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IL MESSAGGIO EVANGELICO, LA COSTITUZIONE, E IL PARADOSSO ISTITUZIONALE DEL MENTITORE, ATEO E DEVOTO. COME LA "SACRA FAMIGLIA" DIVENNE ZOPPA E CIECA E IL FIGLIO PRESE IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" E DIVENNE IL SANTO "PADRINO".... CON E ACCANTO A "MAMMASANTISSIMA".

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012). Questo è il nodo da sciogliere. Materiali sul tema - di Federico La Sala

giovedì 14 giugno 2012 di Maria Paola Falchinelli
VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA.
L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE.
Il loro successore ha il cuore di (...)

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> LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. ---- L’anticorruzione è legge. L’incandidabilità è «finta» (di Claudia Fusani)

giovedì 1 novembre 2012


-  L’anticorruzione è legge. L’incandidabilità è «finta»
-  Ok definitivo alle norme anti tangenti
-  Severino ora punta a prescrizione e voto di scambio
-  Dell’Utri potrà essere candidato

-  di Claudia Fusani (l’Unità, 01.11.2012)

Missione compiuta. Ma non c’è voglia di esultare. L’anticorruzione è legge e intorno al testo alla fine si è contata una maggioranza altissima (460 sì per la fiducia, 480 per il voto finale), cosa che dopo l’intemerata conferenza stampa post sentenza di Berlusconi non era da considerare scontata. E questi sono, in questo momento, elementi sicuramente positivi.

Ma esultare è un’altra cosa. E la prima ad esserne consapevole è il ministro Paola Severino: «Sono soddisfatta perché i numeri delle votazioni dimostrano che alla fine c’è stata un’ampia condivisione politica» dice calcando il Transatlantico dopo il voto finale e l’ennesimo tour de force smorzato dal color albicocca della giacca. È chiaro però che poteva essere fatto di più e meglio. E dietro l’affermazione del ministro «nessun compromesso al ribasso» c’è esattamente il contrario e la scelta di portare a casa comunque qualcosa. Ci sono nuovi reati (corruzione tra privati, traffico di influenze illecite, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, concussione per induzione), talvolta le pene sono state alzate e con loro i tempi della prescrizione. C’è il complesso delle nuove regole e relative sanzioni negli uffici pubblici per prevenire la corruzione. E alcuni divieti pesanti come quello per i dipendenti pubblici di ricevere regali e, per la magistratura amministrativa e l’avvocatura pubblica, di dirimere arbitrati. Sono sacche antiche di privilegi spazzati via con la legge.

Ma manca ancora molto: nuove regole sul voto di scambio, sulla prescrizione (che ammazza 200 mila processi ogni anno), e poi il falso in bilancio e l’autoriciclaggio. «Nulla è perfetto e tutto è perfettibile» ha detto il ministro citando Esopo e impegnandosi per i mesi che restano della legislatura. Quelle del ministro sono una lista di buone intenzioni che dipendono però solo in piccola parte dai suoi uffici. Sulla non candidabilità dei condannati, ad esempio, Severino ha quasi un moto di stizza quando le si ricorda che la norma, così com’è, è inutile. Uno specchietto per le allodole che non distrae più nessuno. L’aula ha approvato anche ieri una serie di ordini del giorno. Dicono tutti che bisogna fare presto per avere norme chiare prima del voto politico, in Lazio e Lombardia.

SPECCHIO PER LE ALLODOLE

Il Parlamento ha dato la delega al governo su questo punto. Il legislativo dell’Interno, il prefetto Bruno Frattasi, è pronto. Ma restano problemi di tempo. E di contenuto. Frattasi spiega quelli di tempo: «Gli uffici hanno già scritto lo schema del decreto delegato. Solo che la procedura prevede che il testo ripassi dal Parlamento, cioè sia sottoposto al vaglio delle commissioni per un parere obbligato ma non vincolante». Parere che le commissioni di Camera e Senato possono dare in 60 giorni, ma anche in una settimana.

Su quelli relativi al contenuto della delega, il prefetto auspica («è soprattutto la mia aspirazione da cittadino») che quando i partiti compileranno le liste e dovranno scegliere i candidati «prevalgano più i motivi di opportunità che non quelli del diritto».

Quello del prefetto è un modo gentile per dire che le maglie della non candidabilità sono amplissime. Così tanto che tra 21 condannati definitivi che stanno in Parlamento e dei 125 indagati o condannati in primo e secondo grado, si potranno candidare praticamente tutti tranne uno: Giuseppe Ciarrapico. I paletti della delega, messi dal Parlamento e non dal governo, vietano la candidatura a chi ha condanne definitive superiori ai due anni per reati di grave allarme sociale e contro la pubblica amministrazione. Il senatore Marcello Dell’Utri, stando così le cose, potrà essere ricandidato. Ha una sola condanna definitiva (2 anni e 3 mesi) patteggiata e per frode fiscale. «Nel nostro schema di decreto il patteggiamento è paragonato alla condanna definitiva» spiega Frattasi.

La frode fiscale però non è tra i reati previsti. «A meno che aggiungenon si decida di inserire anche i reati fiscali tra quelli di grave allarme sociale su cui il governo può ancora intervenire per allargare le fattispecie». Anche coloro che hanno avuto la riabilitazione, seppure per reati gravi come il terrorismo, possono essere candidati.

Mancano 4 mesi e mezzo alla fine della legislatura. Dovendo scegliere, dopo le misure per un carcere più vivibile, il ministro Severino punta a lavorare sul prescrizione e voto di scambio. Ma è solo un sogno.


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