Approfondimenti

Calabria, Massoneria, Why not, Prodi, Saladino: il grande dossier di Roberto Galullo

lunedì 23 marzo 2009.
 

Prodi, l’entourage e la Loggia di San Marino/3^ parte: gli affari sull’asse Lamezia-Monte Titano e il Laboratorio democratico europeo

Eccoci alla terza puntata relativa alla richiesta di archiviazione - presentata il 23 febbraio dalla Procura della Repubblica di Catanzaro - nei confronti dell’ex premier Romano Prodi e di altri - a questo punto - ex indagati dell’inchiesta Why Not avocata a Luigi De Magistris.

Per i magistrati non esiste reato nel fare affari con San Marino (che scoperta eh!) e comunque Prodi non c’entra assolutamente nulla. Per Prodi - ha detto la Procura - può escludersi l’appartenenza a quel gruppo di persone indicate quale “Comitato di San Marino”. Quelle persone erano solo di area politica a lui riconducibile. Nessun coinvolgimento diretto dell’ex premier.

I magistrati si sono - per il momento - arresi anche a fronte del segreto opposto dal potentissimo sistema politico e bancario della Repubblica del Titano. La Procura di Catanzaro, aprite bene gli occhi, non ha escluso che a San Marino proliferi una Loggia massonica al centro di affari, (poco chiari sostiene De Magistris), ma semplicemente “è nell’impossibilità di dimostrarne l’esistenza”.

E abbiamo anche visto - nel primo post scritto su questo blog - come un massone calabrese di lunghissima militanza e grande peso specifico, Vincenzo Cassadonte, non abbia affatto escluso l’esistenza di una Loggia coperta a San Marino che però, parrebbe di capire, non appartiene all’ufficialità. E a cosa allora? Ce lo siamo domandati non ricevendo alcuna risposta in questi giorni. Caspita: proprio ciò che voleva capire De Magistris che, tapin tapello, non potrà più scoprirlo!

Attendiamo il decreto di archiviazione per capirne di più anche se la sensazione che vi ho già comunicato attraverso i miei articoli, è che di Why Not, presto non resterà che un pallido ricordo.

Questo umile blog - prendendo atto della richiesta della Procura e delle sue decisioni - in attesa del decreto dal quale qualcosa in più si apprenderà, vuole però continuare a scavare sui rapporti tra l’entourage politico riconducibile a Romano Prodi, alcune società sanmarinesi in affari con società calabresi e il ruolo di alcuni misteriosi personaggi. E’ il puro gusto di approfondire - sotto il profilo sociale e giornalistico - una vicenda che presenta ancora lati oscuri, conti che non tornano e cose da chiarire, aldilà del profilo penale che non mi compete e che spetta alla sola magistratura. Il gusto di capire e interrogarsi - in altre parole - oltre ciò che è e appare. Il gusto - sempre più raro - di fare informazione. E gusterò il piacere del mio mestiere anche pubblicando - a partire da lunedì prossimo, 16 marzo - alcuni documenti esclusivi dei consulenti chiamati a collaborare dalla Procura di Catanzaro.

Metto, infine, il dito su due ferite aperte che non hanno certo facilitato il compito della Procura di Catanzaro: 1) la rogatoria internazionale avanzata da Luigi De Magistris di cui non si sa più nulla e 2) il feroce segreto bancario e finanziario che oppone la Repubblica di San Marino. Argomenti che avrei voluto affrontare con il Segretario di Stato agli Affari esteri, Antonella Mularoni, che però ha cose più importanti da fare che parlare con un inviato del Sole 24 Ore che da anni scrive di Why Not. Me ne farò una ragione anche se - dal dispiacere - ho perso il gusto dell’appetito. In due settimane dalla richiesta inoltrata (e inevasa bruscamente come avete avuto modo di leggere nel penultimo post) ho perso ben...17 grammi!

GLI AFFARI TRA LA CALABRIA E SAN MARINO

E veniamo ai piemontesi e alle loro consulenze sulle società oggetto di indagine della Procura di Catanzaro - Adepta srl e Met sviluppo srl - e i rapporti con la società Pragmata, quest’ultima società di diritto straniero, con sede a San Marino: ironia della sorte in località...Dogana!.

Si badi bene: ai consulenti la Procura di Catanzaro ricorderà espressamente che “si vorrà altresi verificare, anche attraverso l’escussione di persone informate sui fatti o indagati, se Macrì Pietro, Mariangela De Grano e Francesco De Grano abbiano in qualche modo contribuito anche attraverso la campagna elettorale ovvero attraverso finanziamenti o altre modalità ad appoggiare Romano Prodi, Sandro Gozi e/o altri esponenti del Partito democratico in occasione delle tornate elettorali dell’anno 2006”.

La relazione dei consulenti piemontesi - sulla cui base poi la Procura verosimilmente si sarà appoggiata per affermare che non c’è evidenza di ipotesi di reato - svela diverse cose che cercherò sommariamente di riportare.

La prima cosa è che Pragmata srl è una società che appartiene “verosimilmente” (così si esprimono testualmente i consulenti), a tale Sinogma Group. E’ la prima volta che spunta fuori questo nome di cui - navigando su Internet perché l’accesso alle banche dati di San Marino è precluso e blindato come la virtù di una vergine nel Medioevo - non si sa assolutamente nulla. Al punto che gli stessi consulenti dicono “verosimilmente”.

Tra Met sviluppo (badate perché poi torna utile: del Gruppo Met), Adepta e Pragmata, intercorrono rapporti economici: contratti stipulati per decine di migliaia di euro.

I consulenti rivelano anche che alcune fatture risultano non pagate e che una scrittura privata che avrebbe dovuto portare ad un lavoro retribuito con 100mila euro non ebbe poi seguito. Insomma: un affare sfumato per Met sviluppo che avrebbe dovuto fornire servizi Internet alla Wcn, che altro non è se non il network delle Camere di commercio a livello mondiale. Da notare che un amico vicino-vicino a Prodi - Piero Scarpellini - è uno dei 12 manager mondiali del network mondiale delle Camere di commercio.

L’affare sfumò ma sul banner del network ancora oggi compaiono le pubblicità della Repubblica di San Marino e di Laboratorio Democratico europeo. Tra i fondatori di questo Laboratorio, associazione politico culturale, c’è Sandro Gozi, membro di Gabinetto dell’ex Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, di cui è intimo amico.

Tra i fondatori del Laboratorio c’è anche Claudia Mularoni, amministratore unico di Pragmata, società per la quale lavora(va) anche Giulia Righetti. Insieme, le due, hanno preparato - secondo quanto scrivono i consulenti - il “Calabria Report” nell’ambito di un progetto Ue da 107 milioni di euro.

IL PARTNER “FANTASMA”: IL LABORATORIO DEMOCRATICO EUROPEO

La pubblicità del Laboratorio sul banner del Wcn è una cosa oggi (apparentemente) inspiegabile. Ho stampato la videata del banner del Wcn alle ore 11.11 del 25 febbraio del 2009 in cui ancora compariva la pubblicità (è a disposizione dei vari san Tommaso in circolazione). La domanda è: ma cosa pubblicizzano? Provate a entrarci nel sito. Una prima videata vi dirà: sito in aggiornamento. Se poi andate su un motore di ricerca google e riuscite miracolosamente a entrare (come sono riuscito a fare) trovate aggiornamenti fermi al 26 gennaio 2008, notizie su Prodi & C. e - tra le altre cose - l’organigramma. Ebbene ci compaiono ancora, tra gli altri Francesco, Marinella e Alessio De Grano, (vicinissimi a Prodi). Francesco e Marinella furono indagati da De Magistris e sono anche vicini-vicini all’indagato Governatore della Regione Calabria, Agazio Loiero, a sua volta vicino-vicino a Romano Prodi. Il presidente del Laboratorio è Sandro Gozi, campione di squash con eterno sorriso a “32-denti-32”e capogruppo del Pd alla Camera nella Commissione per le politiche comunitare. La mail - indicata sul sito del Laboratorio - presso la quale contattarlo è gozi_s@camera.it. Io l’ho fatto alle ore 14.40 del 4 marzo. Il telefono è 06/67608663, che poi è il suo diretto alla Camera. Una perfetta adesione tra cariche pubbliche e interessi politici privati. Da quel primo contatto telefonico sortirà un’intervista che leggerete la prossima settimana.

