Il premier a favore di una modifica delle norme primarie
"E poi l’ultima parola spetta ai cittadini: saranno loro a decidere sulla riforma"
Berlusconi: "No al dialogo con l’opposizione
Giustizia, cambieremo la Costituzione"
Anche il ministro della Giustizia Alfano per la distinzione delle carriere
E sull’azione penale dice: "Obbligatoria, ma bisogna fissare delle priorità" *
ROMA - La Costituzione non può essere considerata un ostacolo alla riforma della giustizia. Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "La Costituzione si può cambiare e poi l’ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l’una dall’altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia". Di contro, Berlusconi chiude al dialogo con l’opposizione: "Con questa opposizione non c’è possibilità di dialogare. non si può parlare con chi mi paragona ad Hitler, a un dittatore argentino, con chi mi accusa di essere il diavolo e non si permette di dire una parola sulla moralità pubblica. Non mi siederò mai a un tavolo con codesti individui".
Quanto ai contenuti della riforma, il premier ribadisce, durante la presentazione del libro di Bruno Vespa: "Le idee sulla giustizia le abbiamo chiare: siamo per la separazione degli ordini, non voglio dire delle carriere, ma degli ordini sì. Questo significa che chi giudica farà parte di un ordine e chi rappresenta la pubblica accusa farà parte di un altro ordine e quando dovrà andare a parlare con il giudice dovrà ottenere un appuntamento, bussare alla sua porta e dargli del lei".
L’intervento del Guardasigilli. Sui contenuti della riforma si è soffermato stamane anche il guardasigilli Angelino Alfano parlando a "Panorama del Giorno", su Canale 5: "Non interverremo sul principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, ma sul suo funzionamento", ha chiarito stamane il ministro.
"Il pubblico ministero - ha ricordato - ha l’obbligo di esercitare l’azione penale, e questo principio è sacrosanto, il problema è quando le notizie di reato sono troppe e diventa quindi indispensabile una selezione. Ne parleremo nel nuovo anno, ma si pensa ad una legge ordinaria, per individuare dei canoni di priorità".
Quanto alla divisione delle carriere, Alfano ha ribadito che il governo pensa ad interventi di "rango costituzionale" per fissare parità tra accusa e difesa. Per "centrare l’obiettivo di rendere pari il pm che accusa con il cittadino che si difende attraverso l’avvocato - ha spiegato ancora il ministro - occorre che il giudice sia terzo, sia equidistante’’. In questi anni, ha lamentato Alfano, "la parità non c’è stata, giudice e pubblico ministero fanno parte dello stesso ordine e c’è quindi uno sbilanciamento".
Sempre per via costituzionale, il governo pensa anche a una modifica nel numero dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura e della sua sezione disciplinare, ma Alfano ha chiarito che la riforma della giustizia, oltre alla fase di intervento su alcuni dettati costituzionali, avrà anche "due fasi ordinarie", che riguarderanno le riforme del processo civile e del processo penale. "L’obiettivo - spiega Alfano - è quello di ridurre i tempi del processo civile, considerando i 5 milioni di procedimenti pendenti. Speriamo che il nuovo assetto possa aversi per l’inizio del nuovo anno".
Per quanto riguarda la riforma del processo penale questa si rende necessaria, secondo il ministro, "per avere maggiore efficienza e certezza della pena". "Spero potremo occuparcene già prima di Natale", ha concluso Alfano.
* la Repubblica, 10 dicembre 2008