Dal blog di Roberto Galullo
Eccole qui - cari amici di blog - due proposte stagionate (gallina vecchia fa buon brodo) per capire veramente chi è dalla parte della legalità e chi no.
Visto che non c’è nulla di più inedito del già scritto (è un vecchio adagio giornalistico) vi sottopongo un test facile facile: basta barrare virtualmente la casella “sì” e non prendere neppure per un istante in considerazione la casella “no”.
Il test lo giriamo paro paro ai nostri (...)

Egregio dottor Galullo, sono perfettamente consapevole che il difendere la legalità ed il prodigarsi per sventare trame e perseguire i corrotti altro non sia se non il compito di un Corpo di Polizia, e quindi del Corpo cui mi pregio di appartenere, e so perfettamente che in ciò non c’è nulla di sovraumano. Mi pare tuttavia doveroso segnalare che nello svolgere il proprio dovere, anche senza arrivare all’eroismo del sacrificio estremo, esista comunque un quid pluris che vada sottolineato per dare un giusto riconiscimento ad operatori che, altrimenti, conoscerebbero la ribalta della cronaca unicamente ove si verificassero accadimenti estremamente negativi o viceversa solo nel caso dell’estremo sacrificio. In medio stat virtus. Ad ogni buon conto, mi permetto di precisare che la gestione dei detenuti soggetti al regime di cui all’art. 41 bis sono gestiti dal G.O.M., ovvero da una delle poche specialità di cui il Corpo dispone. Concludo facendo un mea culpa per una svista madornale, ovvero l’aver indicato erroneamente il nome del giudice Falcone, Giovanni e non Giuseppe come erroneamente scritto nel precedente intervento. V. Comm. dott. Francesco Cerami