Il coordinatore del Laboratorio è il palermitano Riccardo Hopps. Il primo dubbio che ti assale è che possa essere parente del ramo della famiglia siciliana Hopps in affari con Totò Cuffaro e i suoi fratelli (per la cronaca: gli imprenditori Giacomo e Fabio Hopps, 61 e 53 anni, il 18 dicembre 2008 passarono uno “splendido” Natale, riconosciuti colpevoli di truffa ai danni dello Stato dal Tribunale di Palermo. Non so se è stato proposto appello e, per correttezza dell’informazione, prego chiunque lo sapesse di integrare o rettificare questa notizia).

Ho chiesto lumi sull’eventuale parentela direttamente a Riccardo Hopps via mail e questa è stata la sua risposta testuale di cui prendo atto: “Per quanto riguarda i legami di parentela con Giacomo e Fabio Hopps, posso confermarle che in comune abbiamo solo il cognome, e non vi sono attualmente - e nemmeno vi sono mai stati - contatti e rapporti diretti, indiretti o per interposta persona, di natura professionale o di qualsiasi altro genere, tra me e le persone da Lei menzionate, e men che meno tra queste e l’associazione della quale sono Segretario”.

In una seconda mail aggiungerà e preciserà: “ Come Le ho già detto l’unico legame che può essere riscontrato, tra me e le persone da lei mensionate, è l’origine comune. L’unico Hopps che dall’Inghilterra, nei primi dell’800, si trasferì in Sicilia iniziando una attività vitivinicola in proprio. Siamo, pertanto, discendenti - come sottolineato da Lei - di due rami dell’unico ceppo comune (quindi, come detto nella precedente email abbiamo solo il cognome in comune). Del resto dopo 200 anni e passa, capisce bene, che non intercorre nessun grado di parentela diretto”.

Tra i tanti soci del Laboratorio Democratico Europeo compare anche Pietro Macrì, che se vi andate a rileggere le prime righe di questo post è quell’uomo sul quale la Procura di Catanzaro (o, molto meglio, De Magistris) voleva scavare per sapere se e come, con la famiglia De Grano, avesse contribuito a supportare la campagna elettorale di Prodi e Gozi. Ma sul nome di quest’uomo mi fermo e continuerò, come promesso, lunedì prossimo, 16 marzo, con tutte le novità su questo personaggio e le misteriose “commesse investimento”, oltre a documenti esclusivi. Curiosi eh....Bene e allora seguitemi.

Prodi, l’entourage e la Loggia di San Marino/2^ parte: superteste contro l’archiviazione e il Titano si arrocca nel silenzio e nei segreti

Eccomi di nuovo a voi amici di blog. Dove eravamo rimasti con la fantastica avventura di Why Not, dedicata da alcuni giorni alla richiesta di archiviazione per Romano Prodi e altri 9 (ex) indagati?

Ho scritto nella prima puntata, 4 giorni fa su questo blog, della rogatoria internazionale - inoltrata da Luigi De Magistris a San Marino su alcune società calabresi e personaggi politici che gravitano intorno a Romano Prodi - lasciata cadere dai magistrati catanzaresi che hanno preso in mano l’inchiesta Why Not (che si sta squagliando come neve al primo sole). Di quella rogatoria non si sa più nulla.

Avevo anche scritto che era facile prevedere che a quella richiesta di archiviazione ci sarebbe stata l’opposizione di alcuni (ex) co-indagati.

ARCHIVIAZIONE DI PRODI: LA SUPERTESTE SI OPPONE

Detto, fatto. Come leggerete nella lettera che mi è giunta e che riprodurrò fedelmente, il legale di Caterina Merante, superteste dell’inchiesta Why Not insieme a Daniela Marsili, ha depositato l’opposizione.

Potrete leggere le motivazioni che vi riassumo: la denunzia-querela presentata nell’agosto 2007 contro l’impugnazione del Governo Prodi della legge regionale calabrese che prorogava l’attività lavorativa, tra quelle riconducibili al Consorzio Brutium, anche della società Whynot outsourcing, prevedeva l’informativa nei confronti della società stessa dell’eventuale richiesta di archiviazione. A quanto scrive Caterina Merante, così non è stato.

CHE FINE HA FATTO LA ROGATORIA? LE NON RISPOSTE

DI SAN MARINO

Voi direte, stra-mega-iper-adoratissimi “4-lettori- 4” del mio umile blog: ma chi meglio del Segretario di Stato agli Affari esteri della Repubblica di San Marino può sapere che fine ha fatto la richiesta di rogatoria internazionale sul team di persone vicine-vicine a Prodi e sulle società vicine-vicine a personaggi che a quell’area politica si rifacevano?

E a me lo dite?

Anche perché volevo che il Segretario sanmarinese Antonella Mularoni rispondesse di un curioso caso di omonimia: Mularoni, Claudia, si chiama anche la proprietaria di Pragmata, società di diritto sanmarinese su cui De Magistris in primis voleva vederci chiaro.

Lesto come un leprotto in primavera non ancora raggiunto dalla schioppettata di un cacciatore, ho scritto a Mularoni. Oh yes! In calce a questo articolo troverete la mia “straziante” mail (pensate che mi commuovo io stesso nel rileggerla) spedita alla segreteria del Segretario. Oh yes!

Non ricevendo risposta alla mail ho prima educatamente sollecitato la segreteria ricordando a diverse persone che si alternavano al telefono il motivo della chiamata e della mail e poi - accorgendomi del silenzio, come dire, sospetto - ho cambiato strategia: ho tempestato di telefonate (0549/ 88 23 12) la segreteria del Segretario. Straordinarie, amici, le risposte. Anzi, come si dice da quelle parti: “straordinerie”.

Dapprima la solita, vecchia risposta che qualcuno ancora crede che i giornalisti siano disposti a bere: “Il Segretario è molto impegnato”. E a me lo dice che è impegnato? Sapesse quante cose ho da fare io! Pensate, amorevoli lettori del blog che, tra le tante, debbo perfino rincorrere la segreteria del Segretario di Stato agli Affari esteri della Repubblica di San Marino!

Poi cambio di tattica, et voilà: “Il Segretario sta partendo e comunque non ha nulla da rispondere alla sua mail”. Ah ecco, così si capisce tutto meglio: non ha niente da rispondere. Ma - insisto - sul cognome qualcosa deve pur dire qualcosa! “Deve? Lei dice deve?” si infuria come un furetto infuriato la segretaria della segreteria del Segretario (non è uno scioglilingua). “Si, deve, per levare ogni sospetto da quello che sarà, ne sono certo, solo un caso di omonimia”, rispondo arzillo come una pillola blu.

Non lo avessi mai detto: urla concitate tra la segretaria e il Segretario, con simpatiche eco di eterno amore e amicizia rivolte alla mia umile persona che rimbombano confusamente nella cornetta del telefono ma, qualche secondo dopo, la segretaria del Segretario riprende pienamente il controllo delle situazione. Prenda carta e penna, mi intima gagliarda e tosta. Yawhol, fraulein segretarien del Segretario, c’aggia a scrive? Scriva testualmente: “Gli obblighi istituzionali del Segretario sono solo nei confronti dei cittadini sanmarinesi e non delle testate italiane”. Testaten italianen, raus! Tomante scomote: raus! Telefono chiuso: clic, tu tu tu tu tu tu...

E io aggiungo: trasparenza: raus!

Sulla parentela con Claudia Mularoni, dunque, zero carbonella. Da parte del direttore del sito sanmarinese www.libertas.sm, Marino Cecchetti, che ringrazio per il fatto di essersi prodigato per darmi una mano, vengo però a sapere che gradi di parentela diretta tra le due Mularoni sono da escludere. Bene. “Sarebbe però meglio che lo chiedesse direttamente a Mularoni” mi dice seraficamente Cecchetti, professore di rigore e valore. “Di solito - aggiunge Cecchetti - è così gentile e disponibile”. Ecco, appunto, di solito....

