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FILO-SOFIA E RICERCA SCIENTIFICA. «Lo stolto ha detto in cuor suo: Dio non c’è» (Anselmo d’Aosta)

COSA SUCCEDE NEL CERVELLO QUANDO SI PENSA A DIO. Uno studio americano a cui ha partecipato anche Giovanna Zamboni, ricercatrice italiana all’università di Oxford - di Elena Dusi

martedì 10 marzo 2009 di Federico La Sala
L’ultima scoperta di uno studio americano su alcuni volontari.
Se si parla di religiosità, si attiva una specifica area cerebrale.
La risonanza magnetica fotografa reazioni simili in credenti e non credenti
Ecco la zona del cervello
dove nasce la fede in Dio
di ELENA DUSI *
SE DIO esiste, il cervello dell’uomo è lo specchio ideale per rifletterlo. Nei credenti come nei non credenti, la questione dell’esistenza di un aldilà impegna aree della corteccia cerebrale molto evolute che sono (...)

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> COSA SUCCEDE NEL CERVELLO QUANDO SI PENSA A DIO. ---- Il vicolo cieco degli atei (di Roger Scruton).

mercoledì 11 marzo 2009


-  Contro gli studiosi che pensano di distruggere il fenomeno religioso gli scienziati non cancellano il sacro

-  Il vicolo cieco degli atei

-  Ma le stesse scoperte scientifiche più recenti non sono in contraddizione con l’ipotesi della trascendenza
-  Da Dawkins a Dennett, da Harris a Hitchens certe posizioni radicali risuonano con forza nei media odierni
-  Ci sono misteri che i fisici esplorano con uno stupore sempre crescente
-  La persistenza della fede non può essere spiegata con l’ignoranza

di Roger Scruton (la Repubblica, 07.03.2009)

Di fronte allo spettacolo delle crudeltà perpetrate in nome della fede, Voltaire pronunciò il famoso appello: «Ecrasez l’infâme!». Numerosi pensatori illuminati lo hanno seguito, affermando che la religione organizzata è il nemico del genere umano, la forza che divide il fedele dall’infedele e che per questo eccita entrambi e autorizza l’omicidio.

Richard Dawkins è l’esempio vivente più influente di questa tradizione, e il suo messaggio, echeggiato da Dan Dennett, Sam Harris e Christopher Hitchens, suona forte e chiaro nei media odierni come fece il messaggio di Lutero nelle chiese riformate di Germania.

La violenza delle diatribe scaturite da questi atei evangelical è notevole. Dopo tutto, l’Illuminismo si è verificato tre secoli fa; gli argomenti di Hume, Kant e Voltaire sono stati assorbiti da ogni persona beneducata. Ma cosa si può dire di più? E se lo si deve dire, perché dirlo in maniera così eclatante? Del resto non è forse vero che coloro che si oppongono alla religione in nome della gentilezza hanno il dovere di essere gentili, anche nei confronti - anzi, specialmente - dei loro avversari?

Ci sono due ragioni per le quali le persone iniziano a gridare contro i propri avversari: o quando pensano che il loro avversario sia talmente forte che bisogna usare contro di lui qualsiasi arma o quando ritengono che la propria argomentazione sia così debole che deve essere rafforzata dal rumore.

(...) Dawkins e Hitchens sono inamovibili nel dire che il panorama scientifico ha completamente scalzato le premesse della religione e che solo l’ignoranza può spiegare la persistenza della fede. Ma che cosa ci dice esattamente la scienza moderna, e dove essa contrasta con le premesse del credere religioso? Secondo Dawkins (e qui Hitchens lo segue), gli esseri umani sono «macchine di sopravvivenza» a servizio dei loro geni. Noi, per così dire, siamo dei sottoprodotti di un processo che è completamente disinteressato rispetto al nostro benessere, siamo macchine sviluppate dal nostro materiale genetico in modo da promuovere il suo obiettivo.

Gli stessi geni sono molecole complesse, messe insieme secondo le leggi della chimica da parte di una materia che è stata prodotta da un brodo primordiale che un tempo bolliva sulla superficie del nostro pianeta. Non è noto in che modo tale brodo sia arrivato lì: forse alcune scariche elettriche hanno permesso che atomi di azoto, idrogeno e carbone si legassero insieme in catene adeguate fino a quando una di essa raggiunse il notevole risultato di codificare le istruzioni per la sua propria riproduzione. La scienza un giorno potrebbe essere capace di rispondere alla domanda di come tutto ciò sia avvenuto. Ma è la scienza, non la religione che darà una risposta.

