Un episcopato da rievangelizzare
di don Aldo Antonelli
Dalla rabbia allo sconcerto. E’ l’aggravamento di sentimenti cui mi sento costretto nell’ascoltare un episcopato “fortilizzato” nel corto perimetro della propria autoreferenzialità e prigioniero di una fedeltà feticista che scambia, appunto, la fede per feticismo, l’obbedienza per sottomissione e il rispetto per culto della personalità.
Avevo, ma inutilmente, sperato che di fronte alle critiche intra ed extraecclesiali i vescovi si fossero interrogati sui problemi reali degli uomini e delle donne di questo terzo millennio, mentre me li ritrovo arroccati nella stanca ma altèra ripetizione di vecchi proclami, più preoccupati di difendere se stessi che di servite quella comunità “per la quale” sono stati costituiti. La loro, ormai, è una contro testimonianza. La Chiesa che emergeva dal Vaticano II era una Chiesa più attenta a lavare i piedi dell’umanità che non preoccupata di curare le vesti che portava addosso. La chiesa che invece loro sognano è “un popolo di colli storti”, per dirla con le parole di Bernanos nel suo “Diario di un curato di campagna”.
Con tutta la buona volonta non riesco a capire da quale scuola vengano questi vescovi.
Ho ormai l’impressione che tocchi a noi, semplici sacerdoti e semplici fedeli, rievangelizzarli, ricordando loro che “Il precetto del Magistero non è che comando umano: ma la coscienza è voce di Dio”, come già affermava San Tommaso.
Tocca a noi ricordare quanto, ai tempi del Concilio, e ai tempi della sua innocenza, Joseph Ratzinger stesso scriveva: “Al di sopra del papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica. L’enfasi sull’individuo, a cui la coscienza si fa innanzi come supremo e ultimo tribunale, e che in ultima istanza è al di là di ogni pretesa da parte di gruppi sociali, compresa la Chiesa ufficiale, stabilisce inoltre un principio che si oppone al crescente totalitarismo”.