Se avesse accettato di parlare con me, sarebbe stato bello capire da Mularoni perchè la rogatoria internazionale avanzata da Luigi De Magistris è sparita nel nulla e sarebbe stato bello chiederle delle contraddittorie risposte del suo predecessore a quella richiesta. Avrei chiesto anche se la Repubblica di San Marino fosse disponibile a prendere in considerazione una nuova richiesta di rogatoria, qualora i magistrati di Catanzaro la avanzassero e a consentire ai consulenti tecnici della Procura di avere accesso a contabilità e conti, anche bancari, delle società inizialmente coinvolte nella vicenda Why Not.

Ma sarebbe stato anche bello sapere perché la Repubblica del Titano continua a rendere praticamente impossibili gli approfondimenti di natura creditizia e finanziaria delle società che operano con l’Italia. Oh quante belle cose avrei potuto chiedere, madama dorè, oh quante belle cose...

I SEGRETI BANCARI INVIOLABILI DI SAN MARINO:

UN MURO DI GOMMA ANCHE PER LE PROCURE

La Procura di Catanzaro, come abbiamo visto nel precedente post, ha infatti preso atto che scalfire il muro delle società sanmarinesi in affari con quelle italiane è praticamente impossibile.

È dal 2002 che la Repubblica di San Marino tenta di avere un accordo di cooperazione economica con l’Italia.

Nella conferenza stampa di fine 2007, Fiorenzo Stolfi, ex Segretario di Stato per gli Affari esteri, dichiarò che era imminente la fine della trattativa annunciando che era stato risolto il problema dei problemi: “abbiamo definito la parte che riguarda le banche e la parte finanziaria”. Invece sarà proprio la parte finanziaria a far slittare tutto con il governo Prodi e con il Governo Berlusconi, anche se a entrare pesantemente in gioco è stata recentemente la Banca d’Italia, per effetto dell’indagine “Re nero” o vicenda Asset Banca, che scoppierà il 5 gennaio 2008.

Antonella Mularoni, che quando vuole parla, ah se parla, dichiarerà alla “Voce di Romagna San Marino” che “la gestione della vicenda Asset Banca con il reintegro dei vertici e le pressioni fatte sui giudici da un esponente del precedente Governo hanno dato a Bankitalia la prova provata che delle istituzioni di San Marino non ci si può fidare”. Per cui, nella trattativa fra San Marino e Italia, aggiungerà, “se c’è in questo momento un osso duro è Bankitalia, non la parte politica”. Che “ossonen duronen” Bankitalia! Sono molto più “morbidonen” i “politiconen italianen” ya!

Non è un caso che il 15 gennaio 2008 una circolare di Bankitalia imporrà alle banche italiane di considerare i soggetti sammarinesi (banche, finanziarie, società, aziende, privati) come residenti in un Paese extra Ue.

L’onorevole Gianluca Pini (“morbidonen” della Lega Nord) parlando a febbraio scorso con “L’Informazione di San Marino” si lancerà in una nuova previsione sui tempi dell’accordo: “La vostra Repubblica - dichiarerà il “morbidonen” - non deve cantare vittoria, visto che è ancora tutto da negoziare: ora è il momento che la diplomazia sammarinese e quella italiana, che i vostri e i nostri tecnici, si siedano a un tavolo per stilare un documento che possa soddisfare entrambe le parti...Contiamo di firmare il documento prima dell’estate”. Sarà anche vero ma il mio collega “ossonen duronen” Paolo Zucca sul Sole-24 Ore del 7 marzo scriverà testualmente “il contenzioso di queste settimane riguarda le segnalazioni antiriciclaggio girate a Bankitalia attraverso le banche italiane. Il Titano è fra i Paesi extra Ue che praticano il segreto bancario. Le autorità stanno cercando di modificare la legislazione per evitare l’isolamento”.

Per ora mi fermo qui e vi do appuntamento su questo blog a giovedì 12 marzo, con una nuova e appassionante puntata delle fantastiche avventure di Why Not, che scaverà proprio sulle difficoltà e sui risultati (a mio giudizio miserrimi) che hanno ottenuto i consulenti della Procura di Catanzaro, chiamati a ficcare il naso sugli affari tra alcune società calabresi e San Marino. Arrivederci con nuovi ed esclusivi documenti....E come dicono gli americani “2.to be continued”.

IL TESTO DELLA MAIL DI CATERINA MERANTE

Da: caterinamerantexxx@xxxxxx.it Inviato: giovedì 05/03/2009 15.29 A: Galullo Roberto Oggetto:

Gentile Giornalista Roberto Galullo, ha ragione, noi (non so se lo abbiano fatto anche altri) abbiamo depositato formale istanza per essere avvisati della richiesta di archiviazione del procedimento contro Romano Prodi, onde proporre opposizione. Siamo stati costretti a farlo. Nel lontano agosto 2007, infatti, il nostro legale Alessandro Diddi depositò esposto per la storia, che brevemente racconto:
-  il consiglio regionale calabrese varò una legge di proroga, che consentiva al consorzio Brutium e quindi anche a Why Not di continuare a lavorare. Ciò accadeva circa 1 mese prima che fosse noto il mio ruolo nell’inchiesta del dr. De Magistris.

Prodi e il suo governo, più o meno un mese dopo, lo dico solo per scandire temporalmente i fatti, impugnarono tale legge e così noi (Why Not), ovviamente ci affrettammo a depositare “denunzia-querela” per quella che ci appariva un’ingiustizia, ed effettivamente la Corte Costituzionale dopo qualche tempo diede torto al governo. Nella denunzia scriveva il nostro legale, che “qualora ci fosse stata richiesta di archiviazione volevamo essere avvisati”, cosa non avvenuta, ed ecco perché “formalmente” ci opponiamo.

Caterina Merante

IL TESTO DELLA MAIL SENZA RISPOSTA INVIATA A SAN MARINO

PRESSO LA “SEGRETARIA DELLA SEGRETERIA DEL SEGRETARIO”

(IN PRATICA IL "CHA-CHA-CHA MAIL-MAIL-MAIL

DELLA SEGRETA-A-A-A-RIA”

-----Messaggio originale-----

Da: Galullo Roberto

Inviato: martedì 3 marzo 2009 15.58

A: ’segretario.mularoni.esteri@gov.sm’

Cc: ’lidia.serra.esteri@gov.sm’

Oggetto: da roberto galullo sole 24 ore

Egregio Segretario di Stato,

mi presento brevemente prima di inoltrare le mie due richieste.

Sono un inviato del Sole 24 Ore che - da tempo - tra Sole, Radio24 e blog, sta seguendo la vicenda Why Not.

E vengo alle domande alle quali Le chiedo (sperando di non abusare della Sua pazienza) di rispondere via mail in modo da garantirne la fedele riproduzione.

1) Il Suo predecessore, Fiorenzo Stolfi, in un primo momento dichiarò di essere disponibile a ricevere la rogatoria internazionale richiesta da Luigi De Magistris per le parti che competevano un coinvolgimento di alcune società e personaggi operanti a San Marino poi, da ultimo, ha dichiarato di non saperne nulla.

Questo è quanto sono riuscito ad apprendere dalla stampa locale e navigando su Internet.

Le Vorrei chiedere se la richiesta è stata inoltrata (se Le risulta intendo dire) ed eventualmente a che punto è la richiesta. Dall’ultima intervista (17 febbraio 2008 su newssanmarino.it) di Stolfi, infatti, non se ne è saputo più nulla. Nel frattempo però c’è stata la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Catanzaro per la parte che avrebbe coinvolto Romano Prodi e altre 9 persone.

Se lei volesse aggiungere qualche considerazione alla vicenda - oltre a quanto espressamente chiesto - può scrivermi in modo che io possa riportare fedelmente e per intero le sue dichiarazioni ma le lascio anche il mio cellulare: 33x/ xxxxxxxxx

2) Mi rendo conto che Mularoni è un cognome diffuso nella Vostra Repubblica ma - per scrupolo - Le chiedo se Lei ha gradi di parentela (ed eventualmente quali) con Claudia Mularoni (Teresy Foundation e società Pragmata).