Sarà sempre spiegata dalla scienza (più dall’astrofisica che dalla biologia) anche l’esistenza di un pianeta in cui gli elementi abbondano nelle quantità osservate sul pianeta Terra. L’esistenza della Terra è parte di un grande processo che si va schiudendo, che sarebbe o non sarebbe potuto iniziare con un Big Bang, e che contiene molti misteri che i fisici esplorano con uno stupore sempre crescente. L’astrofisica ha posto tanti interrogativi quanti è riuscita a risolverne. Ma questi sono interrogativi scientifici, che devono essere risolti scoprendo le leggi del moto che governano i cambiamenti osservabili a ogni livello del mondo fisico, dalla galassia alla supernova, dai buchi neri al quark.

È il mistero con cui ci confrontiamo quando guardiamo in alto verso la Via Lattea, sapendo che la miriade di stelle responsabile di quella striscia di luce sono solo stelle di una singola galassia, quella che ci contiene, e che oltre i suoi confini una miriade di altre galassie girano lentamente nello spazio, alcune che si stanno spegnendo, altre che stanno emergendo, tutte comunque sempre a noi inaccessibili: ecco, questo mistero non chiede una risposta religiosa. Tale mistero scaturisce dalla nostra conoscenza parziale e può essere risolto solo da una conoscenza ulteriore dello stesso tipo: quella conoscenza che noi chiamiamo scienza.

Solo l’ignoranza potrebbe spingerci a negare questa fotografia generale, e gli atei evangelical affermano che la religione è obbligata a negare questa fotografia e perciò deve, in qualche misura, dedicarsi a diffondere l’ignoranza o prevenire in qualsiasi modo la conoscenza. Però tra i miei amici e conoscenti io non conosco una persona religiosa che nega questa fotografia, o che la considera come qualcosa che pone la più minima difficoltà alla sua fede.

Dawkins scrive come se la teoria del gene egoista eliminasse una volta per tutte l’idea di un Dio creatore - come se non avessimo più bisogno di tale ipotesi per spiegare come siamo giunti all’esistenza. In un certo senso, questo è vero. E riguardo al gene stesso: come è arrivato a esistere? E il brodo primordiale? Tutti questi interrogativi hanno di certo una risposta se si va un gradino più indietro nella catena delle cause. Ma a ogni gradino incontriamo un mondo con una qualità singolare: cioè, si tratta di un mondo che, lasciato a se stesso, produrrà esseri coscienti, capaci di cercare la ragione e il significato delle cose, e non solo la causa.

Ciò che stupisce del nostro universo - che esso contenga la consapevolezza, il giudizio, la conoscenza di cosa è giusto e cosa sbagliato, e tutto quello che rende la condizione umana così singolare - non è reso meno stupefacente dall’ipotesi che questo stato di cose sia emerso lungo il tempo da altre condizioni. Se ciò è vero, tutto questo dimostra solo quanto erano stupefacenti queste altre condizioni. Il gene e il brodo primordiale non possono essere meno stupefacenti del loro prodotto.

Inoltre, queste cose potrebbero smettere di stupirci - o piuttosto, potrebbero cadere nell’alveo delle cose comprensibili - se potessimo trovare un modo per purificarle dalla contingenza. Ciò è quanto la religione promette: non necessariamente una proposta, ma qualcosa che rimuove il paradosso di un mondo interamente governato da una legge, aperto alla consapevolezza, che tuttavia è priva di una spiegazione: tutto qui, per nessuna ragione.

Gli atei evangelical sono consapevoli che la loro abdicazione di fronte alla scienza non rende l’universo più intellegibile né offre una risposta alternativa alle nostre indagini metafisiche. Essa semplicemente conduce l’indagine a uno stop. E la persona religiosa sente che questo stop è prematuro e che la ragione ha altri interrogativi da porre, e forse più risposte da ottenere di quante gli atei ci permetteranno di avere. (traduzione di Lorenzo Fazzini)


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