ROMA - Una sostanza colorata, un liquido rosso, è stato versato da ignoti nella fontana di Trevi nel centro di Roma. Secondo quanto si è appreso dalla polizia municipale uno sconosciuto ha gettato un secchio contenente un liquido rosso che ha colorato l’acqua della fontana, e poi è fuggito tra la folla di turisti che come al solito stazionava nella piazza. Sul posto è intervenuta la polizia municipale, mentre i tecnici della Acea provvederanno a verificare la natura del liquido e eventuali danni ai marmi e alle statue del monumento progettato da Nicolo’ Salvi.
Fontana di Trevi appare in un aspetto totalmente inconsueto: tutta l’acqua della fontana è rossa dopo che uno sconosciuto ha lanciato un contenitore di plastica pieno di una vernice. I turisti sulla piazza stanno fotografando l’inconsueto spettacolo. L’acqua che scende dalle rocce sotto il Mosé e confluisce nel bacino, dove si è immersa Anita Ekberg nella famosa scena della Dolce vita è rosso fuoco.
Subito sono intervenuti i vigili urbani in servizio sulla piazza che stanno raccogliendo le testimonianze. Pare che l’autore del gesto sia un uomo che aveva un giubbotto chiaro e un berretto in testa.
RIVENDICAZIONE
’AZIONE FUTURISTA’
Una scatola contenente alcuni volantini è stata trovata al lato della Fontana di Trevi: sui volantini l’atto di colorare l’acqua del monumento della è stato rivendicato dalla sigla ’Ftm Azione futurista 2007’.
"Oggi nasce con noi una nuova concezione violenta della vita e della storia, che esalta la battaglia a scapito della pace e disprezza voi leccaculodiartificiosipoteri, schiavi del mercato globale". E’ uno dei passi del volantino con cui "Ftm azionefuturista 2007" ha rivendicato l’atto vandalico a piazza Fontana di Trevi a Roma. Nel volantino c’é un chiaro riferimento al movimento futurista di cui si ricorda la nascita a Parigi nel 1909, si rivendicano i legami di quel movimento e si afferma l’intento di essere all’avanguardia e scontrarsi "contro tutto e contro tutti con spirito di lotta e sana violenza" ma soprattutto di fare "di questa società grigioborghese un trionfo di colore". Dopo il ritrovamento dei volantini i vigili urbani hanno transennato l’area della Fontana e allontanato tutti.
In rivendicazione attacco a festa cinema *
ROMA - C’é anche un attacco alla Festa del Cinema che si è inaugurata ieri a Roma nella rivendicazione di Azione futurista dell’atto vandalico che ha colpito Fontana di Trevi. "Voi solo un tappeto rosso - è scritto nel volantino - noi una città intera color rosso vermiglio. "Rieccoci...". Questo l’inizio della rivendicazione che è stata trovata accanto al monumento progettato e costruito da Nicola Salvi e finito da Giuseppe Panini nel 1762. I toni riecheggiano il linguaggio dei Futuristi. Il documento é lungo una trentina di righe e termina con il grido ’Eja! marciare per non marcire, lottare per non morire, e la firma azione Futurista con una piccola riproduzione di un’opera d’arte futurista".
Nel testo c’é anche un riferimento alla lotta contro il lavoro precario e contro una società "mercatocentrica". "Inizia così - annuncia azione Futurista 2007 - per noi futuristi un nuovo millennio, una nuova adesione alle evolute tecniche e ai nuovi mezzi espressivi, interpretando un rinnovamento totale". Il finale del volantino ha gli stessi toni retorici "Dare forza alla lotta contro gli scialacquamenti del regime, il precariato, l’usura, il mercimonio della bellezza, la falsità della legge, la provvisorietà della vita dei lavoratori, l’incertezza del domani e per la libertà dei popoli". Sull’altro lato lo slogan "Una macchia di colore vi tumulera". Ed ancora un cenno al precariato: "Noi precari, disoccupati, anziani, malati, studenti, lavoratori, stiamo arrivando con il vermiglio per colorare il vostro grigiore". E infine l’attacco alla Festa del Cinema. "Ancora la festa del Cinema viene sintetizzata in 15 milioni di euro scialacquati, 2,5 milioni di euro solo per pagare il conto degli alberghi, e la chiamano festa". Infine uno sberleffo al cinema di Roma: Quattro cortigiane, una vecchia gallinaccia e un puffo - è scritto nel volantino - questo è il Cinema di Roma".
IMMAGINI - COLORATA DI ROSSO L’ACQUA DELLA FONTANA DI TREVI (la Repubblica)
Sulla figura e l’attività di Christo, cfr. Voce: Christo e Jeanne-Claude (Wikipedia)
CHRISTO L’IMPACCHETTATORE CHE RISPETTA L’AMBIENTE
10.03.2001 *
Ricordate le solenni Mura Aureliane impacchettate? Avevano cambiato colore e aspetto. Sembravano un’altra cosa, a metà tra il giocattolone e un mega oggetto di arredo urbano. In realtà era un’opera d’arte. Firmata Christo. Oggi, questo artista nato in Bulgaria ma divenuto ben presto apolide e giramondo, torna in Italia con una mostra promossa dalla Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea (Brescia, Palazzo Honoris, 10 marzo-20 maggio, a cura di Josy Kraft, Ettore Camuffo e Loredana Parmesani, catalogo Skira).
Quando nel ’74 questo artista sbarcò nella capitale per rivestire quel pezzo di antica Roma, in pochi lo presero sul serio. In realtà in Italia si era già fatto conoscere quattro anni prima per aver impacchettato a Milano il monumento a Vittorio Emanuele. Ma il caso Christo scoppiò a Roma. Era una provocazione bella forte, un modo inconsueto di portare l’arte al pubblico, intervenendo in uno dei luoghi sacri dell’arte, manipolandone gli esempi più illustri e trasformandoli in opere della contemporaneità. In realtà questo lavoro Christo - che è un artista ambientale: interviene vale a dire in contesti precisi e modella le sue opere a partire da questi - lo fece giustamente a Roma, culla dell’arte classica.
