Ricordiamo innanzitutto che Giuseppe Scopelliti fu condannato quale sindaco di Reggio Calabria, nel novembre 2009 dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario per 1.300.000 euro, in solido con un tecnico comunale, per via di una ex fabbrica per la lavorazione degli agrumi, “Italcitrus”, che il Comune di Reggio Calabria aveva acquistato per 2.500.000 euro al fine di trasformarla in un centro di produzione della Rai. La Corte dei Conti ha accertato che il prezzo di acquisto era doppio rispetto ad una precedente valutazione realizzata dal Tribunale di Reggio Calabria in un altro procedimento. Scopelliti, inoltre, nel novembre 2009, è stato rinviato a giudizio dal gip di Reggio Kate Tassone per occupazione abusiva di spazio demaniale e per violazione del codice della navigazione, avendo Scopelliti fatto sorgere a meno di trenta metri dalla battigia quattro gazebo sul lungomare di Reggio. I gazebo sarebbero stati costruiti senza i necessari pareri degli uffici competenti. Il mancato nulla osta del demanio marittimo aveva fatto sì, nel 2006, a tre giorni dalla consegna, che i lavori fossero fermati dalla Capitaneria di porto su richiesta del gip. Da allora il Comune di Reggio Calabria si era disinteressato della loro rimozione e aveva difeso i gazebo. 1
Il 13 aprile del 2010 il pubblico ministero Sara Ombra, della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiesto otto mesi di reclusione per il neogovernatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, per il neoconsigliere regionale, Antonio Caridi, e per il dirigente comunale di Reggio Calabria Igor Paonni nell’ambito del cosiddetto processo "Longhi Bovetto", riguardante la bonifica della zona a nord di Reggio Calabria dove doveva sorgere la discarica comunale all’inizio degli anni 2000. Scopelliti e Caridi rispondono di condotte messe in atto all’epoca in cui erano sindaco e assessore all’ambiente del Comune di Reggio Calabria e insieme a Paonni sono accusati di omissione di atti d’ufficio. Scopelliti, Caridi e Paonni erano stati rinviati a giudizio nel marzo 2008 per non aver provveduto alla messa in sicurezza della discarica di Longhi Bovetto. Secondo il pm Ombra, Scopelliti e Caridi avrebbero dovuto porre in essere adeguate azioni di programmazione, controllo e vigilanza sull’operato del dirigente Paonni che, sempre secondo l’accusa, sarebbe responsabile della mancata esecuzione dei lavori di bonifica della zona, in quanto curatore del progetto preliminare e della realizzazione delle opere necessarie alla bonifica del sito. 2
“Assoluzione per non aver commesso il fatto”. E’ questa invece la richiesta dell’avvocato Pasquale Melissari, difensore dell’ex sindaco, attuale presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti. L’avvocato Melissari ha esposto in aula, al cospetto della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Reggio Calabria le ragioni per le quali l’ex sindaco dovrebbe essere assolto: «Come potevano sapere Scopelliti, Caridi e Paonni che c’era una discarica da bonificare, se tra i dirigenti stessi non è mai avvenuto un passaggio di consegne?». Anche l’avvocato Antonino Mallamaci ha richiesto l’assoluzione del proprio assistito, Igor Paonni, per non aver commesso il fatto: «L’ufficio di Paonni non è mai entrato nelle dinamiche di bonifica e, sebbene non fosse di sua competenza, Paonni è l’unico che si interessa affinché la zona venisse ristrutturata. Paonni interviene per spirito di servizio, ben oltre i propri compiti: in realtà si sarebbe dovuto occupare delle società miste». 3
Oltre queste quisquilie, molto interessanti appaiono alcune frequentazioni del presidente della Regione Calabria. Quando era sindaco di Reggio Calabria Scopelliti ha ammesso, in un interrogatorio dinanzi al pm della Dda di Reggio Giuseppe Lombardo, di conoscere ed aver frequentato Antonino Fiume, killer della potente cosca De Stefano. Scopelliti nell’interrogatorio ha dichiarato: «Conosco Fiume. Come tutti i ragazzi di questa città, negli anni ottanta frequentavo l’unica discoteca che c’era a Reggio, il Papirus. Era un gruppo ampio ma sempre circoscritto. Ci si conosceva un pò tutti. È stata una frequentazione estiva e casuale. Lo ricordo perché era tra quei ragazzi con cui ci si salutava e si scambiava qualche battuta. Non c’è stata nessuna frequentazione. Attraverso i giornali ho appreso che lui era vicino ai De Stefano e che era legato alla figlia di Paolo De Stefano. Mai parlato di politica con Fiume. Ho appreso dai giornali che faceva campagna elettorale per me». Il pentito Antonino Fiume, l’ex killer dei De Stefano, dal conto suo aveva dichiarato in aula di aver sostenuto il sindaco nelle varie campagne elettorali affermando: «Conosco Giuseppe Scopelliti, in quanto ho appoggiato politicamente lo stesso».
