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PIANETA TERRA. CON DANTE ("DUE SOLI"), OXFORD INSPIRES: "TRE CORONE" ..... A SCUOLA DA "FRATE SOLE" (FRANCESCO D’ASSISI)!!!

LO SPIRITO DELL’ EUROPA. "BUOI AL GUADO" AD OXFORD, "CERVI ALLA FONTE" DELLA "SAPIENZA" DI ROMA. TRACCE PER UNA SOLA GRANDE FESTA: "LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE" DELL’INVERNO. E per proseguire il comune cammino "eu-ropeuo" - a cura di Federico La Sala

AL DI LA’ DEI FONDAMENTALISMI LAICI E RELIGIOSI: UNA SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA
martedì 11 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
OXFORD. Etimologia. Ford è il guado in inglese: Ox-ford è il guado dei buoi.
ROMA. Fontana dei Libri (Via degli Staderari)*


(per leggere gli art., cliccare sul rosso)
NATALE 2008, LA SAPIENZA DI OXFORD: "LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE" (Gv 1. 5)!!!
"CHRISTMAS": FESTA DELLA LUCE D’INVERNO - NATURALE E SOPRANNATURALE.
Al di là degli equivoci e della cecità delle varie gerarchie religiose
RIPENSARE L’ EUROPA!!!
CHE COSA SIGNIFICA ESSERE (...)

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> LO SPIRITO DELL’ EUROPA. "BUOI AL GUADO" AD OXFORD, "CERVI ALLA FONTE" DELLA "SAPIENZA" DI ROMA. ----- Cara Europa come sei vecchia.

mercoledì 12 novembre 2008

IL CASO. Il crollo demografico in molti Paesi del Continente avrà effetti decisivi molto presto. Ecco il «j’accuse» dello storico Walter Laqueur

Cara Europa come sei vecchia

DI LORENZO FAZZINI (Avvenire, 12.11.2008)

« È una situazione deprimente, e le prospettiva di un cambiamento per il meglio sono scarse. Resta solo la domanda se ci sarà un peggioramento lento o un collasso. Si diceva un tempo che l’Europa era un gigante economico e un nano politico; ora c’è il pericolo che essa perda anche il suo peso economico». Non fa mistero del proprio pessimismo Walter Laqueur, storico di fama mondiale, nel testo che Marsilio manda oggi in libreria, il cui titolo - Gli ultimi giorni dell’Europa. Epitaffio per un vecchio continente (pagine 224, euro 19,50) - è uno schiaffo a chi crede nelle «magnifiche sorti e progressive» dell’Ue (il guru dell’idrogeno Jeremy Rifkin, tanto per citare un nome).

In questo libro a metà strada tra il pamphlet e l’analisi geopolitica, Laqueur, ebreo nato in Germania nel 1921, poi emigrato in Israele e docente alla Georgetown University di Washington, tratteggia un futuro oscuro per i Paesi dagli Urali all’Atlantico, stretti in un assedio su due fronti. Anzitutto uno interno, il crollo demografico in Germania, Spagna, Italia e non solo (Francia e Gran Bretagna avranno in futuro un tasso demografico simile a quello odierno grazie alle coppie immigrate islamiche). Secondo stime Onu, nel 2100 i tedeschi saranno solo 32 milioni a fronte degli 82 attuali; gli spagnoli raggiungeranno appena i 12 milioni e a casa nostra si conteranno solo 15 milioni di ’indigeni’. Per non parlare dell’inverno demografico che sta attanagliando l’Europa orientale, Russia in testa.

Laqueur critica i «falsi allarmi sulla sovrappopolazione» che andavano di moda negli anni Sessanta e che hanno fatto scuola a livello politico: «La favola della sovrappopolazione in Europa trovò sostenitori influenti come il Club di Roma». E segnala che in concomitanza a questa ’bolla ideologica’ si è andato perdendo il valore della famiglia: «Molti hanno preferito divertirsi piuttosto che essere legati a ogni sorta di obblighi e responsabilità. Proprio quando gli europei avrebbero potuto permettersi più figli, ne hanno invece avuti di meno». Corollario di tale situazione ’fredda’ sul piano della popolazione è la crisi del walfare europeo: la popolazione invecchia, gli immigrati pretendono di usufruire della rete sociale dei Paesi senza un’integrazione che rispecchi, ad esempio, quella degli ispanici negli States. Ciò che si profila dunque all’orizzonte è «un’Europa ormai emarginata e solo spettatrice», in pratica ’un museo’, visto che il turismo è ormai uno dei settori economici più floridi del Vecchio Continente.

L’altro fronte, si diceva: quello esterno è l’immigrazione, principalmente islamica, resa possibile - secondo l’affondo dello storico ebreo - da una certa ’ingenuità’ dei governi europei. Laqueur non rigetta in toto le migrazioni che «possono essere state un fattore di declino delle nazioni, ma spesso le hanno anche rafforzate», si veda i casi Usa, i flussi polacchi in Francia o cinesi nel Sudest asiatico. Quello che l’autore boccia sono i modi con cui gli Stati europei si sono rapportati con tali processi: ha fallito il modello multiculturalista british che «non ha creato l’Islam militante, ma ha creato per esso uno spazio nelle comunità musulmane della Gran Bretagna che non esisteva prima.

Esso ha favorito la formazione di una nazione più tribale, ha ostacolato le tendenze progressiste nelle comunità musulmane e ha dato forza ai leader religiosi conservatori». Perdente è stato anche il filone assimilazionista francese, che ha portato ai noti scontri delle banlieues: «In Francia ci sono più zone escluse ai non musulmani che in Gran Bretagna - scrive Laqueur - e i politologi pensano che il paese vada verso la balcanizzazione in un futuro non lontano». Scartata anche per la modalità di accoglienza dei musulmani in Germania: «La situazione nelle comunità turche è peggiore che in molte città della Turchia, per esempio riguardo alla pozione delle donne». Per non parlare di Spagna e Italia, accomunate da una ’benevola noncuranza’ rispetto al problema­immigrazione.

Ebbene, dopo tale spietata, e condivisibile, disamina, la cura che offre Lequeur non pare la più appropriata. Egli propone una sorta di appeasement (’pacificazione’) con l’immigrazione islamica, una sorta di ’machiavellica finzione’ con cui ingraziarsi gli europei seguaci di Maometto. Forse ci sarebbe un’altra strada: provare ad imitare gli Usa dove una sana separazione tra religione e politica non impedisce alle organizzazioni religiose di dare il proprio contributo per lo sviluppo sociale sotto l’architrave di una Costituzione da tutti riconosciuta e una cittadinanza che fa di un immigrato un americano di origine ispanica o asiatica, e non un cinese (o messicano) che abita in America.


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