Andrò a Roma Sabato 5 dicembre, da Ferrara partiranno tre pullman e per questa piccola e sonnolenta città è un grande risultato di partecipazione.
Indosserò qualcosa di viola come richiesto dall’organizzazione e parteciperò al No-B Day non soltanto per chiedere che Berlusconi si dimetta,si faccia processare e si riesca a mettere la parola fine ad una paradossale anomalia.
Io voglio molto di più, e quello che voglio appartiene alla sfera dei miei diritti di cittadina che crede nei principi fondamentali che rendono una società sana: rispetto, onestà, trasparenza, assunzione di responsabilità, equità, giustizia.
E rivoglio, la pretendo, la cosa più preziosa che ci è stata rubata : la serenità, quello sguardo aperto al futuro, quella gioia del vivere in una terra che tutto il modo ci invidiava e che ora cade a pezzi Non solo in senso metaforico, ahimè.
VADO a ROMA perchè ho la certezza che siamo in piena emergenza democratica.
Il Parlamento svuotato delle propri funzioni e l’informazione ormai in regime di monopolio sono la prova concreta , al di là delle polemiche e delle esternazioni sui media, di un preciso disegno politico che dovrebbe far perdere il sonno non solo ai giamburrasca dell’”antipolitica” ma a tutti gli italiani.
VADO a ROMA perchè mi fa orrore percorrere strade e a autostrade , attraversare chilometri di zone residenziali, entrare nei centri commerciali o passare le vacanze in un villaggio turistico sapendo che moltissime di queste strutture sono frutto di investimenti provenienti da denaro criminale,intriso del sangue e della disperazione di migliaia di vite umane.
Mi fa orrore sapere che l’Italia è un malato di cancro , QUEL cancro, e che nessuno è in grado o vuole veramente curarla. Ed è così che accade che mentre le forze dell’ordine catturano boss e latitanti al sud, il governo lavora e legifera per confezionare regali a chi delinque : la limitazione dell’uso delle intercettazioni, lo scudo fiscale ,la legge sul processo breve. Un bel pacchetto completo per garantire l’impunità ad una larga fetta di reati, in particolare quelli che infettano come una pandemia inarrestabile, quella vera, il tessuto economico e politico del nostro Paese.
E che dire del fior fiore della nostra imprenditoria mediatica dei “salotti buoni”, quando definisce il reato di concorso esterno in associazione mafiosa un freno allo sviluppo imprenditoriale, quasi auspicandone l’abolizione?
Ma ancor più mi fa orrore sentire il premier della nazione che ha fatto scuola in tutto il mondo sul più tragico fenomeno malavitoso, disprezzare proprio coloro che hanno avuto il merito di tenere alta l’attenzione su questa tragedia attraverso la parola scritta e i messaggi mediatici.
Un coraggio pagato spesso con la vita; un valore , quello della Parola, che chi scrive di mafia cerca di trasmettere per arrivare alle nostre coscienze e che il premier calpesta ogni giorno con le sue basse esternazioni travestite da storielle.
VADO a ROMA perchè provo vergogna nel sapere che in questo paese da decenni la politica ,l’economia, la finanza, ma anche i settori più direttamente vicini alle nostre vite come la sanità e l’ambiente sono impregnati di corruzione, reato definito dal vicedirettore del Giornale “meno grave dello scippo”.
VADO a ROMA perchè sono indignata nel vedere l’accoglienza riservata alle frequenti visite di personaggi come Putin e Gheddafi ,capi di Stato che la Storia ha più volte condannato come responsabili di oppressioni e crimini fuori e dentro il proprio paese.
VADO a ROMA perchè non vorrei mai più sentire la parola “solidarietà” che ha in sé una dignità altissima ,violentata ogni volta che viene usata per proteggere il politico indagato, facendogli scudo nella speranza che poi, a tempo debito,ricambi il favore.
E nemmeno vorrei più sentire la frase “io sto al mio posto, contro di me solo calunnie”.
Le scandalose vicende che da anni investono politici e manager di vari settori e che si concludono regolarmente con l’impunità, dimostrano il livello di arroganza e impudenza che ha raggiunto il potere in Italia. Fenomeno tutto nostrano , degno di un bel marchio D.O.P, Denominazione di Origine Protetta. Molto protetta.
VADO a ROMA perchè mi ripugna sapere che un conduttore televisivo percepisce compensi milionari all’interno della televisione pubblica per adulare il potente di turno o indugiare su macchie di sangue, tracce e impronte dei delitti trasformati in macabri spettacoli mediatici , mentre nel canale accanto decine di madri e padri lottano con rabbia e lacrime per il proprio posto di lavoro a poco più di 1000 euro al mese, quando va bene.
VADO a ROMA per contribuire a ridare una speranza ai milioni di Italiani all’estero che ci scrutano da un osservatorio privilegiato e non si capacitano del perchè continuiamo a farci del male riconfermando una classe politica arrivata al livello più basso dal dopoguerra ad oggi .
VADO a ROMA perchè non posso più accettare di vivere in un paese in cui un’informazione manipolata continua a propinarci il balletto di cifre sul P.I.L e sugli indici di borsa per venderci illusioni e stili di vita, quando la storia recente e la crisi hanno dimostrato tutti i limiti e le aberrazioni di questo modello.
VADO a ROMA perchè è una vergogna che pochi giorni fa con l’ennesimo blitz a colpi di fiducia e in un Parlamento semivuoto al momento della discussione, si è perpetrato un atto che andrebbe classificato tra i crimini contro l’umanità: la mercificazione dell’acqua, bene-diritto inalienabile di qualsiasi essere vivente che abita questo pianeta.
