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La Sala

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare* e a Giovanni Garbini** - progetto e selezione a cura del prof. Federico La Sala

lunedì 6 febbraio 2006 di Emiliano Morrone
SHAKESPEARE, SONETTO 116
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O, no! it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth’s unknown, although his height be taken.
Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle’s compass come;
Love alters not with his brief hours and (...)

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> L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO --- TEATRO E METATEATRO: IL PROBLEMA DELLO SPECCHIO. Nota sulla "Part 25: Ophelia’s Self-Catching Conscience in the Mirror of her Arts" (di Paul Adrian Fried).

mercoledì 29 novembre 2023

TEATRO METATEATRO ANTROPOLOGIA E TEOLOGIA-#POLITICA DELL’IMMAGINE.

IL GIOCO (E IL GIOGO) DELLA RAPPRESENTAZIONE (DEL "CORPO MISTICO DEL RE"): IL PROBLEMA DELLO #SPECCHIO...

Una nota dallo stesso testo dell’ Amleto a commento della "Part 25: Ophelia’s Self-Catching Conscience in the Mirror of her Arts" del lavoro in corso di Paul Adrian Fried (November 28, 2023):

      • "HAMLET: [...] the purpose /of playing, whose end, both at the first and /now, was and is to hold, as ’twere, the #mirror up to / nature, to show virtue her own feature, scorn her /own image, and the very age and body of the time / his form and pressure. [...] O, there be players that I / have seen play and heard others ⟨praise⟩ (and that / highly), not to speak it profanely, that, neither / having th’ accent of Christians nor the gait of /Christian, pagan, nor man, have so strutted and /bellowed that I have thought some of nature’s / journey men had made men, and not made them/ well, they imitated humanity so abominably.
      • PLAYER. I hope we have #reformed that indifferently with us, ⟨sir.⟩
      • HAMLET: O, #reform it altogether. And let those that play / your clowns speak no more than is set down for / them, for there be of them that will themselves / laugh, to set on some quantity of barren spectators / to laugh too, though in the meantime some necessary / hashtag#question of the play be then to be considered. / That’s villainous and shows a most pitiful ambition / in the fool that uses it. Go make you ready."
        -  (SHAKESPEARE, "Hamlet", 3. 2. 21-47).

AMLETO.
-  Proferite, ve ne prego, il discorso come io lo proferii con voi, con lingua scorrevole; se doveste declamarlo con enfasi, come fanno tanti dei vostri colleghi, preferirei di averlo affidato al banditore della città. E non trinciate di troppo l’aria colla mano, ma sia gentile il vostro gesto, perocché anche nel più grand’impeto, nella furia e (direi) nel turbine della passione, dovete avere una temperanza che ne rintuzzi l’asprezza. Oh nulla m’indispone di più l’anima quanto íl vedere un atleta in parrucca che straccia una passione a brani, che la fa proprio in cenoi, e introna gli orecchi degli spettatori, a cui per la maggior parte non talentano che le assurde pantomime e il baccano. Farei frustare questi Termaganti1 ampollosi, che vincono in furia anche Erode; ve ne prego, evitate ciò.
-  PRIMO COMMEDIANTE.
-  Lo prometto, principe

AMLETO.
-  Nè siate tampoco freddo, e il senno vi guidi conformate l’azione alla parola, la parola all’azione; e abbiate questa speciale avvertenza di non varcar mai i limiti del naturale, perocchè tutto quello che va al di la di esso ei distoglie dall’intento della scena, che fu sempre, ed è tuttavia quello di riflettere la natura come in uno specchio, di mostrare alla virtù i suoi veri sembianti, al vizio la sua immagine, conservando ad ogni secolo, ad ogni tempo la loro forma e la loro impronta. Ora chi esagera o non colorisce abbastanza, sebbene possa far ridere lo stolto, non potrà che far rammaricare il saggio, la censura del quale, e si tratti pure di un solo, deve per voi pesar più che gli applausi di tutto un teatro. Vi sono certi commedianti, che ho veduto recitare, e inteso a celebrare con lodi alte, per non dire sacrileghe, i quali non avevano nè l’accento, nè il portamento da cristiano, da pagano, o da uomo, e che si enfiavano e muggivano in modo si orribile, che io li ho presi per simulacri umani sbozzati grossolanamente da qualche villano artefice nelle officine della natura; cosi male imitavano l’uomo!
-  PRIMO COMMEDIANTE. Spero che noi ci siamo riformati abbastanza a questo proposito, signore.
-  AMLETO. Riformatevi interamente; e coloro che recitano fra voi le parti del buffone non dicano più di quello che fu scritto per loro, perché ve ne hanno, che per provocare le risa di certi stupidi spettatori, si danno a ridere nel momento in cui la scena richiede la massima attenzione; indegna cosa, o che mostra una ben deplorabile ambizione in colui che vi ha ricorso. Andate a prepararvi. (I Commedianti escono.) Ebbene, signore? (A Polonio che entra con Rosencrantz e Guildenstern.) Assisterà il re alla rappresentazione?
-  POLONIO.
-  E la regina anche, e subito.
-  AMLETO.
-  Dite ai commedianti di affrettarsi. (Polonio esce.) Volete voi pure andarli a sollecitare?

Federico La Sala


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