Ancora più inquietanti le frequentazioni dell’attuale governatore Scopelliti quando era sindaco di Reggio Calabria secondo quanto emerso dall’inchiesta “Meta” della Procura antimafia della stessa città. Sono le 13,45 del 15 ottobre 2006 quando i carabinieri del Ros, appostati nei pressi del ristorante dove si celebrano le nozze d’oro dei coniugi Barbieri - genitori di Vincenzo e Domenico, affermati imprenditori - annotano la presenza di una Lancia K con lampeggiante, intestata alla Questura di Roma, usata dal sindaco Giuseppe Scopelliti. Alle 14,45 il sindaco andrà via dal ricevimento perché alle 17,45 inizierà la partita Reggina-Roma ed il primo cittadino non può perderla. Domenico Barbieri è «l’imprenditore di riferimento della ‘ndrangheta», scrivono i carabinieri del Ros nel rapporto che ha dato origine all’operazione “Meta” della Dda di Reggio. Domenico Barbieri, detto Mimmo, dal 23 giugno 2010 è in carcere ed è una delle 44 persone coinvolte nell’operazione “Meta”. Intercettato dal Ros, Domenico dice di se stesso: «Sono andato dritto perché ho capito il sistema come funziona. Ho accettato... di far parte degli amici... mi presentavo in un posto e mi presentavo come compare Mimmo! Ecco! Così».
I carabinieri scrivono nel rapporto: «La presenza di esponenti politici, nonché di personaggi appartenenti ad agguerrite associazioni mafiose, non lasciava alcun dubbio sulla centralità di Barbieri nelle dinamiche criminali e politiche della città di Reggio Calabria». I fratelli Barbieri, scrivono i magistrati dell’antimafia di Reggio, «sono imprenditori al servizio della cosca operanti non secondo logiche di libero mercato, ma nel rispetto delle dinamiche oligopolistiche di tipo mafioso». Domenico Barbieri, detto Mimmo è considerato dai magistrati «contiguo al gruppo criminale facente capo ad Antonino Imerti ed ai fratelli Buda egemoni nell’area di Villa San Giovanni». Mimmo Barbieri ha anche contatti con le cosche della Piana di Gioia Tauro, con i Pesce di Rosarno, in modo particolare. Si legge ancora nelle carte dell’inchiesta: «Il Barbieri unitamente ai fratelli Vincenzo e Carmelo, mantenevano stretti contatti con il pregiudicato Cosimo Alvaro, appartenente alla omonima famiglia di Sinopoli, e che proprio i fratelli Barbieri, per un periodo di tempo avevano gestito la latitanza di Carmine Alvaro, fratello di Cosimo». Ed è Cosimo, sempre in una intercettazione, che descrive la presenza di tutto il Gota di Reggio Calabria alle nozze d’oro dei Barbieri: «Al matrimonio c’erano proprio tutti il sindaco, Gesuele Vilasi e quelli della Margherita e dell’Udeur». A quel ricevimento c’erano dunque Cosimo Alvaro e i suoi fratelli, tutti pregiudicati, come annotano i carabinieri, nonché il consigliere comunale del Pdl Manlio Flesca e Pasquale Buda, membro della cosca Imerti. Nel 1986, Buda, già condannato per associazione mafiosa nel maxiprocesso “Olimpia”, venne ferito in un attentato ai danni del suo boss Antonino Imerti detto “Nano feroce”. Questi erano i commensali e gli ospiti del governatore Giuseppe Scopelliti. Una bella riunione di “famiglia”.
«Le grandi famiglie, una volta in lotta, si sono ricomposte, la guerra tra gli uomini di Pasquale Condello, gli Imerti, i De Stefano, i Rosmini, i Libri e i Tegano, insomma, i “casati” di ‘ndrangheta che negli anni Novanta si sono combattuti a colpi di bazooka e autobomba è un ricordo lontano. A mettere la pace fu proprio il capostipite degli Alvaro, il vecchio patriarca Domenico, che nel 1992 da Sinopoli scese a Reggio per parlare chiaro ai compari. Ora tutto deve filare liscio.
La triade
La città dello Stretto è governata da una vera e propria “triade”: Giuseppe De Stefano ha il grado di “capo crimine” e non ci devono essere dubbi sulla “centralità di Pasquale Libri (l’erede di don Mico, ndr) nell’ambito del controllo degli appalti pubblici”. “Stanno dando i lavori solo dove vogliono... dove... per non fare niente... fino a che tenevano, tenevano il discorso equilibrato, dice una tu, una tu; no qua il discorso è focalizzato”. Franco Labate, un imprenditore vicino al “sistema”, si lamenta con Mimmo Barbieri di come la politica lo sta trattando. C’è una ditta che sta facendo man bassa. “Vuoi sapere come ha fatto a entrare?”, gli replica Barbieri, “con il fratello del sindaco, i soldi se li sta prendendo lui, quello che si è riempito la mazzetta, la pila se l’è presa lui”. Labate, a questo punto capisce. “Quello che sta prendendo i soldi è suo fratello... vanno e trovano a suo fratello... ed è finita là... il Sindaco è messo da parte, non c’entra niente, quello che raccoglie i soldi è suo fratello... direttamente!.. si è levato pure a Rocco... Rocco se si fa qualche porcheria per i fatti suoi, ma altrimenti... ”.