VADO a ROMA perchè non ne posso più di sentire frasi come”tanto non cambia niente” ; di scontrarmi continuamente con l’ indifferenza, la rassegnazione e la capacità di metabolizzare il peggio del peggio.
VADO a ROMA perchè voglio vederlo in faccia il popolo del SI PUO’ FARE, voglio contarlo, provare la sensazione di un sentire comune che apre alla speranza, quella di cui mi inebrio alle giornate del Festival di Internazionale a Ferrara durante le lunghe attese in coda per ascoltare le verità sparse per il mondo.
Voglio capire con chi condivido i miei BASTA, se veramente esiste quel pezzo d’Italia che si sforza di vivere nella consapevolezza e a cui sono orgogliosa di appartenere .
VADO a ROMA perchè ho un disperato bisogno di non sentirmi più parte di una minoranza di illusi, ma della speranza di un Paese che vuole cambiare e ritrovare la propria dignità.
http://www.facebook.com/notes/silvia-mantovani/sabato-5-dicembre-la-rivoluzione-viola/209197186293
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Un video di Roberto Saviano aprirà la manifestazione in piazza del Popolo
Sul palco la «conduzione» affidata a Francesca Fornario. Ultima adesione: i radicali
Legalità e lotta al precariato
L’Onda viola torna a Roma
Tutti in piazza del Popolo oggi dalle 14,30 per dire «Basta, la legge è uguale per tutti».
Seconda manifestazione del Popolo Viola, con l’adesione di tutti i partiti dell’opposizione,
dal Pd all’Idv, alle sinistre. L’Udc no.
di Natalia Lombardo (l’Unità, 27.02.2010)
«Siamo ottimisti, felici e... stanchi»: i promotori della manifestazione del Popolo Viola sono indaffaratissimi nel mettere a punto gli ultimi ritocchi all’organizzazione, confidano in un ritorno del sole romano. A dare il via all’evento sarà il video di Roberto Saviano, oggi dalle 14,30 in piazza del Popolo. Lo slogan è «Basta! La legge è uguale per tutti», mentre la maggioranza, al contrario, vara la legge sul legittimo impedimento, il processo breve e le leggi ad personam. La sentenza di prescrizione del reato per l’avvocato Mills non può che aggiungere indignazione.
Previsioni sui numeri non ne fa, il Popolo Viola. Per le spese conta di andare oltre i 30mila euro raccolti on line; Anna C. di Roma ha vinto il premio generosità dando mille euro: una colazione con Vergassola. I promotori mettono le mani avanti: «Sarà una grande manifestazione, ma diversa dal NoB Day», quando il 5 dicembre le strade di Roma e piazza San Giovanni furono tinte di viola. Crescono le adesioni dei partiti d’opposizione, presenti in massa a parte l’Udc e i rutelliani. Ieri si sono aggiunti i radicali con Emma Bonino, candidata nel Lazio.
Sul grande palco dalle tre alle sei una lunga carrellata di interventi, musica, conduzione graffiante di Francesca Fornario. Sul palco nessun politico, video di Giorgio Bocca e Marco Travaglio. Molte le voci dal mondo del lavoro dimezzato e precario, degli invisibili che per farsi vedere sono saliti sui tetti: da Michela Mannozzi dell’Ispra ai lavoratori di Termini Imerese: alternati con interventi di intellettuali e giornalisti, i migranti di «Permesso di soggiorno», in vista della protesta del 1 marzo quando mostreranno la loro importanza per assenza. Chiude gli interventi Alberto Asor Rosa, poi «tutti insieme» il saluto finale. Il tutto sarà in diretta su RaiNews24.
I PARTITI CI SARANNO
Il Pd convintamente. Pierluigi Bersani non sarà in piazza perché celebrerà a Massa Lombarda Davide Visani (dirigente PciPds): «Un appuntamento preso da tempo dove non voglio mancare», spiega il segretario Pd che assicura: «ci saranno i nostri militanti e i dirigenti». Rosy Bindi in testa. Ignazio Marino aderisce con la sua «area» nel Pd, da Rosa Calipari a Paola Concia. Dal pulmino acchiappa deputati davanti a Montecitorio per assegnare la «patente viola» a chi non ha votato il legittimo impedimento, hanno faticato un po’ a convincere Massimo D’Alema: «L’abbiamo costretto», raccontano divertiti, con la minaccia di sanzioni per chi aiuta il centrodestra; «Ah, ho capito, se faccio qualcosa di male mi togliete i punti», ha detto stando al gioco. E ha lasciato pure una dedica: «Cerchiamo di risalire la china una strada difficile per questo povero paese». Piero Fassino e Walter Veltroni, invece, hanno promesso un «ripasso dopo». Orgogliosi, i Viola hanno consegnato la «patente» a Fabio Granata, finiano doc (al NoB day sfilarono cartelli con «Meno male che Gianfranco c’è»). Una mosca bianca nel Pdl, che Lehner dileggia come «coniglietto mentre Fini affonda».
