L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: TEATRO, METATEATRO, E FILOSOFIA.
SHAKESPEARE, LA CRITICA DELLA RAGIONE DEL TEMPO (DELLA BIBLICA CADUTA), E IL "RITORNO" DELLA DEA GIUSTIZIA ("IAM REDIT ET VIRGO"), DELL’ ASTREA VIRGILIANA.
SE "IL TEMPO E’ FUORI DAI CARDINI" (Amleto, I.5), IL NODO DA SCIOGLIERE (SUL PIANO PERSONALE, POLITICO, E TEOLOGICO) E’ UNA "QUESTION" EPOCALITTICA (APOCALITTICA), DI VITA E DI MORTE, DI ESSERE E NON-ESSERE...
L’ENIGMA E IL PARADOSSO. Il compito che Shakespeare si assume, a quanto appare (lodevole lo scavo "archeologico" di Paul Adrian Fried, cfr "Part 13: Ophelia, Hamlet, and 13 ways of looking at madness"), č quello di fornire una interpretazione della Bibbia che possa dare una "risposta" a chi nel suo viaggio deve affrontare i mostri (Scilla e Cariddi) del paradosso, dell’antinomia del Mentitore: "Questo fu un tempo un paradosso, ora č provato" ("Amleto", III. 1: «This was sometime a paradox, but now the time gives it proof»).
Analogamente a quanto gią fatto da Dante Alighieri, con la Commedia, l’impresa "omerica" di Shakespeare č. a mio parere, rendere accessibile e praticabile la "diritta via", per portarsi fuori dall’orizzonte della #follia e dall’ inferno, ed essere pronti ("la maturitą č tutto") a saper accogliere il "ritorno" della dea Giustizia, dell’Astrea virgiliana.