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SEGNO DEI TEMPI. LONDRA: L’ORTO E L’AGLIO. Una "storia" di Mattia Bernardo Bagnoli - a cura di pfls

Esplode la moda dell’orto in città. È caccia agli ultimi "lots"
mercoledì 20 febbraio 2008.
 
[...] se un tempo a sgobbare dietro a zucche e cetrioli erano perlopiù anziani pensionati con il pollice verde, oggi, a riscoprire le gioie della campagna a portata di metropolitana, sono in realtà giovani professionisti con famiglia: ventenni e trentenni che passano il fine settimana a dissodare la terra con i bambini. Ma non solo. Ad affollare gli orti di Londra, ci stanno anche molti membri delle «minoranze etniche» - che non trovando nei supermercati della capitale gli alimenti tipici dei loro paesi d’origine, se li coltivano da sé [...]

LA STORIA

-  Come cresce bene l’aglio
-  all’ombra di Westminster

Londra: esplode la moda dell’orto in città. È caccia agli ultimi "lots"

di MATTIA BERNARDO BAGNOLI *

LONDRA. Quando si dice Londra, la prima immagine che salta in testa non è certo quella di zappare la terra in un orto: metropoli tentacolare e vita di campagna non vanno certo di pari passo. Ma nel caso della capitale britannica, le cose non stanno come sembrano. Sono una miriade, infatti, «gli appezzamenti di terreno ad uso agricolo» disseminati nei quartieri della città, compresi quelli più centrali: basta ottenere l’autorizzazione dal comune, e darci sotto con vanga e concime - un passatempo, a quanto pare, molto popolare tra i londinesi.

«Le richieste di affitto dei terreni non sono mai state così alte», spiega Peter Hulme Cross, consulente del comune di Londra, che ha censito uno ad uno tutti i lotti a disposizione del pubblico. E che ieri ha lanciato un sito Internet per permettere ai londinesi di individuare facilmente gli orti a loro più vicini - e ancora disponibili. Basta individuare - attraverso una mappa interattiva - un appezzamento libero, fare richiesta, pagare la quota di affitto annuale - che varia da un minimo di 30 sterline a un massimo di 100 (circa 130 euro) - e cominciare a dissodare il terreno. Un’impresa non facilissima però.

«Nei quartieri più centrali, come Camden Town, la lista di attesa può durare anche dieci anni», spiega Peter. «La “pressione” dell’industria edilizia ha considerevolmente ridotto il numero degli orti: in pratica, questi autentici tesori stanno lentamente scomparendo». Sono circa 1.500 gli orticelli urbani spazzati via negli ultimi 10 anni - una superficie pari a 50 campi da calcio, all’incirca un decimo del totale. Ed ecco allora il sito Internet, perché la conoscenza del territorio è il primo passo per la sua conservazione. Una battaglia che ha raccolto il favore del sindaco di Londra Ken Livingstone che, se rieletto alle comunali di maggio, potrebbe inserire dei vincoli più stringenti per obbligare le varie circoscrizioni locali a conservare gli orti pubblici.

Tradizionalmente, infatti, questa tipologia di terreni - «allotments» in inglese - è posseduta dalle circoscrizioni locali del comune di Londra (borough). Gli allotments, però, possono anche appartenere a associazioni, istituti religiosi o privati. La tentazione di «fare cassa», quindi, può essere molto forte. Nei tre quartieri più centrali - Westminster, la City e Kensington - gli orti non sono che un ricordo: un metro quadro edificabile, da queste parti, ha valori prossimi alla follia.

«Il sito Internet - dice ancora Peter - vuole fornire informazioni e incoraggiare le persone a richiedere l’uso degli orti, assicurandone così il futuro. Questi spazi aiutano a creare un forte senso di comunità e danno la possibilità a tutti di coltivare cibo salutare: devono essere protetti». L’estensione di un «campo» londinese-tipo, infatti, è di 250 metri quadrati: una dimensione ragguardevole. È pratica comune, quindi, dividere l’orto con amici, parenti o con estranei che hanno la stessa passione.

E se un tempo a sgobbare dietro a zucche e cetrioli erano perlopiù anziani pensionati con il pollice verde, oggi, a riscoprire le gioie della campagna a portata di metropolitana, sono in realtà giovani professionisti con famiglia: ventenni e trentenni che passano il fine settimana a dissodare la terra con i bambini. Ma non solo. Ad affollare gli orti di Londra, ci stanno anche molti membri delle «minoranze etniche» - che non trovando nei supermercati della capitale gli alimenti tipici dei loro paesi d’origine, se li coltivano da sé.

L’amore per il giardinaggio non è, dunque, solo appannaggio degli inglesi «doc». «Tra i «possessori» degli orti figurano molti membri delle minoranze turche, indiane, pachistane e di Trinidad e Tobago», spiega ancora Peter. «L’immagine che emerge dal nostro studio - continua - è molto variegata e aggiornata coi tempi: la maggior parte delle persone si dedica all’agricoltura biologica, per portare frutta e verdura il più salutare possibile sulla tavola di casa. Ma c’è anche gente che usa gli orti per coltivare fiori. Sa, non tutti sono così fortunati da avere il giardino dietro casa».

Un orto londinese, secondo i dati in possesso del comune, è abbastanza grande da «soddisfare il fabbisogno alimentare annuale di una famiglia». E allora, messe da parte la moda-bio ed esigenze di approvvigionamento del tutto particolari, gli orti londinesi, visti i prezzi che corrono nella metropoli, sono anche un toccasana per il portafoglio, oltre che per l’alimentazione.

* La Stampa, 23/2/2008


Sul tema, nel sito, si cfr.;

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