Con il Popolo Viola in piazza c’è tutta la sinistra, dalla Cgil di Epifani ai partigiani dell’Anpi; Nichi Vendola dalla Puglia ha mandato un messaggio: Sinistra e Libertà ci sarà, bisogna «ribellarsi» perché «ritorna con forza la questione morale».❖
Il popolo viola torna in piazza il 27 febbraio *
«Il 27 febbraio abbiamo indetto una manifestazione nazionale in cui chiamiamo a raccolta tutta la società civile a Roma contro il legittimo impedimento». È quanto annuncia il referente romano e membro del coordinamento nazionale del Popolo Viola Emanuele Toscano, che sta partecipando al presidio indetto di fronte a Montecitorio dal movimento viola contro il legittimo impedimento.
I partecipanti, una ventina di persone, non hanno ottenuto l’autorizzazione a montare le tende questa notte, motivo per cui, spiegano, «qualcuno di noi rimarrà comunque di fronte a Montecitorio, ma il presidio prenderà il via ufficialmente domani mattina». «Il Governo non fa nulla per risolvere problemi gravi come la crisi - spiega Toscano -, la disoccupazione e la chiusura di grandi stabilimenti come l’Alcoa, la Fiat e l’Eutelia. Invece si pensa a smantellare l’articolo 3 della Costituzione sancendo la superiorità del presidente del Consiglio di fronte alla legge. Tutto questo è inammissibile e attualizza, ancora una volta, la richiesta che ci ha portato il piazza il 5 dicembre: le dimissioni di Berlusconi».
Da domani, annunciano i promotori, al presidio si uniranno anche i viola di altre città italiane. In un avviso, che sta rimbalzando dalle pagine di Facebook ai cellulari, i Viola si appellano a tutti coloro che credono «non si possa stare più fermi davanti alla continua minaccia di un uomo che tiene in scacco l’Italia, a chi non dimentica che la nostra carta costituzionale è l’ultimo rifugio da uno stato di ’non democrazià e a chi, come noi, vuole le dimissioni di Berlusconi».
* l’Unità, 04 febbraio 2010
Il colore viola - Dopo il No Berlusconi Day, quasi quasi Berlusconi lo voto anch’io Valerio Di Stefano (del 06/12/2009) http://www.valeriodistefano.com/public/post/il-colore-viola-dopo-il-no-berlusconi-day-quasi-quasi-berlusconi-lo-voto-anch-io-2245.asp
Il "No B. Day" si è concluso e io che a Roma c’ero e che la manifestazione me la sono fatta tutta sono arrivato alla personalissima ma definitiva conclusione che Berlusconi resterà al Governo del Paese fino alla sua morte e molto oltre. Quindi, anche della nostra.
E non perché non sia facile sbarazzarsene (in effetti basterebbe votare qualcun altro, gesto semplice e diretto che gli italiani non hanno ancora voluto imparare a fare) ma perché non ce la potremo mai fare.
Non è Berlusconi ad essere morto, lui è vivo e vegeto, è l’antiberlusconismo a essere ormai morto e sepolto. Mi è sembrato di assistere più al funerale di noi stessi che alla possibilità concreta di buttare giù Berlusconi e di essere davvero alternativa, di essere gioia di esistere, di essere consapevolezza dei nostri mezzi.
Ho visto gente e sentito cose che mi hanno fatto rabbrividire.
Vicino al corteo del Popolo delle "Agende Rosse ho sentito un giovane che diceva "Ma perché hanno tutti quella Bibbia rossa in mano??" e una ragazza constatare "Stanno mostrando il libretto rosso dei pensieri di Mao!"
Questa era gente che gridava "Berlusconi mafioso!" e non sapeva un cazzo di Paolo Borsellino e del perché centinaia di persone con dei disabili in carrozzella in prima fila fossero lì a manifestare. Dove volete che andiamo con quella gente lì? E’ già tanto se da Piazza della Repubblica siamo arrivati a Piazza San Giovanni!
La manifestazione, che, nel bene o nel male, era nata dalla base, dalla gente, dalla rete, è stata completamente monopolizzata dai partiti e dai miovimenti politici, Rifondazione Comunista in testa. Le bandiere rifondarole erano moltissime, si cantava "Bandiera Rossa" e "Bella Ciao", è gente che è ferma a 50 anni fa e che non ha imparato neanche gli Inti-Illimani, "Contessa" di Paolo Pietrangeli o "La canzone popolare" di Ivano Fossati.
Per strada furgoncini addobbati, con a bordo giovanotti e signorine in tenera età a trasmettere e pompare musica rap a tutto spiano, segno evidente che il velinismo ha ormai proseliti un po’ dovunque.
Altre bandiere erano quelle dell’Italia dei Valori e del Partito Democratico. Perché anche loro non sapevano più a che santo votarsi.
Ora, è evidente, che se una formazione politica, per essere presente ha bisogno di impossessarsi delle idee e delle manifestazioni organizzate dagli altri è evidente che non avrà più nessuna possibilità di essere di nuovo rappresentato in parlamento.
E poi birra. Birra a fiumi. Bottiglie che vagavano lungo il percorso del corteo, abbandonate o tenute in mano da ragazzi e ragazze che non riconosco e non riconoscevo più -e nei quali non ho nessunissima intenzione di riconoscermi, beninteso!- che portavano le marche "Moretti", "Heineken", "Beck’s", bottiglie ovunque, e gente, troppa gente, allucinata dagli alcolici (per non parlare di tutto quello che se n’è andato in "fumo"!) a nemmeno 20 anni.
A Piazza San Giovanni c’era il palco. Dal quale ha parlato l’"intellighenzia", gli intellettuali, quelli che avevano veramente qualcosa da dire. I nomi grossi. Quelli che la marcia non se la sono fatta, quelli che sono arrivati lì, hanno detto un paio di stronzate e se ne sono venuti via.
