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La Sala

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare* e a Giovanni Garbini** - progetto e selezione a cura del prof. Federico La Sala

lunedì 6 febbraio 2006 di Emiliano Morrone
SHAKESPEARE, SONETTO 116
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O, no! it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth’s unknown, although his height be taken.
Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle’s compass come;
Love alters not with his brief hours and (...)

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> L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" --- William Shakespeare e “Romeo e Giulietta”, il sole come metafora dell’amore (di "LibreriAmo")

martedì 9 maggio 2023

William Shakespeare e “Romeo e Giulietta”, il sole come metafora dell’amore *

      • "Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù?/ È l’oriente, e Giulietta è il sole". Quello di Romeo e Giulietta è ritenuto l’amore per eccellenza, in grado di sopportare ogni sofferenza, di superare ogni ostacolo. Scopriamo insieme alcuni fra i versi più appassionati del dramma di William Shakespeare!

Quanto amore è stato raccontato dagli intellettuali e dagli artisti! William Shakespeare è forse fra gli autori che più associamo al tema, perché con le sue magnifiche opere ha saputo emozionarci un secolo dopo l’altro, generazione dopo generazione. Con il testo che condividiamo con voi questa sera, tratto dal dramma “Romeo e Giulietta“, vogliamo rivivere le sensazioni di chi ama follemente e desidera con ardore, di chi sente il cuore bruciare e la mente completamente assorbita dal pensiero della persona amata.

Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù?” di William Shakespeare

      • Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù?
        -  È l’oriente, e Giulietta è il sole.

      • Sorgi, vivido sole, e uccidi l’invidiosa luna,
        -  malata già e pallida di pena
        -  perché tu, sua ancella, di tanto la superi in bellezza.
        -  Non essere la sua ancella, poiché la luna è invidiosa.

      • Il suo manto di vestale è già di un verde smorto,
        -  e soltanto i pazzi lo indossano. Gettalo via.
        -  È la mia donna; oh, è il mio amore!
        -  se soltanto sapesse di esserlo.
        -  Parla, pure non dice nulla. Come accade?

      • Parlano i suoi occhi; le risponderò.
        -  No, sono troppo audace; non parla a me;
        -  ma due stelle tra le più lucenti del cielo,
        -  dovendo assentarsi, implorano i suoi occhi
        -  di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritornino.

      • E se davvero i suoi occhi fossero in cielo, e le stelle nel suo viso?
        -  Lo splendore del suo volto svilirebbe allora le stelle
        -  come fa di una torcia la luce del giorno; i suoi occhi in cielo
        -  fluirebbero per l’aereo spazio così luminosi
        -  che gli uccelli canterebbero, credendo finita la notte.

      • Guarda come posa la guancia sulla mano!
        -  Oh, fossi un guanto su quella mano
        -  e potessi sfiorarle la guancia!

Raccontare l’amore

Con questo meraviglioso brano, William Shakespeare racconta il sentimento che lega Romeo a Giulietta. Tutto in questi versi urla ardore, passione, ammirazione. La peculiarità di questo testo risiede infatti nell’assenza di mezzi termini. Ciò che predomina nella descrizione dell’amore di Romeo per la fanciulla veronese che gli ha rubato il cuore è la forza, una potenza che poi nella tragedia si sviluppa nel dramma della morte dei protagonisti, che realizzano la loro unione nella morte.

Nel testo concepito da Shakespeare si rincorrono le immagini naturali del sole, della luna, delle stelle e del cielo, tutte funzionali alla descrizione di Giulietta e all’espressione della potenza del sentimento di Romeo, che culmina nella dolcezza del desiderio di un contatto semplice quanto quello di una carezza:

      • Guarda come posa la guancia sulla mano!
        -  Oh, fossi un guanto su quella mano
        -  e potessi sfiorarle la guancia!

William Shakespeare

William Shakespeare nasce il 23 aprile 1564 a Stratford-upon-Avon. Della sua vita non si hanno molte testimonianze, se non che sposa Anne Hathaway e dalla donna ha tre figli. L’autore di “Romeo e Giulietta” e di tante altre opere celeberrime, è stato uno scrittore straordinario e prolifico vissuto nell’età elisabettiana.

Ha scritto 154 sonetti e recitato, insieme alla sua compagnia, al Globe Theatre di Londra, il primo teatro all’aperto del periodo elisabettiano, costruito per la prima volta nel 1599 dalla compagnia teatrale di Shakespeare, “The Lord Chamberlain’s Men“, in seguito chiuso - era il 1642 - e ricostruito nel 1614.William Shakespeare muore a Stratford-upon-Avon nel 1616, all’età di 52 anni.

Un uomo ricco di esperienza artistica e grande sensibilità e ricchezza emotiva come William Shakespeare è stato capace di concepire personaggi unici e senza tempo. Le sue storie, i suoi drammi e le sue tragedie ruotano sempre intorno a temi universali come l’amore, l’odio, la vita e la morte, declinati tutti attraverso il filo conduttore del “misunderstanding”, ovvero l’equivoco.

* FONTE: LIBRERIAMO, 9 Maggio 2023 (RIPRESA PARZIALE).


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