna in libreria la vera biografia del capo Sioux di cui è in corso la causa di beatificazione. Un classico dell’antropologia e della spiritualità
di Luca Gallesi (Avvenire, domenica 21 marzo 2021)
Era il 1932 quando il capo sioux Alce Nero (1863-1950), ultimo custode dei riti sacri degli Oglala, divenne famoso grazie al libro di John G. Neihardt Alce Nero parla, tradotto in italiano da Adelphi nel 1968, circostanza per la quale, da noi, divenne rapidamente un livre de chevet dei contestatori per la sua carica antiborghese ed ecologista. In realtà, quella che era passata per la sua autobiografia risultò essere stata fortemente manipolata dall’antropologo dilettante che lo aveva intervistato, e che aveva omesso fatti importantissimi, come ad esempio la conversione di Alce Nero al cattolicesimo.
Il nativo americano, infatti, si era fatto battezzare nel 1904, aveva insegnato il catechismo e battezzato a sua volta centinaia di Sioux, era diventato diacono, e oggi è in procinto di diventare il primo santo ’pellerossa’, dopo la santa Kateri Tekawitha, Mohawk vissuta, e morta giovanissima, nel Seicento.
Alce Nero fu profondamente amareggiato dal comportamento di Neihardt, che in una lettera aveva definito un «bugiardo» che aveva scritto un libro «nullo e di nessun valore». È dunque da considerare un’impresa straordinaria quella compiuta quindici anni dopo da John Epes Brown e raccontata nel libro La sacra pipa e i sette riti dei Sioux Oglala pubblicato in una nuova edizione italiana dopo quasi mezzo secolo dalle Mediterranee (pagine 150, euro 15).
Nel 1947, J.E. Brown, allora giovane assistente universitario di antropologia, si mise sulle tracce dell’anziano Oglala per raccogliere e riportare fedelmente le testimonianze della tradizione spirituale di cui Alce Nero era l’ultimo custode. Il vecchio sacerdote viveva nella riserva di Pine Ridge, nel Nebraska, e condivise per otto mesi la propria piccola casa di tronchi con il giovane studioso, il cui arrivo gli era stato predetto da una visione.
Alce Nero, infatti, prima di diventare missionario e diacono cattolico, era un ’uomo di medicina’, investito in tale ruolo da una visione, avuta a soli nove anni, che gli aveva indicato tale ruolo all’interno della sua tribù. Gli era stata, quindi, tramandata la storia della ’sacra pipa’ da Testa d’Alce, ultimo custode dei sette riti che legano gli uomini al Grande spirito, e che in questo libro vengono dettagliatamente riportati.
Arricchito da una sapiente Premessa di Marco Toti, La sacra pipa non è ’soltanto’ la testimonianza di una antica sapienza tradizionale, ma è, nelle intenzioni dell’autore, un tentativo di contribuire a portare la pace sulla terra, non solo tra gli uomini, ma anche dentro di essi e in tutto il creato: «Questa è la mia preghiera, che tramite la nostra sacra pipa, la pace possa giungere a quei popoli in grado di capire, capire con il cuore e non solo con la testa».
"JCALL": PER IL FUTURO DI ISRAELE E PER UNA PACE GIUSTA, EBREI D’EUROPA APPELLO SU "LE MONDE". ________________________________________________________________________
Rapporto shock sui danni provocati dall’uso di armi segrete nel conflitto lanciato da
Israele. Sui corpi feriti trovati metalli tossici e sostanze cancerogene
«La guerra di Gaza causò mutazioni genetiche»
Le analisi. Condotte dai ricercatori di tre Università, coinvolta anche Roma
Mezzi sperimentali. Non hanno lasciato schegge o frammenti sui corpi colpiti
di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 14.05.2010)
«La guerra di Gaza non ha curato la ferita che avevamo disperatamente bisogno di medicare. Al contrario, ha rivelato ancor più i nostri errori di rotta, tragici e ripetuti, e la profondità della trappola in cui siamo imprigionati». Così scriveva David Grossman riflettendo sulle conseguenze dell’operazione Piombo Fuso scatenata da Israele nella Striscia di Gaza. Quella ferita continua a sanguinare e come un tragico Vaso di Pandora da quella prigione a cielo aperto e isolata dal mondo che è Gaza, continuano a uscire notizie raccapriccianti.
Come la storia che l’Unità ha deciso di raccontare dopo aver compiuto i necessari riscontri. Una storia sconvolgente. Metalli tossici ma anche sostanze carcinogene, in grado cioè di provocare mutazioni genetiche. È quanto individuato nei tessuti di alcune persone ferite a Gaza durante le operazioni militari israeliane del 2006 e del 2009. L’indagine ha riguardato ferite provocate da armi che non hanno lasciato schegge o frammenti nel corpo delle persone colpite, una particolarità segnalata più volte dai medici di Gaza e che indicherebbe l’impiego sperimentale di armi sconosciute, i cui effetti sono ancora da accertare completamente.