Le tessere della Libertà
La ‘ndrangheta ha da sempre una particolare predilezione per la politica. L’11 novembre del 2006, Cosimo Alvaro riceve a casa sua Michele Marcianò, all’epoca come oggi consigliere comunale del Pdl a Reggio. Parlano di tessere di Forza Italia e di politica. “Prima viene il rispetto e poi la politica con me”, dice ai suoi. Vanno così le cose a Reggio, il regno della ‘ndrangheta. Il figlio del grande boss e il politico progettano “Circoli della Libertà”. Per i soldi non c’è problema, assicura il consigliere Marcianò: “Quando venite al comune, quando volete venire al comune salite sopra a Palazzo San Giorgio... avete un computer, avete due segretarie, avete, li mandate dove volete, autorizzo io per quanto riguarda voi si devono mettersi a disposizione ah!!... e incominciamo il lavoro... ragazzi dobbiamo iniziare il lavoro”.» 4
Eccola la politica in Calabria. Culo e camicia con la ‘ndrangheta. Al di là dei processi e di come finiranno. Al di là delle responsabilità penali, quello che appare evidente è che i politici prendono i voti imposti dalla ‘ndrangheta ed in cambio concedono appalti e finanziamenti pubblici. Addirittura, come è evidente dalle parole di Michele Marcianò, le strutture pubbliche fungono da uffici per la ‘ndrangheta. Ed il sindaco Giuseppe Scopelliti, attuale governatore della Regione, va a pranzare seraficamente con terribili ‘ndranghetisti. Questo è un fatto provato e non mi sembra un bel comportamento. Ma al di là delle inchieste e degli articoli giornalistici, qui di seguito alcune pagine dell’informativa del Ros, comprese alcune intercettazioni, così ognuno si può fare autonomamente un’opinione del nostro governatore ora anche commissario alla Sanità, e sapere in che mani siano i soldi pubblici.
Da pag. 272 dell’informativa:
«Oltre a quanto già riferito, in ordine al ruolo avuto dal sindaco SCOPELLITI Giuseppe, circa l’assunzione della moglie di BARBIERI Vincenzo, è stato accertato che, effettivamente, la famiglia BARBIERI era in contatto con il citato Sindaco, tant’è che lo stesso, in data 15 ottobre 2006, partecipava al ricevimento tenuto presso il ristorante “Villa Fenice” di Gallico, per i festeggiamenti relativi al 50° anniversario di matrimonio dei genitori dei fratelli BARBIERI. Per la circostanza, il giorno precedente si susseguivano alcuni contatti telefonici, dai quali si desumeva che erano stati invitati al banchetto l’indagato ALVARO Cosimo ed i suoi fratelli ALVARO Giuseppe e ALVARO Antonio, (vedasi conversazioni progr. 742 e 743 del 15.10.2006 registrate sull’utenza *********** in uso ad ALVARO Cosimo e convers. Prog. 2370 registrata il 15.10.2006 sull’utenza in uso a BARBIERI Carmelo) nonché FLESCA Manlio Luigi, all’epoca Consigliere Comunale ed il Sindaco di Reggio Calabria, SCOPELLITI Giuseppe (vedasi conversazione prog. 2158 del 15.10.2006 registrata sull’utenza *********** in uso a BARBIERI Domenico). BARBIERI D.: pronto! BARBIERI V.: fratello Mimmo! BARBIERI D.: oh! BARBIERI V.: senti!...mi ha telefonato ieri sera alle nove Giovanni BATA che viene, ora io sono qua, sto andando a Santa Caterina BARBIERI D.: eh! BARBIERI V.: eh! e passo di là dalla sala, tu come l’hai messi...non è che hai messo a Nino CARTELLA ... BARBIERI D.: non lo mettevo a Nino CARTELLA io BARBIERI V.: perché...a Nino CARTELLA non l’hai messo? BARBIERI D.: non l’ho messo! ne a lui e ne a Paolo ...inc..., li sistemiamo, vediamo chi viene, chi non viene BARBIERI V.: viene! loro due vengono BARBIERI D.: a Giovanni BATA l’ho messo con Mico Barbieri mi sembra e con coso BARBIERI V.: si perché da Matteo ...inc... BARBIERI D.: no, no! a quei de non ho sistemato, perché non so se viene Manlio, non so se viene coso, onestamente... BARBIERI V.: viene, viene, Manlio viene ! poi non ti ha detto che viene Manlio con il Sindaco pure BARBIERI D.: va bene! BARBIERI V.: io sto andando a Santa Caterina che forse gli manca colla BARBIERI D.: che cosa ha fatto? BARBIERI V.: gli manca colla forse, vado e gliela prendo BARBIERI D.: eh! manca colla! ma oggi stanno lavorando? BARBIERI V.: si! stanno lavorando! BARBIERI D.: e dove gliela prendi oggi la colla? Enzo!...portiamoci le bomboniere nella sala...ha le bomboniere... BARBIERI V.: va bene! ciao! BARBIERI D.: ciao! BARBIERI V.: va bene! ciao! *** Proprio in quest’ultima conversazione, BARBIERI Vincenzo, conversando con il fratello Domenico, gli confermava che il Consigliere FLESCA Manlio Luigi sarebbe arrivato con il Sindaco SCOPELLITI. Sin dal mattino del 15.10.2006, veniva predisposto un servizio di osservazione in località Pettogallico (RC) nei pressi della Chiesa, in cui si sarebbe celebrata la funzione religiosa, nonché presso il ristorante “Villa Fenice” di Gallico (RC) dove, successivamente, i genitori dei fratelli BARBIERI avrebbero