Ha parlato Dario Fo, ingravescenetem aetatem. Non ha detto un cazzo. E non perché parlasse piano (dalla folla si è alzato un mastodontico "Voceeeee!!"), poveraccio, ha quasi 90 anni, cosa volete che possa parlare più forte di così, ma perché un Premio Nobel per la Letteratura ha avuto e ha bisogno di farsi applaudire a comando dicendo "merda", "stronzi" e quant’altro.
Il turpiloquio e la volgarità alzano l’audience, e questo Berlusconi lo aveva già capito anni fa quando cominciò a mostrare fighe, tette e culi in televisione, è la stessa logica di parole come "ciappèt’" a Striscia la Notizia, solo che è rivoltata a sinistra.
Dario Fo ha anche fratto un appello ai "cervelli" che fuggono all’estero: "Non andatevene! Restate in Italia!!" Già, perché tanto, poi, con la Gelmini ci va a parlare lui, così introdurranno il "Grammelot" nel nòvero delle materie scolastiche e universitarie e abbiamo risolto tutti i problemi, compreso quello di dar da vivere ai nostri ricercatori.
E’ arrivata Fiorella Mannoia che ha fatto un intervento di 54 secondi in cui ha detto più o meno che dovremmo arrivare a un’Italia in cui non bisogna vergognarsi della propria nazionalità quando si va all’estero e che sono i nostri governanti a doversene andare e non i giovani ricercatori. Ma va’??? Mi sono permesso di commentare a voce alta "Ma si può sapere cos’ha detto questa?" e la gente mi ha guardato un po’ incupita e indignata: "Ma come, Fiorella Mannoia, una delle più grandi interpreti del nostro tempo..." Già, interprete magari brava degli altri ma non certo interprete di se stessa e dell’originalità dei propri pensieri.
Il più penoso è stato Moni Ovadia. Ha tirato una filippica contro il linguaggio che, a suo dire, ci condiziona e che non è più lo stesso. I lavoratori li chiamano "risorse" e viandare che non si può più vivere in questo modo, e che cazzo. Poi, peccato per lui, ha definito l’atteggiamento della sinistra e dell’opposizione in genere "Remissività". Cazzo, si lamenta che Berlusconi storpia le parole e poi luio chiama "Remissività" l’inesistenza? Si è chiesto dal palco: "Dov’è la sinistra?", accanto a me qualcuno ha gridato "Eccola qui!!!", era uno solo!
Ho ascoltato Salvatore Borsellino e avrei voluto abbracciarlo. Ma, sfortuna per lui, non è un intellettuale, è uno che ci mette la faccia, è uno che ha detto "A me non interessa niente delle escort e del Processo Mills, a me interessa che la Mafia esca dallo Stato", è normale che non se lo fili nessuno, perché mentre lui parla la gente pensa alle Bibbie rosse e al libretto rosso dei pensieri di Mao, poco importa se denuncia che lo stato ha mandato il conto del trasporto della bara di Emanuela Loi restituita alla pietà dei genitori. E il conduttore sul palco, cretino "Ecco, questo è un uomo!"
Poi invece ha parlato uno, di cui non ricordo nemmeno il nome, che ha cominicato a elogiare Facebook, perché la rete è un mezzo straordinario ed è grazie a Facebook che siamo tutti qui. Insomma, dobbiamo chinare il capo davanti a questo social network che prosciuga i nostri dati personali, che prima si impossessa di noi stessi e poi ci dà la possibilità di parlare e organizzare manifestazioni che non sono libere, ma che nascono all’interno di una logica perversa in cui conta chi ha più "amici", chi si è visto accettare la richiesta di amicizia da questo o da quel vip, o chi aderisce a un gruppo solo per mandare a fare in culo chi l’ha organizzato. Poi ha detto, orgoglioso e tronfio: "Io ho un blog e faccio informazione!" E ’sti cazzi non ce li mettiamo?? No, perché sarebbe anche interessante.
Io con questa gente non mi ci identifico. Non lo voglio questo antiberlusconismo che ho visto, non me ne faccio niente dell’autocontraddizionismo di Moni Ovadia o delle paternali di Dario Fo, preferisco ricordarmelo da vivo.
Non ho nulla a che spartire con le bandiere di Rifondazione che monopolizzano la manifestazione con la scusa di avere "aderito" (anch’io ho aderito spontaneamenhte ma non ho portato nessunissima bandiera), nulla a che spartire con chi si ubriaca già alle due del pomeriggio perché l’opposizione è una cosa seria e bisognerebbe farla da lucidi, non in mezzo a un conato di vomito, non ho nulla a che spartire con una cantante radical-chic che canta "Quello che le donne non dicono" che è una canzone scritta da un uomo e con la sensibilità (e che sensibilità!) di un uomo. Non ho nulla a che vedere con chi per dimostrare di esserci deve prostiutuirsi sulla piattaforma digitale di Facebook. Bisogna parlare di Open Source, di comportamenti informatici etici, di strumenti, e la gente pensa che la partecipazione democratica sia riempire un paio di moduli su Facebook e vài, sei in linea, con chi e con che cosa, tanto, non lo sai neanche tu.
E’ per questo che da ora in poi non dirò più nulla dal mio blog.