La ricerca, che ha messo a confronto il contenuto di 32 elementi rilevati dalle biopsie attraverso analisi di spettrometria di massa effettuate in tre diverse università, La Sapienza di Roma, l’Università di Chalmer (Svezia) e l’Università di Beirut (Libano) è stata coordinata da New Weapons Research Group (Nwrg), una commissione indipendente di scienziati ed esperti basata in Italia che studia l’impiego delle armi non convenzionali per investigare i loro effetti di medio periodo sui residenti delle aree in cui vengono utilizzate. La rilevante presenza di metalli tossici e carcinogeni, riferisce la commissione in un comunicato, indica rischi diretti per i sopravvissuti ma anche di contaminazione ambientale. I tessuti sono stati prelevati da medici dell’ospedale Shifa di Gaza City, che hanno collaborato a questa ricerca e classificato il tipo di ferita delle vittime. L’analisi è stata realizzata su 16 campioni di tessuto appartenenti a 13 vittime.
I campioni che fanno riferimento alle prime quattro persone risalgono al giugno2006, periodo dell’ operazione «Piogge estive». Quelli che appartengono alle altre 9 sono state invece raccolti nella prima settimana del gennaio 2009, nel corso dell’operazione Piombo Fuso.
Tutti i tessuti sono stati esaminati in ciascuna delle tre università. Inglobare schegge o respirare micropolveri di tungsteno, metallo pesante e notoriamente cancerogeno, non potrà che provocare nella popolazione sopravvissuta o che vive nei dintorni un aumento della frequenza di insorgenze tumorali.
Sono stati individuati quattro tipi di ferite: carbonizzazione, bruciature superficiali, bruciature da fosforo bianco e amputazioni. Gli elementi di cui è stata rilevata la presenza più significativa, in quantità molto superiore a quella rilevata nei tessuti normali, sono: alluminio, titanio, rame, stronzio, bario, cobalto, mercurio, vanadio, cesio e stagno nei campioni prelevati dalle persone che hanno subito una amputazione o sono rimaste carbo- nizzate; alluminio, titanio, rame, stronzio, bario, cobalto e mercurio nelle ferite da fosforo bianco; cobalto, mercurio, cesio e stagno nei campioni di tessuto appartenenti a chi ha subito bruciature superficiali; piombo e uranio in tutti i tipi di ferite; bario, arsenico, manganese, rubidio, cadmio, cromo e zinco in tutti i tipi di ferite salvo che in quelle da fosforo bianco; nichel solo nelle amputazioni. Alcuni di questi elementi sono carcinogeni (mercurio, arsenico, cadmio, cromo nichel e uranio), altri potenzialmente carcinogeni (cobalto, vanadio), altri ancora fetotossici (alluminio, mercurio, rame, bario, piombo, manganese). I primi sono in grado di produrre mutazioni genetiche; i secondi provocano questo effetto negli animali ma non è dimostrato che facciano altrettanto nell’uomo; i terzi hanno effetti tossici per le persone e provocano danni anche per il nascituro nel caso di donne incinte: sono in grado, in particolare l’alluminio, di oltrepassare la placenta e danneggiare l’embrione o il feto. Tutti i metalli trovati, inoltre, sono capaci anche di causare patologie croniche dell’apparato respiratorio, renale e riproduttivo e della pelle. La differente combinazione della presenza e della quantità di questi metalli rappresenta una «firma metallica».
«Nessuno - spiega Paola Manduca, che insegna genetica all’Università di Genova, portavoce del New Weapons Research Group - aveva mai condotto questo tipo di analisi bioptica su campioni di tessuto appartenenti a feriti. Noi abbiamo focalizzato lo studio su ferite prodotte da armi che non lasciano schegge e frammenti perché ferite di questo tipo sono state riportate ripetutamente dai medici a Gaza e perché esistono armi sviluppate negli ultimi anni con il criterio di non lasciare frammenti nel corpo. Abbiamo deciso di usare questo tipo di analisi per verificare la presenza, nelle armi che producono ferite amputanti e carbonizzanti, di metalli che si depositano sulla pelle e dentro il derma nella sede della ferita”. «La presenza - prosegue - di metalli in queste armi che non lasciano frammenti era stata ipotizzata, ma mai provata prima. Con nostra sorpresa, anche le bruciature da fosforo bianco contengono molti metalli in quantità elevate. La loro presenza in tutte queste armi implica anche una diffusione nell’ambiente, in un’area di dimensioni a noi ignote, variabile secondo il tipo di arma. Questi elementi vengono perciò inalati dalla persona ferita e da chi si trovava nelle adiacenze anche dopo l’attacco militare. La loro presenza comporta così un rischio sia per le persone coinvolte direttamente, che per quelle che invece non sono state colpite». L’indagine fa seguito a due ricerche analoghe del Nwrg. La prima, pubblicata il 17 dicembre 2009, aveva individuato la presenza di metalli tossici nelle aree di crateri prodotti dai bombardamenti israeliani a Gaza, indicando una contaminazione del suolo che, associata alle precarie condizioni di vita, in particolare nei campi profughi, espone la popolazione al rischio di venire in contatto con sostanze velenose.