Altrove i suoi mega drappeggi sono tutt’altra cosa, perché è il luogo, l’ambiente appunto, a fare in un certo senso l’opera. In America, ad esempio, la fantasia, la grande libertà espressiva di Christo si esercitano negli smisurati spazi naturali presenti in quel Continente. Così in Colorado sta ultimando un intervento sul fiume Arkansas: un enorme rivestimento drappeggiato e sopraelevato del letto del fiume. In Svizzera, invece, ha sottolineato la natura verde di questo Paese avvolgendo con gradi teli un bosco di alberi. In Germania, ancora, nello storico Gasometro di Oberhausen, ha realizzato un grande muro (The Wall, è il titolo dell’opera) con tante piccole botti colorate. E mai questi interventi sono invasivi, sono realizzati anzi tenendo molto in conto l’equilibrio ecologico del luogo, la sua configurazione all’interno dello spazio.
La mostra di Brescia propone disegni, collage, schizzi, gigantografie e plastici, oltre a una serie di video che documentano il lavoro realizzato dal ’69 fino ad oggi da Christo e da sua moglie, l’inseparabile artista che lo affianca fin dagli anni sessanta e con cui ha firmato quasi tutte le sue opere: Jeanne-Claude. E soprattutto sono presentati per la prima volta in maniera completa i lavori sui quali Christo attualmente è ancora impegnato: The Gates (progetto per il Central Park di New York) e Over the River in Colorado.
In molti, soprattutto tra in non addetti ai lavori, si sono chiesti che cosa volesse dimostrare Christo. E la risposta in realtà è molto semplice. Christo lavora, come avviene molto spesso nell’arte contemporanea, sulla modificazione percettiva dei luoghi, che sotto le sue mani e con lo strano rivestimento che gli aggiunge, cambiano natura, ma anche il modo di essere guardati. Un po’ il rovescio dell’operazione che ha fatto Duchamp con il "readymade" quando innalzò l’oggetto d’uso, l’orinatoio, ad opera artistica. Christo fa il contrario: se in partenza ha un’opera d’arte (come le Mura Aureliane) questa è reinventata come un bizzarro oggetto d’uso. Se è un elemento naturale o un manufatto, si trasforma in opera artistica. E tutte comunque diventano indimenticabili. Perché protagoniste di una nuova estetica. Monumentali, solenni e sontuose come le Mura Aureliane.
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Roma.
Campidoglio in retromarcia: restano alla Caritas le monete della Fontana di Trevi
Virginia Raggi all’Osservatore Romano: devolveremo anche i 200 mila euro raccolti in altre fontane, è stato un atto della Giunta male interpretato
di Luca Liverani (Avvenire, lunedì 14 gennaio 2019)
Contrordine dal Campidoglio. «La Caritas e tutte le migliaia di persone assistite dai suoi operatori possono stare tranquille. Garantisco io, in prima persona - dice la sindaca di Roma Virginia Raggi all’Osservatore Romano - che non verrà mai meno il contributo di questa amministrazione. Per quanto riguarda le monetine, confermo che resteranno a disposizione delle attività caritatevoli dell’ente diocesano. Nessuno ha mai pensato di privare la Caritas di questi fondi».
Dopo giorni di polemiche e una tempesta di reazioni sui social, il Campidoglio dunque innesta la retromarcia. Le monete lanciate dai turisti nella Fontana di Trevi continueranno a essere girate alla Caritas di Roma che le investe per i servizi ai più poveri. Il taglio preannunciato a fine anno avrebbe provocato una perdita secca di un milione e mezzo di euro nel bilancio dell’organismo ecclesiale, pari al 15%, la metà dei soldi che la Caritas spende senza nessuna convenzione con enti pubblici.
Il denaro raccolto nella Fontana di Trevi a Roma resterà dunque alla Caritas diocesana. Anzi, anche le monete raccolte nelle altre fontane della Capitale saranno destinate all’organismo caritativo diocesano, per un totale approssimativo di 200 mila euro aggiuntivi. L’Osservatore Romano sulla questione ha intervistato la sindaca di Roma Virginia Raggi: «L’ente diocesano svolge un compito importante per tanti bisognosi e per la città di Roma - dichiara - che vuole continuare a essere la Capitale dell’accoglienza dei più deboli». Tecnicamente, la questione circa la destinazione delle monetine raccolte nella storica fontana della Capitale sarà risolta in questo modo: spetterà all’Acea il compito della raccolta e della quantificazione delle monete, finora svolto gratuitamente dai volontari della Caritas. Sottratto il compenso per questa attività - si calcola circa 2mila euro - in virtù di un apposito protocollo i fondi saranno trasmessi alla Caritas diocesana.
La sindaca questa mattina - riferisce ancora l’Osservatore Romano - ha contattato la presidente di Acea, Michaela Castelli, la quale ha assicurato il suo appoggio a tale soluzione. Si supererà così l’obbligo imposto dalla Ragioneria generale di far transitare l’importo delle monete nel bilancio comunale, che aveva condotto, secondo quanto spiegano dal Campidoglio, alla sospensione della convenzione con la Caritas. «Lo scorso dicembre - afferma Raggi - abbiamo approvato una memoria di Giunta che è stata mal interpretata. Si tratta di un atto amministrativo dovuto alla necessità di raccogliere e quantificare le monetine che i turisti lanciano, non solo nella fontana di Trevi ma anche in altre fontane monumentali di Roma. Un atto amministrativo che ha il fine di portare ordine e trasparenza. Ora, invece, i turisti e cittadini finalmente sapranno quanto viene raccolto e a chi viene destinato. E lo saprà anche la Caritas che potrà programmare più facilmente le proprie attività di beneficenza. Addirittura avrà più fondi».
La sindaca, nell’intervista al giornale vaticano, tiene a ribadire che l’amministrazione intende continuare la collaborazione con tutti gli enti ecclesiali: «Credo che le parrocchie rappresentino un baluardo importante per la tenuta del territorio. Spesso le parrocchie e i centri di volontariato rappresentano le frontiere all’interno della città, il luogo in cui ci si confronta e si cresce insieme. È evidente - aggiunge - che il terzo settore vada tutelato e incoraggiato».
