Mafiazza

COMUNI “MAFIOSI”, GRASSO: O SI CAMBIA O TUTTO E’ INUTILE - di Antonio Maria Mira - selezione pfls

Per il procuratore antimafia non basta mandare a casa i politici, ma è necessario cambiare anche i funzionari locali. E perciò servono più poteri e finanziamenti per i commissari chiamati a preparare le nuove elezioni
mercoledì 24 maggio 2006.
 

Da Roma Antonio Maria Mira (Avvenire, 24.05.2006)

Non era mai successo. Sono ben 28 i comuni attualmente sciolti per infiltrazione e condizionamento mafioso. Un record negativo da quando, nel 1991, venne approvato questo importante strumento di lotta alla criminalità organizzata. Ma il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso non è sorpreso. «È un segnale in tendenza. Nei momenti di cosiddetta invisibilità e di "pace" la mafia cerca maggiormente di gestire gli affari e di influenzare la politica, soprattutto quella locale. Un tempo la mafia uccideva i candidati, oggi si infiltra. Il risultato è identico». Un record prevedibile, ma non per questo meno preoccupante al punto che Grasso ha deciso di istituire presso la Dna un gruppo specifico di magistrati che si occupino del fenomeno. Ma alcune idee sono già chiare: servono nuovi strumenti e risorse finanziarie adeguate destinate ai comuni commissariati per dimostrare coi fatti che «efficienza e legalità funzionano». «I cittadini - sottolinea il procuratore - devono convincersi che è quello il modo migliore di amministrare e perseguire i loro interessi». Altrimenti, avverte Grasso, «se continuiamo su questa strada non c’è speranza di riscatto e di cambiamento». Un messaggio indirizzato anche alle forze politiche che devono «selezionare i propri rappresentanti». Non solo sulla base delle condanne penali. «Ci sono certi comportamenti che anche se non costituiscono reato possono essere oggetto di valutazione quantomeno politica». E domenica, procuratore, si torna al voto in 5 comuni commissariati da due-tre anni. È una prova importante, non solo a livello locale. Sono d’accordo con lei. Staremo a vedere se qualcosa è cambiato, se si e’ riusciti a far comprendere che la legalità conviene. Ne restano comunque altri 23. Un numero in aumento. Purtroppo in Italia siamo abituati ad intervenire nell’emergenza, dopo grandi fatti che scuotono l’opinione pubblica come le stragi di Falcone e Borsellino. In quel momento c’è l’impegno di tutto lo Stato nelle sue componenti . Quando questo si allenta riprendono vigore le relazioni esterne delle organizzazioni mafiose che cosi’ incrementano il loro potere reale. Leggendo i decreti di scioglimento si vede che questi comuni sono anche degradati economicamente e socialmente. La mafia prospera grazie all’assenza dello Stato perchè risolve lei i problemi che dovrebbero essere risolti dalle istituzioni. E alcune volte è interessata a non risolverli. Così, ad esempio, interviene nella distribuzione dell’acqua attraverso le autobotti che guarda caso sono di imprese mafiose. Così tutti, anche quelli che non vorrebbero, sono costretti a rivolgersi alle cosche per le esigenze più essenziali. Contemporaneamene, come emerge dalle relazioni dei commissari, non si fanno pagare tasse e tariffe. È una questione clientelare: io non ti faccio pagare le tasse e ottengo il tuo voto. Pero’ poi senza le tasse non può funzionare niente, non posso dare servizi e la mafia offre i suoi. È il cane che si morde la coda. C’è chi dice che i commissariamenti non servono a niente. Lo scioglimento è la manifestazione di un malessere all’interno di un ente che è democraticamente eletto dal popolo. Però è anche vero che non risolve tutti i problemi come spesso abbiamo potuto constatare. Dopo due anni, alle successive elezioni tornano le stesse persone o comunque, se cambiano i nomi, si tratta di parenti o di persone che cercano di fare sempre gli interessi della mafia. Come uscirne? Nel periodo del commissariamento bisognerebbe far conoscere cosa significa amministrare in maniera seria e concreta. La questione allora si sposta sulla burocrazia della pubblica amministrazione soprattutto locale. Cambiare il consiglio comunale e non potere cambiare il tecnico comunale è un grosso handicap. E si crea un muro di gomma. Se certe cose non vanno avanti proprio perchè la struttura burocratica è anch’essa inquinata, allora non avremo mai la possibilità di ottenere un risultato favorevole. Bisogna che i commissari possano avere la libertà di cambiare i funzionari. Altrimenti lo scioglimento non risolve il problema e quando torniamo a indagare su quel comune troviamo le stesse condizioni. Non per nulla nell’elenco dei 28 ci sono comuni sciolti più volte. Non servirebbe che lo Stato investisse di più su questi comuni sciolti? È vero. In queste zone per investire in progettualità nuove e non limitarsi solo all’ordinaria amministrazione occorrerebbero molti più finanziamenti. Mentre si hanno a malapena quelli per il mantenimento dell’esistente. Servirebbe il prolungamento dei commissariamenti? Dovrebbero durare quanto basta per risolvere il problema. O almeno per cominciare ad avviare qualcosa di positivo che sia visibile e porti poi i cittadini a democratiche elezioni. Non si possono certo eliminare le elezioni! E allora ci devono essere dei cambiamenti visibili nel periodo del commissariamento. Questo credo che sia il punto fondamentale. Lei aveva chiesto, prima delle politiche, che i partiti facessero pulizia nelle proprie liste. Dopo le elezioni ha detto che non era stato ascoltato. Forse il momento non era ancora maturo... Ma è necessario fare pulizia. E con l’attuale legge elettorale sostanzialmente sono i partiti a scegliere i candidati che saranno eletti.


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