’NDRANGHETA: particolarmente significativa è la presenza di elementi organizzati della ‘ndrangheta del crotonese, in particolare provenienti da Cirò Marina, riconducibili alla cosca “Farao-Marincola

Malpensa, provincia di Crotone: la storia di Modesto Verderio, consigliere leghista antimafia di Varese, lasciato solo soletto...

UN LOCALE DI ‘NDRANGHETA CRESCIUTO NELL’OMERTA E NELLA PAURA
venerdì 3 luglio 2009.
 

dal blog di Roberto Galullo

I manager lombardi delle grande imprese si imbarcano a Malpensa per concludere affari puliti e sporchi in ogni parte del globo e lì, sotto di loro, mentre in volo gli hangar si rimpiccioliscono e le persone diventano formiche la ‘ndrangheta li saluta, si sfrega le mani e fa affari d’oro.

L’avreste mai immaginato? Indipendentemente dalla vostra risposta, chi lo ha immaginato e ha avuto il coraggio di metterci faccia, cuore e prove è stato Modesto Verderio.

E chi è, direte voi, amati amici di blog. E’ un antiquario, consigliere leghista di Lonate Pozzolo, in provincia di Varese, 56 anni portati con spavalderia.

Chi segue questo blog sa che considero il leghismo un male assoluto. Non sempre sono un male i leghisti, tra i quali accanto a figure caricaturali e disgreganti come Bossi, Borghezio, Salvini e Gentilini, di tanto in tanto compaiono persone come Verderio. Per chi volesse ascoltarne la testimonianza, domani, martedì 30 giugno - alle 6.45 e in replica alle 20.45, nella mia trasmissione “Un abuso al giorno” su Radio24 - lo intervisterò. Con lui parteciperà l’assessore all’Urbanistica e al territorio della Regione Lombardia Davide Boni.

IN PRINCIPIO FU MALPENSA

Dovete sapere che Verderio - consigliere a Lonate Pozzolo nel cui confine geografico ricadono gran parte delle aree aeroportuali dello scalo internazionale di Malpensa - ha il brutto vizio di fare politica per la gente denunciando ciò che gli altri vedono ma fanno finta di non vedere: le pesanti infiltrazioni della ‘ndrangheta nella vita economica, politica e sociale di quella ricca area del Varesotto.

A dirlo sono i fatti oggettivi e non le chiacchiere.

Ecco - testualmente - un passaggio della relazione 2008 della Direzione nazionale antimafia (Dna). Leggete e rabbrividite. “La zona a nord-ovest del capoluogo, corrispondente al territorio della provincia di Varese, nella quale particolarmente significativa è la presenza di elementi organizzati della ‘ndrangheta del crotonese, in particolare provenienti da Cirò Marina, riconducibili alla cosca “Farao-Marincola”.

Non vi fidate dell’ultima relazione? Volete andare indietro con la memoria? Che sò, alla relazione della Dna del 2005? Eccovi allora - cari emuli di San Tommaso - accontentati con un altro passaggio testuale. “Personaggi collegati con le cosche calabresi hanno gestito cooperative di facchinaggio. Nel 2004 fu condotta un’indagine sul Consorzio Europa dei Morabito che aveva stipulato una convenzione con Poste italiane, per la gestione anche dei servizi dell’Aeroporto di Malpensa. Alcune cooperative assumono soggetti extracomunitari, sfruttando l’immigrazione clandestina e facendo ottenere permessi di soggiorno a cittadini extracomunitari”.

Potrei andare avanti per ore, a esempio raccontando degli omicidi, tre nel giro di pochi mesi, di uomini appartenenti alle cosche calabresi, trovati morti nel Varesotto. Oppure potrei ricordare le tante indagini (alcune sono ancora in corso) delle Forze dell’Ordine o le inchieste della Magistratura sulle infiltrazioni delle mafie nell’area, ma sarebbe inutile dilungarsi.

Resta un fatto: Modesto Verderio ha avuto il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo (e ancora accade) intorno all’edificazione dello scalo di Malpensa. Le cosche crotonesi, grazie alla sciagurata politica del confino adottata a partire dagli anni Sessanta, in questa zona si sono costruite nel tempo un diritto di prelazione su tutti gli affari. Con loro bisogna fare i conti. E vedremo - se continuerete a leggere - che i conti li fa anche la politica.

APRILE 2009: LE DENUNCE DI VERDERIO

CONTRIBUISCONO A 40 ARRESTI ECCELLENTI

E’ anche grazie alle denunce messe nero su bianco davanti ai Ros dei Carabinieri, se nell’aprile 2009 la Procura di Milano arresta 40 tra boss e picciotti di un “locale” (vale a dire una cellula strutturata) di ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo. Tra questi alcuni esponenti della famiglia Filippelli, il cui nome era stato espressamente fatto da Verderio ai Carabinieri, come clan da anni dedito a estorsione, usura e racket. Nessun altro, oltre a Verderio, aveva denunciato e aveva osato fare nomi e cognomi e raccontare fatti.