A formalizzare la cessione delle monete lanciate dai turisti nella Fontana di Trevi alle iniziative di solidarietà della Caritas era stato, il Campidoglio nel 2001. Da allora tutte le giunte successive, di qualsiasi colore politico, da Walter Veltroni a Gianni Alemanno a Ignazio Marino avevano conservato questa consuetudine. Con l’arrivo della giunta Raggi l’iniziativa era stata messa in discussione, con l’istituzione di un gruppo di lavoro nell’ottobre 2017. E il processo sembrava arrivato a conclusione: una Determinazione dirigenziale del 31 dicembre 2018 aveva affermato che dal 1° aprile la Caritas non sarebbe più stata la destinataria delle monete regalate dai turisti nel tradizionale lancio in fontana - dice la tradizione - per propiziare il ritorno a Roma. In concreto, per la Caritas diocesana sarebbe stato un taglio secco di un milione e mezzo di euro. Una decisione che avrebbe costretto la Caritas a ridurre o chiudere molti servizi per i più poveri. Con prevedibili ripercussioni sul clima sociale della città.
Secondo la sindaca Raggi dunque «nessuno ha mai pensato di privare la Caritas di questi fondi». Un’affermazione che sembra parzialmente contraddetta da quanto si legge nella Determinazione dirigenziale del 31 dicembre scorso. A pagina 4 del documento di otto pagine, si leggeva che «il ricavato della raccolta dovrà essere destinato, al netto di quanto necessario alla copertura delle spese dell’addendum contrattuale con la società ACEA s.p.a., in misura prevalente al finanziamento di progetti sociali e per la restante parte alla manutenzione ordinaria del patrimonio culturale».
Oggi dunque la decisa correzione di rotta. Una svolta su cui contava il direttore della Caritas diocesana, don Benoni Ambarus che nei giorni scorsi, nonostante la decisione del Campidoglio, continuava a dirsi «fiducioso» in un ripensamento: «Mi appello - aveva detto - agli amministratori di buona volontà: non mettano fine all’azione sussidiaria e di welfare generativo che moltiplica l’effetto dei fondi disponibili, crea dignità e giustizia sociale. Non parlo per me, ma a nome di tante persone fragili, italiane e non, che a Roma vivono con difficoltà». Una fiducia stavolta ben riposta.
L’Osservatore Romano non risparmia però una critica alla Giunta Raggi. «Dovrebbe dunque chiudersi così una vicenda la cui gestione non è stata certo felice», scrive il quotidiano vaticano: «Sarebbe sicuramente bastata una comunicazione più chiara con la stessa Caritas per fermare sul nascere qualsiasi malinteso».
Fontana di Trevi, il Campidoglio toglie le monetine alla Caritas. "Serviranno a manutenzione vasca"
Diventa operativa da aprile, una decisione assunta dal Comune già lo scorso anno e congelata per le proteste. In ballo un milione e mezzo di euro all’anno
di ROSALIA PALERMI (la Repubblica, 12 gennaio 2019)
I rapporti sono tesi, non è un mistero. Più volte la Curia romana ha punzecchiato l’amministrazione, da ultimo lo ha fatto il Vescovo di Roma Sud, Paolo Lojudice, chiamando alle proprie responsabilità la giunta capitolina in materia di decoro. Sullo sfondo una partita che oltreTevere ha creato parecchi malumori e non solo a livello di vertice.
Riguarda le monetine che i turisti lanciano a Fontana di Trevi. Raccolte da Acea, l’azienda che si occupa della manutenzione della Fontana, finivano nelle mani dei volontari Caritas che le destinavano a scopi sociali. Finivano perché tra qualche mese non sarà più così.
Lo prevede una decisione assunta già l’anno scorso dall’amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi e congelata tra le proteste per altri 12 mesi. Arrivati alla fine dell’anno, i burocrati del Campidoglio hanno notificato alla Caritas che il versamento cesserà dal primo di aprile. In sostanza scadrà la proroga della proroga e oltre non si andrà. Raggi conferma la volontà di incassare le monetine e redistribuirle per finanziare opere di manutenzione, sobbarcandosi anche il costo del conteggio finora svolto gratis dai volontari Caritas.
La partita non è di poco conto: ballano un milione e mezzo di euro, stando al bilancio 2018. Una goccia nel mare del disastrato bilancio capitolino che tuttavia saluta il gettito delle monetine come una provvidenziale boccata d’ossigeno. Una mannaia per la Caritas che stima gli venga a cadere il 15 per cento del proprio bilancio, fatto poi di soldi dell’8 per mille e di decisivi finanziamenti pubblici e solo in minima parte privati. Soldi che finiscono nel circuito dell’assistenza: dall’accoglienza dei senzatetto ai pasti e a iniziative benefiche che sopperiscono ai vuoti del welfare.
Insomma, dove non c’è la mano pubblica a garantire un tetto ai clochard e pasti caldi a chi vive per strada c’è la rete della Caritas. E lo si è visto nel pieno dell’emergenza freddo nella capitale con il circuito del volontariato a fronteggiare una situazione che la rete pubblica dell’assessorato al sociale non è stata in grado di affrontare, tra inadeguatezza, pasticci burocratici e una attività organizzativa partita decisamente in ritardo.
Per questa ragione il malumore crescente nei confronti delle scelte dell’amministrazione è esploso anche su Avvenire, il quotidiano della conferenza episcopale, che senza mezzi termini ha riportato in prima pagina quella che era una felpata polemica affidata al fioretto della diplomazia con un eloquente “Le monetine tolte ai poveri”.
Sulzano
Christo dipinge il lago d’Iseo
di ALESSANDRO BELTRAMI (Avvenire, 17 giugno 2016)
Di The floating piers, i “moli galleggianti” realizzati da Christo sulle acque del lago di Iseo, ci sembra di sapere già tutto. Quotidiani, web e televisioni hanno raccontato giorno per giorno la sua costruzione. Il montaggio delle passerelle galleggianti, costruite con 220mila cubi di polietilene, a collegare Sulzano con Montisola; il disegno di linee rette con cui attraversano lo specchio del Sebino; il disporsi attorno all’isola di San Paolo, con un rettangolo che regolarizza il profilo frastagliato dell’isolotto.
