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La Sala

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare* e a Giovanni Garbini** - progetto e selezione a cura del prof. Federico La Sala

lunedì 6 febbraio 2006 di Emiliano Morrone
SHAKESPEARE, SONETTO 116
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O, no! it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth’s unknown, although his height be taken.
Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle’s compass come;
Love alters not with his brief hours and (...)

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> L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). ---- Con Christopher Marlowe e William Shakespeare ... Uomini e donne cominciano a parlarsi da pari a pari e il loro dialogo non cesserà più (Jacques Attali, Amori).

martedì 25 novembre 2008


-  VITA E FILOSOFIA. AL DI LA’ DEL BIOLOGISMO, IN CAMMINO ....
-  GLI ’AMORI’ E LA STORIA INFINITA DELL’AMORE.
-  Jacques Attali ha curato un volume dedicato all’evoluzione dei rapporti di coppia a far data da quattro miliardi di anni fa. Un’anticipazione

-  Se il futuro dell’uomo si chiama poliamore - di Jacques Attali (la Repubblica, 25.11.2008)

-  Per i primi esseri umani la donna è ristoro, l’uomo potenza, lei è terra mentre lui è cielo. Il matrimonio, la consacrazione di un rapporto di coppia, nasce solo presso gli Ebrei. Dalla poligamia alle società monogamiche.

a cura di Federico La Sala *

Da oltre quattro miliardi di anni, la storia della vita segue una sola strada, quella della propria conservazione. E fa ricorso a una sola strategia, quella della diversificazione. Per riuscirvi inventa mille stratagemmi a cominciare dal più singolare di tutti, il più fantasmagorico, fonte di variazioni che si rinnovano senza sosta: la sessualità, strana divisione di ogni specie in due generi, la cui unione è necessaria perché la specie si perpetui.

La specie umana è la prima a inscrivere i rapporti tra i sessi in una concezione globale del mondo. A tal punto che fece dell’amore e delle sue interdizioni uno dei pilastri fondanti delle prime civiltà, le quali stabilirono che le leggi di quei rapporti fossero eterne poiché fissano le condizioni della sopravvivenza e dell’identità culturale.

Per i primi esseri umani, la donna è accoglimento, luogo di ristoro; l’uomo è potenza e movimento. La donna è «Terra», l’uomo è «Cielo», dicono i popoli delle origini. La donna ha il progetto esistenziale di trasmettere la vita, mentre l’uomo ha un progetto di conquista motivato dalla paura della fine. Gli uomini temono le donne poiché, mettendoli al mondo, li destinano alla morte e perciò, finché il ruolo dei padri nella procreazione non è stato scoperto, le madri hanno avuto un potere assoluto sui figli. In particolari circostanze geografiche e storiche, le prime mitologie organizzano la protezione demografica del gruppo. Definiscono tabù ed esigenze primarie. Non esiste nessuna pratica (dall’incesto alla zoofilia, passando per la pedofilia, il feticismo, la pornografia o l’erotismo) che, vietata da alcune società, non sia fortemente raccomandata da altre e soltanto i rapporti sessuali tra madre e figlio sono condannati universalmente.

A un certo punto - spinte da circostanze del tutto particolari - alcune società si orientano verso la poliandria (più uomini per una sola donna), mentre, una volta che l’uomo prende coscienza della paternità, quasi tutte le altre tendono alla poliginia (più donne per un solo uomo). Visto che servono più donne che uomini, queste società poliginiche sono necessariamente bellicose e conquistatrici. L’accumulazione del denaro per produrre ed economizzare il lavoro non è ancora d’attualità: la poligamia non è facilmente compatibile con il capitalismo? Dobbiamo aspettare gli Ebrei, quattromila anni fa, perché le relazioni tra i due sessi siano consacrate in una cerimonia, il matrimonio, che si svolge in un luogo di culto sotto il controllo dei genitori e dei religiosi senza però che sia messa in discussione la poliginia.

Poi arriva il cristianesimo. Prima di allora, nessuno aveva preteso di imporre a tutta l’umanità la monogamia, la fedeltà totale e relazioni irreversibili. Nessuno aveva preteso di gestire con tanta precisione la vita sessuale di ogni fedele. E mentre tutte le religioni avevano considerato inaccettabile il celibato, per Paolo e i suoi discepoli il vero scandalo è il sesso. Per i padri della Chiesa, la monogamia non è che uno stratagemma perché l’umanità sopravviva: la vita è un dono di Dio che è compito degli uomini trasmettere. Da allora assume una forma assoluta: una sola donna, un solo uomo, tutta la vita, nel rifiuto della sensualità e sotto la sorveglianza puntigliosa di Roma. Attraverso il controllo della sessualità e del matrimonio, la Chiesa, sposa e madre, tenta così di prendere il potere sull’Occidente, poco prima che nel VII secolo l’islam venga a restituire legittimità alla poliginia su un quinto del pianeta.

