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IL MESSAGGIO EVANGELICO, LA COSTITUZIONE, E IL PARADOSSO ISTITUZIONALE DEL MENTITORE, ATEO E DEVOTO. COME LA "SACRA FAMIGLIA" DIVENNE ZOPPA E CIECA E IL FIGLIO PRESE IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" E DIVENNE IL SANTO "PADRINO".... CON E ACCANTO A "MAMMASANTISSIMA".

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012). Questo è il nodo da sciogliere. Materiali sul tema - di Federico La Sala

giovedì 14 giugno 2012 di Maria Paola Falchinelli
VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA.
L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE.
Il loro successore ha il cuore di (...)

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> LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. ---- Il Vaticano puntella B. Ma Casini resiste a Ruini (di Marco Politi).

venerdì 10 dicembre 2010

Il Vaticano puntella B. Ma Casini resiste a Ruini

di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 10.12.2010)

Berlusconi esibisce il puntello vaticano. E il Segretario di Stato, cardinale Bertone, partecipa volentieri. Il tradizionale ricevimento offerto ai dieci nuovi porporati italiani nell’ambasciata presso la Santa Sede, si è risolto in una rinnovata manovra per mostrare al pubblico che il sostegno vaticano al premier non è venuto meno. Due ore di pranzo, l’opportunità di una foto-spot, rinnovate garanzie al Vaticano. Il Cavaliere ha giocato le sue carte e Letta, che con vari ministri era presente al ricevimento, ha fatto la sua parte per convincere Bertone e il segretario della Cei mons. Crociata che l’unica soluzione è un rafforzamento dell’attuale compagine ministeriale, coinvolgendo anche l’Udc. Senza dimissioni, senza inoltrarsi nell’avventura di un reincarico.

Già dieci giorni fa, in occasione del vertice Osce nel Kazakhstan, Berlusconi aveva esibito l’immutato appoggio di Bertone (presente alla riunione internazionale) alla sua leadership. “Quando gli ho chiesto cosa ne pensasse del terzo polo, il cardinale mi ha risposto che non celebra matrimoni fra uomini, soprattutto se si tratta di Casini e di Fini”, ha riferito il Corriere della Sera.

BATTUTE A PARTE, resta la preferenza della Segreteria di Stato per l’uomo di Arcore. È questo il nodo del ruolo negativo che la Chiesa-istituzione sta giocando nella più grave crisi attraversata dal Paese negli ultimi decenni. Nulla smuove la gerarchia vaticana dalla sua posizione filoberlusconiana perinde ac cadaver. Non basta che il premier per due anni abbia inchiodato il Parlamento alla pasticciata elaborazione di leggi per evitare al Cavaliere i tribunali, dove è imputato di reati gravi che nulla c’entrano con le sue visioni politiche. Non basta che il suo collaboratore più stretto, Marcello Dell’Utri, sia stato riconosciuto colpevole - con sentenza di primo e secondo grado
-  di avere stretto accordi con la mafia a suo vantaggio. Non basta che non abbia fatto nulla per sostenere le famiglie in gravi difficoltà, per rilanciare l’occupazione, per contrastare un precariato esiziale per un’intera generazione di giovani. Non bastano il bunga-bunga, le serate affollate di puttane pagate o fattesi pagare, le frequentazioni con minorenni.

I vertici ecclesiastici hanno deciso di volgere la faccia dall’altra parte. Non affrontando la questione morale, nel senso di etica istituzionale, costituita dai comportamenti del Caimano. Risale a quattordici mesi fa, settembre 2009, l’ultimo sussulto per chiamare direttamente alle sue responsabilità Silvio Berlusconi. Fu quando al Consiglio permanente della Cei il presidente cardinale Bagnasco dichiarò che “chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda all’articolo 54”.

Da allora ci sono state solo critiche indirette, esclamazioni di allarme, manifestazioni di insoddisfazione per la mancanza di una seria politica sociale. Qualche protesta quando Berlusconi ha commesso l’imprudenza di raccontare barzellette-bestemmia. Ma mai la gerarchia ecclesiastica ha compiuto il gesto di ritirare apertamente il credito largamente concesso da decenni a Silvio Berlusconi. Nonostante il malessere di tanto mondo cattolico, nonostante le puntuali denunce di Famiglia Cristiana, nonostante l’aperta insofferenza dopo il caso Ruby di parecchi settimanali diocesani, nonostante il disagio crescente di molti vescovi.

Nei giorni passati le cronache hanno riferito di sotterranee pressioni del cardinale Ruini per convincere Casini a non tirare troppo la corda e trovare un accordo con Berlusconi. Per l’ex presidente della Cei - in sintonia con la Segreteria di Stato - conta solo la “ragion di Chiesa” della salvaguardia dei finanziamenti alle scuole confessionali (anche a scapito del 5 per mille provolontariato e di una scuola pubblica drammaticamente impoverita). Conta solo impedire che il “laicista” Fini - prontamente attaccato dall’Avvenire - possa osare di favorire nel nostro Paese l’introduzione di leggi normali come le unioni civili e il testamento biologico.

Un problema etico di Berlusconi-premier per Ruini non esiste. Basta leggere quanto dichiarato recentemente a Repubblica: “Quando si chiama in causa la morale non per scopi autenticamente morali ma per motivi diversi, ad esempio politici, si cade facilmente nel moralismo, che è a suavolta una forma di immoralità, negativa anzitutto per chi la pratica”. Un’affermazione gelida, che nella sua esposizione nega in radice qualsiasi dibattito sull’etica pubblica, che notoriamente - in tutto l’Occidente democratico - si svolge nelle sedi politiche e istituzionali, e non certo nei confessionali.

NON È UN CASO che in queste ore si stia consumando un silenzioso divorzio tra Casini e la linea Ruini. Da vecchio democristiano Casini ha intuito che nel profondo del Paese, Berlusconi ha perso l’alone del “salvatore” e perciò non ha più senso puntellare la sua anomalia. Se assieme a Fini riuscirà a reggere la strategia iniziata, il Vaticano resterà solo a puntellare il governo di un uomo definito dalla diplomazia americana “incapace, vanesio, inefficiente”.

Non è un caso nemmeno che “per impegni precedenti” il cardinale Bagnasco non sia venuto ieri da Genova a Roma per partecipare al pranzo-spot con Berlusconi. Non aveva problemi insormontabili. In mattinata una riunione con i vicari, in serata un appuntamento a Loreto. Il premier gli avrebbe certamente messo a disposizione un aereo.


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