Nel ringraziarLa Le auguro buon lavoro e buona giornata

Dott. Roberto Galullo

Prodi, l’entourage e la Loggia di San Marino/1^ parte: arrese, contraddizioni, dimenticanze e...rogatorie sparite!

Romano Prodi, uscito dalla porta dell’inchiesta Why Not, potrebbe rientrarci dalla finestra.

La richiesta di archiviazione presentata al Gip il 23 febbraio dalla Procura di Catanzaro nei confronti dell’ex Presidente del Consiglio e di altri 9 indagati (tra i quali gli amici Piero Scarpellini e l’onorevole Sandro Gozi) difficilmente sarà lasciata cadere nel vuoto da alcuni (ex) co-indagati nella vicenda seguita dalla stessa Procura dopo l’avocazione effettuata nei confronti di Luigi De Magistris.

Per Prodi - ha detto la procura - può escludersi l’appartenenza a quel gruppo di persone indicate quale “Comitato di San Marino”. Quelle persone erano solo di area politica a lui riconducibile. Nessun coinvolgimento diretto dell’ex premier.

Facile prevedere l’opposizione al futuro decreto di archiviazione anche perché nel leggere le motivazioni della richiesta si intuisce o si capisce che i magistrati si sono - per il momento - arresi di fronte al segreto opposto dal potentissimo sistema bancario della Repubblica del Titano. Attendiamo il decreto per capirne di più anche se la sensazione che ho è che Why Not si sta sgonfiando come un palloncino sfiatato e - uno dopo l’altro - usciranno tutti dalla scena. Tutti i tasselli legati alla comunanza a logge massoniche coperte si stanno infatti scollando e - mi gioco un petardo di fine anno - le accuse di violazioni alla legge Anselmi cadranno presto anche per il re degli indagati, Antonio Saladino. A quel punto addio inchiesta. La nuova P2 (nera e bianca) su cui stava indagando De Magistris (e di cui tanto ho scritto sul Sole e in questo blog) avrà vinto.

Oltre al danno segnalo una beffa, su cui i giornali (frettolosamente o per scelta?) hanno sorvolato: la Procura di Catanzaro, attenzione attenzione, non ha escluso che a San Marino viva e vegeti una Loggia massonica al centro di affari poco chiari, così come sostenuto da De Magistris, ma semplicemente “è nell’impossibilità di dimostrarne l’esistenza”. La differenza - converrete - è enorme!

CASSADONTE: LA LOGGIA DI SAN MARINO NON E’ CON NOI.

E CON CHI ALLORA?

Del resto una persona, come definirla, ben informata dei fatti come Vincenzo Cassadonte, ci ha dato, in tempi non sopetti, una mano a capire alcune cose.

E voi direte: chi è Vincenzo Cassadonte? E’ un arzillo 83enne calabrese di Squillace nientepopodimenoche “Gran Sovrano Commendatore della Loggia del Rito scozzese antico ed accettato per l’Italia, l’Europa e le loro dipendenze”. Bum! A confronto, la “supercazzola brematurata con scappellamento a destra e a sinistra per due come se fosse antani” del mitico Ugo Tognazzi nel mitico film dell’82 di Mario Monicelli, “Amici Miei”, è uno scioglilingua per principianti. Niente, come scioglilingua, neppure a confonto del superiore di Fantozzi, appellato il Grand.Uff. Lup. Mann. Figl. di Putt. Grand.Farabut.

Principianti, dilettanti allo sbaraglio, di fronte a quest’uomo con 50 anni vantati al servizio della massoneria. E non solo: è stato assessore provinciale, dirigente del Psdi, un partito scomparso da una vita, che poteva tenere le assemblee nazionali in un condominio, fondamentale però per la vecchia politica, al punto che espresse anche un Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat (dal 64 al ’71), di cui Cassadonte era segretario particolare. Il Gran Maestro aggiunto della Loggia degli scozzesi smutandati (permettemi di scherzare altrimenti me viè da piagne) è Rocco Mercurio. Anche per lui, dopo 3 anni di attesa, non luogo a procedere come per Cassadonte: nessuna appartenenza a logge segrete e nessuna violazione della Legge Anselmi (rispolverata da De Magistris come collante per l’inchiesta Why Not). Un etichetta di verginità in più per questo ex sindaco di Vallefiorita, fiabesco nome di un paesino nel catanzarese, strettissimo collaboratore dell’indagato Governatore della Calabria Loiero Agazio, responsabile del programma-quadro “Mediterritage”.

Ebbene il Gran Sovrano eccetera eccetera eccetera, intervistato per “L’Opinione” a novembre 2008 da Emilio Grimaldi, alla precisa domanda: “E’ esistita una Loggia di San Marino oppure anche questa è un’invenzione del pm Luigi De Magistris?” risponde: “Penso che esiste. Però non è con noi”.

Ora si badi bene: il tempo della risposta del Gran Sovr Calabr è al presente, mentre la domanda dava per scontato un passato (alle spalle?). Non solo: Cassadonte ha avuto non pochi guai con De Magistris ma ne è uscito indenne. Infine: “non è con noi”. Cosa vuol dire: la Loggia, per quanto ne sa, non è regolare o cosa?

Reato non è, comunque, tornando alla richiesta di archiviazione della Procura di Catanzaro, usufruire delle agevolazioni offerte agli investimenti dal sistema bancario sanmarinese alle società e agli uomini, chiamati in causa da De Magistris, che li vi hanno fatto affari.

Ma non è stata questa l’unica porta in faccia - in modo legittimo ma opinabile, come dire, dal punto di vista della trasparenza politica e finanziaria - chiusa in faccia dalla piccola ma in realtà grande Repubblica agli investigatori e ai magistrati italiani.

E questo umile blog - fedele alla tradizione del non guardare in faccia a nessuno nonostante - darà conto di alcuni nuovi episodi della fantastica telenovela “Why Not”, pubblicando notizie e documenti esclusivi e cercando di capire - aldilà dell’archiviazione e dell’imminente fallimento dell’intera inchiesta - se ci sono cose che non quadrano e magari decisioni affrettate. O indotte. Questa volta - però - farò come nelle soap opera: scriverò a puntate. Per non annoiarvi e per non farvi perdere il filo di una vicenda che, lo capisco, è davvero intricata.

LE ROGATORIE INTERNAZIONALI: PRIMA Sì E DOPO NO

Ormai nessuno ricorda più che De Magistris avanzò subito richiesta di rogatoria internazionale per scavare a fondo sulla società Pragmata, con sede a San Marino e su Piero Scarpellini. A rivelarlo fu Fiorenzo Stolfi, ex segretario di Stato degli Affari Esteri, in un’intervista pubblicata da "Opinione.it. L’Opinione delle libertà", puntualmente riportata il 24 luglio 2007 (e mai smentita) dal sito sanmarinese www.libertas.sm (guardare per credere). Le rogatorie sono partite certamente dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e indirizzate a San Marino - dirà Stolfi - che seraficamente aggiungerà: “credo che saranno evase nel minor tempo possibile. Non abbiamo alcunché da nascondere”.

Bene, bravo, bis verrebbe da dire. Senonchè...Senonchè nell’indifferenza generale - a partire da noi giornalisti - Stolfi, sullo stesso sito, il 16 febbraio, candido come una palombella vergine, rimangerà tutto con un triplo salto mortale carpiato con coefficiente di difficoltà 10 (che non credo neppure esista nei tuffi olimpici).

Ecco cosa dirà (riconsultare il sito per credere): “al di là di quanto appreso dalla stampa non sappiamo nulla. Neanche dell’esistenza o meno di rogatorie. Possiamo solo dire, come già fatto a suo tempo quando filtrarono le prime informazioni sull’inchiesta Why not, che siamo a disposizione. Se la Procura avesse bisogno di informazioni ci sono tutti gli strumenti utili per ottenerle come ad esempio le rogatorie.” Infine sul “Corriere di Romagna-San Marino” Stolfi conclude parlando di Pragmata, la società con sede nella Repubblica di San Marino di cui Scarpellini sarebbe stato dipendente: “sulla Pragmata non è mai emerso nulla di negativo. Per quanto ci riguarda controlli ne sono stati fatti già la prima volta, ma al momento non possiamo dire niente di più perché non abbiamo alcun elemento”. Sconcertata, la stessa redazione di www.libertas.sm sarà costretta a chiosare: “In un’altra occasione Stolfi si era dichiarato a conoscenza di rogatorie arivate a San Marino da Why Not”.