Lo scopo dell’associazione criminale era quello di entrare nell’hub e gestire affari presenti e futuri: dal racket agli interessi immobiliari. Oltre a continuare a vivere di quelli passati (movimento terra, nolo a caldo e a freddo etc etc nei lavori dell’area aeroportuale).

Probabilmente, anche grazie all’impunità interna allo scalo e alla conseguente libertà di movimento, continuavano a seguire traffici di sostanze stupefacenti, merci contraffate e ricettazione.

La rete di protezione scoperchiata da questa indagine - che riserverà ancora sorprese - si estendeva dalla politica alle Forze dell’Ordine (il sospetto è che ci fossero alcuni poliziotti corrotti e corruttibili), passando attraverso il personale dello scalo (i mafiosi entravano e uscivano dall’hub, per i loro traffici, come e quando volevano grazie a compiacenze e pass) per finire con gli istituti di credito della zona che si prestavano a fornire informazioni riservate sulla solvibilità e sulle posizioni finanziarie di soggetti e imprenditori magari da taglieggiare o avvicinare.

UN LOCALE DI ‘NDRANGHETA CRESCIUTO

NELL’OMERTA E NELLA PAURA

Tutto questo però non sarebbe stato possibile se a Lonate Pozzolo e nei comuni limitrofi - a partire da Somma Lombardo e Ferno - non vigesse un clima di omertà. E a scriverlo chiaro e tondo sono i magistrati. «Sussistono in capo alla generalità dei cittadini che vivono in questo territorio - scrivono i magistrati riferendosi al Basso Varesotto - condizioni di assoggettamento e omertà... uno stato di sottomissione psicologica nelle potenziali vittime dell’ intimidazione derivanti dalla convinzione di essere esposti a un grave e ineludibile pericolo e un rifiuto pressoché generalizzato di collaborare con gli organi di giustizia». A informarci di questo risvolto è il collega del Corriere della Sera, Claudio Del Frate, a pagina 12 del 16 maggio.

Ebbene, questo è il dato sconcertante: a Lonate Pozzolo e negli altri comuni confinanti, ma ormai in molte aree della Lombardia, non a Palmi o Platì, la gente ha paura di parlare e a sottolinearlo è lo stesso Verderio, che ha condotto una “sconcertante” campagna elettorale alle ultime amministrative, che lo ha visto candidato sindaco: è giunto terzo con il 20,2% dei voti (la Lega Nord ha guadagnato circa 8 punti percentuali rispetto al 2004) ed ora siederà tra i banchi dell’opposizione (ha vinto il Pdl con L’Udc).

“La gente - spiegherà anche domani dai microfoni di Radio24 - ha paura. I commercianti vivono nell’omertà e le forze amministrative e politiche non hanno il coraggio di intervenire. La ‘ndrangheta ha avuto terreno facile perché nessuno ha osato fermarla e spesso la sottomissione a racket ed estorsioni è stata vissuta come una tassa da pagare per vivere più tranquilli ed evitare che i sacrifici di una vita andassero in fumo. Spesso letteralmente”.

Ma come è iniziata questa penetrazione? “All’inizio estorcendo i distributori di benzina - spiega Verderio - e poi i piccoli esercizi commerciali, Poi non si sono arrestati di fronte a nulla e hanno cominciato anche a rilevare nella zona attività o impiantarne di proprie”.

Insomma, un assorbimento vero e proprio che ha fatto seguito a un’azione allo scoperto, senza pudore. “I calabresi - dice Verderio - non sottopongono a pizzo o usura solo i conterranei ma tutti, proprio tutti. Il loro potere era fino a poco tempo fa assoluto: si sparavano e si ammazzavano tra di loro e i concittadini erano terrorizzati”.

Anche i segni esteriori del potere vanno in questo senso. “Una statua di San Cataldo - spiega Verderio - per il 10 maggio viene portata da Cirò Marina su a Lonate Pozzolo e scalza nelle feste religiose anche Sant’Ambrogio, che infatti si gira e dice: cos’è che succede qui?” (in realtà Verderio me l’ha detto in dialetto ma un fiero romano de Roma ladrona come me, trapiantato contro la sua volontà in Lombardia, a stento l’ha capito, figuriamoci se riesco a scriverlo!)

CONTROLLO DEL TERRITORIO ED ELEZIONI POLITICHE

Io questo lo chiamo controllo del territorio. Non so come altro chiamarlo. Economia piegata, società intimidita, Istituzioni silenti, imprenditoria soggiogata, magistratura e Forze dell’Ordine impegnate a tutto campo, morti ammazzati. Che cos’è? Ditemelo voi. Controllo del territorio: né più né meno di quanto accade a Cirò (un paesino a 351 metri sul livello del mare con 3mila abitanti, che fino al 1952 ha avuto come frazione proprio Cirò Marina, che conta quasi 21mila anime) dove all’imbrunire neppure entri se non sei autorizzato. E se lo fai è a tuo rischio e pericolo: sei seguito, fermato e rispedito indietro dai quaquaraqua di pattuglia. Non lo racconto per sentito dire: è successo a me con una auto-civetta della Guardia di Finanza in una delle tante inchieste che ho condotto per il Sole-24 Ore in Calabria.

