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"FORZA ITALIA"!!! "Ma stiamo scherzando o siamo in uno stato serio?" (Armando Spataro e Ferdinando Pomarici)).

CASO ABU OMAR: PRODI E BERLUSCONI UNITI NELLA LOTTA!!! Duro attacco di Armando Spataro e Ferdinando Pomarici - a cura di pfls

martedì 2 dicembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] "Un presidente del consiglio non può decidere lui quali processi si possono fare e quali no. . Il segreto di Stato non significa impunità. Tanto più che il segreto in questione è ormai il segreto di Pulcinella". Per l’altro pm Ferdinando Pomarici "la presidenza del consiglio dei ministri utilizza il segreto di stato retroattivamente su fonti di prova già legittimamente acquisite nel processo" [...]

Duro attacco di Armando Spataro e Ferdinando (...)

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> CASO ABU OMAR: PRODI E BERLUSCONI UNITI NELLA LOTTA!!! --- Il rapimento dell’ex imam nel 2003 fu un’azione «contro la sicurezza dello stato». Legale chiede 10 milioni di euro.

giovedì 8 ottobre 2009

Il rapimento dell’ex imam nel 2003 fu un’azione «contro la sicurezza dello stato»

Abu Omar, legale chiede 10 milioni di euro

Risarcimento danni di 5 milioni per la moglie. «Avvilente assenza Stato come parte civile» *

MILANO - Gli avvocati di parte civile al processo per il sequestro di Abu Omar chiedono agli imputati di Cia e Sismi un risarcimento danni di 15 milioni (10 per l’ex imam, 5 per la moglie Nabila Ghali) spiegando che il rapimento - del religioso avvenuto nel 2003 - fu «un’azione non per la sicurezza dello Stato ma contro la sicurezza dello Stato», che ha tolto un po’ di vita ad Abu Omar, a sua moglie e ai suoi familiari. L’avvocato Carmelo Scambia, che assiste l’ex imam, ha anche definito «avvilente l’assenza dello Stato italiano», che avrebbe dovuto «essere qui come parte civile al nostro fianco»», sostenendo che le istituzioni hanno «evitato di cercare la verità».

BANDA CRIMINALE - I funzionari dei servizi segreti italiani e Usa, imputati nel processo, «hanno agito come banda criminale», ha detto l’avvocato Luca Bauccio, che assiste la moglie di Abu Omar, sottolineando che «la nostra collettività non saprà mai se Abu Omar è colpevole o innocente». Scambia ha letto il passo del memoriale in cui l’imam racconta di come le prelevarono, per poi torturarlo, affamarlo, lasciandolo in mezzo agli escrementi. Abu Omar, ricorda l’avvocato, fu costretto anche a subire per due volte violenza sessuale. «Vessazioni incredibili» sono le parole del legale che chiama in causa le istituzioni spiegando: «Hanno fatto di tutto per non far emergere la verità. Dallo Stato mai è arrivato quel segnale che aspettavamo e allora, signor giudice, lo dia lei quel segnale, affermando la responsabilità di tutti gli imputati e decidendo per il risarcimento in modo da far sapere a tutti che i princìpi del diritto esistono e vanno rispettati».

IL PROCESSO - Il processo per il rapimento del religioso vede imputate 33 ex funzionari dei servizi segreti italiani e Usa, tra cui l’ex numero uno dei Sismi Niccolò Pollari, con l’accusa di aver rapito nel 2003 Abu Omar - imputato a Milano per terrorismo internazionale in un altro procedimento - e di averlo poi inviato in una cosiddetta operazione di «rendition» in Egitto, dove il religioso sostiene di aver subito torture durante la detenzione. Il 30 settembre scorso nella requisitoria al processo, il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro ha chiesto 13 anni per Pollari e 26 condanne -- tra 10 e 13 anni -- per ex agenti della Cia, parlando di prove ineluttabili di responsabilità per Pollari e per Marco Mancini, l’ex numero due del Sismi, per il quale sono stati chiesti 10 anni di reclusione. L’11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che hanno consentito i rinvii a giudizio.

SEGRETO DI STATO - I pubblici ministeri durante il processo hanno sostenuto che l’attuale premier Silvio Berlusconi e il suo predecessore Romano Prodi abbiano utilizzato il segreto di Stato per ostacolare la giustizia, accusa respinta da uno dei legali di Berlusconi che l’ha definita un «intollerabile attacco». Washington ha difeso le «rendition» come un valido strumento di anti-terrorismo che ha prodotto importanti informazioni di intelligence, e ha respinto le accuse di tortura. Gli Stati Uniti si sono anche mossi formalmente per opporre l’immunità dalle imputazioni a beneficio di un colonnello, tra i 26 americani sotto processo, in base a un accordo Nato che si applica ai presunti reati commessi oltreoceano da personale militare «nello svolgimento del proprio servizio».

* Corriere della Sera, 07 ottobre 2009


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