Giustizia

Il lodo senza nome. Bruno Contrada ai domiciliari nella sua casa Palermo. La morte della giustizia - di Salvatore Borsellino

venerdì 3 ottobre 2008.
 

L’intervento del nuovo magistrato di sorveglianza Anna Pancaro a posto di Daniela Dalla Pietra nel caso di Bruno di Bruno Contrada ha dato i suoi frutti.

Questo traditore dello Stato, condannato in via definitiva a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e responsabile morale dell’assassinio di tanti altri servitori dello stato che, contrariamente a lui, lo Stato hanno continuato a servire fedelmente fino alla morte, tornerà a Palermo.

Il magistrato Daniela Dalla Pietra era stato oggetto da attacchi di ogni tipo da parte dei numerosi blog di disinformazione in difesa di Bruno Contrada attivi sulla rete, di interrogazioni da parte di vari parlamentari votati alla causa di questo favoreggiatore della criminalità organizzata e di ricusazioni da parte del suo avvocato Lipera che la causa della mafia e dei criminali mafiosi ha sempre avuto a cuore in maniera particolare. Ora finalmemte tutti questi sforzi congiunti hanno dato i loro frutti.

A Bruno Contrada è stato concesso di scontare gli arresti domiciliari nella sua abitazione di Palermo, la città nella quale sono stati perpetrati i suoi crimini, a due isolati di distanza dalla casa di una delle sorelle di Paolo la quale uscendo di casa potrà così vedere affacciato al balcone, se non prossimamente anche a passeggio per strada, uno dei responsabili, almeno morali, dell’assassinio di suo fratello. In una continua escalation il suo avvocato ha chiesto addirittura che il trasferimento possa avvenire "senza scorta". Noi invece attendiamo sempre che, dopo 16 anni, possano finalmente andare avanti quelle indagini sul Castello Utveggio , luogo dal quale è stato azionato il telecomando che ha provocato la strage di Via D’Amelio, e sulle telefonate partite nei momenti della strage dal centro dei servizi segreti attivo in questo edificio e aventi come destinazione anche una barca ormeggiata nel golfo di Palermo, a bordo della quale stazionavano sia Contrada che altri membri degli stessi servizi segreti, per sapere se queste responsabilità non siamo solo morali ma anche dirette.

Da oggi sappiamo comunque che oltre al lodo Alfano, che assicura l’impunità alle quattro più alte cariche dello Stato, che è già aberrante ma almeno riguarda non le condanne definitive passate in giudicato ma soltanto i reati commessi ma per i quali non ha potuto essere portato a termine il processo, o quelli ancora da commettere, esiste anche un lodo segreto, senza nome e non stabilito dalla legge che assicura l’impunità ad altri individui in grado di ricattare anche alte cariche dello Stato attraverso i ricatti possibili grazie alla detenzione di un’Agenda Rossa sottratta dalla borsa del giudice, assassinato forse anche a questo scopo.

E questo lodo riguarda non solo i reati contemplati dal primo lodo ma anche quelli più infamanti e già passati in giudicato come quelli di cui si è macchiato Bruno Contrada.

Salvatore Borsellino


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