intrattenuto gli invitati. Il servizio permetteva di rilevare, oltre la presenza delle autovetture in uso a questi ultimi, anche quelle in uso a soggetti attenzionati nella presente indagine: ore 11:20 lungo la strada che da Gallico porta a Calanna, nella frazione di Pettogallico, all’altezza della chiesa vengono notate diverse autovetture parcheggiate, fra cui la: Fiat MAREA S.W. color blu targata AS425TS in uso a BUDA Pasquale; MERCEDES C 220 CDI targato CJ630WV intestato a CREAZZO Giuseppe, nato a Scilla il 16.11.1963; ore 12:45 diverse autovetture indicate nella relazione scendono dalla strada che da Calanna porta a Gallico. ore 13:30 viene riscontrata la presenza di parecchie autovetture notate prima in località Pettogallico; le suddette sono parcheggiate all’altezza del ristorante “Villa Fenice” sul lungomare di Gallico. 13:55 all’interno del viottolo che porta all’ingresso del ristorante “Villa Fenice”, viene notata la presenza delle seguenti autovetture: LANCIA K color grigio chiaro targata BN128VV, intestata a QUESTURA di ROMA Ufficio Automezzi via San Vitale nr. 1 Roma, con un lampeggiante sul tetto in dotazione alle forze dell’ordine, autovettura solitamente utilizzata dal sindaco Giuseppe SCOPELLITI. Porsche Cayenne di color nero targato CW474TP, intestata a Finconsumo Banca SPA res. in via Nizza 262/26 Torino, in uso all’indagato FAVARA Gianluca; Lancia Lybra targata BT459AE, intestata a Finanziaria M3 SPA residente in via Goito 46 Roma, in uso a MARTORANO Santo Alfonso. *** L’autovettura Lancia K, intestata alla Questura di Roma, alle ore 14:57 del medesimo giorno, veniva notata dal personale operante, transitare a velocità elevata sul lungomare di Catona, proveniente da Gallico e dirigersi sull’A3 direzione Reggio Calabria. *** Proprio quel giorno, i militari della Stazione CC di Pellaro in servizio di svolgere Ordine Pubblico alla Stadio “Granillo” di Reggio Calabria, in occasione dell’incontro calcistico Reggina-Roma, notavano alle ore 17,45, salire a bordo dell’autovettura istituzionale LANCIA K color grigio chiaro, targata BN128VV tre persone, tra cui il sindaco SCOPELLITI Giuseppe. *** Il giorno successivo, ovvero il 16.10.2006, alle ore 09.30, all’interno dell’autovettura Fiat Stilo, targata CC130AS, BUETI Natale domandava ad ALVARO Cosimo informazioni su chi fosse presente al ricevimento per l’anniversario di matrimonio dei genitori dei fratelli BARBIERI, nonché sul luogo dove si era svolto. ALVARO Cosimo riferiva che il ricevimento era avvenuto presso il ristorante “La Fenice” di Gallico, asserendo che erano presenti: il sindaco Giuseppe SCOPELLITI, MARTORANO Santo Alfonso, l’assessore VILASI Gesuele e tutti gli esponenti del partito della Margherita e dell’UDEUR. In relazione, alle figura di VILASI Gesuele, si precisa che BARBIERI Domenico e BUDA Pasquale avevano avuto un incontro con lo stesso, così come evidenziato nelle pagine precedenti. La presenza di esponenti politici, nonché di personaggi appartenenti ad agguerrite associazioni mafiose, non lasciava alcun dubbio sulla centralità di BARBIERI nelle dinamiche criminali e politiche della città di Reggio Calabria. BUETI Natale: ove siete stati al ristorante o a casa... ALVARO Cosimo : ..inc... BUETI Natale: ove?...là... ALVARO Cosimo: alla Fenice... ALVARO Cosimo: ..incomp... BUETI Natale: ...e il sindaco era con loro...invitato da lui... da loro o si trovava lì... ALVARO Cosimo: ...no...era li con loro... BUETI Natale: ...è un amico allora si conoscono, Marturano non lo vota però... ALVARO Cosimo: ...ah?... BUETI Natale: ..però non lo votano... ALVARO Cosimo: ...a chi?... BUETI Natale: ..Carmelo non lo vota...e con Marturano... ALVARO Cosimo: ...eh? BUETI Natale: ..Carmelo... c’era pure Marturano... ALVARO Cosimo: ...c’era Marturano, c’era l’assessore VILASI della Provincia... BUETI Natale: ..tutti Margherita...UDEUR... cosi... ALVARO Cosimo: ..si...una bella festa compare... BUETI Natale: ...eh...quanti fratelli sono loro...sono tanti...no?... ALVARO Cosimo: ...no...tre fratelli... BUETI Natale: ...quanti fratelli sono? ALVARO Cosimo: ...tre fratelli e una sorella... BUETI Natale: ...a tre sono?...BUETI Natale: ...quella là sotto?...» Dei politici tirati in ballo solo Gesuele Vilasi è andato dai magistrati a dire di non aver preso parte a quel pranzo. La sua parola contro quella dei Carabinieri. Ma Scopelliti, nello specifico, intervistato da David Pierluigi per il Fatto Quotidiano ha confermato dicendo che si trovava a pranzo da persone “incensurate”.
E per concludere questo breve excursus sul Governatore e neo Commissario per la sanità vediamo cosa dichiara un profondo conoscitore della realtà calabrese e dei suoi “colletti sporchi”, l’ex pm di Catanzaro e attuale parlamentare europeo per l’Idv Luigi de Magistris.
