Politica

"Cari nipotini di Stalin". Riccardo Succurro scrive in codice ad Attilioski Maskaroski, ai diossini riuniti, ai socialisti mutanti e alla mancina di Saint Jean en Fleur

Una lettera indicativa dell’ex primo cittadino del capoluogo silano
sabato 21 aprile 2007.
 

Cari nipotini di Stalin,

nel partito democratico tutti saranno ex. Ex dc, ex pci, ex diessini, ex diellini. Sciolti, mescolati e confusi per cercare di costruire un «partito dei cittadini» che intenda il progetto-Paese in modo aperto e dinamico. Siamo al centro di un passaggio storico e nella testa avete ancora la Russia degli anni Trenta. Sognate di ridurre il movimento comunista sangiovannese a un mucchietto di adoratori senza spina dorsale. E a furia di epurare avete fatto diventare gli ex la più larga maggioranza politica che vive ed opera nella città di Gioacchino. Enrico Berlinguer combatté la degenerazione dei partiti, intesi come camarille, ciascuna con un boss e dei sotto-boss, come formazioni che non promuovono la maturazione civile e l’iniziativa. Ancora oggi egli incarna delle virtù, l’austerità e la moralità, che si sono ormai quasi definitivamente estinte.

Alla mia età, con la mia storia politica, non sarete certo voi a rilasciarmi la patente di uomo democratico, di sinistra, riformista. Ma non ho il cinismo necessario per aspettare sulla riva del fiume. Ecco perché ero e resto in prima fila. Sulla sinistra. E’ vero: io mi distinguo. Infatti in nove anni di sindacatura sono sempre stato in prima fila. A Catanzaro, dove spesso arrivavo con la vecchia Tipo del comune, per discutere di fondo sollievo, piano di sviluppo urbano, politiche sociali ed ambientali. A Roma, dove in stanze economiche importanti nasceva il Patto Territoriale. A Reggio Calabria, dove tessevo alleanze con i consiglieri regionali di maggioranza ed opposizione per salvare l’ospedale. Ed in piazza Municipio, a discutere con coraggio ed onestà con tutti i movimenti che nel frattempo si sono succeduti. Avevo anch’io le mie guardie del corpo: consiglieri comunali di sinistra, di centro e di destra, assessori, rappresentanti sindacali. Insomma, facevo il Sindaco di una città importante; e sostituivo anche qualche (ex) compagno di partito dormiente. Non ero solo, per fortuna. C’era gente nuova e piena di entusiasmo che ha costruito un pezzo importante della recente stagione politica. Mi piacerebbe citarli ad uno ad uno, ma non vorrei che la stalinizzazione colpisse anche loro. Abbiamo governato con impegno, proficuamente e con inevitabili limiti. Ma sempre limpidamente, senza ombre e senza scheletri negli armadi. Nella seconda sindacatura, poi, siamo riusciti a governare senza l’apporto dello SDI. Nessuno ha rimpianto la loro assenza dalla giunta, e per la verità nemmeno ci siamo accorti che fossero all’opposizione. Quello che è rimasto del Partito Socialista di Nenni e di Turati, di Mancini e di Saverio Gallo è tutto concentrato in un documento la cui chiosa dimostra quanta arroganza alberghi nell’attuale gruppo dirigente. Si fa largo uso di denigrazioni e falsità ( “ Un conto è aver trovato la proposta del PSU, altro è aver trovato il finanziamento per poterla tradurre in realtà” affermano spudoratamente gli amministratori socialisti). Ed intanto ci attardiamo a parlare del passato e non di nuove proposte, di nuovi progetti, di nuove speranze. Si è creato un solco tra l’amministrazione comunale e la società reale. Si può essere così sordi al lamento che sempre più forte si registra in città?

Riccardo Succurro


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