C’è poi l’emozione di “camminare sull’acqua”, un’idea a cui l’artista, per mantenere fede al suo nome (Christo Vladimirov Yavachev è nato in Bulgaria nel 1935), meditava da anni. Ci aveva provato con la moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, già in Argentina sul Rio della Plata e in Giappone nel parco di Odaiba, a Tokyo. Ma i permessi, allora, non erano arrivati. Sul Sebino, conosciuto da Christo nelle molte frequentazioni italiane degli anni Sessanta e Settanta, sì. E così, da domani fino al 3 luglio, in quindici giorni si consumano anni di lavoro e progettazione, e mesi di produzione e messa in opera. Sono attese folle, c’è chi parla di cinquecentomila persone in arrivo da tutto il mondo.
Il lago di Iseo da cenerentola degli “specchi” prealpini rischia di diventarne la nuova meta regina. Non c’è dubbio che dal punto di vista mediatico e del rilancio turistico l’operazione sia riuscita. Lo è anche sotto quello artistico? Sì, anche se forse non per il motivo per cui lo troviamo sulle pagine dei giornali. La possibilità di camminare sull’acqua non appare il vero punto di forza dell’opera: che avrebbe lo stesso impatto anche se fosse inaccessibile (come nel caso di altre installazioni di Christo). L’esperienza performativa coinvolge il pubblico in prima persona, crea attesa, ma è accessoria. L’intervento di Christo sul lago d’Iseo è soprattutto pittorico, e nella creazione di un nuovo paesaggio, che è insieme naturale e astratto, sta il suo significato. Se in altre installazioni l’artista è scultore, qui è “pittore”. Christo parte da un paesaggio che ci appare già noto, forse per reminiscenze della pittura lombarda dell’Ottocento, forse per cartoline un po’ sbiadite che lo rubricano nel “pittoresco”, e lo manipola inserendovi un gesto cromatico fortissimo e di carattere geometrico.
Le passerelle e i percorsi su terraferma (tanto le stradine di Sulzano quanto il lungolago di Peschiera, su Montisola) sono ricoperte di un tessuto che ha la caratteristica di essere di un giallo particolarmente brillante quando è asciutto per diventare arancione intenso quando si bagna. Un ulteriore elemento di cangiantismo è dato dal variare della luminosità, così come le pieghe che si creano sulla superficie creano una texture che interagisce con la luce. È un colore artificiale, un inserto alieno rispetto a blu e verde, le tinte che dominano l’ambiente naturale. Un colore “astratto”, continuamente variabile al suo interno, che anima l’elemento rigido e grafico delle passerelle ma che allo stesso tempo appare più statico rispetto alla motilità del lago, la cui superficie muta non solo cromaticamente dal grigio al blu cupo all’argento ma anche in “spessore” con il montare e il farsi quiete delle onde.
Ma c’è, soprattutto, un profondo senso di festa in questo squillante velo oro e croco che cinge il paesaggio e lo attraversa come un lungo strascico nuziale. I floating piers sono disegnati in aderenza al piano del lago e tendono a ridurre la percezione dello spazio in chiave bidimensionale (le passerelle, a seconda dei punti di vista, possono apparire molto ampie o strisce sottilissime) o a proporlo quasi come illusione prospettica (e quindi, nuovamente, su base bidimensionale) attraverso le fughe profondissime dei rettilinei. Ci si potrebbe chiedere persino se l’artista più che riunire le isole alla terraferma non finisca invece per tagliare in modo netto il lago.
La caratteristica dei ponti, infatti, è di essere “trasparenti” all’acqua, per consentire il passaggio di barche e battelli, bloccati invece dalla passerella tra Sulzano e Peschiera. I pontili di Christo appaiono più come dighe che separano il Sebino - tra i due lati le onde sono diverse - e lo ritagliano in porzioni cromatiche. Tutto questo ci appare sia che noi siamo sulla riva, sia che ci troviamo sopra il pontile galleggiante (a cambiare è solo il senso di stabilità della visione). Stare in mezzo al lago ha certamente un fascino maggiore, ma non altera le dinamiche di linea e colore all’interno del paesaggio lombardo. Si tratta, allora, di poter godere nuovi scorci del “dipinto ambientale” di Christo.
Che la natura dell’intervento sia pittorico, infine, è evidenziato dalla perfetta aderenza tra l’installazione e i numerosi disegni dell’artista, la cui vendita ha sostenuto la spesa dell’opera (circa 14 milioni di euro in tutto). Christo ha studiato con estrema precisione la resa dell’elemento cromaticoluministico e grafico (il cangiantismo giallo/arancione, la presenza e il ruolo della texture, l’inserirsi delle geometrie nelle forme naturali) all’interno dell’ambiente, e pressoché sempre con un punto di vista esterno e paesaggistico. L’installazione appare dunque la traduzione su scala monumentale - e incidentalmente calpestabile - di un’originaria visione e invenzione pittorica.
L’autodenuncia nel progamma tv delle iene
Fontana colorata, confessa l’autore
Graziano Cecchini, militante dell’estrema destra: «Sono stato io e sono pronto per altre azioni» *
ROMA - Alla fine l’uomo che ha colorato di rosso l’acqua della fontana di Trevi ha confessato. Dietro alla sigla «Ftm Azione futurista 2007», con cui era stato rivendicata l’azione c’era lui, "insieme a quattro amici al bar", come ha detto al programma di Italia Uno delle Iene, anticipato da un servizio del Tg5. Era quindi Graziano Cecchini, disoccupato e con un passato di militante nell’estrema destra, l’uomo che ha gettato il secchio contenente il colorante rosso nella fontana e che era poi fuggito tra la folla di turisti che come al solito stazionava nella piazza. In tv Cecchini ha detto che lo rifarebbe e "«che ha già progettato altre azioni dimostrative»
Il suo gesto era stato ripreso dai fotografi e il Corriere della Sera aveva mostrato la sequenza dell’atto vandalico. Sul posto era subito intervenuta la polizia municipale e nei giorni successivi Cecchini era stato individuato ma aveva negato di essere stato lui il reponsabile del gesto.
