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"I SOGGETTI SONO DUE, E TUTTO E’ DA RIPENSARE" (LAURA LILLI, 1993). A PARTIRE DALLA TESTA E DAI TESTICOLI DELLE DONNE E DEGLI UOMINI ....

DONNE, UOMINI, E POTERE. Dell’ultima cena (Rosalind Miles), del Codice da Vinci (Dan Brown), e della resurrezione dalla preistoria - oggi. Una recensione di Isabella Bossi Fedrigotti e alcune note di Federico La Sala

sabato 7 marzo 2009 di Federico La Sala
[...] Avrei voluto con mio honore poter lasciar questo capitolo, accioche non diventassero le Donne più superbe di quel, che sono, sapendo, che elleno hanno anchora i testicoli, come gli uomini; e che non solo sopportano il travaglio di nutrire la creatura dentro suoi corpi, come si mantiene qual si voglia altro seme nella terra, ma che anche vi pongono la sua parte, e non manco fertile, che quella degli uomini, poi che non mancano loro le membra, nelle quali si fa; pure sforzato (...)

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> DONNE, UOMINI, E POTERE. --- «Donne e potere», il documentario di Olla... Presentato alla Casa della Memoria con commento di Anna Rossi-Doria (di Rossella Battisti).

mercoledì 11 marzo 2009

«Donne e potere», il documentario di Olla, passa in rassegna un secolo di conquiste e difficoltà che le donne hanno avuto per accedere al comando. Presentato alla Casa della Memoria con commento di Anna Rossi-Doria.

-  Potere all’altra metà del cielo?
-  L’Italia è il fanalino di coda

di Rossella Battisti (l’Unità, 11.03.2009)

Donne e potere: una relazione pericolosa? Agli occhi degli uomini, sembra evidente, visto che hanno fatto (e molti continuano) di tutto per impedire una naturale ascesa ai ruoli del comando. E di certo, relazione avventurosa, per la quale occorrono ancora alle donne determinazione e sacrifici in misura maggiore rispetto all’altra metà del cielo. In Italia più che altrove. Oggi più che mai.

È partito da questa considerazione Roberto Olla per il suo documentario «Donne e potere» - produzione Tg1 e in onda sulla rete ammiraglia della Rai ma nei soliti orari proibitivi. Il filmato è stato riproposto alla Casa della Memoria a Roma ieri, nell’ambito delle iniziative per l’8 marzo, e con l’occasione è stato spunto per alcune riflessioni di Anna Rossi-Doria, studiosa e docente di storia delle donne. «La spinta per questo documentario - spiega Olla - è nata proprio dalla reazione alla situazione italiana, una delle più arretrate al mondo. Siamo agli ultimi posti fra le nazioni democratiche per quello che riguarda l’inserimento nel mondo politico delle donne, e persino molto indietro rispetto a quelle cosiddette non democratiche». La Cina, per esempio, ha Jia Qingling tra i membri di spicco del governo, mentre in America latina sia il Cile con Michelle Bachelet e l’Argentina con Cristina Fernandez de Kirchner, ambedue alla presidenza, hanno dimostrato di saper voltare pagina senza pregiudizi sessisti.

Il documentario di Olla esplora in orizzontale e in verticale l’ingresso in politica delle donne, dagli albori dei diritti delle donne (primo fra tutti, il voto) reclamati dalle suffragiste di fine Ottocento agli esempi di «ferro» contemporanei, Margaret Thatcher e Condoleeza Rice, che a dispetto del nome (che doveva evocare il «con dolcezza» degli spartiti musicali) ha rivelato una natura inflessibile e capace di insinuarsi nei risvolti del potere americano, dove finanche la tosta Hillary Clinton ha dovuto cedere. «La sconfitta di Hillary - chiosa Anna Rossi-Doria - è stato un vero paradosso della storia in cui per la prima volta si presentano alle elezioni un candidato nero e una donna e il primo vince. Un’amara beffa visto che fin dall’Ottocento neri e donne sono stati fermi alleati gli uni delle altre proprio perché discriminati per una differenza incancellabile legata al corpo...».

La lunga marcia delle donne verso l’integrazione ai posti di comando potrebbe comunque far sperare progressi rapidi. «In fondo - commenta Olla - tutta la partita si è giocata nell’ultimo secolo, tra la fine dell’Ottocento e il Novecento». La Nuova Zelanda concesse già dal 1893 il voto alle donne, mentre in Europa lo scoppio della Grande Guerra di fatto arrestò la maturazione del diritto, ripreso solo dopo il secondo conflitto mondiale. Non solo: «in Italia - ricorda Rossi-Doria - il diritto di voto concesso nel 1945 non si estese, come era previsto, anche all’ingresso delle donne in magistratura, che avvenne solo nel ‘63». Era la paura degli uomini a essere giudicati da una donna, così come dietro alla denigrazione delle suffragiste, passate alla storia con il nomignolo derisorio di «suffragette», si celava «la paura del sovvertimento dei ruoli anche nel privato». Significativo, a questo riguardo, un filmetto del 1912 - di cui alcuni estratti compaiono nel doc - dove ci si fa beffe delle donne che vogliono riunirsi per discutere dei loro diritti, mollando i pargoli ai mariti, ma finiscono per prendersi per i capelli e per venire sbattute in guardina tra i girotondi esultanti dei loro consorti.

Di strada ce n’è ancora molta, ma per una Hillary che non ce l’ha fatta, sorride Michelle Bachelet - tre figli, separata e non cattolica -, che fra i primi atti del suo governo ha incentivato i partiti a presentare più donne, ma solo laddove hanno la possibilità di essere elette. Siamo in Cile. Rispetto all’Italia, dalla parte opposta del mondo. In tutti i sensi.


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