La domanda è: che fine hanno fatto le richieste di rogatoria?

DE MAGISTRIS: LA ROGATORIA ERA VICINA

Fine delle trasmissioni? Manco per idea. Perché per indagare, investigare e rompere gli zebedei alla Repubblica di San Marino, gli zebedei deve averli anche chi fa le richieste. E allora leggete cosa dichiarerà De Magistris il 9 ottobre 2008 ai colleghi di Salerno, autori del famoso decreto di sequestro nei confronti della Procura di Catanzaro. “...il filone investigativo che stavo seguendo al momento della illecita avocazione da parte del dr, Favi della Procura generale di Catanzaro conduceva da Macrì, attraverso un reticolo di società, direttamente all’entourage del Presidente Prodi. Avevo anche preso contatti in quei giorni per procedere a una rogatoria presso la Repubblica di San Marino”.

DE MAGISTRIS AI COLLEGHI DI SALERNO:

CON L’AVOCAZIONE CIAO CIAO ROGATORIA

Ricapitoliamo please!: 1) a De Magistris l’inchiesta è stata avocata il 20 ottobre 2007; 2) a luglio, cioè circa 3 mesi prima, Stolfi dirà che era a conoscenza di richieste di rogatorie anche se successivamente cadrà dal pero. Anche se vollesi giocare anche io a cadere dal pero, posso però spingermi a dire che - quantomeno - il contatto tra Italia e San Marino c’era stato; 3) De Magistris dice di più ai colleghi di Salerno: intorno a metà ottobre 2007 aveva preso contatti per procedere alla rogatoria.

LE MOSSE DELLA PROCURA DI CATANZARO: ADDIO ROGATORIA

Ora - da umile curioso - mi sarei aspettato che chi ha preso in mano l’indagine Why Not si fosse, come dire, peritato di capire a che punto fosse quella rogatoria che, come apprendiamo ora, era lì lì per quagliare. E - poffarbacco - avrei anche messo in evidenza le contraddizioni di Stolfi. Quantomeno ne avrei chiesto conto e - appurato eventualmente il fatto che la richiesta per misteriosi motivi non fosse giunta o per meno misteriosi motivi non fosse stata presa in considerazione - mi sarei precipitato ad avanzare una nuova richiesta.

E invece? E invece niente. Silenzio tombale. Solo un telex, spedito il 15 luglio 2008, con il quale la Procura di Catanzaro chiede a un collegio di 6 consulenti torinesi che, esattamente 15 giorni dopo, sforna una fatica di Sisifo (!?) scopiazzatra per metà da Internet, che contiene comunque elementi interessanti... Non potendo svolgere controlli a San Marino - dunque - la Procura di Catanzaro aveva dato mandato ai “savoiardi” (mi si permetta la battuta, anche mia moglie è italo-savoiarda-calabrese) di effettuare accertamenti su alcune società chiamate in causa dai testi di accusa.

Oltretutto - in mezzo a tanta confusione - a San Marino accadeva anche qualcos altro. Stolfi diceva addio alla mega-carica ministeriale e il suo posto veniva preso - il 3 dicembre 2008, da Antonella Mularoni, di Alleanza Popolare, laddove Stolfi era del Partito socialista.

ROGATORIA ADDIO? AVANTI SAVOIA

Volete saperne di più? E allora a lunedì 9 marzo - puntuali come sempre su questo blog - con una nuova puntata delle mirabolanti avventure di Why Not

E come scrivono gli americani nelle soap opera: “1 - to be continued”

roberto.galullo@ilsole24ore.com

Clamorosi sviluppi di Why Not: complotti, sms della superteste e registrazioni galeotte del compagno, il magistrato Greco!

Dall’avvocato Francesco Gambardella,

legale del veterinario Antonio Saladino, principale indagato della vicenda Why Not, ho ricevuto una lettera - di natura squisitamente privata - sulla ormai famosa vicenda Why Not.

La lettera fa riferimento ad un preciso capitolo di quanto ho scritto nel post del 18 febbraio (le pagine strappate dal decreto dei Pm di Salerno, che invito a rileggere).

Ho chiesto all’avvocato - e lo troverete nello scambio di missive - se fosse disponibile a rendere pubblica quella che era una mail schietta e riservata, tra due persone che si conoscono da due anni per le note vicende calabresi. La nostra conoscenza - fin dal primo momento, vale a dire allorchè il suo difeso, Saladino, concesse a me, al mio giornale e alla mia trasmissione su Radio 24 la prima intervista in assoluto sull’inchiesta Why Not - è stata improntata al rispetto delle regole del gioco: io faccio il giornalista, tu l’avvocato di un indagato messo sotto i riflettori di tutta Italia. Durante questo rapporto non sono mancati momenti di forte tensione per quanto - via via - andavo pubblicando. Ma le regole del gioco sono state sempre rispettate. Cosa rara.

Sono contento che la richiesta sia stata accettata, perche la lettera contiene elementi sorprendenti che annunciano nuovi e clamorosi sviluppi della vicenda Why Not.

La lettera, in parte, anticipa questi sviluppi, ovviamente tutti da verificare semmai ci sarà un processo, che, per sintesi riassumo lasciandovi poi il gusto di leggerla:

1) un teste chiave dell’inchiesta Why Not avocata a Luigi De Magistris, Daniela Marsili, avrebbe spedito sms a Saladino allertandolo sull’esistenza (fittizia o reale?) di un complotto;

2) Marsili e il suo compagno-marito si sono opposti alla videoregistrazione della deposizione richiesta dalla difesa;

3) un colloquio di Saladino con Marsili, registrato a sua insaputa nel luglio 2007 e che potrebbe essere quello di cui ho dato ampiamente conto su questo blog il 1° febbraio, volontariamente non è stato usato dalla difesa di Saladino per rispetto di De Magistris;

4) Marsili e il suo compagno-marito, che altro non è se non il magistrato Giuseppe Greco, direbbero il falso e il falso avrebbero dichiarato anche ai magistrati di Salerno

5) Il magistrato Giuseppe Greco, a sua insaputa, è stato registrato e presto il contenuto sorprendente di quelle registrazioni verrà alla luce.

Seguono la lettera dell’avvocato Gambardella (di cui ho evidenziato in grassetto alcune parti) e la mia risposta. Con una seconda mail l’avvocato Gambardella mi ha autorizzato a pubblicare e rendere pubblico il carteggio.

Alla prossima e imminente puntata delle mirabolanti avventure di Why Not, cari amici di blog.

roberto.galullo@ilsole24ore.com


Messaggio originale----- Da: Studio Legale Gambardella Inviato: giovedì 26 febbraio 2009 17.34 A: Galullo Roberto Oggetto: ..quelle pagine strappate

Avv.Francesco Gambardella

Lamezia Terme,23.02.09

PREG.MO DR.