La seconda ricerca, pubblicata il 17 marzo scorso, aveva evidenziato tracce di metalli tossici in campioni di capelli di bambini palestinesi che vivono nelle aree colpite dai bombardamenti israeliani all’interno della Striscia di Gaza. Una conferma viene anche da attendibili fonti mediche palestinesi indipendenti a Gaza City contattate dall’Unità. Tra queste, Thabet El-Masri, primario del reparto di terapia intensiva presso l’ospedale Shifa di Gaza, il dottor Ashur, direttore dello Shifa Hospital e il dottor Bassam Abu Warda direttore della struttura medica attiva a Jabalya, il più grande campo profughi della Striscia (300mila persone). «L’occupazione di Gaza - riflette Gideon Levy, una delle firme del giornalismo israelianoha semplicemente assunto una nuova forma: un recinto al posto delle colonie. I carcerieri fanno la guardia dall’esterno invece che all’interno». Ed è una «guardia» spietata.❖
ALLEGRETTO
Vi prego, salvate la Miosfera
di STEFANO BENNI
UN preistorico vulcano islandese erutta e tutto il modernissimo traffico aereo è bloccato. Ma l’Italia sembra far parte di un’altra galassia e pensa solo alle sue piccole beghe. Il fifone schiva-processi dice che la mafia è un’invenzione dei media e Dell’Utri è un cartone animato. Bossi dà la colpa della nube alla crisi monetaria islandese e reclama le banche del Polo Nord.
Bertone è alla ricerca di un’analogia tra i crateri e i sodomiti. Bersani dice, si sciolgano pure i ghiacciai, basta che non si vada al voto. E alla fine il ministro Matteoli se ne esce con una proposta geniale: nessuno viaggi. Abbiamo capito perché è ministro.
Il terremoto di Haiti dopo una settimana è sparito dai media, ma al suo posto impazza una catastrofe ben peggiore: Minzolini e colleghi che si accapigliano sul milione di telespettatori perduti. Intanto abbiamo nuovi sismi in Nuova Guinea Afghanistan e Cina, ma l’argomento è logoro, non interessa più. E dire che di problemi ambientali ne abbiamo anche noi. La penisola italica sembra snella ma è obesa. Con l’Alta Velocità possiamo schizzare da Roma a Milano in tre ore e due pacchetti di biscottini. Ma attraversarla per il largo da Roma a Cesena è come affrontare il Sahara. I cantieri della Salerno-Reggio Calabria sono patrimonio archeologico, al posto degli autogrill potrebbero avere dei nuraghi. Le autostrade a pagamento sfavillano di asfalto drenante, ma quando piove un terzo delle strade normali frana o è inagibile.
L’acqua sarà il business del futuro, è già pronta la privatizzazione con relativa spartizione. Ci sarà l’acqua Padana, metà Po metà Tevere, perché la Lega ha il cuore a nord ma l’esofago a Roma. Poi avremo Pidiella, l’acqua che combatte la renella e gli avvisi di garanzia. L’Acquafini che fa digerire i magoni e ripristina l’obbedienza. L’acqua Centrorosso, con lieve percentuale alcolica per far finta che le elezioni siano state un trionfo. Infine l’Acqua del sud, che essendo la mafia un’invenzione televisiva, sarà imbottigliata da Maria De Filippi.
In quanto all’aria le nostre città sono avvelenate dallo smog ma è tutto un fiorire di Ecomaratone, Vivilabici, Corricheseisano, Domenica Respira. Una o due volte all’anno migliaia di cittadini in tuta e scarpette testimoniano la loro volontà di sopravvivere. Ma il giorno dopo Domenica Respira c’è già Lunedì Ansima e poi Martedì Strozzati. È uscito anche un decalogo "per attraversare bene una città", come a dire, la colpa non è dell’inquinamento, ma dei cittadini idioti che non sanno respirare. In quanto alla Fiat, ha le auto elettriche pronte ma finché c’è il petrolio mancano le prolunghe.
E tra poco riavremo il nucleare. Verranno costruite solo centrali della moderna terza generazione. Vuole dire che ci devono guadagnare almeno tre grosse industrie. Nessuno ha proposto di costruire una nuova generazione di edifici scolastici, non si guadagna abbastanza.
Tutto questo testimonia che, di fronte a un emergenza ambientale senza precedenti, l’Italia continua a mostrare scarsissima conoscenza e coscienza ecologica. Ci sono singoli parlamentari, associazioni benemerite, comitati di cittadini, qualcuno come Grillo o Vendola che ci sta provando. Ma il partito verde italiano è sempre stata la cenerentola dei partiti verdi europei.
Tutti sentiamo parlare di pale eoliche e pannelli solari, ma le pale restano ferme, e sul fotovoltaico c’è un caos di leggi, di certificazioni improvvisate e di confusione sui costi. Sui nostri tetti l’unica cosa che trionfa è la parabolica.
Camion e navi con rifiuti tossici non hanno smesso un istante di attraversare i nostri territori e il nostro mare. Basta pagare una multa e si riparte. E la nostra prevenzione incendi è al livello di quella degli eschimesi. Forse c’è una spiegazione. Forse l’Italia si è affezionata all’immagine di qualcosa di sporco, franante, disordinato, e guasto. Le nostre bellezze devono avere un contrappunto fetente, per venire incontro alle aspettative ai turisti. Che infatti fotografano con la stesso interesse i nostri quadri e la spazzatura per strada.
Eppure la parola "pulito" salta fuori in ogni nuovo slogan, iniziativa, e palingenesi. Berlusconi si è promozionato ripulendo una parte di Napoli, poco importa che adesso tutto stia tornando come prima. Le gallerie ferroviarie "ecostabili" della Roma-Bologna hanno distrutto i torrenti dell’Appennino, ma non sentirete mai un’amministrazione rossa protestare per questo scempio. Andate sullo Jonio e vedrete che per un ecomostro abbattuto, un altro sta spuntando.