«Quanto emerso nell’inchiesta ‘Meta’ della Procura Antimafia di Reggio Calabria, che ha messo in luce le ‘frequentazioni pericolose’ del governatore calabrese Giuseppe Scopelliti quando era sindaco della Città dello Stretto, dimostra ancora una volta quanto siano profonde e pervasive le commistioni tra la politica, gli imprenditori, i colletti bianchi e la criminalità organizzata”. A sostenerlo è Luigi de Magistris, europarlamentare Idv. “L’inchiesta della Dda - prosegue de Magistris - descrive alla perfezione il ‘modello Reggio’ che il governatore pensa di applicare all’intera regione: una melma nella quale sguazza l’imprenditoria mafiosa, molti professionisti, una certa massoneria, funzionari e politici collusi, che concludono affari o gestiscono la cosa pubblica nel chiuso dei salotti o in grandi ricevimenti. Feste in cui si ritrovano sindaci, assessori, professionisti, imprenditori e i referenti di agguerrite cosche mafiose. Feste alle quali non si può mancare, perché non si può certo scontentare il mafioso di turno e far saltare quel sistema consolidato di reciproco scambio, grazie al quale consistenti e indispensabili pacchetti di voti confluiscono verso il politico che garantisce l’assegnazione di appalti o consulenze”. “La magistratura - conclude de Magistris - deve indagare a fondo proprio sul livello dei rapporti tra mafia dei colletti bianchi e politica, che rappresenta il cuore del sistema criminale che tiene sotto scacco la Calabria”» 5
La Calabria, ultima regione d’Europa!
Note:
1) «Gazzetta del Sud» del 15 ottobre 2009
2) http://www.strill.it 13 aprile 2010 Processo ”Longhi Bovetto”: pm chiede condanna per Scopelliti, Caridi e Paonni (8 mesi per omissione di atti d’ufficio) di Claudio Cordova
3) http://www.strill.it 8 giugno 2010 Processo ’’Longhi Bovetto’’: in aula le difese di Scopelliti e Paonni di Claudio Cordova
4)Calabria, il governatore Scopelliti alla festa di ‘ndrangheta di Enrico Fierro; «Il Fatto Quotidiano», 24 giugno 2010
5) DE MAGISTRIS SULLE "FREQUENTAZIONI PERICOLOSE" DI SCOPELLITI - http://www.luigidemagistris.it
’Ndrangheta: scoperta cupola segreta in Calabria, chiesto l’arresto del senatore Caridi
Gli ’invisibili’ infiltrati nella politica: in manette anche Alberto Sarra, uomo di fiducia di Scopelliti. Ma ci sono pure Alemanno e Gasparri fra gli uomini con cui i vertici della criminalità erano direttamente o indirettamente in contatto
di ALESSIA CANDITO (la Repubblica, 15 luglio 2016)
REGGIO CALABRIA - Una cupola in grado di pianificare i destini politici ed economici non solo della Calabria. E’ quella scoperta dal pm Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria, che ha diretto l’indagine del Ros dei carabinieri in grado di svelare un nuovo, più importante e più pervasivo livello della ’ndrangheta. È sconosciuto ai più, invisibile, come gli uomini che è in grado di forgiare e usare per realizzare il suo programma eversivo.
Strumenti per infettare le istituzioni nelle mani dell’èlite dei clan, come l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, e il senatore Antonio Caridi. Il primo è finito in manette questa notte, insieme al funzionario regionale Francesco Chirico, mentre per Caridi (Gal) si attende l’autorizzazione della Camera di appartenenza.
Per i magistrati, con diversi ruoli e compiti sono tutti uomini di cui questa nuova struttura della ’ndrangheta si è servita per governare la Calabria e in parte anche il Paese. È la "mammasantissima" o "santa" ed è il luogo in cui la ’ndrangheta si mostra nella sua essenza più pura, il potere. Una cupola - così la definiscono i magistrati - che non agisce mai in via diretta, ma solo tramite i suoi insospettabili uomini, i cosiddetti "riservati".
E sono stati proprio riservati come Sarra o Caridi, o gli uomini che a loro volta per conto della cupola controllavano, a mettere direttamente l’élite delle ’ndrine reggine con politici del calibro dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e dell’attuale vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Il vice-presidente del Senato ed ex capogruppo del Pdl smentisce, e precisa che con questa cricca non ha mai avuto nulla a che fare. Eppure il suo nome viene fuori in una delle conversazioni intercettate fra Paolo Romeo e Alberto Sarra.
I magistrati li ascoltano mentre mettono a punto la strategia per prendersi la Provincia di Reggio Calabria e piazzare i loro uomini. "Allora - ricapitola Romeo - il discorso nostro quale deve essere? che noi dobbiamo tentare l’equilibrio interno di AN, cioè che tu ti prendi il ruolo alla Regione, con la prospettiva, a rimpasto, di fare l’assessore regionale ... subito ... senza ... perché Peppino ha già posto il problema ... e ... a Gasparri che la provincia di Reggio non può restare senza assessore ... gliel’ho detto ... lui, Peppino, già a Gasparri gli ha detto: "che non ti sogni ... incomprensibile ... vedi che io a Reggio ho bisogno assessore regionale"". Peppino è l’ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, oggi indagato e perquisito perché considerato creatura della cupola, per conto della quale è stato eletto prima ed è cresciuto politicamente poi. La conversazione intercettata invece altro non è che un metodo standard usato dalla parte più riservata della ’ndrangheta reggina per governare concretamente la Calabria e non solo.