ROBERTO GALULLO

Carissimo Roberto,

nel leggere con la dovuta e consueta attenzione quanto da Te scritto nel blog del "Sole 24Ore", non foss’altro per la grande stima e considerazione professionale ed umana che ho nei confronti della Tua Persona, non ho potuto fare a meno di soffermarmi sul passo avente ad oggetto" la superteste Marsili e il complotto da montare ...e smontare". Ritengo opportuno, pertanto, intervenire al fine di renderti edotto di alcuni particolari che sicuramente non sono (mai) stati portati a tua conoscenza. La tesi del complotto, così come inopinatamente affermato dalla Marsili, non è stata ordita da alcuno, quanto meno non dal dr.Saladino. E’ stata proprio la Marsili ad inviare a Saladino numerosi sms aventi simile contenuto, allertando il Saladino sull’esistenza del complotto (reale o fittizio, poco importa) ai suoi danni. Da qui l’idea di Saladino di registrare la Marsili a seguito di un incontro sollecitato proprio da quest’ultima. La difesa tecnica, a questo punto, interveniva chiedendo, a termini e condizioni di legge, di escutere la Marsili, e ciò faceva previamente dando formale comunicazione al PM - Dr. De Magistris - della nomina di un investigatore difensivo. Il giorno in cui doveva essere raccolta formalmente la deposizione, la Marsili ed il suo compagno (o marito che sia) si opponevano (bada bene) alla videoregistrazione dell’atto istruttorio (e di ciò ne dà atto la Marsili nel corso del suo esame a Salerno), ma non per le ragioni vilmente rappresentate da costei e dal suo compagno-marito davanti all’AG di Salerno, bensì per ragioni diverse che emergeranno successivamente. Sta di fatto che non potrà sfuggirti che la videoregistrazione di un esame, o interrogatorio che sia, rappresenta il mezzo più sicuro che garantisce l’assoluta fedeltà di quanto avviene in quel contesto e, di certo, non se ne avvale chi intende carpire determinate risposte diverse dalla verità. Sta di fatto che anche io, mio malgrado, vengo lambito da sospetti per avere (quanto meno) avallato questo fantomatico complotto, e tale sospetto deriverebbe proprio da quanto dichiarato dalla Marsili e dal suo compagno-marito Greco. Purtroppo per loro, entrambi dicono bugie e di ciò risponderanno davanti all’Autorità Giudiziaria. Il Greco è stato già querelato. Nei confronti della Marsili, teste del processo, si è, allo stato, soprasseduto per la sola ragione che si vuole evitare la potenziale strumentalizzazione da parte di qualche avvocatucolo azzeccagarbuglia che, magari, potrebbe sostenere che si vuole screditare una teste o precostiuire artatamente situazioni di connessione che imporrebbero una valutazione diversa in sede processuale. Ovviamente, ancora una volta, sono conversazioni registrate a loro insaputa a disvelare il bieco mendacio a cui i due debbono ricorrere per ragioni, intuibili, ma, ancora per poco, non dimostrabili. I due, poveretti, non sapevano, allorquando dichiaravano il falso ai PM di Salerno, che immediatamente, esattamente il giorno successivo al precedente incontro fissato per l’assunzione della prova orale (con esito negativo), il sottoscritto difensore ha informato formalmente il Dr. De Magistris, con istanza scritta a cui era allegato il primo degli sms (in cui si parlava del complotto) inviati dalla Marsili al Saladino. Nell’istanza, oltre alla descrizione di tutto quanto era accaduto nei giorni precedenti, si chiedeva al dr. De Magistris di procedere lui stesso ad escutere la Marsili, ovvero di promuovere un incidente probatorio ( investendo in tal modo un giudice-terzo, nel contraddittorio tra le parti). In conclusione, debbo segnalare come il materiale in nostro possesso (dichiarazioni della Marsili registrate a sua insaputa), ci consentiva fin dal luglio del 2007 di sollevare un polverone ( usando un eufemismo) mediatico e non, atteso che la pubblicazione di quelle conversazioni avrebbe disvelato particolari tutt’altro che insignificanti. Ti sembrerà strano, ma proprio il massimo rispetto e la grande stima che avevo nei confronti del Dr. De Magistris mi ha fatto escludere quialsiasi possibilità di utilizzo di quelle registrazioni. Vai a controllare quale sia stato il criterio adottato dalla Marsili nella scelta del suo difensore o le accuse rivolte dallo stessa Marsili al Dr. De Magistris con riferimento alla fase della verbalizzazione delle sue dichiarazioni: se avessimo voluto ordire od avallare complotti contro quel PM, quale elemento migliore potevamo avere in possesso per metterne in discussione la credibilità? Un giorno, a breve, verrai in possesso di quanto dichiarato (e registrato a sua insaputa) da Greco. Penso che già da adesso non potrà accettarsi un lettura unilaterale della vicenda e domandarsi nel contempo, per come fa il Dr. Saladino dall’inizio di questa amara vicenda, perchè questa storia processuale è lievitata a dismisura portando anche ad uno scontro istituzionale senza precedenti. Confusione, tensioni e fibrillazioni: cui prodest?

Con l’affetto e la stima di sempre.

Francesco

LA MIA RISPOSTA

Caro Francesco,

anche una lettera come questa - ben scritta e motivata - conferma in me la domanda: ma che cavolo ci fai tu a Lamezia? Sai quanto io sia schietto e l’ho anche scritto in un post del mio blog: ho grande considerazione per le tue capacità professionali. A Lamezia sei davvero sprecato: fossi stato a Milano o Roma saresti un principe del Foro.

Ciò detto spero che tu abbia apprezzato la mia sensibilità perchè in quel post sulle "pagine strappate" non ho mai citato il tuo nome. Lo avrei potuto fare tranquillamente - come ha fatto il collega del Corriere della Sera Carlo Vulpio nel suo blog riprendendo ciò che ho scritto nel mio blog - ma per rispetto della tua persona non l’ho fatto. Pubblicando le pagine mancanti ho lasciato che il tuo nome lo leggesse il lettore, dando nell’articolo le precise coordinate per arrivare a leggere e svelare la sorpresa annunciata. Certo, qualche considerazione e più l’ho fatta, visto che vengo pagato per fare il giornalista. Credimi: il modo in cui mi sono comportato è stato solo per rispetto nei tuoi confronti. E sai perchè? Perchè ti sei sempre comportato da signore nei miei confronti anche quando Saladino mi attaccava furiosamente, e queste cose io le ricordo. Così come viceversa - avvilito - assisto ancora ai comportamenti del tuo difeso, Saladino, che nei miei confronti sta usando tutte le armi legali per impedirmi di scrivere o parlare della vicenda Why Not per le cose che lo riguardano. Ovviamente di questo ho portato a conoscenza anche i legali del Sole, che hanno anche alcune lettere di un altro suo legale siciliano.

Ma come vedi - e di questo continuo a ringraziare il direttore de Bortoli e l’intero gruppo editoriale - io continuo a scrivere e parlare di Why Not perchè non ho altri padroni se non i lettori e il mio direttore. Il rispetto che ho per la mia professione e per i lettori è sacrale. E vengo dunque, più nel dettaglio, alla tua lettera e alle tue importanti rivelazioni. Io - riportando alcuni passaggi delle pagine strappate dal decreto di Salerno - ho solo ed esclusivamente fatto, come sempre, il mio mestiere di cronista. Ho dunque riportato fedelmente una sintesi del contenuto di quelle pagine, che ho poi integralmente pubblicato. Così come ho sempre fatto in passato e continuerò a fare in futuro. A me non interessa prendere le parti di Tizio, Caio o Sempronio - gioco nel quale sguazzano tanti miei colleghi - a me interessa solo riportare notizie.

Detto in altro modo: me ne frego tre quarti di Saladino, Merante, Marsili, De Magistris o delle altre centinaia di persone indagate. Per me sono solo ed esclusivamente nomi. Punto. La mia forza - lo avrai capito - è solo il mio mestiere e la mia professionalità. Credo di essere tra i pochi che non ha paura di essere intercettato, pedinato, seguito, fotografato etc etc: la mia vita professionale è tesa solo alla caccia di notizie. Stop. Senza guardare in faccia a nessuno.

E dunque - concludendo - sai quante volte ho rivolto a te la stessa domanda che rivolgo a tutte le mie fonti: fatemi avere documenti, testi, insomma tutto quanto mi permetta di scrivere nuovi tasselli di questa vicenda.

Ti ripeto dunque ancora la stessa domanda: fammi avere testi, registrazioni insomma materiale per cui io possa scrivere.

E ti dirò di più: la lettera che hai scritto - suppongo e ovviamente sarà così - è di natura riservata. Ma se tu volessi pubblicarla sul blog dimmelo perchè la riproporrei pari pari. Magari con questa risposta che ti ho scritto, in modo da fornire un contributo in più ai lettori.

Un caro saluto e aspetto altre notizie sulle quali possa scrivere.

Roberto

L’AUTORIZZAZIONE ALLA PUBBLICAZIONE


Messaggio originale----- Da: Studio Legale Gambardella Inviato: venerdì 27 febbraio 2009 11.49 A: Galullo Roberto Oggetto:

Avv.Francesco Gambardella

Lamezia Terme, 27.02.2009

PREG.MO DR.