Chi ci difende da questo massacro mafioso-cementizio? I geologi, i sismologi, i metereologi sono ormai post-esperti. Nel senso che vengono ascoltati solo dopo i disastri. Sarebbe bellissima una trasmissione televisiva in prima serata col titolo "Io l’ho visto" in cui si denunciano i pericoli e i guasti del dissesto idrogeologico e si indica come intervenire subito. Ma i disastrologi devono constatare, non inquietare. E i più furbi tra loro hanno un argomento rassicurante, che garantisce un nuovo passaggio in televisione: dicono "è vero, è un disastro ma è già successo nel 1937".
Verrebbe voglia di farsi trovare a letto con la loro moglie dicendo "quello che lei pensa è vero ma non si arrabbi, è già successo nel 1998".
Il vulcano, dicono gli scienziati, non è una malvagia anomalia, ma un motore della biosfera. In questo caso il prefisso "bio" viene usato seriamente: ma ormai non c’è prodotto che non esibisca queste tre lettere come pennacchio. Da biogas si è passati a bioyogurt, biomassaggio, biodentifricio e anche biopannolino per bioculi grandi e piccini. Quando si tratta di vendere, sono tre lettere magiche. Quando però si parla di biosfera, cioè di un organismo che non si può vendere, ma che si dovrebbe difendere dalla sfrenatezza economica, il discorso cambia. Ogni istanza ecologica diventa biochiacchiera apocalittica. E i giapponesi con cinica serietà scientifica ci informano che la crisi totale della biosfera è già in atto, e scommettono chi sul 2013 chi sul 2050. Non è un dubbio cosmico come "chi vincerà lo scudetto", ma varrebbe la pena di rifletterci.
Fortunatamente per i dirigenti italiani le tre lettere sacre non sono bio, ma "mio", la miosfera del privilegio e dell’impunità. Quel vulcano è un rompiballe, che probabilmente ha dentro al cratere un ritratto di Che Guevara. Dimentichiamolo in fretta.
Recentemente Obama ha detto che entro il duemilatrenta l’uomo deve assolutamente andare su Marte. Ci viene un dubbio: lo ha detto per desiderio scientifico o sta preparando un’arca di Noè? Sarebbe bello se l’inevitabile nube islandese ci spingesse a pensare alle nubi evitabili del nostro futuro. Ma la fine del mondo sembra ormai l’ultimo grande spettacolo che ci è rimasto. Non conviene rinviarla, abbiamo già venduto tutti i biglietti.
* © la Repubblica, 20 aprile 2010
I supermercati sono stati presi d’assalto. Cancellata la maggior parte dei voli nei tre principali aeroporti
Annullati anche numerosi treni tra la capitale americana e New York
Usa, la neve copre la costa est
Washington attende "la tempesta perfetta"
ROMA - Dalla Virginia al South Carolina è allerta neve. In particolare a Washington dove si attende la "tempesta perfetta". Ovvero quella che si sta abbattendo in queste ore sulla costa est degli Stati Uniti. Con il servizio meteorologico nazionale chiede agli automobilisti di non mettersi in strada per le prossime 24 ore. A Washington, su cui secondo le previsioni potrebbe abbattersi la più violenta tempesta degli ultimi 90 anni, sono già caduti 25 cm di neve. I supermercati sono stati presi d’assalto in previsione di una paralisi dei trasporti e, soprattutto, del Super Bowl, la finale del campionato di football che si gioca domenica. Cancellata la maggior parte dei voli nei tre principali aeroporti della zona di Washington-Baltimora e nello scalo internazionale di Filadelfia. Annullati anche numerosi treni tra la capitale americana e New York. Molte le case rimaste al buio per guasti ai cavi dell’elettricità e ieri numerose scuole ed uffici pubblici, inclusi quelli del governo, sono stati costretti a chiudere quattro ore prima del previsto. a peggiore bufera che Washington ricordi risale al 1922, quando il manto bianco arrivò a quota 71 centimetri.
PARLA "L’ECOLOGISTA ERETICO" JAMES LOVELOCK
L’ultimo miliardo di uomini
James Lovelock, 90 anni, è un medico, chimico e biologo inglese
Il padre della teoria di Gaia sul riscaldamento globale: "Nel 2010 vicini all’estinzione"
di STEPHEN LEAHY
TORONTO. Man mano che il clima si riscalda e aumenta la concentrazione di carbonio nell’atmosfera, il futuro appare funesto, molto più delle peggiori previsioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC)». Parola di James Lovelock. Chimico, medico e biofisico, Lovelock è il padre della teoria di Gaia, che descrive il pianeta come un organismo vivente, un complesso sistema in cui tutti i componenti della biosfera e dell’atmosfera interagiscono per regolare e sostenere la vita. Personaggio dalle idee spesso controverse, Lovelock gode di ampio riconoscimento presso la comunità scientifica. Come inventore, è titolare di almeno 50 brevetti, tra cui i primi apparecchi per individuare i clorofluorocarburi, i gas responsabili dell’assottigliamento della cappa di ozono, e i residui di pesticidi nell’ambiente.
Mr. Lovelock, perché critica il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico?
«Non che non possa contare su scienziati eccellenti. Ma i suoi modelli informatici non rendono conto della risposta della biosfera all’aumento della temperatura causata dal riscaldamento globale, né registrano la risposta delle foreste o degli oceani alla maggiore concentrazione di biossido di carbonio. E non sono ancora in grado di tracciare un modello dell’autoregolazione della Terra. L’osservazione dei dati rivela che l’aumento del livello dei mari è di molto superiore e che lo scioglimento dell’Artico procede ad un ritmo molto più elevato rispetto alle previsioni dell’IPCC».
