Dibattito

Dialogo di un meridionale con un non terrone - di Antonio Bitonti

L’attualità della dialettica fra Nord e Sud è qui affrontata da Antonio Bitonti da una prospettiva trascurata dai media
mercoledì 28 maggio 2008.
 

1: Hai sentito dell’omicidio di Verona?

2: Si, ho sentito.

1: Lo sai che il motto di quelle teste vuote “proteggi il tuo simile distruggi il diverso” era diretto, nell’ordine, prima contro i meridionali e poi contro gli extracomunitari?

2: Bene, hanno fatto bene, e poi è giusto, il Sud deve morire.

1: Ma che dici!? Il Sud deve morire e poi lo dici proprio a me che sono meridionale.

2: Ora basta diosanto con l’assistenzialismo: noi vi campiamo.

1: I nostri emigrati hanno fatto un lavoro da formiche su da voi nel Nord e ora li vuoi infognare.

2: Il lavoro santa madonna i terroni non sanno cos’è.

1: In tutto il mondo anche in italia del nord abbiamo costruito strade, dighe, gallerie, porti, case, ponti, le fabbriche e poi ci abbiamo lavorato dentro come gli schiavi di oggi, gli odiati rumeni e polacchi e gli altri.

2: Ma chi vi ci ha chiamati qui dico io?

1: Nessuno. Da noi manca da sempre il lavoro. Siamo emigrati per necessità e non è divertente.

2: La verità è che non volete lavorare e noi vi taglieremo l’assistenzialismo.

1: È assurdo: prima dici “chi vi ha chiamati nelle nostre fabbriche” e poi dici che non vogliamo lavorare.

2: Volete essere campati con il sudore del Nord.

1: Ma ti rendi conto che dal Sud milioni di persone per lavorare hanno lasciato famiglia e tutte cose.

2: Al Sud non lavora nessuno perchè nessuno ha voglia di lavorare, i più sinceri tra di voi lo dicono.

1: Questa è ingratitudine, ecco la verità.

2: La verità è che ve ne state lì ad aspettare ma che cosa dico io santamadonna, e a piagnucolare come donnette: smettetela di lamentarvi.

1: Noi non aspettiamo niente perché abbiamo lavorato in tutto il mondo, in tutti i continenti e le nazioni. Così mi offendi.

2: Eccolo lì il meridionale scansafatiche che subito la mette sul personale e si offende nell’onore.

1: Non ci capiamo, è tutto inutile. Tu sei nato a Perugia giusto?

2: Giusto.

1: Ho detto Perugia, ma potevo dire un’altra qualsiasi città del centro o nord.

2: Va bene: allora diciamo Firenze o Siena, anzi Bologna, no Brescia.

1: Va bene. Partiamo da questo: perché tu nasci in un posto, ci cresci e poi ci muori, vicino ai tuoi amici e famiglia e io no? È giusto questo? Io sono qua, in Veneto, e parlo con te, e se non siamo a Palermo o Napoli o Reggio o Bari c’è un motivo o no?

2: Certo che c’è un motivo.

1: Ma non è, come dici tu, che noi non v o g l i a m o lavorare. Non credere che basta cambiare idea e cambia la realtà, non è così pur troppo: non basta un atto della volontà per creare le industrie, servono banchieri e politici. Mi capisci?

2: Questo discorso non significa niente. Anche mio padre è emigrato in Australia e poi è ritornato. La sua è stata una volontà di ferro e noi altri abbiamo avuto l’emigrazione come voi nella bassa.

1: Questo non è vero. E da sola, comunque, la volontà di tuo padre, senza voglio dire una possibilità oggettiva di continuare a lavorare, non sarebbe bastata e tuo padre non sarebbe potuto ritornare a casa sua.