Quella smascherata dal pm Giuseppe Lombardo e dai Ros è la struttura in grado di decidere nomi e volti di chi è chiamato a governare, in Calabria e come a Roma, ma anche di determinare e orientare i grandi flussi economici dei finanziamenti pubblici e acquisire informazioni riservate, provenienti da apparati informativi ed istituzionali, in cui infiltravano i loro uomini. Avevano contatti con Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita e insieme definivano strategie, ma questo - dice il procuratore capo Federico Cafiero de Raho - "sarà oggetto di altra indagine". Un centro di potere, invisibile ai più, che ha sempre indirizzato la ’ndrangheta militare, per decenni guidata da una componente di cui non ha mai neanche sospettato l’esistenza.
Neanche i magistrati, come commentava soddisfatto il funzionario regionale Chirico "Sapevano dell’Australia, dell’America... che c’erano varie cose, le sanno queste cose ormai... ...(inc.)... questa, l’ultima operazione del Rono (Reparto operativo del nucleo operativo), che sapevano i cazzi di tutti... e i cazzi ...(inc.).... però c’è un’altra cosa ancora che non la sanno nemmeno loro... qua a Reggio contano i... i Segreti". Che adesso sono stati scoperti.
Ed è proprio su questa struttura occulta che la ’ndrangheta ha costruito la propria forza. "È la mafia più potente d’Italia", per il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros, "in grado di attentare alla democrazia" perché capace di infiltrare le istituzioni con uomini selezionati e forgiati per favorire la ’ndrangheta. Quali fossero, dove dovessero essere collocati e cosa dovessero fare lo hanno deciso per decenni gli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano, fin dagli anni Settanta veri registi delle più raffinate strategie criminali dei clan. Entrambi condannati definitivamente per concorso esterno negli anni Novanta, di recente sono stati riarrestati in due diverse operazioni per estorsione, ma solo con il provvedimento di cui oggi sono stati destinatari è possibile capire pienamente il loro ruolo.
Sono loro che hanno scelto, preparato e indirizzato uomini come l’ex sottosegretario regionale Sarra, e il senatore Caridi. E tramite loro, hanno condizionato tutti gli appuntamenti elettorali dal 2001 al 2010, amministrativi o politici che fossero. Sono stati gli invisibili a scegliere l’ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, per gestire la città e al contempo spedire Sarra in Regione da assessore, al posto del neo primo cittadino. Nello stesso anno, hanno portato sullo scranno più alto della provincia Pietro Fuda, per poi lavorare all’elezione dell’allora assessore regionale Umberto Pirilli al Parlamento europeo. Una manovra scientifica e progressiva, destinata - spiegano i magistrati - a coprire tutte le caselle di governo locale, da inondare di fondi diligentemente procurati a Bruxelles dal loro candidato.
In tanti però hanno beneficiato dei loro servigi e dei loro pacchetti di voti nelle diverse tornate elettorali. Si tratta di Demetro Strati del Cdc, di Leandro Savio della lista civica Alleanza per Scopelliti, di Massimo Labate, Paolo Gatto, Beniamino Scarfone e , per An, di Francesco Germanò, di Seby Vecchio. Quest’ultimo, poliziotto prestato alla politica, finirà anche per diventare presidente del consiglio comunale. Avranno i voti degli invisibili ancheAlessandro Bruno Delfino (candidato alle elezioni comunali dell’anno 2007 nella lista CDC - Italiani nel mondo), mentre su loro ordine troveranno posto in lista candidati voluti dai singoli clan come Giuseppe Adolfo Alati, voluto dai Lampada di Milano.
Per ordine della direzione strategica della ’ndrangheta saranno anche create liste ad hoc, come "Noi Sud", in cui trovavano posto Sebastiano Giorgi, dell’omonimo clan, e il noto legale Antonio Managò, poi nominato sottosegretario regionale. Altri troveranno posti di sottogoverno come Felice Romeo, uomo di spicco della cosca Alvaro, catapultato al vertice dei forestali. Hanno scelto loro i posti dirigenziali in tutte le partecipate della città. Hanno governato, in silenzio, per decenni. Adesso però sono stati scoperti. "Questo - dice il generale Governale - è uno spartiacque. Chiunque voglia affrontare seriamente la lotta alla criminalità organizzata, da domani dovrà partire da qui.
di Roberto Galullo
Il plurindagato Peppe Scopelliti (a Reggio Calabria e Catanzaro per vicende legate a gestione amministrativa e sanitaria) è uscito fuori dai radar dei media di centrodestra sempre pronti a osannare il modello Reggio Calabria prima e il modello Regione Calabria poi e sempre avidi nel riversare vomito e bile contro chi critica questi prototipi amministrativi.
Ora che il plurindagato conta solo sulla sua rete di protezione vedrete che le fanfare torneranno a suonare e lui tornerà a tuonare contro i giornalisti cialtroni (io sono, con orgoglio, tra questi come ha pubblicamente dichiarato).
Senza andare indietro nel tempo, nel giro di pochissimi mesi l’ex sindaco e attuale governatore sì è trovato fisicamente dalle passarelle pubbliche in cui sedeva fianco a fianco con i vertici della Procura reggina, virtualmente alle passarelle delle aule giudiziarie in cui il suo nome compare e ricompare come un tormentone. Lo stesso è accaduto per il Comune di Reggio che, nonostante l’ascesa del suo braccio destro Demetrio Arena, sta a Scopelliti come Maradona sta al calcio. Lo stesso sta accadendo alla Regione Calabria, ora da lui governata, scossa da scandali come nemmeno ai tempi di Chiaravalloti e Loiero.