Verderio non vuole sentire parlare di controllo del territorio. Lo capisco: è dura ammettere che Lonate Pozzolo è in provincia di Crotone e sempre meno in quella di Varese. “Preferisco pensare che i miei concittadini abbiano paura - confida - altrimenti sarebbe la fine...”.

Sarà anche vero ma la recentissima campagna elettorale di Verderio è tutta da raccontare. Detto del successo che ha riportato in Comune la Lega Nord e del fatto che su tre candidati è arrivato ultimo, il resto è uno schianto.

Verderio ha promosso una fiaccolata (lo racconta l’11 giugno anche il collega Claudio Del Frate a pagina 5 della cronaca lombarda del Corriere della Sera) contro la criminalità organizzata nel suo paese. Fantastica ed entusiasmante l’adesione: 50 persone, nessuna di Lonate. Ne-ssu-na!

“Il Pdl in compenso - racconta sconsolato Verderio - ha organizzato una serata con una ex velina, di cui non ricordo il nome. Un pienone”. Il nome glielo ricordo io: Maddalena Corvaglia che, come ci ricorda www.varesenews del 5 giugno, “si è esibita in un siparietto con il sindaco Piergiulio Gelosa ("Lo volete sul palco?". E giù l’inevitabile coro di "noooooo!")”. Ci sono anche 15 foto che la immortalano con tatuaggio ascellare, gonna blu, camicia in tinta e scarpe oro che penalizzano e confondono la splendida abbronzatura sulle sue splendide gambe.

Solidarietà dalla popolazione a Verderio: zero. “In compenso - spiega - dopo le denunce, anche di questo triste episodio, sono stato chiamato da amministratori e politici della Lega”. Sai che consolazione!

Ma di che si sorprende Verderio? Non conosce evidentemente il proverbio: “tira più un pelo d’ascella che in una fiaccolata la fiammella”. Lo sanno anche i controllori di volo di Malpensa, suvvia!

Ingenuo Verderio, che si sorprende anche quando scopre che uno degli arrestati nella maxioperazione di aprile, evidentemente scarcerato o sottoposto a misure alternative, si aggirava tranquillamente sotto i gazebo del Pdl! Allegria! E’ o non è la casa delle libertà? Ognuno, come diceva Corrado Guzzanti, fa il cavolo che gli pare!

LA SPECULAZIONE PROSSIMA VENTURA: LE AREE DELOCALIZZATE

Verderio che non si tira indietro, non ha ancora fatto in tempo a sedersi in consiglio comunale che già spara la prima cartuccia della nuova stagione politica. “E’ ovvio - dice - che le famiglie calabresi hanno avuto, hanno e avranno i loro agganci anche in Comune. E questo da tempo, basta andarsi a vedere alcuni cognomi nelle precedenti amministrazioni”.

E annuncia il prossimo business: le aree sottoposte a delocalizzazione. Si tratta di milioni di metri cubi di immobili e centinaia e centinaia di ettari confinanti con le reti aeroportuali che sono state svuotate anni fa quando lo scalo era in costruzione. Circa 400 famiglie furono costrette a traslocare altrove e lasciare ville, appartamenti e verde. Quelle case - alcune delle quali anche di recente costruzione - quegli immobili e quelle aree fanno gola alla ‘ndrangheta. “La proprietà - spiega Verderio - sta per passare dalla Regione ai tre Comuni e da quel momento bisognerà partire con un progetto di riqualificazione sempre nell’ottica di servizi aeroportuali. Le cosche calabresi hanno già fiutato l’affare e si stanno attrezzando”.

Davide Boni, assessore al Territorio della Regione Lombardia, anche lui della Lega, conferma che nei primi mesi del 2010 le aree saranno definitivamente trasferite ai Comuni di Lonate Pozzolo, Ferno e Somma Lombardo. “Lì - spiegherà ai microfoni d Radio24 - sarà progettata anche la terza pista”. E il rischio infiltrazioni? “Certo che c’è - conferma Boni - ma le stazioni appaltanti saranno i Comuni. Noi vigileremo e li accompagneremo per quel che rientra nelle nostre possibilità ma il compito preventivo è loro, oltre che delle Forze dell’Ordine alle quali spetta banche quello repressivo”.

Insomma, una chiamata di responsabilità diretta per i sindaci e gli amministratori locali. Saranno in grado a Lonate Pozzolo, visto il clima e i precedenti, di resistere e dire di no, come cantava Gigliola Cinquetti? A Verderio (e spero anche ad altri) il compito di informare noi e gli italiani sugli sviluppi in un’area strategica per lo sviluppo socio-economico di questo martoriato Paese. Perché la Lombardia non è solo Expo 2015 dove la politica è in ritardo ma le mafie si sono già accordate su come spartirsi la torta miliardaria, a partire dai subappalti.

roberto.galullo@ilsole24ore.com


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