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Galullo, libera nos

Sosteniamo Gratteri (Dda), Cisterna (Dna) e Lumia: i mafiosi nelle isole e inchieste mirate sui fuoriclasse della mafia

domenica 9 novembre 2008 di Emiliano Morrone
Dal blog di Roberto Galullo
Eccole qui - cari amici di blog - due proposte stagionate (gallina vecchia fa buon brodo) per capire veramente chi è dalla parte della legalità e chi no.
Visto che non c’è nulla di più inedito del già scritto (è un vecchio adagio giornalistico) vi sottopongo un test facile facile: basta barrare virtualmente la casella “sì” e non prendere neppure per un istante in considerazione la casella “no”.
Il test lo giriamo paro paro ai nostri (...)

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> Sosteniamo Gratteri (Dda), Cisterna (Dna) e Lumia: i mafiosi nelle isole e inchieste mirate sui fuoriclasse della mafia

venerdì 7 novembre 2008
Questo art. è brutalmente superficiale e oltremodo offensivo nei confronti di un Corpo di Polizia, quella Penitenziaria, 4° forza di Polizia del paese che conta 44000 uomini e donne. Chi parla è un funzionario di questo Corpo, orgoglioso di esserlo, che comanda uno dei 200 e più reparti di Polizia Penitenziaria sparsi nel territorio italiano. L’accusa di essere un corpo "ignorante" e facilmente corruttibile, per uno che è laureato in Giurisprudenza, specializzato in professioni legali e in possesso di master universitario, che ha fatto della legalità il suo principio portante, è intollerabile. E’ chiaro che l’art. è frutto di una concezione deviata e anacronistica della Polizia Penitenziaria che, voglio ricordare, dal 90 non è più un corpo militare e quindi, per l’accesso richiede, ai concorsi, gli stessi requisiti delle altre forze di polizia. Come mai allora gli altri operatori delle forze dell’ordine non rientrano negli sproloqui dell’autore? Inutile sprecare ulteriori parole, l’unica conclusione degna, per un art. indegno, è che il sottoscritto, insieme a tutti gli altri funzionari del corpo (forse è bene specificare della stessa o, in molti casi, più elevata formazione accademica) e ai poliziotti penitenziari tutti è impegnato costantemente nella protezione della collettività, sia contenendo quelli che, per molti, sono scarti della società ma che per l’art. 27 della costituzione sono soggetti nei confronti dei quali la pena deve tendere alla rieducazione, sia portando la nostra professionalità sulle strade per attendere agli innumerevoli compiti ai quali siamo, per legge, demandati. Che l’autore dimostri di essere degno del lavoro che fa e si informi in maniera più approfondita quando analizza un argomento. Commissario dott. Maurizio Pili

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