La Terra ha già raggiunto il punto climatico più critico?
«Sì, la Terra si sta già muovendo verso una fase più calda, in risposta ai cambiamenti che abbiamo provocato trasformando gran parte della superficie del pianeta, e aggiungendo CO2 nell’atmosfera. Non dimentichiamo poi che un tempo la Terra era già ricoperta quasi interamente di foreste, che erano una parte importante del sistema regolatore della vita del pianeta. Secondo la teoria di Gaia, prima o poi in futuro si produrrà un cambiamento repentino verso un nuovo clima, che potrà essere di 5 o 6 gradi Celsius più caldo di oggi. Secondo le mie stime potremmo avere circa 20 anni per prepararci».
Come sarà il nuovo clima?
«Le aree tropicali e subtropicali saranno troppo calde e secche per coltivare cibo o mantenere la vita umana. La gente sarà costretta ad emigrare verso i poli, verso luoghi come il Canada. Entro la fine del secolo ci sarà meno di un miliardo di persone. La mia speranza è che a quell’epoca saremo ormai civilizzati, e che gli abitanti del Nord del pianeta accetteranno di ospitare una quantità inimmaginabile di “rifugiati climatici”».
Lei dipinge un quadro funesto per il futuro. Davvero non ci sono speranze?
«Siamo sopravvissuti all’ultima era interglaciale, quando il ghiaccio ricopriva gran parte dell’America del Nord e dell’Europa, e il livello dei mari era di 120 metri più alto rispetto ad oggi. Il primo passo è smettere di credere ciecamente che l’unica cosa che possiamo fare sia ridurre la nostra impronta di carbonio, e cominciare i preparativi per adattarci a quello che verrà».
Lei sta dicendo che non dovremmo cercare di ridurre le emissioni di carbonio?
«Non sto dicendo che non possiamo far nulla. Dico che molte delle alternative “verdi”, come l’energia eolica, non hanno che un valore simbolico. La Germania è leader mondiale (dopo gli Stati Uniti) quanto all’energia eolica, eppure le sue emissioni di carbonio sono aumentate. Ciò che dovremmo fare è proteggere tutte le foreste che restano, riportare buona parte delle terre coltivabili allo stato naturale, utilizzare gli oceani per catturare carbonio e ricavare il cibo da una qualche forma di biosintesi».
L’energia nucleare è un’alternativa migliore rispetto all’energia eolica o solare?
«Il nucleare è l’unica fonte di energia pratica e a basso tenore di carbonio. La protesta degli ecologisti è insensata. Il biossido di carbonio è molto più pericoloso, come stiamo cominciando a capire. L’energia nucleare è più sicura di altre, e le preoccupazioni sullo smaltimento delle scorie sono infondate. In Francia, le scorie radioattive di 25-30 anni sono immagazzinate in un’area ben protetta, delle dimensioni di una piccola sala concerti».
Cosa pensa della geoingegneria, che manipola il clima della Terra per neutralizzare gli effetti del riscaldamento globale?
«Credo che valga la pena prendere in esame soluzioni come quella dell’immissione di aerosol di zolfo nella stratosfera per riflettere parte del calore solare verso lo spazio, per poter raffreddare il pianeta».
Come siamo finiti in una situazione così critica, in cui tutte le specie sono in pericolo?
«È come la calma prima della seconda guerra mondiale, in Gran Bretagna, quando ero giovane. Nessuno ha fatto niente, finché non sono cominciate a cadere le bombe. In realtà non ci rendiamo conto del cambiamento climatico, che la maggior parte di noi considera solo una teoria. Spero che quando ci sarà il primo grande disastro climatico resteremo uniti, come se stessero invadendo il nostro paese».
2012 e tentativi di fuga
Se ne parla da un po’. In modo definitivo, certo, scettico o derisorio. Si spande come peste, tra quelli che ci credono , un’inquietudine sterile e una paura sorda. Emozioni che servono soltanto a bloccare il processo di evoluzione personale. Tutti quelli che ne parlano si preoccupano di come salvarsi dall’imminente sciagura che minaccia il pianeta Terra.
E allora circolano in rete "mappe del mondo futuro" , luoghi della Terra nei quali sarebbe possibile scampare al disastro annunciato per venerdì 21.12. 2012.
C’è chi prenota un biglietto aereo per il Perù, chi compra terre in Messico o in Sardegna, chi sta costruendo (dicono) bunker sotterranei , chi cerca la "salvezza" allontanandosi da luoghi fisici considerati a rischio. Ma il progetto della partenza per quei luoghi è, ovviamente, previsto per il week end del solstizio invernale con il quale il calendario dei Maya conclude il ciclo attuale della nostra era .
Io faccio parte di quelli che ci credono.Ma per chi ci crede il discorso non può esaurirsi nella ricerca della propria incolumità fisica. Il discorso è più ampio, coinvolge tutto il nostro Essere. Comporta una profonda modifica del proprio modo di rapportarsi al Divino Siamo già in piena catastrofe planetaria. Chi non se ne è accorto ?
Già negli ultimi anni abbiamo assistito a frequenti tsunami, terremoti, eruzioni di vulcani , inondazioni, morti per calamità naturali, carestie. Il processo di cui parlano i Maya è già in atto . E se il 2012 non fosse altro che l’ultimo giorno utile al cambiamento di rotta?