ROBERTO GALULLO

Carissimo Roberto,

avevo immediatamente colto l’importanza ed i motivi della Tua scelta dettata da un garbo che conferma quanto di positivo io penso della Tua Persona.

Sappi che la grande stima che ho nei Tuoi riguardi deriva, oltre che dalle Tue indubbie qualità professionali ed umane, proprio dall’essere consapevole che sei un uomo libero e scevro da condizionamenti.

Nel salutarti, condivido con piacere e gratitudine l’idea di pubblicare (e di ciò, quindi, mi permetto fartene espressa richiesta) sul Tuo blog la mia lettera del 23.02.2009 e la Tua risposta ( quest’ultima per me, comprensibilmente, ristoratrice e gratificante).

Un abbraccio affettuoso ed a presto.

Francesco

Opus Dei e De Magistris, massoneria e Monsignor Bregantini: destini comuni. E segnati. Nel nome di Agostino Cordova

Torno a riflettere sulle vicende che hanno condotto all’allontanamento di Luigi De Magistris dalle inchieste Why Not e Poseidone e di Monsignor Bregantini dalla Calabria.

A mente serena e con l’algido distacco dettato dal tempo che scorre, mi convinco sempre di più che le matrici del loro addio forzato siano comuni.

Ho avuto il tempo di rileggermi un po’ di carte sparse sulla mia scrivania al giornale, alle quali ho aggiunto quelle sparse nel mio studio di casa. Ho composto il tutto con alcuni tasselli che da tempo mi ronzavano per la testa.

Molti tra noi giornalisti hanno avuto il coraggio di approfondire quello che - da subito e indipendentemente dai rilievi penali - appariva il grande brodo primordiale nel quale sguazza(va) il malaffare calabrese.

Dalle carte di De Magistris il tanfo della lobby “affaristico-politico-mafiosa-massonico deviata” si leva alto. Ogni pagina - se letta in controluce - mostra le orme indelebili della nuova P2 di cui tanto ho scritto in questo blog (da ultimi i post di 9, 11 e 14 febbraio) e nelle mie inchieste sul Sole-24 Ore (da ultimo 10 dicembre 2008 e 25 gennaio 2009). Per non parlare della radio (puntate di “Guardie o ladri” scaricabili via podcast sul sito www.radio24.it).

L’inchiesta di De Magistris aveva però provato a entrare anche nei segreti di quella che Licio Gelli (uno che se ne intende) chiama la “massoneria bianca”: l’Opus Dei, che in Calabria accompagna spesso l’operato della Compagnia delle Opere, fino a pochi anni fa identificata con Antonio Saladino, che ne era il presidente e che è al contempo il principale indagato dell’inchiesta avocata allo stesso De Magistris (ricordo, per inciso, che Saladino, dalla superteste Caterina Merante, viene accostato alla massoneria, anche se il prode Saladino ha sempre smentito furioso).

La parola “Opus Dei” è restata dunque sempre nell’ombra e nella penombra, per la paura che, presso molti giornalisti, evoca. Paura - anche semplicemente - di scriverne, cercando di capire o, quantomeno, di porsi interrogativi.

Ed allora mi sono andato a riprendere il libro di Sandro Neri: “Licio Gelli. Parola di Venerabile”, editato nel 2006 da Aliberti. Nell’ultima pagina l’intervistatore pone due domande che riporto testualmente insieme alle risposte.

Domanda: “Molti sospettano che la P2 esista ancora. E che continui a operare, magari sotto un altro nome”. Risposta. “La loggia massonica P2 è stata una realtà unica e irripetibile. Che oggi non avrebbe più senso. Ci sono organizzazioni molto più potenti, di respiro internazionale ma nello stesso tempo riservatissime”.

Domanda: “Può citarne qualcuna?” Risposta: “L’Opus Dei. Una ragnatela che copre tutto il pianeta, tessuta da persone validissime. E’ chiamata massoneria bianca”.

Con una toccata e fuga, vi ricordo appena che negli archivi della Loggia P2 fu trovato un intero schedario dedicato all’Opus Dei e vi ricordo che - teoricamente - massoneria (bianca, nera, gialla o verdina che sia) e cattolicesimo sarebbero incompatibili.

Ora, senza evocare alcune vicende e persone “validissime” che quell’intervista evoca, come a esempio la contrapposizione tra lo Ior di Monsignor Paul Casimir Marcinkus e l’Opus Dei, il ruolo della stessa P2, di Roberto Calvi e il crack del Banco Ambrosiano, giusto per non contraddire il Venerabile che - ne sono certo - ha ancora il suo potere (nonostante giochi a fare il pensionato e a non rispondere ai magistrati siciliani che, non più tardi di tre mesi fa, sono tornati a interrogarlo su trame per le quali non lo considerano estraneo) qualche considerazione la farei. Insieme a voi. Immaginate se contribuisse a riflettere con noi anche il Venerabile che, mi gioco una pizza, segue (o fa seguire) il mio blog.

Dunque dunque: secondo l’ex Venditore di materassi, l’Opus Dei sarebbe una (anzi: l’unica) ragnatela più potente della massoneria internazionale. Questo assunto - mi domando a voce alta e professando il mio rispetto per la parte sana e maggioritaria di questa prelatura della Chiesa - è vero anche se le proporzioni si riportano e si adattano alla Calabria? E quanto i principi dell’Opus Dei sono stati traditi nel momento in cui alcuni numerari, aderenti, soprannumerari o simpatizzanti influenti hanno cominciato a giocare con il potere e manovrarne le leve?

Per non saper ne leggere ne scrivere parto da un dato oggettivo che traggo dal libro di Assunta Scorpiniti “La Calabria di Escrivà. Un vero e proprio viaggio sulle tracce del fondatore dell’Opus Dei”, editato nel 2006 dalla casa editrice “Progetto 2000”. Apprendo così - e non mi meraviglio - che la Calabria è la regione con il maggior numero di strade, piazze, strutture pubbliche e sacre immagini dedicate al benemerito fondatore spagnolo.

Bene, diranno molti di voi e così penserà anche l’ingegner marchese Giuseppe Corigliano (detto Pippo), potentissimo e immarcescibile direttore dell’Ufficio informazione dell’Opus Dei, che in Calabria è di casa: che male c’è? Nessuno. Lo spirito dell’Opus Dei - riporto fedelmente dal sito istituzionale - “è aiutare a trovare Cristo nel lavoro, nella vita familiare e in tutte le attività quotidiane”. Evidentemente in Calabria ci sono più persone che hanno bisogno di trovare Cristo.

E non ne dubito: soprattutto intorno al Santuario aspromontano di Polsi, magari a settembre quando si dedica una settimana di venerazione alla Madonna della Montagna.

E passiamo a De Magistris e alla sua inchiesta Why Not. L’11 ottobre 2007 il magistrato interroga Giuseppe Tursi Prato, ex consigliere regionale, un tipino fino, già spedito in carcere per associazione mafiosa e corruzione che - chiamato a rispondere delle sue frequentazioni - dichiarerà di appartenere all’Opus Dei ma di far parte di quelli che in Calabria non ne hanno mai tratto vantaggio (e come no, dicono sempre e tutti così!). E ricorda, nella stessa occasione, che legatissimo all’Opus Dei era Franco Morelli, ex Dc, ex An, ex capo di Gabinetto dell’ex Governatore della Calabria Giuseppe Chiaravalloti, attualmente consigliere regionale, amico di Saladino e amante di Topolino (leggo dalla sua scheda personale sul sito della Regione Calabria questo fondamentale tratto distintivo dell’uomo attualmente indagato dalla Procura di Paola in un filone dell’inchiesta Why Not relativo all’utilizzo di fondi Ue. Le ipotesi di reato al vaglio della Procura: truffa aggravata, peculato e abuso d’ufficio).

