A Reggio Calabria riaffiora il ricordo degli anni più oscuri: una bomba sventra il portone del tribunale.

domenica 3 gennaio 2010.
 

"Non è certo di buon auspicio che quegli uffici che nella loro nuova sede saranno intitolati al giudice Antonino Scopelliti oggi vengano fatti oggetto di siffatta brutalità". E’ quanto affermano il Presidente del movimento antimafia ’Ammazzateci Tutti’, Aldo Pecora, e Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato reggino ucciso dalla ’ndrangheta nel ’91.

"L’attentato di questa notte - continuano Pecora e Scopelliti - rievoca le immagini già indelebili di via dei Georgofili a Firenze e di Piazza San Giovanni a Roma, per non passare in rassegna le stragi di Palermo del ’92". "Bisogna assolutamente sostenere - incalzano i due leader antimafia - l’azione degli inquirenti e dell’intelligence calabresi, è questo quello che chiediamo allo Stato".

"Coloro i quali perseverano nel tentativo di affermare la legalità e la giustizia - concludono - siano essi magistrati, uomini delle forze dell’ordine o semplici cittadini, sappiano che non saranno mai lasciati soli".

L’ordigno è esploso poco prima delle 5, davanti al portone del Tribunale di Reggio Calabria, all’ingresso dell’ufficio del giudice di pace. A fianco c’è l’ingresso della Procura generale. L’esplosione ha provocato danni al portone ma per fortuna non c’erano passanti in quel momento.

Sul posto sono giunti i vigili del fuoco, i carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria e del Comando provinciale, e i poliziotti della questura cittadina. Si sta cercando di vedere in queste ore se le telecamere a circuito chiuso abbiano registrato le immagini di chi ha posizionato l’ordigno.


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