Il calendario Maya non dice nulla di più rispetto a ciò che già sappiamo dai Vangeli. Gesù però non indica una data. "Quanto poi a quel giorno o a quell`ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre." ( Marco, 13,32 ) Gesù parla di un Tempo, 34" In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada"(Mt 24,34) . E se quel tempo fosse ENTRO il 2012 , fine del ciclo attuale indicato dai Maya? Se "questa generazione" di cui parla Gesù fosse quella dei Pesci, ( simbolo del Cristianesimo) che precede l’ annunciata era dell’Acquario ? ( Il calcolo delle Ere si fa a ritroso rispetto ai segni dello Zodiaco)
Rivendico con orgoglio le mie radici Cristiane e riporto alcuni passi del nuovo Testamento :
15 Quando dunque vedrete l`abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 19 Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. 20 Pregate perché la vostra fuga non accada d`inverno o di sabato. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall`inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: E` là, non ci credete. 24 Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l`ho predetto. 26 Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: E` in casa, non ci credete. 27 Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell`uomo. 28 Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.
Il ritorno di Cristo 29 Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno dal cielo
e le potenze dei cieli saranno sconvolte.
30 Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell`uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell`uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. 31 Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all`altro dei cieli. 32 Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l`estate è vicina. 33 Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte. 34 In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. 35 Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 36 Quanto a quel giorno e a quell`ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre. 37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell`uomo. 38
Per chi ci crede, ciò che conta è purificare il cuore. Abbandonare l’avidità, l’egoismo, le ipocrisie , il tornaconto personale. Il luogo dove trovare la "salvezza" è in noi stessi. Il destino di ciascuno di noi dovrà compiersi, qualunque sia la nostra volontà rispetto al nostro futuro. E l’unico destino che possiamo scegliere è decidere da che parte stare . Come ci si può fidare di chi cerca di fare proseliti per comprare terre nei luoghi considerati "sicuri" ? Che fiducia dare a chi parla di "fine dei tempi" e poi, nei rapporti interpersonali , continua ad ingannare, a dividere, a seminare zizzania , a tradire, a mentire, a fingere . Gente che offende e non sa chiedere scusa, gente che agisce di nascosto pur di continuare a fare ciò che ritiene utile a se stessa, gente confusa, ammiccante , interessata alle questioni materiali che riguardano i propri "affari" e convinta di poter guidare alcuni verso il cambiamento epocale che ci aspetta.
Attenzione: si sta compiendo un altro grande inganno globale .
Il senso dell’annunciata "fine" imminente è strumentalizzato da quelle correnti di pensiero che , anzichè puntare l’accento sulla trasformazione interiore spirituale che in noi dovrebbe avvenire, banalizzano e sottostimano ciò che l’evento realmente significa. Pensare di individuare un luogo fisico che ci metta al riparo da ciò che DEVE compiersi, è - oltre che illusione - un modo per dimostrare di non aver compreso che ciò che occorre in questo periodo di rivoluzione è un totale cambio di punto di vista. Tentare di salvare la propria pelle e i propri oggetti materiali da trasferire nel luogo prescelto, avere a cuore soltanto la vita dei propri cari e non dell’umanità in generale, continuare a credere di avere un motivo in più degli altri esseri umani per non essere spazzati via da un’eventuale catastrofe è cecità spirituale. Mitomania, presunzione, orgoglio . Quasi fosse più importante salvare il nostro misero e limitato corpo rispetto alla nostra infinita Anima.
FAENZA ( RAVENNA ) / 14-01-2010
TERREMOTO, SCOSSA PREVEDIBILE? PER BENDANDI ERA POSSIBILE / Bendandi previde un grande sisma: un terremoto apocalittico nel 2012 *
Si possono prevedere i terremoti? Bendandi diceva di essere in grado di prevedere le scosse di terremoto - Raffaele Bendandi, detto anche l’uomo dei terremoti, nacque a Faenza il 17 ottobre 1893.
Bendandi diceva di aver scoperto come si producono i terremoti e disse di saper predire una scossa di terremoto.
La sua teoria era abbastanza semplice da un punto di vista concettuale: se l’attrazione lunare causa maree e spostamenti sulla Terra, immaginiamoci di cosa può essere capace l’attrazione esercitata dal Sole, congiunto alle posizioni particolari di alcuni pianeti.
Queste fortissime attrazioni sarebbero in grado di spostare le masse semiliquide ubicate nelle profondità terrestri.
Bendandi morì nel 1979 e i suoi studi non furono mai accettati dalla scienza ufficiale, anche se nell’ambiente molti scienziati ebbero modo di elogiare gli studi di Raffaele Bendandi.
Infatti molti eventi sismici furono in effetti previsti dal Bendandi, con precisione impressionante per quanto riguardava la data del sisma (quasi sempre indovinava il giorno esatto).
Meno precisa, invece, era la collocazione dell’evento sismico che veniva previsto dentro un’area troppo vasta per poter rendere utili ed attendibili tali predizioni.
Bendandi, attraverso il suo metodo, ha anche predetto una scossa di terremoto devastante per la città di Roma e aree limitrofe per il giorno 11 maggio 2011, e un altro sisma di dimensioni ancora più apocalittiche per tra il 5-6 aprile 2012, quando parecchie scosse di terremoto colpiranno a macchia di leopardo tutta la terra.
In questa ultima predizione, tra l’altro, molti vedono anche le catastrofiche profezie Maya per il 2012.