* Corriere della Sera, 01 novembre 2007
L’INTERVISTA.
Parla Graziano Cecchini: "Non hanno prove, quell’uomo è solo uno che mi somiglia"
"Stavo per pubblicare delle cose che faranno rumore sul generale Dalla Chiesa". E’ stata un’intimazione a tacere
Ma il pittore accusato nega tutto
"Mi hanno voluto incastrare"
ROMA - Graziano Cecchini, perché l’ha fatto? "Mica l’ho fatto io".
Non è credibile: lei è stato ripreso da telecamere. "Guardi che se fossi stato io non avrei alcun problema a dirlo. Anzi, domani (oggi, ndr) alle 10 di mattina darò la mia versione dei fatti assieme al mio avvocato in una conferenza stampa davanti alla questura di Roma".
Che cosa vuole spiegare? "Che hanno voluto mettermi in mezzo; e sono pronto a denunciare funzionari e istituzioni che vogliono colpevolizzarmi. Non hanno prove nei miei confronti".
La sta buttando in complotto, ma i fatti dicono altro: la Digos le ha perquisito casa, lei è stato denunciato a piede libero per danneggiamento di edifici pubblici e altri reati. "Sì, la Digos mi ha svegliato e mi ha rovinato il compleanno. Perché proprio oggi compio 54 anni, portati splendidamente. Mi hanno guastato la festa. Mi hanno portato un atto del magistrato molto cervellotico e scritto addirittura a mano. Con articoli del codice che fanno ridere".
Perché qualcuno ce l’avrebbe con lei? "Perché forse do fastidio. Stavo per pubblicare delle notizie che ancora non sono uscite. È stata un’intimazione a tacere".
Quali notizie? "Delle cose riguardanti una recente fiction sul generale Dalla Chiesa".
Lasci stare i morti e parliamo del presente. Ripeto: perché qualcuno ce l’avrebbe con lei? "Perché io ce l’ho col sindaco Veltroni, lui non può permettersi di parlare di democrazia, di libertà in un Paese in cui non si possono scrivere le proprie opinioni".
Ci sono le immagini che la ritraggono accanto alla fontana mentre versa il liquido rosso. "Insisto: quello non sono io. È qualcuno che mi somiglia molto. Tempo fa, mentre stavo mangiando al ristorante Pomodorino, dei poliziotti mi hanno fissato come se fossi chissà chi, mi avevano scambiato per un’altra persona. Aspetto che mi diano le prove".
Se questa è la linea difensiva, faccia pure. Lei, comunque, approva o no quello che è stato fatto alla Fontana di Trevi? "Come artista quale io sono da quarant’anni, come pittore che dipinge, è legato a un certo mondo e apprezza il futurismo, approvo. Innanzitutto perché è stato un gesto non violento, che non ha provocato danni. Se si vuole è stata un’azione di hackeraggio del tutto innocua. Ma capisco che possa aver disturbato la Festa del Cinema. Ma dall’approvazione a individuare me come capro espiatorio ce ne passa".
Cecchini, lei fa il pittore, è vicino ad ambienti di destra, condivide quel che è stato fatto alla fontana. Non neghi più: è stato lei. "L’eterosessuale che condivide le problematiche dei gay non è detto che sia gay. La stessa cosa dicasi per me. Io sono uno che a Roma si dà del tu con molte persone, con Veltroni stesso, e con molti esponenti del centrodestra: Alemanno, Storace, Gramazio. Ma questo non significa che io condivida le posizioni del centrodestra italiano". (m. ans.)
* la Repubblica, 22 ottobre 2007.
Denunciato per danneggiamento Graziano Cecchini, noto negli ambienti dell’estrema destra
Ammette il gesto e minaccia: "Dopo il rosso sangue dei precari, aspettatevi il blu Puffo"
E’ un collaboratore di un consigliere di An
il vandalo "futurista" della Fontana di Trevi
ROMA - E’ un collaboratore del consigliere comunale di An Marco Visconti il "futurista" che ha tinto di rosso l’acqua della Fontana di Trevi. Cinquantaquattro anni, noto per aver aderito a molte iniziative dell’estrema destra, Graziano Cecchini è stato denunciato per "danneggiamento e deturpamento di edifici pubblici". Incastrato dal filmato ripreso da una telecamera del sistema di sicurezza installato nella piazza, il vandalo del fontana è stato rintracciato questa notte a casa sua dagli agenti della Digos che lo hanno accompagnato in questura per comparare il suo volto con i fotogrammi ripresi venerdì pomeriggio.
Lui ha ammesso: "Il rosso Trevi è il sangue dei precari, degli sfruttati, ma anche quello delle stragi della pulizia etnica che sta mettendo in atto la giunta militare birmana". Graziano Cecchini ha cominciato la sua militanza di destra ed estrema destra con il Msi, dove ha fatto parte dei "Volontari nazionali di Alberto Rossi", il servizio d’ordine del partito allora guidato da Giorgio Almirante, per approdare nei primi anni del 2000 a Forza Nuova, capeggiata da Roberto Fiore. "Un cane sciolto", lo definiscono gli ambienti di estrema destra che frequenta.
"Dopo il rosso Trevi, ci sarà il blu Puffo", minaccia enigmatico il "futurista". "Lo spargeremo se non ci daranno risposte sui costi, i ricavi e i singoli beneficiari del Festival del cinema di Roma". Blu Puffo? Che vuol dire? gli domanda il cronista. "Vedrete!"