Il blog continuerà ad esistere, certo, e di tanto in tanto avrà anche qualche aggiornamento (devo ancora ragguagliarvi di come è andata con quello che il 9 luglio scorso mi diede per morto, devo aggiornarvi sui miei ricorsi al Garante della Privacy contro gli spammer), ma non scriverò mai più nulla di originale e/o di personale. Tutt’al più mi limiterò a riportare qualcosa di già scritto da altri.
Perché se il popolo della rete è questo, io credo che sia solo un bene non farne parte.
E alle prossime elezioni Berlusconi lo voto anch’io. Così, se proprio devo votare per il vuoto di pensiero voto per quello originale. Mi dà più sicurezza.
Rivoluzione viola, un milione per dire: Berlusconi dimettiti
di Mariagrazia Gerina (l’Unità, 06.12.2009)
C’è chi se l’è dipinto in faccia, chi ci scrive sopra la rabbia, chi la speranza. Chi lo sventola contro il cielo azzurro. E lo fa avanzare come una nuova bandiera, un desiderio di rivoluzione, per le vie di Roma, da piazza della Repubblica a piazza SanGiovanni. Quel colore viola, lasciato libero dai partiti in oltre sessant’anni di Repubblica. Che, nel linguaggio cromatico, sta tra cielo e terra, tra passione e intelligenza. E significa «metamorfosi, transizione, voglia di essere diversi». Nessuno l’aveva considerato fin qui. Se l’è preso il popolo del «no B. Day». E in un pomeriggio, dopo quindici anni di berlusconismo, antiberlusconismo, girotondi, lo ha fatto diventare «urlo, abbraccio, amore per questo paese », prova a prestargli le parole Roberto Vecchioni, «tutta la gamma dei sentimenti» che la politica è ancora in grado di suscitare. «Nessuna cupezza, nessuna aria di sconfitta», contempla la scena dal palco il grande vecchio del cinema italiano, Mario Monicelli.
L’identikit più bello di quel popolo sceso in piazza a chiedere a Berlusconi di dimettersi, lo fa Francesca Grossi, da Massa Carrara, venuta a Roma con suo marito e con i suoi due bambini di 11 e 13 anni. «Siamo di sinistra, usiamo la democrazia con fiducia, non so ancora per quanto - dice -, ci diamo da fare persino nei consigli di classe, vogliamo far sentire la nostra voce, far sapere che siamo tanti, che c’è un’Italia che dà il benvenuto ai marocchini e tiene le porte aperte». E però, dice Francesca, sciarpa viola al collo: «Ci sentiamo poco rappresentati, il nostro essere presenti sventolando il colore viola di questa sinistra sguinzagliata cisembra l’unica forma di rappresentanza rimasta». Lo dice tutto d’un fiato, come si dicono le cose che stanno a cuore. Poi si ferma, guarda avanti. E si domanda: «Ci ascolteranno?».
L’altra Italia
Chissà. Ma mentre parla, alle sue spalle, prende corpo l’altra Italia scesa in piazza per essere «presente». L’Italia dell’antimafia e della Costituzione. «Abbassate le bandiere dei partiti», ripete almegafono unragazzo con i capelli biondi. Davanti a lui, un mare di agende rosse come quella del giudice Borsellino, portate in civile processione da ragazzi che quandoquell’agenda sparì erano appena bambini. Al posto delle bandiere, un gruppetto di signore sventola la Costituzione. «Bisogna ricominciare dalla base in questo paese». Su tutto giganteggiano le lettere cubitali di un verbo semplice, da rivolgere direttamente al premier, senza mediazioni: «Dimettiti». «Ridacci l’Ita- lia, vattene ad Hammamet».
E poi: «Fuori la mafia dallo stato». «Caserta non è uguale a Cosentino». «Mangano e Dell’Utri a voi, i nostri eroi Falcone e Borsellino», scandisce il popolo «no B Day». Le stesse parole che il fratello Borsellino scandisce dal palco. Un intervento durissimo e applauditissimo. «A me delle escort non importa nulla, sono qui perché la mafia esca dallo stato, la presenza di Berlusconi e Schifani nelle istituzioni è un vilipendio».
«Dovevamo essere trecentomila, siamo più di un milione», esultano gli organizzatori. Una lezione per tutti i partiti, non solo per Berlusconi. Per l’Idv che corre a prendersi la prima fila. Per le tante bandiere rosse. E per il Pd che arriva in ordine sparso». «A cui ricorda che il Pd - dice Vecchioni - è un progetto vasto, nonsolo partitico». Il popolo del «No B Day» li ha votati un po’ tutti, con delusione e speranza. C’è persino chi incoraggia l’alternativa a destra: «Meno male che Gianfranco c’è». «Guarda se in piazza oggi ci sono io vuol dire che questo paese può cambiare davvero», dice Riccardo Fabbri, 38 anni, impiegato. «Io - spiega - ero l’italiano medio, miimportava solo del calcio, della tv e delle donne, poi però a vedere come hanno distrutto questo paese mi sono inc... anche io».
di Pietro Spataro (l’Unità, 06.12.2009)
Francesco ha 17 anni, Angelica 65. Davide è disoccupato, Manuela è precaria, Amedeoè piccolo imprenditore. Violetta e Ilaria sono studentesse, Valeria un’insegnante. Storie diverse che si incontrano in questo bellissimo corteo: si toccano, si mischiano, si danno forza stando insieme. Tante persone che hanno un tratto comune: vogliono un’altra Italia. Più giusta, più uguale, più libera, più democratica. Antiberlusconismo? Forse. Ma non basta a spiegare l’esplosione di gioia e di colori, i canti, gli slogan, le parole. Questa è gente che ha voglia di futuro. Di un futuro in cui nonci sia più Berlusconi. Già si definiscono il «popolo viola» e portano la freschezza e la velocità di un movimentonato sulwebche accetta la presenza, ingombrante, delle troppe bandiere di partito. Fanno pensare ai “girotondi”masono davvero un’altra cosa.