Quel che racconto ovviamente non è e non sarà mai l’anticipazione di un giudizio di natura giudiziaria o processuale (che compete solo ed esclusivamente a pm e giudici) ma è la cronaca (temporale) che chiama in causa un Governatore plurindagato, per quel che mi riguarda assolutamente innocente fino ad un eventuale terzo grado di giudizio. E quel che racconto serve per ragionare sul fatto che i nemici del Governatore plurindagato non sono i giornalisti cialtroni (ovviamente è lui che ci vede come tali e non i giornalisti che vedono in lui un obiettivo, visto che nella vita c’è molto di meglio da fare che pensare al figlioccio politico di Ciccio Franco) ma - sembrerebbe da una lettura politica - addirittura pm, giudici, dirigenti del Tesoro, Ue, Governo, Comandanti dei Carabinieri oltre che (e qui si può capire meglio) pentiti di ‘ndrangheta. Dura chiamarli tutti e contemporaneamente all’azione complottarda ma tant’è: c’è chi vuol farlo credere. E se fosse semplicemente saltato un tappo? E che tappo....
Le amnesie di Peppe
Caso Giardina, analisi dell’arringa di Scopelliti in conferenza stampa. Il governatore va all’attacco ma dimentica alcuni fatti.
di Lucio Musolino
Il sindaco Demetrio Arena, gli assessori comunali Tilde Minasi, Demetrio Berna e Pasquale Morisani, l’ex coordinatore cittadino del Pdl Luigi Tuccio e il suo successore Daniele Romeo, il consigliere comunale Walter Curatola, quello provinciale Michele Marcianò, il coordinatore regionale della lista “Scopelliti presidente” Giovanni Bilardi, quello provinciale Oreste Romeo, l’ex assessore comunale Franco Germanò, l’ex assessore Enzo Sidari. Erano tutti in prima fila. In fondo alla sala, invece, un attento Tino Scopelliti, all’anagrafe Consolato, ad ascoltare l’attacco che il fratello stava sferrando in conferenza stampa al colonnello Valerio Giardina, “reo” di aver riferito in un’aula di tribunale il contenuto di un’informativa da lui stesso firmata e inserita dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo nel fascicolo del processo “Meta”, nato da un’inchiesta contro il gotha della ’ndrangheta reggina. L’intervento del governatore è la dimostrazione plastica che l’arroganza ha ceduto il passo all’esigenza di rispondere, di attaccare, di offendere e di alludere a «macchinazioni» e «cabine di regia» di cui, con il solito stile che lo contraddistingue, non svela il regista. Ma andiamo con ordine e proviamo ad analizzare le dichiarazioni del governatore della Calabria.
Sulla stampa la replica del governatore Giuseppe Scopelliti Il cosiddetto ‘caso Reggio’ si acutizza nel dibattimento del Processo Meta
Reggio Calabria - ‘Si è consumata una cosa molto grave, poiché un uomo delle Istituzioni, per la seconda volta, ha reso una testimonianza non veritiera(...) Un’offesa alla mia persona ed all’intera Arma dei Carabinieri’, risponde così sconcertato il governatore Giuseppe Scopelliti sulle colonne di Calabria Ora e Quotidiano della Calabria alle dichiarazioni rese dal colonnello Valerio Giardina, ex comandante del Ros dei Carabinieri, nell’ambito del processo Meta in svolgimento a Reggio Calabria, con Giuseppe Lombardo in qualità di pubblico ministero.
Scandagliando le intercettazioni tra gli imprenditori Franco Labate e Domenico Barbieri, l’uomo dell’Arma parla anche di Giuseppe Scopelliti, oggi presidente della Giunta Regionale e all’epoca sindaco di Reggio Calabria, inquadrandolo in una lobby affaristico criminale di cui farebbero parte i vertici della ndrine reggine e compiacenti esponenti politici di primo piano, in cui sarebbe coinvolto anche il fratello Consolato, conosciuto da tutti come Tino. Un dibattimento quello in corso in cui si è alla ricerca di nomi, volti e verità su quella zona grigia che opprimerebbe la città di Reggio condizionandone la vita amministrativa ed economica. Il colonnello Giardina parla di gestione di bandi pubblici altamente inquinata nel comune di Reggio e di una lobby incentrata sull’accumulo di soldi e di potere di cui avrebbero fatto parte i fratelli Scopelliti.
Tra le accuse più gravi rivolte in aula e riprese dalla stampa locale quella di Franco Labate, invitato dallo stesso colonnello Guardina a chiarire le sue affermazione laddove, parla di Giuseppe Scopelliti appoggiato dalla cosca De Stefano per conto della quale sarebbe stato monitorato dal Nino Fiume, prima che spontaneamente decidesse di collaborare con la Giustizia e di raccontare ciò che sapeva. Scelta maturata nel 2002 quando ancora, puntualizza della sua replica il governatore, Scopelliti non era stato ancora eletto sindaco, cosa che sarebbe avvenuta alcuni mesi dopo.
