CALABRIA. SAN GIOVANNI IN FIORE ...

La Voce del Barile: dal Barile, col Barile, nel Barile: Maru’, ricogliate allu stazzu! - Editoriale

di Domenico Ciaramella Barberio
martedì 12 luglio 2011.
 

I risultati di queste ultime tornate amministrative parlano chiaro: l’Italia cambia, o meglio spera in un cambiamento, dando fiducia al centrosinistra e punendo il centrodestra e il suo padrone, Silvio Berlusconi. La Calabria, invece, rispetto al resto del paese viaggia al contrario, in direzione opposta: il centrodestra conquista spazio a scapito dei partiti di centrosinistra che hanno rappresentato evidentemente il vecchio, il logoro, lo stantio.

San Giovanni in Fiore è forse l’esempio paradigmatico di questa tendenza: Barile stravince al ballottaggio e la sua coalizione al primo turno raggiunge percentuali importanti che permettono una rassicurante maggioranza in Consiglio Comunale.

Aspettiamo Barile e la sua giunta ma adesso è giunto il momento, storico e politico, che gli artefici della disfatta del centrosinistra prendano atto di quello che è stato, di quello che hanno fatto e vadano, senza troppi tentennamenti, a casa! senza troppi se e senza troppi ma. Mario Oliverio deve lasciare, e con lui tutti quelli che hanno trasformato i partiti in cui militavano in cricche affaristiche, uffici di collocamento, banchi di mutuo soccorso.

Come scrive Goffredo Fofi in “La vocazione minoritaria”(Saggi Tascabili Laterza, Bari, 2009) “la sinistra è morta nella sua incapacità di elaborare dei modi di agire estranei alla perenne giustificazione della priorità di fini: dei modi di lavorare estranei alle pratiche della menzogna, del maneggio, del raggiro, delle alleanze scabrose, delle clientele che obbligano a proteggere gli interessi di più forti invece che quelli dei più deboli e a difendere interessi particolari a scapito dell’interesse generale.”

Tutti i quadri,i dirigenti, i portaborse e gli aspiranti tali, devono avere questo sussulto di coscienza. E’ arrivato il tempo del rinnovamento, ma attenzione rinnovamento non significa fare spazio a qualche giovine, o qualche giovinetta, figlio/a di qualche illustre vecchio legato a Mario oliverio piuttosto che a Franco Laratta, perché magari bisogna rattoppare i buchi o saldare vecchi conti rimasti aperti, come raccontano i cognomi dei candidati presentati nelle liste del Pd e dei socialisti.

Credere nei giovani non è una frase fatta né un mero esercizio propagandistico, significa pensare fermamente che i meccanismi di gestione di un’organizzazione partitica vanno cambiati grazie al protagonismo di uomini e donne non più paghi di questo scomodo presente.

La critica all’insopportabile e urticante sistema di potere costruito dal centrosinistra e dai suoi rappresentati non è un questione nuova, almeno per il sottoscritto. Lo è forse per chi in tutti questi anni ha preferito tacere e solo adesso si è riscoperto strenuo sostenitore della libertà contro i tirannici comunisti al potere.

E’ da meta degli anni ’90 che io, e tanti altri, diciamo che bisogna cambiare, rinnovare, che non si gestisce un partito, un’amministrazione cittadina, un incarico pubblico con l’occhio rivolto prima al portafoglio e poi, se va bene, un po’ più un là del proprio uscio di casa.

Anche quando il “vento era in poppa” per l’allora Pds poi Ds, anche quando Rifondazione aveva quasi l’otto per cento a livello nazionale, dicevamo chiaramente che San Giovanni in Fiore e la Calabria avrebbero prima o poi pagato dazio, che lo scontento sociale era comunque forte, e che qualcuno avrebbe fatto suo, strumentalizzandolo, questo scontento. Ciò, come da previsione, è avvenuto. Non resta che sperare in gente nuova, onesta seria limpida che possa finalmente trovare spazio e opportunità.

Tutti i vecchi (e pseudo nuovi) si facciano da parte. Andate a casa, coltivate l’orto, ogni “tantu na nsalata e pumarori” e nulla più. Via bisogna cambiare!

Domenico Ciaramella Barberio

già pubblicato su Il Quindicinale del Cabina


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