La meglio gioventù. Gioiosi ed esuberanti, inventano gli slogan migliori e sono dappertutto. Francesco Blaganò ha 17 anni, studente, è arrivato da Lamezia Terme. Tiene lo striscione che apre il corteo: “Berlusconi dimissioni”. Dice: «Il problema è questa Italia colpita al cuore dal malaffare. Non vogliamo arrenderci, ci siamo per smuovere le coscienze». Poco distante Davide, 20 anni, romano, si fa fotografare sotto la locandina di un film intitolato «L’intoccabile» il cui attore protagonista è Berlusconi. «Che faccio? Mi chiamano inoccupato. Sono qui perché mi dissocio e non solo per Berlusconi ma per quello che ci sta dietro: le nubi chimiche, i veleni, la nostra vita rovinata». Arianna sventola una delle poche bandiere del Pd.Ha29 anni. E’ unpo’ arrabbiata. Spiega: «L’opposizione si fa in Parlamento ma anche in piazza. Noi siamo qui, speriamo che il Pd se ne accorga ». Fulvio e Giuseppe, studenti ventenni, vengono da Lecce. «Siamo qui per stanchezza, per sofferenza. Nonne possiamo più. Vogliamo vedere un’altra scena.Ce la faremo?». Violetta ha 18 anni e fa la ragazza sandwich: denuncia la disuguaglianza della vita. Dice: «Se sei figlio di papà vai avanti, altrimenti ti fermi. E’ il senso della riforma Gelmini. I miei genitori sono impiegati, indovina un po’ che speranze avrò?». Urlano, nessuno riuscirà ad ammutolirli.
Lavoratori d’Italia.
Pensi di trovare schiere di giustizialisti inferociti e invece raccogli decine di storie di lavoratori che sono qui soprattutto per difendere la loro dignità. Fabio Frati è uno di questi. Era impiegato Alitalia ora è in cassa integrazione con 850euro eun figlio invalido. «Noi siamola testimonianza della cura Berlusconi. Siamo 10 mila in tutta Italia, un vero massacro sociale». Ida ha 47 anni, lavora in un’azienda ceramica in crisi vicino Reggio Emilia. «Sono separata con due figli e sono in contratto di solidarietà. Ma secondo voi ce la posso fare con poco più di mille euro al mese?». Il lavoro che non c’è, quello che si rischia di perdere, quello precario. Nicola ha 27 anni e viene dalla Sardegna. Fa il ferroviere. «Ho un contratto precario, lavoro 12 ore per900 euro. Eloro pensano allo scudo fiscale e ai processi di Berlusconi». Dice uno striscione: “Sono casertano non sono Cosentino”. Manuela ha 34 anni, è precaria in aeroporto. «Ma tu ti fideresti di uno come Cosentino? Io però sono qui anche per altro: per unmio amico che la Gelmini ha cacciato via dalla scuola, per mia cugina che è senza stipendio da cinque mesi».
Chi ascolterà questa Italia? Protesta civile. Ci sono anche loro, quelli che pensano che il regime sia alle porte. Roberto ha 63 anni, pensionato, faceva il dirigente in un’azienda petrolifera. Marcia con un cartello che dice “Come Veronica nun te regghe più”. Spiega: «Ho finito le parole, non ce la faccio più. Non sopporto la volgarità e l’incultura di questi signori». Davide si è sistemato sulla scalinata di una Chiesa con un cartello che recita “Berlusconi vattene, per fare politica servono mani pulite”. E’ vestito di grigio e lo scambiano tutti per il parroco. Gli urlano “grazie”. Lui sta al gioco. Poi dice: «Sono semplicemente unc ittadino incazzato contro Berlusconi che vuole fare il monarca».
C’è spazio anche per la poesia. Angelica, 65 anni, viene da Milano. Innalza un cartellino sui cui sono scritti versi di Giuliano Scabia: «Svegliati Italia / scrollati dal fango che ti ammalia ». Dice: «E’ la verità: siamo immersi nel fango». Ormai è buio. Piazza San Giovanni è strapiena e il corteo è ancora in via Merulana. Si balla, si canta. Ragazzi e anziani insieme, generazioni diverse in cerca del “colore della libertà”. Una signora in unangolo tiene altoun cartello minuscolo come tanti fatti in casa. Dice: «Quando la tigre è nella tua casa non discutere come cacciarla». Il «no B day» è finito. Oggi comincia il dopo. Chi caccerà la tigre?
Crescono continuamente le adesioni in rete, per il 5 si pensa a una grande piazza: San Giovanni
I promotori: «Interventi e percorso, decideremo da soli». E per il dopo si punta a un’associazione
No B Day: già 350mila sì
«Sarà tutto autogestito»
Conto alla rovescia in vista del 5 dicembre, «la più grande manifestazione autoconvocata degli ultimi anni». Si definiscono i dettagli logistici, dal percorso al palco, e si pensa anche a ciò che bisogna fare dopo.
di Francesco Costa (l’Unità, 01.12.2009)
«Stiamo facendo in venticinque giorni quello che un partito solitamente fa in sei mesi». Lo dice Alessandro Toffu, responsabile dell’organizzazione della manifestazione del 5 dicembre, e a passare qualche minuto con lui non si fa fatica a credergli: «Le mie giornate durano venti ore», dice, e sono un susseguirsi infinito di riunioni, telefonate, email, conference call e appuntamenti.