2: La verità è questa: voi non avete voglia di migliorare, progredire, andare avanti, lavorare. Ve ne state con il vostro pianto in mano a commiserarvi. Siete buoni solo per dire: noi abbiamo fatto case, industrie, dighe ponti, strade e bla bla bla, e intanto la miseria vi circonda. Io le ho viste le donne giù da voi: tirano su i figli e poi aspettano solo di morire invece di inventarsi un lavoro madonnabona!

1: Questo che dici è mostruoso. Dal meridione sono emigrati in centoventi anni trenta milioni di persone, più di quanti oggi lo abitano. Guarda, non so che dire.

2: Ecco bravo stai zitto. Ma il fatto è che non stati davvero zitto, apri la bocca e sbraiti lamenti.

1: Ma io me la prendo con la Sinistra, e in particolare con i comunisti, che hanno dimostrato di non possedere alcuna cultura: altro che “Nord e Sud uniti nella lotta!” a parole!, a parole!. Così è semplice, che ci vuole a proclamare che il lavoro è il motore morale e materiale della società (lo dice anche la Costituzione: art. 1). Poi sui proletari meridionali vomitano di tutto e loro tacciono. E ora giustamente al governo c’è la Lega. È mostruoso.

2: E comunque ti dico, cocco de mamma, che di mostruoso c’è solo la vostra cultura arretrata e la spazzatura di Napoli.

1: Guarda, il problema della spazzatura non sono i rifiuti della città, i sacchetti che tutti portiamo fuori di casa ogni tre o quattro giorni, perché Napoli non è più grande di Milano o Roma; il problema sono i rifiuti industriali, e i rifiuti industriali di cui la Campania è tutta piena, vengono dalle industrie cioè dal Nord.

2: Ma scusa chi è più coglione chi i rifiuti speciali tossici se li porta a casa sua o gli altri?

1: Ma che ragionamento è!? Ecco perché dico che la sinistra e i comunisti sono inadeguati. Invece di un discorso di classe, su questo punto fondamentalissimo, al massimo messi alle corde direbbero con aria da padreterno che il problema è il Capitalismo. Mah... come se il capitalismo fosse una creatura di chissà quale mondo: in Campania ci sono montagne di materiali tossici (batterie, vernici ecc. ecc.) che non ha creato la natura ma la camorra per aver fatto affari con le industrie padane, con il Capitalismo che i comunisti non vedono. In termini concreti, storici, al massimo lo intendono come una piovra mondiale (che non significa nulla, è un’astrazione indeterminata).

2: Te lo dico io: è più coglione il meridionale che i rifiuti se li porta a casa sua. E poi, senti, non è proprio così: quella lì è merda dei napoletani.

1: Non è vero, leggi Saviano. Comunque, va benissimo lo stesso perché il tuo parere fortunatamente non peggiora la situazione dell’inquinamento campano, anche se inquina la morale di questo paese.

2: Bene, hai capito finalmente? Teneteveli voi là, nella bassa, i rifiuti, perchè li avete valuti voi santodio!

1: Certo, li abbiamo voluti noi.

2: Ci avete speculato e ora pagatene i costi.

1: La camorra non è tutti i campani. Lì muoiono vecchi e bambini di malattie generate dall’inquinamento. Un po’ di rispetto.

2: Tutto è chiaro come il sole nelle mie parole, e smettetela di lamentarvi sempre, ma forse vi è impossibile perché è proprio nel DNA della vostra cultura.

1: Ma quale sole. Non sei mica siciliano o calabrese che sai com’è fatto il sole. Quanto alla nostra cultura arretrata, non ne parliamo.

2: Parla, parla.

1: Ma che ti devo dire...

2: Tenete le donne in condizione di schiavitù materiale e morale voialtri, santamadonna.

1: Va bene, va bene, come dici tu.

2: Qualche tempo fa, Giuliano Amato, ministro degli interni, lo ricordò a tutti dicendo che picchiare le donne è una usanza siculo-pakistana. Ma pensa te che gente...

1: Che sottile! Un vero uomo il sig. Giuliano Amato, intellettuale di sinistra, stimato in tutto il mondo della tecnofinanza.

