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DA NORD A SUD. Nel vuoto gli allarmi sulla sicurezza...

NEL LICEO SCIENTIFICO DI RIVOLI, L’ENNESIMA TRAGEDIA DI UN’ITALIA SGARRUPATA. Nel nostro Paese, due scuole su tre sono fuorilegge. Una scheda di Salvo Intravaia e un articolo di Federica Cravero e Meo Ponte sull’accaduto - a cura di Federico La Sala

Crolla tetto di un liceo, muore studente di 17 anni. Una ventina i ragazzi rimasti feriti di cui quattro gravi: uno di questi rischia la paralisi.
sabato 22 novembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] La vittima si chiamava Vito Scafidi, aveva 17 anni e abitava a Pianezza, località a pochi chilometri dalla scuola. Il giovane frequentava la quarta G e si trovava nella sua classe, al primo piano, durante l’intervallo, quando il soffitto è crollato. Già nella notte un albero ad alto fusto era caduto nel cortile del complesso scolastico. I soffitti delle aule vicine hanno retto ma ci sono vistose crepe.
Un cedimento strutturale - non il vento o il maltempo - sarebbe la causa del (...)

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> NEL LICEO SCIENTIFICO DI RIVOLI, L’ENNESIMA TRAGEDIA DI UN’ITALIA SGARRUPATA. ---- "Ho visto Vito schiacciato là sotto".Il racconto dei compagni in ospedale ( di GIUSEPPE LEGATO)

domenica 23 novembre 2008

La Stampa, 23/11/2008 (7:35)

-  LA STORIA

"Ho visto Vito schiacciato là sotto"

Il racconto dei compagni in ospedale

di GIUSEPPE LEGATO

RIVOLI (Torino) Voci dall’ospedale dei miracolati: «Vito era lì sotto. Ho sentito che qualcuno gridava che era schiacciato, che aveva bisogno di aiuto, ma c’era troppa polvere, non si vedeva niente e poi continuava a crollare cemento. Pur volendo, non avremmo potuto salvare nessuno».

Il San Luigi di Orbassano è la meta dei sopravvissuti. Sei ragazzi della IV G - classe 1991 - sono vivi e stanno bene. Tutti - tranne uno - sono stati dimessi ieri pomeriggio dal reparto Dea, piano terra di questo interminabile ospedale, dove i genitori hanno lacrime di rabbia e paura e aspettano in silenzio di vedere le facce dei loro figli. Li abbracciano all’uscita, li stringono forte sul cuore: «Sei qui, questo è l’unica cosa che conta». La testimonianza degli studenti, lucida e impietosa, è il racconto glaciale di un minuto che sembra la fine del mondo: «Eravamo tornati in aula da poco. Erano le 10.45. L’intervallo era appena finito. Stavamo aspettando la professoressa di italiano per iniziare la lezione della terza ora. Di colpo la finestra ha cominciato a sbattere, si è creata una forte corrente, la porta si è chiusa improvvisamente. Con violenza. Hai presente il botto che fa una porta che si chiude di colpo? Ecco, quello. Poi è successo l’inferno».

L’inferno è il contro-soffitto che cede, è il tubo di ghisa che squarcia i calcinacci ,che rovina sugli alunni che avevano appena ripreso posto tra i banchi. E’ in quel momento che Alessia sente crollare tutto: il tetto che si stacca, la polvere che graffia gli occhi, che annebbia la vista, che strozza il respiro: «C’era tantissima confusione - racconta la ragazza nella sala raggi del pronto soccorso sotto lo sguardo dolce del responsabile del Dea Mauro Frascigo e del capitano dei carabinieri Domenico Barone - non vedevamo a un palmo di mano, il tetto continuava a caderci addosso. Sentivo gente urlare, forse è arrivato anche qualche professore, i bidelli, io mi sono rifugiata sul davanzale. Ci sono salita sopra. Avevo paura che il tetto mi schiacciasse, mi uccidesse. E cosi mi sono seduta sul cornicione per salvarmi la vita».

Le parole di questi ragazzi, diventati adulti di colpo, per raccontare una tragedia che non doveva accadere, sono scandite con la coscienza di essere dei miracolati: «Lo so, lo che ci è andata bene. Ma questo discorso non vale per tutti». Già, non per tutti. Alessia, Marco, Chiara, parlano pochi secondi a subito dopo tornano nel corridoio, abbracciano papà e mamma, si rifugiano in un angolo a ricordare Vito che non c’è più. Il papà di Marco chiede rispetto e ha ragione: «I ragazzi sanno che Vito è morto, ma considerate che sono ancora giovani. Non toccate l’argomento».

I ragazzi però hanno ancora qualche flash di memoria «I professori correvano verso l’aula e urlavano: uscite tutti, correte fuori». E Alessia, Chiara, Marco e tutti gli altri li hanno ascoltati e si sono messi a correre inghiottendo polvere, col cuore in gola. Vito però è rimasto prigioniero li sotto: «Ho sentito uno dei nostri compagni che gridava, che Vito era schiacciato e aveva bisogno di aiuto, ma tutti urlavano di correre fuori e noi li abbiamo ascoltati» dice Chiara che ha gli occhi terrorizzati e la memoria ferma sui fotogrammi del crollo: «E’ venuto giù un pezzo grossissimo di tetto, è caduto quasi nel centro dell’aula, ci avrebbe ammazzato tutti» racconta Marco con un tutore di sostegno al collo. «Abbiamo sentito un grosso boato, poi è crollato tutto». Vito è morto lo sai? «Si, me lo ha detto papà. Ma gli altri sono vivi. Vero?».


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