Editoriale

Napoli: guardare l’orizzonte, tendere alla meta

Alla vigilia delle comunali, una riflessione sul significato di quel voto in tutta Italia
giovedì 19 maggio 2011.
 

A volte, tutto è così chiaro da non essere colto. Accade, intanto, in politica. Dove, dicitur, equilibri e artefici sono fissi, perpetui. A Napoli, che è la prima città del grande Sud, immenso per drammi e risorse, sta avvenendo qualcosa d’irripetibile. Lo scrivo con cognizione di causa: ho visto e annotato.

C’è, tra gomorre e mondezza, di là dagli stereotipi, un popolo indignato che va reagendo. In modo concreto, autentico. Con un’idea di futuro, una visione del mondo, del territorio, del bene comune. Un entusiasmo e flusso imprevedibili, impensabili. Scevri da personalismi e mitologie della politica.

Un popolo che non vuole più i favori, non sopporta i ricatti della Casta, non abbocca al marketing politico: la tinta della libertà nei manifesti elettorali e gli slogan con futurismi linguistici offensivi, prima che vuoti. Un popolo che si distingue, che difende con orgoglio la propria città e dignità, che ha capito la logica dei rapporti di forza e l’obbligo d’intervenire, entrandoci, nelle dinamiche pubbliche. Perché ogni cosa è politica; in particolare al Sud, mai abbastanza raccontato.

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