Il gesto della Fontana di Tevi era stato rivendicato con un volantino in ciclostile a firma "Azione Futurista" il cui contenuto è stato immediatamente ritenuto dalla Digos come riconducibile ad ambienti della destra extraparlamentare. Nel manifesto, il gruppo viene esaltato come "avanguardia" destinata a creare un nuovo modello di società contro quella attuale, definita "grigioborghese e mercatocentrica" e sono espresse critiche contro il sindaco di Roma a proposito del Festival del Cinema.
Il primo a prendere le distanze dal vandalo di Trevi è stato proprio Marco Visconti, il consigliere comunale di An di cui Graziano Cecchini è collaboratore: "E’ vero: lavora con me ma saltuariamente. Si occupa della rassegna stampa. Non posso dirmi altro che amareggiato. Mi sento tradito nell’amicizia e nella fiducia riposta in persone che, facendo politica, lavorano al mio fianco. Così facendo, Graziano ha arrecato un grave danno di immagine a chi da sempre lavora al servizio dei cittadini. Una grave ferita a me e al partito".
Anche Giampaolo Mattei, fratello di Stefano e Virgilio morti nel rogo di Primavalle, volta le spalle al "futurista": "A dire il vero, quando lo frequentavo, Graziano Cecchini non aveva mai manifestato particolare interesse al futurismo". Il presidente dell’associazione Fratelli Mattei ricorda che lo cacciò quasi subito: "Era il nostro portavoce, ma aveva idee molto più estremiste delle nostre e presto ci siamo accorti che era impossibile collaborare con lui".
* la Repubblica, 21 ottobre 2007.
l’uomo rintracciato anche grazie alla foto pubblicate da corriere.it
Roma: identificato il «tintore»
Individuato e indagato a piede libero, C. G., 54 anni, l’uomo che ha gettato il colorante nella fontana di Trevi
ROMA - È stato identificato il responsabile dell’atto di vandalismo contro Fontana di Trevi, che venerdì scorso con il volto parzialmente coperto da occhiali scuri ed un berretto tipo baseball con visiera, ha gettato del liquido rosso nella vasca provocando la colorazione vermiglia delle acque.
Come spiega la questura di Roma in una nota, dall’esame dei fotogrammi e video girati quel pomeriggio è emersa una significativa rassomiglianza tra l’autore del gesto e C. G. di anni 54, soggetto noto per aver aderito a molte iniziative indette da formazioni dell’estrema destra.
DEFERITO - Nella tarda serata di sabato l’uomo è stato deferito all’Autorità Giudiziaria ed il Sostituto Procuratore De Falco, titolare delle indagini, ha disposto a suo carico una perquisizione domiciliare, ipotizzando i reati di danneggiamento su edifici pubblici o su cose di interesse storico o artistico e di deturpamento e imbrattamenti. C. G. è stato rintracciato questa notte dalla Digos presso la sua abitazione. È stato indagato, ma resta libero. Sono in corso ulteriori indagini per verificare l’eventuale coinvolgimento di altre persone.
LA QUESTURA - Il gesto, ricorda una nota della questura, è stato rivendicato con un volantino in ciclostile, a firma «Azione Futurista» il cui contenuto è stato immediatamente ritenuto dalla Digos come riconducibile ad ambienti della destra extraparlamentare. Nel volantino, tale gruppo viene esaltato come avanguardia destinata a creare un nuovo modello di societá contro quella attuale, definita grigioborghese e mercatocentrica e sono espresse critiche contro il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, a proposito della «Festa del Cinema» appena inaugurata. Tutti i filmati raccolti sono stati attentamente visionati da personale della Digos. Parimenti, sono state acquisite fotografie, in parte pubblicate dal sito del «Corriere della Sera», che ritraggono il vandalo nell’atto di gettare all’interno della fontana la tinta rossa.
Determinante il filmato che riprende l’uomo gettare una tanica di tinta rossa
Nessun danno ai marmi. L’intervento degli operai ha riportato l’acqua trasparente
Fontana di Trevi, identificato il vandalo
"Sarebbe un esponente locale della destra" *
ROMA - Individutato il vandalo della Fontana di Trevi. Il "futurista" autore del gesto che ieri ha tinto di rosso l’acqua della fontana, sarebbe un esponente locale della destra. Cinquant’anni, calvo, sbarbato, sedicente attivista dell’FTM azionefuturista 2007, incastrato dalle immagini di una telecamera della vigilanza montata su un palo di fronte alla fontana.
Nei volantini ritrovati vicino alla fontana, la rivendicazione del gesto sembrava così simile agli stampati distribuiti domenica scorsa a Frosinone. Di futurismo, però, nel volantino alla fontana di Trevi, c’è davvero poco. C’è molta politica invece. Se la prende con il Festival di Roma l’autore. E poi scrive: "Noi precari, disoccupati, anziani, malati, studenti, lavoratori, stiamo arrivando con il vermiglio per colorare il vostro grigiore. Oggi nasce con noi una nuova concezione violenta della vita e della storia". Firmato FTM, al secolo Filippo Tommaso Marinetti.
Intanto l’intervento degli operai del comune ha riportato l’acqua della fontana trasparente come un tempo. L’assessore alle Politiche culturali di Roma Silvio Di Francia ha assicurato che il colorante, a base di anilina, non ha lasciato tracce persistenti sui marmi della fontana. Lunedì è già previsto un secondo intervento dei restauratori che concluderanno la pulizia nei punti in cui non è stato possibile fare ieri sera.
Un leggero segno rossiccio è rimasto sul bordo della vasca. Una sfumatura che ricorda le ore di apprensione vissute nella capitale dopo che l’azione rapida e decisa di quell’uomo ha trasformato la fontana in un grande bacino rosso fuoco.
Ma la ferita è ancora aperta. E il sindaco di Roma Walter Veltroni è ritornato a commentare quanto avvenuto ieri nella fontana simbolo nel mondo della città di Roma, entrata nell’iconografia cinematografica con il famoso bagno di Anita Ekberg: "E’ un gesto - ha detto Veltroni - per far del male a una comunità, che esprime un clima di rabbia e odio che, in questo paese, dobbiamo cercare di debellare".