2: Una volta giù nella bassa ho comprato un piccolo marchingegno elettrico, che era già rotto in realtà e son tornato dal commerciante. Ora non ci crederai ma quello mi diceva che mi stavo inventando tutto. Hai capito te che elementi!?.

1: Ma che c’entra, quello voleva fregarti.

2: C’entra, c’entra, e come!

1: Allora. Cercavo casa a Perugia tempo fa e uno, che aveva messo un annuncio sul giornale Cerco&Trovo, mi voleva dare in affitto per non ricordo più quanti soldi, un pezzo di garage, senza finestre, interrato, pieno di muffa, con una lampadina al centro: c’era solo una branda e un materasso; il bagno era fuori, in condizioni terribili. Cosa ho provato non so descriverti.

2: E beh?

1: Come? Ti rendi conto?

2: Ma di che, che cosa?

1: È assurdo. È più grave o no del fatto che hai raccontato tu?.

2: No, è più grave quello che è successo a me.

1: Bene, allora lasciamo perdere..., scusami ma non ce la faccio. Quella persona cercava qualcuno a cui chiedere soldi per l’affitto di un pezzo di garage dove chiudeva la macchina, capisci?

2: Che hai?

1: Niente, sto pensando.

2: A che?

1: Se oggi trovo ancora persone che fanno questo e lo considerano accettabile, pensa negli anni dell’emigrazione dal sud al nord cosa succedeva.

2: Voi meridionali sapete solo lamentarvi.

1: Scusa, mi sono distratto, che hai detto?

2: Niente cocco mio.

1: Davvero, mi ero distratto, cosa hai detto?

2: Parlavo di cultura. Di cultura dell’assistenzialismo.

1: Senti, di assistenzialismo in questo paese ce n’è ma a favore della grande industria (che è quasi tutta al nord). Pensa solo in tutti questi anni quanti soldi, i nostri soldi, lo stato ha regalato alla Fiat con le rottamazioni. Sono miliardi. Questo è assistenzialismo. Capitalismo assistito.

2: Uhm...

1: Poi compaiono in televisione e s’atteggiano a grandi industriali questi manager assistiti dallo stato in doppio petto gessato grigio. Questa è l’italia: i lavoratori devono andare in pensione dopo quarant’anni di contributi all’INPS perché trentacinque sono pochi, mentre lo stato regala soldi a camionate alle grandi industrie (e non me ne frega niente se sono al Sud o al nord). Per non parlare delle banche.

2: Questo è vero.

1: Pensa al Corriere della Sera, per fare un altro esempio, o ad un altro giornale, la Repubblica, per dire. Che ci vuole con venti milioni di contributi pubblici ogni anno, dico ogni anno, a fare il direttore di un giornale (che poi è una industria parliamoci chiaro)?

2: Hai ragione.

1: Ricucci ha detto una volta che “non ci vuole niente per fare il ricchione con il culo degli altri”, e aveva ragione.

2: Bella immagine devo dire.

1: E noi, che poi siamo dei proletari, stiamo qui a scannarci sul calcio (dominato illegalmente da Milano, Torino e poche altre città del nord), oppure a parlare di musica, che, fuori d’italia, diciamo la verità, per decenni, è sempre stata la musica di Napoli, proprio quella Napoli che ora il capitalismo italiano assistito dallo stato come un lattante viziato ha infognato, ha cinto di montagne di rifiuti speciali. Quel capitalismo che nel mondo riuscirà pure a scalzare questo primato dei terroni lanciando “le nuove stesse del firmamento musicale”, e non voglio fare nomi perché - comunque - sono solo creature delle case discografiche, cioè dell’industria capitalistica della musica (il talento non c’entra niente, uno vende milioni di dischi non perché canta come Mia Martini o Mina ma perché incide per quella casa di produzione).

2: E che dobbiamo fare...