CONTO ALLA ROVESCIA
Si vanno definendo, infatti, gli ultimi dettagli in vista di sabato prossimo. Nessuno degli organizzatori vuol sentir parlare di ingerenze da parte delle associazioni e dei partiti. «Siamo noi ad avere la regia del No B. Day», dice Toffu, «siamo noi a decidere il percorso del corteo, siamo noi a decidere chi parlera dal palco». Il programma della manifestazione non è stato ancora diffuso ufficialmente, ma è praticamente certo che gli unici a prendere la parola saranno «persone comuni», studenti, ricercatori, operai, impiegati: nessun personaggio politico, nessuna personalità politicamente «ingombrante». Il numero degli aderenti, intanto, cresce di giorno in giorno. I fan della pagina su Facebook sono già 350mila e si attende una partecipazione così alta che gli organizzatori starebbero pensando di rivedere il percorso del corteo e concludere la manifestazione in piazza San Giovanni invece che in piazza del Popolo, così come era stato inizialmente stabilito.
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Da qui al 5 dicembre, poi, gli organizzatori metteranno in piedi una serie di azioni dimostrative allo scopo di promuovere la manifestazione. Un assaggio è andato in scena ieri pomeriggio nel centro di Roma, quando una ventina di persone si sono radunate in largo Goldoni è hanno cominciato gridare «Chi non salta Berlusconi è». Oggi, intanto, un presidio davanti alla sede Rai di viale Mazzini chiederà ai direttori dei tg di «raccontare agli italiani la storia di quella rete di perfetti sconosciuti capaci di mettere in piedi in meno di due mesi un evento di rilevanza nazionale».
L’ASSOCIAZIONE
Intanto è stata costituita un’associazione, di cui lo stesso Alessandro Toffu è il presidente. «Serve a tutelare le persone che altrimenti avrebbero dovuto farsi carico individualmente della responsabilità nei confronti della questura, ma servirà anche dopo il 5 dicembre». L’intenzione dei promotori è infatti non disperdere questo patrimonio di forze e creare un soggetto che abbia le gambe per camminare anche a manifestazione conclusa. «Passato il No B. Day faremo un’assemblea, ci siederemo attorno a un tavolo e discuteremo del da farsi». La ragione sociale non cambierà: «Chiedere al premier di farsi da parte, e chiedere che con lui si faccia da parte chi calpesta gli interessi delle persone a vantaggio dei propri. Il berlusconismo, insomma». Insomma. ❖
l’Unità, 01.12.2009
«Niente contro i partiti. E siamo dalla parte di Napolitano»
Diversi giornali hanno scritto che la manifestazione del 5 dicembre è stata organizzata «dalla rete», ma dietro la rete ci sono naturalmente delle persone. Tu chi sei?
«Mi chiamo Alessandro Toffu, ho 31 anni e faccio il tecnico informatico. Vivo a Roma dal 2006. Non ho esperienza politica alle spalle, solo un po’ di volontariato nella croce rossa».
Cosa pensi dei partiti politici? Un’altra cosa che si dice molto è che quella del 5 dicembre è una manifestazione antipolitica...
«Nulla contro i partiti: avere la tessera di un partito è un gesto civico di partecipazione alla vita della società. Certo, non si può dire lo stesso di tutti partiti, vedi i partiti personali che hanno dilagato negli ultimi quindici anni». Andare in piazza può essere un utile sfogo, ma servirà a indebolire il premier e togliergli consensi? «La nostra manifestazione è una protesta, la protesta delle persone che non ce la fanno più. La politica ha il compito di trasformare questa protesta in proposte concrete per creare un’alternativa».
Chi parlerà dal palco? Qualcuno teme gli ormai classici attacchi al Presidente della Repubblica... «Dal palco parleranno persone comuni, niente vip. E il Presidente Napolitano è il massimo rappresentante della Costituzione, che noi intendiamo difendere».
FRA. CO.
A Roma il No B-Day
"Siamo più di un milione"
Il corteo in piazza San Giovanni
No-B Day, viola e rosso dominano la piazza *
ROMA - E’ confluito in piazza San Giovanni in Laterano a Roma il corteo No Berlusconi Day. "Siamo certamente più di un milione, forse un milione e mezzo, perché il popolo viola è in tutte le vie attorno alla piazza. Quando abbiamo dato la cifra dei 500 mila non sapevamo che molti stavano ancora arrivando". E’ quanto hanno detto dal palco di piazza San Giovanni gli organizzatori del No B Day. Ma secondo la stima fornita dalla Questura di Roma sarebbero invece circa 90 mila i partecipanti alla manifestazione.
Centinaia le bandiere: da quelle rosse di Rifondazione Comunista e del quotidiano l’Unità a quelle bianche di Di Pietro-Italia Dei Valori. Ma sono molti gli stendardi viola portati dagli esponenti della società civile che hanno scelto questo colore per rappresentare la loro non appartenenza politica. Sulla piazza persone di tutte le età: tanti i giovani, tantissime le famiglie con bambini, le coppie di mezza età, gli anziani e gli immigrati. Quasi tutti indossano qualcosa di viola: sciarpe, maglioni, gilet o gonne e c’é anche chi, come qualche ragazza, è scesa in piazza completamente vestita di viola, dalle scarpe al berretto.