FONTANA DI TREVI "ROSSA", E’ CACCIA AL VANDALO *
ROMA - La Fontana di Trevi, il gioiello della scenografia barocca conosciuto in tutto il mondo, sembra essere tornata quella di sempre, il suo marmo bianco e le sue acque trasparenti. Solo ad uno sguardo più attento, in mattinata, si poteva intravedere, sul bordo in basso a destra, ancora un piccolissimo segno dell’atto vandalico compiuto da quello che ancora resta uno sconosciuto. Una sfumatura rossa che ricorda le ore di apprensione vissute nella capitale dopo che quell’uomo, in una azione rapida e decisa, ha versato del liquido colorante che ha trasformato la fontana in un grande bacino rosso fuoco.
L’allarme, che in pochi minuti ha fatto il giro del mondo, cessa attorno alle nove di ieri sera quando si stabilisce che la fontana non avrà segni permanenti dopo l’azione dimostrativa che gli autori hanno voluto firmare con una sigla sconosciuta,"Azione Futurista 2007". Ma la ferita è ancora aperta. E il sindaco di Roma Walter Veltroni è ritornato a commentare quanto avvenuto ieri, nella fontana entrata anche nell’iconografia cinematografica con il famoso bagno di Anita Ekberg. "Quello che è accaduto a Fontana di Trevi è un segno evidente: si tratta di quel tipo di gesti a cui è estranea la cultura democratica.E’ un gesto - ha proseguito Veltroni - per far del male a una comunità, per esprimere rabbia, invidia, odio, un clima insomma che, in questo paese, dobbiamo cercare di debellare" con un’azione di "matrice democratica".
E accanto al lavoro dei tecnici che hanno riportato la fontana così come era ieri mattina c’é quello dei vigili urbani che stanno lavorando per dare un nome al volto rimasto impresso nelle immagini delle telecamere installate nella piazza. Un lavoro al quale hanno partecipato gli esperti dell’antiterrorismo di Roma che ieri hanno valutato il volantino di rivendicazione. Uno scritto sul quale esiste un avanzato ’scettiscismo’. Cautela soprattutto nel valutare la sigla, quella di ’Azione futurista 2007’ che ha voluto dare nelle righe che accompagnavano la protesta una connotazione che, al momento "non è valutabile dal punto di vista politico". La sigla infatti, ha fatto notare un esperto dell’antiterrorismo della capitale, non era mai apparsa prima d’ora ma questo non vuol dire che il lavoro non vada fatto "a 360 gradi" valutando cioé ogni possibile collegamento con ambienti politicamente già conosciuti nella capitale.
ANSA» 2007-10-20 15:54
Ansa» 2007-10-19 22:02
VANDALI A FONTANA DI TREVI, ACQUA COLORATA DI ROSSO
(di Carla Sannia)
ROMA - Fontana di Trevi ha avuto l’acqua rossa per oltre due ore, per una provocazione, un oltraggio alla citta’, che pretendeva di essere ’’un’azione futurista’’ e che si e’ rivelato, alla fine, meno dannoso di quello che si temeva. L’allarme per la fontana-gioiello della scenografia barocca che e’ entrata nell’immaginario collettivo dal bagno di Anita Ekberg in poi, e’ scattato alle 16.30 del pomeriggio. E’ stato allora che, confondendosi tra la folla di turisti di tutti i paesi, mendicanti, mimi, venditori di souvenir e caldarrostari, che stazionano ogni giorno sulla piazza, uno sconosciuto, che a prima vista e’ sembrata uno squilibrato cinquantenne, calvo, con il volto nascosto da un berretto e in giubbotto chiaro, ha lanciato nella fontana un contenitore di plastica, da cui si e’ subito sprigionata una sostanza colorante rossa che ha tinto l’acqua della fontana ed e’ fuggito.
Solo piu’ tardi sono stati scoperti i volantini di ’’Azione futurista’’ e la vicenda ha assunto altri contorni, per la sigla di questo gruppo sconosciuto ai piu’, che sembrava rinverdire i fasti del futurismo, ma soprattutto voler polemizzare con la Festa del Cinema di Roma, con toni che sono stati assimilati dall’assessore capitolino alla cultura, Silvio Di Francia al linguaggio dell’estrema destra.
’’Azione futurista 2007’’ si scaglia ’’contro tutto e contro tutti per fare di questa societa’ grigio borghese un trionfo di colore’’. Anche Vittorio Sgarbi e’ convinto che un po’ di colore un puo’ creare danni e non si accoda quindi al coro di condanne: ’’Non riesco a esecrarlo, no, - sostiene - mi sembra un buon gesto: un po’ di colore in una citta’ addormentata’’. ’’Quanto e’ accaduto oggi alla Fontana - ha commentato il sindaco di Roma, Walter Veltroni - e’ stato davvero molto grave. E’ un’offesa a Roma, per fortuna senza gravi conseguenze. C’e’ molta gente che non perde occasione - ha aggiunto il primo cittadino - per dimostrare di voler male alla citta’’’.
Effettivamente lo spettacolo della vasca, da cui lo scultore Nicola Salvi nel 1762 fece nascere e formarsi il mondo - prima le rocce, poi gli animali e infine la creatura piu’ eccelsa, l’uomo, il Mose’- divenuta improvvisamente rossa, ha gettato nello sconcerto l’umanita’ di tutte le razze e i paesi sulla piazza. In molti hanno ripreso l’evento con i cellulari, le cineprese, le macchine fotografiche e due sposini si sono fatti anche immortalare la’ davanti.
’’Un atto di intollerabile vandalismo’’ lo ha definito il ministro dei beni culturali e vicepremier, Rutelli. I cinque vigili urbani che erano in servizio sulla piazza e che avevano tentato invano di inseguire l’imbrattatore, hanno recuperato il contenitore, diramato le ricerche, avvertito la soprintendenza e intanto arrivavano il vice capo di gabinetto del sindaco, Luca Odevaine, l’assessore alla cultura, Silvio Di Francia, il sovrintendente Eugenio la Rocca, il direttore dei beni culturali della regione Lazio. Luciano Marchetti e poi ancora la Digos, l’Acea l’assessore alla sicurezza Jean leonard Touadi.