1: E tutto così. Non sono i prodotti buoni quelli che si vendono, sono i prodotti più venduti ad essere i migliori.

2: Ok, ora basta.

1: Fammi finire, scusa. Prendiamo ad esempio, oltre alle musica, la cucina e per cucina intendo tutto, dalle cose più elementari: olio, vino, pane, pasta, pummarola, formaggi. Tutto al Sud è di qualità eccezionale, quasi sempre superiore alle produzioni del nord, e produzioni significa sapere fare, conoscenze tecniche, secoli durante i quali il sapere pratico si è accumulato, cultura insomma nel senso più importante della parola...

2: La vostra è solo una cultura parolaia e lamentosa.

1: Va bene, come dici tu, ma a proposito di cultura, nel senso di produzione di idee, i più grandi pensatori sono tutti del Sud: Gioacchino, Tommaso d’Aquino, Campanella, Bruno, Telesio, Gravina, Vico, Cuoco, Filangeri, Galluppi, Giannone, Antonio Labriola, Salvemini, e anche se nel male Croce e Gentile, poi ancora Gramsci, Calogero, La Pira.

2: Cambiamo discorso.

1: Perdonami, fammi terminare.

2: Basta, non voglio più sentire ste stronzate...

1: Prendiamo il diritto, la legge. Non c’è occhio obbiettivo che, scorrendo la storia, non possa, anzi, non debba dire che i prodotti della civiltà meridionale non hanno mai avuto minor valore, anzi spesso, molto spesso, superano ogni altro prodotto giuridico dei popoli della penisola.

2: Se ste cose le scrive un terrone...

1: Prendi un qualsiasi testo (così non potrai sospettare partigianerie) della scienza ufficiale italiana, un manuale ad esempio. Guarda te ne indico uno, scritto da un cuneese, attivo ancora oggi, un’eminenza della procedura penale, materia interessante visto che la questione sicurezza è nei pensieri di molti oggi. Il cuore del processo penale è la disciplina sulle prove, tant’è che addirittura è stata messa nella costituzione all’art. 111. Ebbene, il codice napoletano del 1819 è stato, lo dice quel prof., a questo riguardo, un esempio che è andato perduto nell’esperienza dell’italia unita pur essendo senza dubbio il più avanzato di tutti. Insomma, semplificando, i progressi dell’attuale legislazione (il codice è del 1988 e la riforma costituzionale del 1999) era già presenti nel codice napoletano cento settanta anni prima.

2: Dimentichi un’altra creazione originale, del Sud: la mafia.

1: È vero. Ma voi avete la vostra e se i mafiosi si vedono anche al Nord, a Milano ad esempio, più che ad Africo, c’è un motivo.

2: Che vuoi dire?

1: Il fatturato della mafia è di miliardi, giusto?

2: Giusto.

1: Se li tengono sotto il materasso?

2: Non credo.

1: Quindi?

2: Quindi che?

1: Quindi i soldi della mafia finiscono nelle banche, e le banche non sono forse i polmoni e il cervello del capitalismo italiano?

2: Tu hai dell’acqua nel in testa.

1: Io acqua e qualche banchiere, invece, il rovello di come ripulire e far fruttare il danaro siculo-calabro-campano-pugliese.

2: Può essere, ma noi non siamo le banche, noi lottiamo contro di esse. 1: Non devi dire può essere perché è sicuro, è un rapporto alla pari: gli hanno bisogno degli altri e viceversa. E poi anche noi non siamo la mafia e lottiamo contro di essa. Il fatto è anche che, oltre alla mafia strettamente intesa, c’è qualcosa d’altro dietro come si vede tutte le volte che era lì lì per sparire, sta mafia, e poi è sempre ritornata a radicarsi più forte di prima.

2: Ecco il meridionale che dice e non dice: siete reticenti, omertosi, questa è la verità, ma perché non vi ribellate alla mafia. Sono sicuro che se fosse a Firenze, a Bologna, a Verona, Milano, Torino, Venezia o Genova i cittadini si rivolterebbero contro i mafiosi.