Altro episodio inquietante per gli inquirenti la partecipazione dell’allora sindaco Scopelliti al cinquantesimo anniversario dei Barbieri a Gallico nell’ottobre del 2006. Ricevimento cui presero parte esponenti dei clan Alvaro ed anche altri esponenti politici. La replica di Scopelliti altrettanto dura parla di evidente faziosità delle dichiarazioni rese in aula dal colonnello Giardina, dal momento che nessuna indagine lo ha mai riguardato su questi fatti.
Anna Foti
Sanità, avviso di garanzia per il governatore Giuseppe Scopelliti
Al presidente della Regione, nella qualità di commissario ad acta, vengono contestati alcuni atti amministrativi. Indagati anche i direttori generali Franco Zoccali e Antonio Orlando e l’assessore Francescantonio Stillitani *
17/02/2012 Il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità ha ricevuto un avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro.
A Scopelliti vengono contestati la stipula del «Patto di Legislatura» tra la Regione e l’Aiop, la delibera di giunta relativa al rinnovo del protocollo d’intesa tra Regione Calabria e l’Università Magna Graecia e l’approvazione con delibera di giunta del regolamento attuativo contenente i requisiti minimi per l’autorizzazione al funzionamento e le procedure per l’accreditamento dei centri socio riabilitativi per disabili e la riconversione dei servizi Siad, relativi alla Fondazione Betania Onlus. Provvedimenti assunti senza preventivo parere del «Tavolo Massicci».
Oltre a Scopelliti, risulta indagato il Dirigente Generale della Presidenza, Franco Zoccali. Per la convenzione con l’Università Magna Graecia, risultano, inoltre, indagati il Direttore generale del Dipartimento salute Antonino Orlando e per la delibera relativa alla Fondazione Betania l’assessore al lavoro Francescantonio Stillitani ed una dirigente del dipartimento.
Con una nota dell’Ufficio stampa della Giunta regionale, è stato evidenziato che gli atti contestati dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagato il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, in qualità di commissario ad acta per il rientro del debito sanitario, «non hanno prodotto effetti in quanto sospesi e poi revocati dallo stesso Commissario». «Chiarirò presto - ha dichiarato Scopelliti - che si tratta di atti di indirizzo politico che non hanno prodotto alcun effetto, nè danno economico per la Regione Calabria, nè vantaggio ad alcuno».
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 17/02/2012
Buco nella sanità, avviso di garanzia per il governatore calabrese Scopelliti Lo rende noto lo stesso uomo politico del Pdl. Indagato anche il dirigente generale della presidenza Franco Zoccali
MILANO - Il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti (Pdl), Commissario ad Acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità, ha reso noto di aver ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. «A Scopelliti - è detto in una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - vengono contestati la stipula del "Patto di Legislatura" tra la Regione e l’Aiop, la delibera di giunta relativa al rinnovo del protocollo d’intesa tra Regione Calabria e l’Università Magna Grecia e l’approvazione con delibera di giunta del regolamento attuativo contenente i requisiti minimi per l’autorizzazione al funzionamento e le procedure per l’accreditamento dei centri socio riabilitativi per disabili, e la riconversione dei servizi Siad, relativi alla Fondazione Betania Onlus. Provvedimenti assunti senza preventivo parere del Tavolo Massicci».
GLI ATTI - «Gli atti - precisa la Regione Calabria - non hanno prodotto effetti in quanto sospesi e poi revocati dallo stesso Commissario». «Indagato, oltre a Scopelliti, - prosegue la nota - il Dirigente Generale della Presidenza Franco Zoccali. Per la convenzione con l’Università Magna Grecia, risultano inoltre indagati il direttore generale del Dipartimento salute Antonino Orlando e per la delibera relativa alla Fondazione Betania l’assessore al lavoro Francescantonio Stillitani ed una dirigente del dipartimento». «Chiarirà presto - ha dichiarato Scopelliti - che si tratta di atti di indirizzo politico che non hanno prodotto alcun effetto, né‚ danno economico per la Regione Calabria, nè‚ vantaggio ad alcuno».
Corriere della Sera
Redazione Online
16 febbraio 2012 | 22:21
Caro Saverio,
considerati i tempi, e i fiumi di fango che scorrono per l’Italia e per la Calabria, ho apprezzato moltissimo i tuoi puntini sulle i. E condivido, al di là dei ’giochini’ e i messaggi cifrati, pienamente la tua (disperata e tuttavia fiduciosa) domanda: ’Ndrangheta: la Calabria avrà mai speranza di liberarsene?
’Ndrangheta: l’Italia avrà mai speranza di liberarsene?
M. cari saluti,
Federico La Sala
Per l’anonimo che non vota da 15 anni.
Da quello che scrive è evidente che non ha votato nè sostenuto nemmeno le voci che definisce libere e disinteressate, Emiliano Morrone, candidato alle comunali con la lista "Vattimo per la Città", e alle regionali da indipendente con Italia dei Valori, e Saverio Alessio, candidato alle comunali con la lista "Vattimo per la Città".
Qest’anonimo è una persona distruttiva, senza proposte e orizzonti.
Pasquale Tiano
(Un combattente che ha sempre lavorato a San Giovanni in Fiore per il cambiamento)
La calabria prima di scopelliti era ad un passo dal baratro. Con scopelliti ha fatto un passo avanti!
Caro professore Tiano, se vuoi commentare il pezzo di Alessio, prova ad argomentare nel merito. Del resto l’articolo e pieno di citazioni con tanto di fonti. Un vero e proprio dossier su scopelliti e se puoi su scopelliti devi commentare.