Alle 17.45 si e’ deciso di interrompere l’erogazione dell’acqua, se ne’ prelevato un campione, per analizzarlo, ’’sembra anilina’’ diceva qualcuno degli addetti ai lavori. L’allarme e’ rientrato quando gli operatori dell’Ama con i getti d’acqua e gli spazzoloni, hanno dimostrato che il rosso si levava dalla vasca di marmo e dagli scogli di travertino. Alle 20.30 cosi’ l’acqua e’ tornata a fluire nella famosa fontana, che ha progressivamente riassunto il suo aspetto consueto.
’’Non ci sono stati danni permanenti’’ ha detto con sollievo, in serata, il sovrintendente comunale Eugenio la Rocca. Sembra anche che il materiale filmato dalle telecamere potrebbe consentire di rintracciare il responsabile del gesto. Intanto i vigili hanno presidiato per precauzione tutte le fontane del centro storico di Roma, mentre Luigi Lusi, parlamentare della Margherita ha chiesto che i Tg diano massima diffusione alle immagini che circolano su internet nelle quali e’ ritratto il sospetto autore dell’atto vandalico.
carla.sannia@ansa.it
Nei volantini con la spiegazione del gesto un duro attacco alla Festa del Cinema:
"15 milioni di euro scialacquati, 2,5 milioni di euro solo per pagare il conto degli alberghi"
Roma, acqua rossa nella fontana di Trevi
Il gesto rivendicato da "Azione futurista"
Marmi in pericolo, il monumento si alimenta per circuiti interni
Rutelli: "atto di intollerabile vandalismo, serve una legge severa" *
ROMA - L’allarme sembra rientrato in serata, ma si è temuto il peggio nel pomeriggio quando una sostanza colorata, un liquido rosso, è stata versata nella fontana di Trevi nel centro di Roma. Un atto vandalico eclatante compiuto da uno sconosciuto, che ha gettato un secchio contenente il colorante nella fontana, fuggendo subito dopo tra la folla di turisti che come al solito stazionava nella piazza.
Le conseguenze non sembrano gravi come si era pensato all’inizio, considerando la porosità dei marmi e il sistema di autoalimentazione della fontana: "la situazione è molto migliore di quanto si poteva temere" ha detto sollevato il soprintendente comunale Eugenio La Rocca dopo un primo saggio di pulizia sulle rocce con getti di acqua calda. Rimane però tutta la gravità dello sfregio ad uno dei più celebri monumenti di Roma e del mondo.
Tutto è successo intorno alle 16:30. Un’ora dopo è stata chiusa l’erogazione dell’acqua e il liquido colorato ha quindi cessato di fluire dalle rocce sotto il Mosè. Alle 18 l’acqua ha ricominciato a scorrere, per assicurare il ricircolo con liquido pulito. Tecnici del Comune hanno lavorato con le idropulitrici per rimuovere la patina di rosso che si e’ depositata sul fondo della fontana, ormai quasi del tutto vuota.
La rivendicazione di "Azione Futurista". Una scatola contenente alcuni volantini è stata trovata al lato della Fontana di Trevi: sui fogli l’atto di colorare l’acqua del monumento della è stato rivendicato dalla sigla ’Ftm Azione futurista 2007’, che attacca fra l’altro la Festa del Cinema di Roma. Non a caso è stato scelto l’obiettivo dell’azione, la splendida vasca in cui Anita Ekberg si immergeva di notte sotto gli occhi di Marcello Mastroianni nella Dolce Vita.
"Inizia così - si legge nei volantini - per noi futuristi un nuovo millennio, una nuova adesione alle evolute tecniche e ai nuovi mezzi espressivi, interpretando un rinnovamento totale".
Ma lo sconosciuto movimento si scaglia anche contro "società mercatocentrica", che trascura "precari, disoccupati, anziani, malati, studenti, lavoratori" e finanzia iniziative come la Festa del Cinema: "Ancora la festa del Cinema viene sintetizzata in 15 milioni di euro scialacquati, 2,5 milioni di euro solo per pagare il conto degli alberghi, e la chiamano festa". Infine uno sberleffo al cinema di Roma: "Quattro cortigiane, una vecchia gallinaccia e un puffo - è scritto nel volantino - questo è il Cinema di Roma".
La Digos sta esaminando il volantino. Intanto è caccia all’uomo: alcune testimonianze riferiscono di una persona pelata, con in testa un berretto, dall’età apparente sui 50 anni che sarebbe stata responsabile del gesto. Un turista spagnolo potrebbe aver ripreso l’azione con la videocamera.
Le reazioni. Si moltiplicano le voci di condanna. "L’attovandalico ai danni della Fontana di Trevi, patrimonio non solo della città di Roma ma del mondo intero, è uno sfregio intollerabile che ci lascia sbigottiti", dice il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli.
Il vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli ha espresso la sua "indignazione e preoccupazione per il gesto intollerabile e irresponsabile di vandalismo alla Fontana di Trevi". "Se fosse già in vigore la legge da me presentata contro il vandalismo, contro i furti d’arte e i danni al paesaggio - sottolinea - avremmo strumenti molto più severi nei confronti di questi delinquenti".
"A leggere il volantino il linguaggio sembra quello dell’estrema destra - ha commentato l’assessore alla cultura Silvio Di Francia - stiamo raccogliendo le testimonianze e aspettiamo anche gli elementi di conoscenza che possono venire dalle telecamere installate sulla piazza".
"Siamo estranei all’atto, non conosciamo la sigla ’FTM Azione Futurista’ ma se si tratta di un’azione dimostrativa contro la pagliacciata della Festa del Cinema esprimiamo solidarietà a chi l’ha fatto", ha commentato Gianluca Iannone, responsabile di Casa Pound e padre spirituale del Circolo Futurista di Casal Bertone in merito all’atto vandalico. "Ci sembra una bella azione dimostrativa. Invece di spendere milioni di euro per una festa - ha detto ancora - avrebbero potuto costruire case, visto che a Roma c’e’ tanta gente che dorme per strada e nelle macchine".