Il 5 gennaio 2008 Caterina Merante, superteste dell’inchiesta avocata a De Magistris, escussa dalla Procura generale di Catanzaro, ricorderà l’appartenenza all’Opus Dei dell’ingegner Giuseppe Lillo, del Consorzio Brutium e società satelliti, tutte creature dirette o indirette - secondo De Magistris - di Saladino. Anche Lillo è indagato dalla Procura di Paola nello stesso filone di indagine di Morelli. Indagati a Catanzaro per l’inchiesta madre sono invece - tra gli altri - Eugenio Luigi Conforti e Sabatino Savaglio (quest’ultimo uomo ombra e penombra di Saladino). Se questi ultimi due facciano parte dell’Opus Dei solo Iddio lo sa, visto che l’appartenenza alla congregazione è quasi sempre tenuta “riservata” (cioè segreta, esattamente come la massoneria).

Per certo i mortali sanno invece che i due siedono ancora nel consiglio direttivo della Compagnia delle Opere della Calabria (consultare il sito per credere).

Ma De Magistris si era già imbattuto in due faccendieri - Liso e Scelsi - che, come si può leggere a pagina 253 dell’inchiesta Why Not “erano molto vicini all’Udc, ai vertici militari e all’Opus Dei”. E ancora troviamo una descrizione poco lusinghiera del volto affaristico, quando a pagina 255/256 l’ex Pm raccoglie alcune testimonianze secondo le quali alcuni appalti sanitari a Vibo potevano essere ottenuti attraverso l’intermedizazione di personaggi legati all’Opus Dei, così come era possibile concludere, nello stesso modo, vantaggiose compravendite immobiliari.

Oltre a De Magistris, si possono contare sulle dita di una mano quelli che in Calabria hanno acceso i riflettori sull’Opus Dei.

Tra questi il segretario nazionale del Pri - partito che vanta con orgoglio tradizioni massoniche - Francesco Nucara, deputato di Reggio Calabria. Intervistato da Calabria Ora il 14 agosto 2006 dichiarerà con una frase a effetto ma non casuale che “l’Opus Dei in Calabria è molto più radicata della massoneria”. Nucara - detto per inciso - è quello che a fine 2005 a Bologna, da sottosegretario all’Ambiente nel Governo Berlusconi, intervenne con un messaggio al Bicentenario del Grande Oriente d’Italia, concludendo il suo testo inviato ai relatori del convegno “La Massoneria italiana dalla Repubblica ai giorni nostri”, con un “caro fraterno saluto a tutti voi”. Chiaro?

Nucara è lo stesso Nucara chiamato in causa dai magistrati calabresi Enzo Macrì e Antonio Lombardo allorchè riportarono in sentenza che “su un’ autovettura intestata ad un affiliato della ‘ndrangheta è stato rinvenuto materiale di propaganda elettorale per il candidato del Pri Nucara Francesco, che secondo voci di pubblico dominio raccolte dai Carabinieri, durante la campagna elettorale era stato appoggiato dalle cosche mafiose facenti capo a Serraino Francesco, De Stefano Paolo, i Tegano, i fratelli Libri, Araniti Santo, Frascati Antonio e i fratelli Caridi”. Voci che Nucara smentì con forza minacciando querele contro ignoti per quel rapporto dei Carabinieri che lo indicava come il candidato di un gruppo di ‘ndrine. Nucara sarebbe inoltre indicato parente, per parte di madre, del boss di ‘ndrangheta Domenico Libri (si veda "Cirillo, Ligato, Lima, tre storie di mafia e politica” a cura di Nicola Tranfaglia,edizioniLaterza).

Mentre De Magistris - suppongo essendone conscio - stava firmando da solo il foglio di via dalla Calabria per i troppi poteri occulti toccati, lambiti o scoperti, il 31 dicembre 2007 la Diocesi di Locri-Gerace - nella quale ricade anche il Santuario di Polsi sacro ai calabresi devoti e ai boss di ‘ndrangheta, devoti più dei santini (da bruciare) che dei santi in vita o morti - ha ospitato l’ultimo giorno pastorale di Monsignor Giancarlo Maria Bregantini. Da un giorno all’altro la Chiesa decise di “promuoverlo” e spedirlo a Campobasso. Che promozione eh! E’ come se Giorgio Napolitano, da Presidente della Repubblica, fosse spedito a fare il presidente del consiglio comunale di Isernia.

«In questi anni - dichiarerà al Corriere della Sera il 7 novembre 2007 Mario Schirripa, fedele collaboratore di Bregantini - abbiamo combattuto la ’ ndrangheta e la massoneria. Abbiamo dato battaglia anche contro chi non si espone. Credo che ora tutte queste persone si siano presi la rivincita».

’’La ‘ndrangheta e le cosche sono strumento di peccato. Come pure la massoneria deviata, spesso collusa con la mafia, in un intreccio di interesse losco e pericoloso, perchè favorisce non il bene comune, ma sempre e in modo prevalente il bene privatistico. Questo è il vero peccato della massoneria, oggi, in terra di Calabria” aveva tuonato nella giornata dell’Avvento del 2005 Monsignor Bregantini ma nel giugno 2006 durante i corsi della Scuola di formazione all’impegno sociale e politico “Don Giorgio Pratesi” della Diocesi di Locri-Gerace sugli “Intrecci tra ‘ndrangheta e massonerie coperte” rincarerà la dose tanto da ricevere la durissima reazione di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia che non escluse di adire le vie legali. Ben sapendo, tutti, che fior di pentiti hanno fatto riempire ai magistrati centinaia di pagine di verbale nelle quali sottoscrivevavo - pagina per pagina - lo stretto e quasi inscindibile legame che in Calabria esiste tra ‘ndrangheta e massoneria coperta.

Monsignor Bregantini, dunque, ne aveva le scatole piene della massoneria deviata e non faceva nulla per nasconderlo. Come De Magistris, che oltretutto aveva cominciato anche a penetrare nell’impenetrabile Opus Dei.

Ma...un momento... Questo film lo abbiamo già visto. E già! Correva il 1992 e l’allora Procuratore della Repubblica di Palmi, Agostino Cordova, mirò agli stessi obiettivi “sensibili”. Fu rimosso e spedito a Napoli (guarda tu, proprio come De Magistris) e da lì si son perse le tracce.

E - ironia della sorte - un altro De Magistris Luigi si è scottato con l’Opus Dei. Arcivescovo, penitenziere maggiore della Santa Sede dal 2001 al 2003, consulente della congregazione per le cause dei Santi. Fu rimosso perché l’Opus Dei non gli perdonò mai di essersi pronunciato, unico curiale di spicco, come ricordò il giornalista dell’Espresso Sandro Magister nel numero in edicola il 24 ottobre 2003, contro la beatificazione del fondatore Josè Maria Escrivà de Balaguer. E dovette anche dire addio alla berretta cardinalizia che gli sarebbe toccata per tradizione.

Vuoi vedere che l’unico a capire tutto è stato Giuliano Di Bernardo, ex maestro del Grande Oriente d’Italia? Sono andato a ripescare un articolo del 17 luglio 2003 sull’”Opinione”, un quotidiano semi-sconosciuto particolarmente sensibile, a giudicare dall’attenzione che gli dedica, al richiamo della massoneria. Ecco il titolo: “Una super lobby per massoneria e Opus Dei - Giuliano di Bernardo mette insieme il diavolo e l’acqua santa e fonda l’Accademia degli Illuminati”. Laici e cattolici, tutti insieme appassionatamente.

La Calabria dei poteri forti, occulti e contorti - che combatte Bregantini e De Magistris e li abbandona al proprio destino - evidentemente l’”Opinione” non la legge.

La Calabria in cui la “massoneria deviata” batte e combatte o si allinea e si allea (a seconda della convenienza) con la “massoneria bianca deviata”, l’Accademia degli Illuminati (scusate ma il nome a me fa sorridere, avrei preferito chessò... lo Zecchino D’Oro, se il nome non fosse già coperto da copyright) non la illumina proprio.

Tantomeno, credo, illumina la democrazia e il futuro di una terra dal destino ormai segnato (così come quelli di De Magistris e Bregantini), che il solo Architetto Illuminato che io riconosco - Signore Nostro Gesù Cristo - potrebbe salvare. Ammesso che gli avanzi un miracolo.

roberto.galullo@ilsole24ore.com


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