Possiamo appropriarci delle dichiarazioni del sindaco Succurro all’amico e collega Gian Antonio Stella, sulla salubrità della nostra area, preservata, a suo dire, dai tentacoli della mafia? Possiamo gioire, in quanto nessuno ci vieta di parlare e lo Stato italiano ci assicura, attraverso enti e uffici meridionali, diritti e servizi?

Nel nebbioso Veneto, terra di federalisti e scissionisti territoriali, a sentir dire che a San Giovanni in Fiore non c’è mafia fa sorridere. Tanto più se due scrittori, Saverio ed Emiliano in questo caso, se ne sono dovuti andare per quello che loro raccontano. E non raccontano favole, raccontano cronaca. Se due persone hanno fatto le valigie per andarsene da una terra, la loro terra, che li perseguita per il fatto di dire la verità, allora questa è la prova del nove: la mafia c’è. A rigor di logica, se la mafia a San Giovanni in Fiore non esistesse, le loro parole sarebbero elucubrazioni da poveri pazzi e non darebbero tanto fastidio. Invece, le loro parole fanno male, le loro parole alzano polvere, le loro parole fanno pensare anche chi, come me, vive a centinaia e centinaia di chilometri di distanza. Riguardo alla mafia e al sonno dell’opinione pubblica nessuno può scegliere di interessarsi o meno a tali problemi, a tali realtà. Di fronte a tutto questo, non c’è possibilità di scelta: tutti, tutti, abbiamo l’obbligo di rifiutarci di credere a certe "favole" sulla salubrità della Sila.