Tra gli striscioni più significativi, uno enorme viola che recita ’Berlusconi dimissioni’. "Si fa solo i c... suoi e a pagare siamo noi" gridano i manifestanti. "Buffone, buffone". "Ladro e mafioso", scandiscono ancora.
Il gruppo più ’acceso’, ammantato di viola, innalza un fantoccio con le fattezze del presidente del Consiglio. Numerosi intonano cori: "Berlusconi a San Vittore"; qualcuno grida anche insulti in riferimento all’affare escort. In molti cartelli si elogia il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Meno male che Gianfranco c’é", recita uno slogan. Molti i riferimenti positivi a Napolitano. Non sono mancate soste per saltellare al grido di "Chi non salta Berlusconi è".
Tra i volti noti i registi Mario Monicelli e Nanni Moretti e l’attore Silvio Orlando. Ha parlato l’attore Ascanio Celestini: "L’unico dato importante politico di questa giornata e’ l’auto-organizzazione, che da un po’ di anni funziona in Italia come dimostrano anche i casi del no Tav e di Chiaiano’’. Per Celestini pero’ le manifestazioni non bastano: ’’E’ vero che senza criminali al potere staremmo tutti meglio ma in questo paese anche se non ci fossero avremmo comunque una destra pericolosa e violenta e una sinistra invadente. Quello che serve e’ una prospettiva’’.
DI PIETRO,RESISTERE CONTRO GOVERNO MAFIOSO-FASCISTA "Questa è la prima giornata di resistenza attiva prima di dare la spallata finale a un governo piduista e fascista" che "ha comportamenti mafiosi e non negli interessi dei cittadini", ha detto Antonio Di Pietro durante la manifestazione. "Il popolo - ha detto il leader dell’Idv - vuole che Berlusconi vada a casa perché la sua politica economica, sociale e giudiziaria toglie agli onesti e dà ai disonesti". Alla domanda sull’appello di Napolitano al dialogo, Di Pietro ha replicato: "appena avremo riportato l’Italia in uno stato di democrazia partecipata, di informazione plurale, di stato di diritto, potrà riprendere il confronto; ma prima dobbiamo liberare il Paese dal regime berlusconiano".
BINDI, QUI POPOLO INDIGNATO E NON FRUSTRATO - "Qui non c’é un popolo di frustrati, ma di indignati", ha detto Rosi Bindi. Il presidente del Pd ha detto di essere alla manifestazione "per capire qualcosa di più di quello che abbiamo letto in questi mesi sul web". "Quando le persone si incontrano - ha proseguito - c’é sempre un valore aggiunto, ed è molto positivo che qui ci siano molte persone, soprattutto giovani e donne che ancora hanno una capacità di indignazione e reazione".
LA RUSSA,VOLEVA PARTECIPARE ANCHE NICCHI... "Al No B Day volevano partecipare anche Nicchi e Fidanzati, mi dispiace per loro perché la polizia li ha tratti in arresto e gli ha impedito di partecipare", commenta il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Secondo il ministro "la notizia del giorno non è il No B Day ma la perdurante azione delle forze dell’ordine contro la mafia, oggi ci sono stati due arresti, uno a Milano, complimenti alla polizia".
BOCCHINO, ANOMALIA PAESE INCONSISTENZA OPPOSIZIONE -’’L’opposizione, anziche’ discutere con la maggioranza sulle riforme utili al Paese, non ha di meglio da fare che scendere in piazza a gridare forte l’unico punto del suo programma, che e’ l’odio verso Berlusconi. La vera anomalia del Paese non e’ il premier, ma l’inconsistenza politica e programmatica dell’opposizione’’, afferma il vice presidente dei deputati Pdl, Italo Bocchino.
BERTINOTTI, QUI PER ASCOLTARE "Sono qui per ascoltare. Sono qui perché, come si dice a Torino ’Si muove’". Lo ha detto l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti, alla manifestazione del No B Day.
S.BORSELLINO,BERLUSCONI E SCHIFANI SONO VILIPENDIO "Il vero vilipendio è che persone come Schifani e Berlusconi occupino le istituzioni. Schifani non vuole chiarire i rapporti avuti con la mafia nel suo studio professionale". Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in un intervento alla manifestazione del No B Day, interrotto più volte dall’ovazione della folla.
MONICELLI, MANIFESTAZIONE BELLA E GIOVANE "Questa è una manifestazione bella perché è giovane, non c’é cupezza, non c’é aria di sconfitta", ha detto Mario Monicelli, giaccone bianco, sciarpa viola e coppola, intervenendo sul palco. "Tenete duro, viva voi, viva la vostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro" ha aggiunto. Secondo il regista, "dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà".
LA DIRETTA SULLA TV DANESE - Il No B day trasmesso in diretta dalla Tv danese, oltre che da Rainews 24, Sky Tg24, Red Tv e You Dem. "Possiamo essere soddisfatti - ha detto Gianfranco Mascia, uno degli organizzatori - del fatto che ci sarà la diretta di una rete televisiva pubblica nazionale: quella Danese. Infatti abbiamo saputo che il canale televisivo pubblico della Danimarca ha deciso di mandare in onda non solo P.zza San Giovanni, ma seguirà tutto il corteo. Una bella dimostrazione di democrazia nei confronti di chi - alla RAI - ha preferito non concedere la diretta TV".
* Ansa, 05 dicembre, 19:34