Uno Notizie Faenza (Ravenna )
Nordcorea: buio e silenzio, ma regime spera nel 2012
Tutti a piedi, freddo polare, il cambio moneta ha complicato la vita *
PYONGYANG - Buio. Silenzio. Gente che cammina per strada a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ed un traffico di automobili che all’ora di punta è meno intenso di quello in una città italiana nel giorno di ferragosto. Sono questi, più degli agiografici e grandiosi monumenti in bronzo al ’Grande Leader’ Kim Il Sung illuminati a giorno anche di notte, i segni caratteristici all’inizio del 2010 di una Pyongyang che vuole guardare al futuro.
La mancanza in Nordcorea di elettricità (per la massima parte viene dirottata alle fabbriche), fa sì che i lampioni delle strade rimangano spenti. Per cui, al calar del sole la gente cammina al buio, anche in piena notte, ai bordi delle strade extraurbane. E praticamente al buio circolano anche gli affollatissimi vecchi filobus elettrici, solitamente illuminati da un’unica e fioca lampadina in coda. L’illuminazione pubblica sono i fari delle poche auto che circolano, dirette da belle e truccatissime vigilesse che, al centro degli incroci principali, sfidano temperature polari protette solo da un collo di pelliccia. Di macchine nella capitale nordcoreana se ne vedono davvero poche, con un traffico scarso che non ci si aspetterebbe di trovare in una città dell’emisfero settentrionale.
"Anche se le automobili oggi sono tante di più rispetto a dieci anni fa: il traffico cresce di mese in mese", fa notare un’imprenditrice italiana che qui a Pyongyang ha investito in joint venture con il regime di Kim Jong Il in una pizzeria. I nordcoreani stringono ancora la cinghia. Lo ammettono i loro stessi dirigenti politici incontrando una delegazione di parlamentari italiani giunta a Pyongyang per il decennale delle relazioni diplomatiche con Roma.
A deputati e senatori, guidati da Osvaldo Napoli (Pdl), viene fatto notare da Kim Yong Il, alto dirigente del Partito dei lavoratori, che il freddo delle sale degli incontri ufficiali non è voluto, ma conseguenza della necessità di risparmiare energia malgrado il clima siberiano. Tuttavia, viene assicurato che il 2012, centenario della nascita del ’Grande Leader’ i cui ritratti campeggiano in ogni angolo e fanno capolino dai distintivi che ogni nordcoreano indossa al petto, sarà l’anno della svolta: per allora, a condizioni normali, il regime punta a raggiungere l’autosufficienza alimentare ed energetica. Una meta, viene spiegato, ritardata dalle carestie degli ultimi anni che hanno duramente colpito la popolazione. Emergenze alla cui soluzione ha contribuito anche l’Italia, e per questo le autorità nordcoreane manifestano continuamente gratitudine al nostro Paese. Ma la situazione in Nordcorea è comunque difficile; E a rendere ancora più complicata la vita dei 23 milioni di nordcoreani ci ha pensato il cambio della valuta deciso dal regime alla fine dell’anno.
L’obiettivo primario della riforma era quello di imporre la circolazione della sola moneta nazionale fermando quelle estere; ma il regime puntava anche a limitare quell’embrione di economia di mercato che in questo Paese socialista si stava lentamente sviluppando. Il risultato è, invece, che c’é una grande confusione: è stato posto un limite alla quantità di vecchia moneta da poter convertire in nuova così da "livellare" il Paese. Ma il vero problema è che per giorni e giorni i negozi sono rimasti chiusi, anche se i magazzini sono pieni di roba: non era, infatti, possibile vendere finché non fosse stato fissato dalle autorità il valore della valuta. Così la gente entrava nel grande magazzino davanti alla stazione centrale: guardava la merce e non la comprava perché, anche volendo, non gliela vendevano.
La situazione ora nella capitale si va normalizzando, e gli abitanti di Pyongyang sono tornati sulle strade, con i fiori in mano, per salutare i ragazzi che ripercorrono ’lunga marcia’ dal nord al sud del Paese compiuta da Kim Il Sung a 14 anni durante la lotta partigiana contro il Giappone invasore. Ma é dura, e la gente continua a camminare a piedi su e giù per le strade in attesa di un domani migliore. E i diritti umani? Il presidente del Presidium Kim Yong Nam (che esercita le funzioni di Capo dello Stato) non ne parla con i parlamentari italiani che gli chiedono di conoscere la situazione; il viceministro degli Esteri sottolinea che in materia gli Usa non possono dare lezioni ai nordcoreani. Chi qui vive, però, parla di punizioni collettive e di campi di detenzione al nord, sulle montagne. Ma nessuno, di questo, può o vuole dare conferme.
* Ansa, 22 gennaio 2010, 20:50
E SE LA VIA DELL’ASCENSIONE IN CORPO, MENTE, ANIMA E SPIRITO RIENTRASSE NEL DISEGNO DI JESUS CRISTUS PER L’UMANITA’ . Io ne sono convinto ! Io ne sono certo !
Ciò che è stato sarà di Nuovo, al Tramonto dei nostri Tempi, al Sorgere di una Nuova Terra in un Nuovo Cielo per una Nuova Umanità Ri - Voluzio - Nata. ( Si faccia tutti ritorno in piena Fede a NOSTRO PADRE DIO L’UNICO IN SPIRITO UNIVERSO. )
L’Umanità è pronta nella sua ulteriore Ciclica Ri - genera - azione, si perpetui la Nuova Umanità Purificata e proiettata a Nuova VITA in un Nuovo Cielo e in una Nuova Terra. Benedico ogni Singola Anima e tutti i Popoli della Terra.