1: Ne sei sicuro?

2: Si.

1: Beato te.

2: A cosa ti riferivi prima, dai, sentiamo.

1: Faccio un solo esempio. Forse non tutti sanno che il più grande padrino della mafia siciliana (Luciano, a pari merito forse solo con Vito Cascio Ferro) era incarcerato negli stati uniti e che, avendo fatto a questo stato grandi favori (riportare l’ordine al porto di New York in mano agli operai in sciopero), fu liberato proprio in sicilia a guerra mondiale vinta.

2: Ma sbaglio o era siciliano questo Luciano?

1: Certo, di Castellammare del Golfo, il più bel posto che abbia mai visto.

2: Beh allora vedi che tutto torna, la sicilia ai siciliani e il Nord a noi.

1: Ma guarda a questo punto spero che Bossi divida veramente l’Italia, anche se non ci credo perché i soldi della mafia sono intrasistemici e poi è meglio una cosa nostra siciliana che russa o rumena piuttosto che albanese o cinese (2 spalanca gli occhi come chi riceve una coltellata).

2: Tu sei matto!

1: Ora te la faccio io una provocazione: quest’esperienza della nazione italia è finita con un fallimento: trenta milioni di emigrati sono abbastanza; ora voi tenetevi gli extracomunitari nelle fabbriche e nelle case come badanti, e noi i nostri e ognuno per la sua strada; un bel taglio netto ed è fatto; ogni popolo ha un diritto naturale a scegliersi il proprio governo; faremo un referendum e ci autodetermineremo.

2: Che t’inventi mona, cosa sono queste cazzate.

1: Cazzate? L’unica cazzata (che da noi significa anche “non avere qualcosa che serve”) è che manca una classe dirigente meridionale, che abbia cioè a cuore gli interessi del Sud e prima di tutto, prima di tutto perché non si facciano confusioni assurde, dei proletari che non lavorano e di quelli che lavorano in schiavitù permanente (per me lo dico per inciso non esiste nel discorso politico di base, cioè rivoluzionario, Sud e Nord, come non esiste est e ovest, o la nazione Y e la nazione G, esistono solo le classi sociali e la loro lotta ininterrotta).

2: Sei matto!

1: È vero: ha ragione Bossi e la Lega: siamo diversi dai Veneti noi Calabresi, e come!. Dividiamo l’italia e poi si vedrà, facciamolo noi meridionali per noi stessi e i nostri figli.

2: Tu sei matto!

1: Forse sono matto, ma credo che sta nascendo una nuova coscienza negli individui...

2: Ma in quali individui, cambia la tua percezione personale della realtà e pensi che stia cambiando anche negli altri. È lo stesso errore di cui mi accusavi prima a proposito della volontà che cambia, e che, cambiando, cambia la realtà delle cose (idealismo). Non te ne rendi conto?

1: Dicevo, ascolta, che sta nascendo proprio una nuova consapevolezza, quella coscienza che guarda al dogma-mito dell’italia una e unita con occhio critico.

2: Queste sono visioni di pazzo!

1: Perché se no Waltre Veltroni nell’ultima campagna elettorale a Cosenza avrebbe dovuto dire che tre sono i punti essenziali della politica del PD: unità, unità e unità dello Stato e della nazione?.

2: Ma non lo so... forse, semplicemente, non sapeva dopo tutto questo tempo cosa altro ancora promettere al Sud per ottenere consensi e legittimazione.

1: Fra qualche anno, dopo che il federalismo fiscale darà il contenuto alle discussioni, ne riparleremo seriamente di divisione dell’italia.

2: Ecco solo questo sapete fare, aspettare che il destino compia il suo corso. È nella vostra natura, lo vedi?

1: Non ti rispondo su questo è troppo deprimente.

2: Perché non ha argomenti, ecco perché taci.

Antonio Bitonti


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