Anche se in Europa la Chiesa cattolica è dominante da un punto di vista politico, non riesce a imporre quasi niente della sua concezione dell’amore fino al XII secolo. La poliginia resta consuetudine dei potenti, il concubinato quella dei contadini, e i preti, che prima di allora non sono stati quasi mai casti, si occupano raramente dei matrimoni.

In compenso, un vento venuto d’Oriente, dove la poliginia è una tradizione dei regimi imperiali, sconvolge l’Occidente glorificando erotismo e amor cortese. Ne scaturisce la modernità occidentale che trova il suo nutrimento in una ricerca amorosa che alcuni reprimono e trasformano in bramosia di conoscenza, ambizione artistica o superamento di sé.

Con Christopher Marlowe e William Shakespeare fa la sua apparizione il colpo di fulmine, unione paritetica dei corpi e degli spiriti, e l’amore trova mille forme di espressione nella letteratura e nell’arte. Uomini e donne cominciano a parlarsi da pari a pari e il loro dialogo non cesserà più: nasce l’attrazione per l’Altro, l’interesse per l’Altro, il bisogno dell’Altro e l’attaccamento all’Altro. Le donne vi ricoprono il ruolo principale, sono le prime che osano davvero parlare d’amore.

La Riforma protestante e l’avvento della società borghese del XVII secolo limiteranno l’amore alle esigenze della riproduzione sociale e faranno dell’eredità la prima ragion d’essere della famiglia e del matrimonio: non si deve risparmiare in onore di Dio, né per avere più donne, ma per accrescere la ricchezza della famiglia. Nel XIX secolo l’unione borghese riesce là dove il matrimonio cristiano ha fallito e lo Stato riorganizza il matrimonio monogamico a proprio profitto, ma senza punire l’uomo che pratica la poliginia.

Nel XX secolo, mentre in gran parte del mondo le donne si battono ancora contro la poliginia, contro il matrimonio forzato e quello dei bambini (ancora oggi una ragazzina su tre è data in sposa prima di aver compiuto 18 anni), l’amore diventa la prima rivendicazione veramente planetaria. Si impone il diritto di ciascuno a essere amato e la coppia diventa un rapporto tra due persone che si parlano, si osservano, si giudicano e si amano. Non c’è nulla che permetta di garantire la perennità della relazione, poiché se è vero che gli esseri umani hanno bisogno di amare ed essere amati, molti hanno anche bisogno di cambiare oggetti e soggetti d’amore. L’utopia cristiana e la norma borghese vengono perciò cancellate: l’assenso degli sposi, se è veramente libero, non può essere né eterno, né esclusivo.

Come in un ritorno alle origini, si annuncia una nuova era che porta con sé nuove forme di relazioni tra esseri umani fondate sulla soddisfazione istantanea dei desideri e liberate progressivamente dall’assillo della riproduzione: si profila il matrimonio contrattualmente provvisorio, in cui la durata del rapporto sarà fissata in anticipo dalla coppia; il poliamore, in cui ciascuno potrà avere in tutta trasparenza più amori allo stesso tempo; la polifamiglia, in cui si farà parte contemporaneamente di più famiglie; la polifedeltà, in cui ciascuno sarà fedele a diversi membri di un gruppo dalle sessualità molteplici. Quanto ai bambini, vivranno in una casa dove i vari genitori verranno a turno a occuparsi di loro.

In un futuro più lontano sessualità, desiderio e amore saranno ancora più facili da dissociare, macchine speciali si occuperanno della riproduzione e, prima di diventare anch’essa meccanica, la sessualità sarà una pratica devoluta esclusivamente al piacere. L’utero artificiale e la clonazione schiuderanno prospettive vertiginose in cui ciascuno potrà decidere autonomamente di riprodursi e un giorno si arriverà forse all’ermafroditismo universale.

È un po’ come se l’umanità scegliesse di ripercorrere a ritroso la storia della vita, tornando prima al matrimonio di gruppo, poi alla partenogenesi. Per riscoprire un giorno, chissà, il bisogno dell’altro. E quindi dell’amore.

Si deve resistere a un tale avvenire o rimanere stupiti davanti a tanti mutamenti? Possiamo sperare che l’amore salvi gli esseri umani dalla propria follia? Il nostro libro è un viaggio in questa storia meravigliosa e minacciata. Un viaggio che ci porterà a scoprire le tribù poliandriche della Cina e i rituali omosessuali della Nuova Guinea; le donne degli harem d’Arabia e i numerosi mariti delle donne tibetane; le prostitute d’America e le geishe giapponesi; i maestri dell’erotismo indiano e i matrimoni di gruppo nel Congo; famiglie borghesi e trii bisessuali; macchine di piacere e chimere d’amore. Tutti protagonisti dell’ambizione umana più elevata e più rivoluzionaria: trascendersi per raggiungere un ideale, quello di piacere all’altro per piacere a se stessi. Ed essere amati.


-  Jacques Attali - Stéphanie Bonvicini,

-  AMORI. Storia del rapporto uomo-donna

-  Fazi, 2008

-  pagg. 240, euro 29,

* Il Dialogo, 25.11.2008


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