Da rifugiata a regista
“Shakespeare già sapeva quanto dolore c’è nel mare”
Vanessa Redgrave, scappata da Londra a 3 anni, presenta il suo doc
Sul set del doc che sarà presentato al Festival del giornalismo di Perugia il 14 - Ansa
di Anna Maria Pasetti (Il Fatto, 11.04.2018)
“Ci caricarono in fretta su una barca, ci trasportarono per qualche lega in alto mare e qui ci lasciarono a gridare al mare che ci ruggiva contro”. Non è cronaca di drammatica attualità ma è Shakespeare. Che già aveva le parole giuste per descrivere una condizione disumana, quella di profughi e rifugiati, gli eterni e disperati reietti dalla società di allora come di oggi. E come la Miranda de La tempesta scacciata col padre Prospero dal Ducato di Milano, Vanessa Redgrave aveva tre anni quando si ritrovò “rifugiata in patria” a causa della Seconda guerra mondiale. La memoria personale, l’esperienza d’interprete shakespeariana (tuttora in scena, a 81 anni) e la difesa dei diritti umani hanno trovato sintesi nel documentario Sea Sorrow - Il dolore del mare, opera prima da regista della grande attrice londinese.
Non viene neppure in mente di rievocare con lei quel passato glorioso, pur così italiano con Antonioni a dirigerla in Blow Up nel 1966, che comunque ricorda con affetto.
Oggi dame Vanessa è su altri “lidi”, quelli emergenziali dei bambini rifugiati, memore dei suoi traumi infantili da “dislocata” per fuggire dai bombardamenti su Londra nel 1940. Ma chi la immagini attivista di primo pelo si sbaglia: -“Prima di tutto non sono un’attivista ma una testimone” sottolinea in un buon italiano, e poi è sufficiente vederla negli anni ’50 in filmati d’archivio quale volontaria per i profughi ungheresi catapultati in Gran Bretagna. Se questa è la sua prima regia, Redgrave già da anni produce col figlio Carlo Nero (avuto dall’attuale marito Franco) documentari a sfondo umanitario, non a caso da un trentennio è ambasciatrice dell’Unicef e ha avuto per questo film il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) che la tiene in grande considerazione e infatti sarà la portavoce per il Sud Europa Carlotta Sami a introdurla sabato sera a Perugia al Festival del Giornalismo dove presenterà Sea Sorrow; il doc uscirà nelle sale il 20 giugno in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
“Chi si rifiuta di accogliere e soccorrere questi derelitti trasgredisce la legge, niente di più evidente” chiosa l’attrice. “Perché sia la Convenzione europea dei Diritti umani del 1950 che la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 sono legislazioni obbligatorie e vincolanti per tutte le nazioni, a meno che una non chieda una revoca ufficiale. Quindi chi non le osserva è contro legge”.
Eppure la situazione sta precipitando e Redgrave non se ne capacita, e attribuisce alla politica “un atteggiamento criminale. Certo, non tutti i Paesi si comportano allo stesso modo verso questi disperati, ma sempre più nazioni europee sono indifferenti se non egoiste”.
Colpa delle nuove destre? “Semmai delle vecchie sinistre che non hanno fatto né stanno facendo nulla di veramente sociale, di democratico, di umanitario. Io oggi conto più sulla coscienza individuale che non quella politica, perché ho incontrato eserciti di volontari e anime generose verso la causa”.
Per l’attrice pluripremiata serve partire dai più piccoli: “Educarli a scuola, farli incontrare con i loro coetanei rifugiati, non privarli della realtà per quanto dura possa essere”.
E per gli adulti incollati al web farli tornare al Bardo, proprio come lei, che ha persino desunto da La tempesta il titolo Sea Sorrow.
Sono queste alcune delle parole attribuite a Shakespeare dal manoscritto del dramma teatrale Sir Thomas More sul finire del XVII secolo.
Vanessa Redgrave le commenta commossa: “Shakespeare sentiva la verità in maniera profonda, e sapeva comunicarla. E io provo a farlo attraverso di lui. Lui ci dà il coraggio e la capacità di una comprensione migliore, ecco perché parla da sempre a gente di ogni paese. Un’anima di grandezza illimitata, eterna”.