IN NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO GENERATORE DI MARIA MADRE DI DIO, COSI SIA.
Ri - Appaia il ritorno della Croce nei Cieli, ciò che è stato sarà di Nuovo, resti in noi la Consapevolezza di Essere LA CREAZIONE DI DIO L’UNICO IL SUPREMO L’ONNIPOTENTE in Spirito Universo quale Vero DIO nostro UNICO CREATORE.
JESUS CRISTUS sia su tutti noi, anticipa il tuo Ritorno, GESU’ ti imploriamo, mea culpa mea culpa mea grandissima culpa. Facciamo tutti Ritorno in DIO. SI INVOCHI, LO SPIRITO UNIVERSALE CRISTICO INFINITO SUGLI UOMINI.
La Battaglia Finale degli Spiriti è già in Atto, IL REGNO DI DIO TRIONFERA’ sul regno dei demoni, Fratelli in DIO non abbiate paura, con GESU’ SIGNORE nei nostri cuori non abbiamo motivo di avere paura, JESUS CRISTUS SIGNORE E SALVATORE NOSTRO UNICO CREATORE ci tiene a sua Cura e Protezione.
IL Pianeta dell’attraversamento chiamato anche SECONDO SOLE formerà con l’orbita sua e della Terra una Croce simbolo nei cieli causando sconvolgimenti e spostamento dell’asse Terrestre. Sia L’Ascensione nei Cieli per i Figli di DIO.
Prepariamoci ad accogliere gli Eventi, inizino i Canti e le Danze di Liberazione dalle paure e dalle angosce Umane, Un Nuovo RI - Inizio dell’Umanità che dalla Jèrusalem nei cieli Purificata e in Terris Reinserita, sta, per porsi in essere.
Gloria alla Jèrusalem Celeste nei Cieli e alla Nuova Umana esperienza in Terris.
Scenda sulla Terra lo Spirito Cristico Cosmico di Pace e Amore Infinito in noi. DIO IN NOI, DIO TRA DI NOI IN DIO UNIVERSO. L’UMANITA’ IN JESUS CRISTUS E’ LA VERA SPOSA DEL SIGNORE. VENGA IL REGNO DI DIO IN TERRA VENGA IL SUO REGNO. JURM Ben ISman ( ROMA provincia li 11 - 11- 2009 - 22.11 )
CATALIZZAZIONE DEL NUOVO UMANESIMO NASCENTE. DIO IN NOI, DIO TRA DI NOI IN DIO UNI - VERSO .
DALLA SANTA CASA INTERIORE DELLO SPIRITO DIVINO NEL PONTE AUREO DI CONGIUNZIONE UNITARIA DELLE FEDI E DELLE RELIGIONI, SI AUSPICA, LA CREAZIONE DEL NUOVO MONDO CHE VERRA’.
Per il bene della Santa ricomposizione dell’umanità L’IDDIO UNO L’UNICO L’ASSOLUTO, VOGLIA, che le Altezze Celesti e Terrene prendano in dovuta considerazione quanto segue e ponga il tutto in essere, CHE L’IDDIO UNO LO VOGLIA e che le Forze Celesti Veglino sulla Umanità e sulla Terra.
E’ il momento dell’ Umana Ascensione in Corpo Mente Anima e Spirito alla Jèrusalem Celeste nei Cieli, essa, ci appartiene come il Cielo ci appartiene. L’ IDDIO CELESTE UNICO DIO CREATORE ONNIPOTENTE CI HA A SUA CURA E PROTEZIONE.
ps NEL NOSTRO PASSAGGIO PROSSIMO TRASCENDENTALE, amati Fratelli, è tutto molto chiaro vedete, è andata come andata e non possiamo farci niente.
Gustiamoci i restanti sprazzi di vita terrena conosciuta avendo cura di non farci ulteriore male tra di noi, amiamoci l’un l’altro tenendo a mente, che, NOI SIAMO UNO IN DIO PADRE NOSTRO ONNIPOTENTE CHE CI TIENE A SUA CURA E PROTEZIONE.
L’ Ascensione nei Cieli in Corpo, Mente, Anima e Spirito ci Salverà dall’annientamento per poi essere Reinseriti sulla Terra. Una volta Purificati e Rigenerati, noi saremo tramite la Divina Discensione di nuovo SOPRA la SUPERFICE della Nostra Meravigliosa Nuova Terra Rigenerata e in un Nuovo Cielo Inseriti. Si Preghi con Fervida Fede in DIO UNO ONNIPOTENTE, in attesa della Venuta del Signore Jesus Cristus nostro Salvatore. Fraternamente e spiritualmente, Johannes.
IN NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO GENERATORE DI MARIA MADRE DI DIO, COSI’ SIA, ( Dove nella Tradizione più antica implica che lo Spirito Santo possa coincidere con il principio Generatore Femminile ). Johannes il Catalizzatore: sta, Simbolicamente a magnete di attrazione e trasmissione ossia a catalizzatore Spirituale all’idea stessa nello Spirito Umano che aderisca all’adesione Cosmico Universale del progetto Divino di Ascensione in corpo, mente, anima e spirito. Fraternamente e spiritualmente, Johannes . www.unionereligionijurm.com