"The point of being"
di Gaetano Mirabella
A "dieci passi prima dell’eternità" il 30 ottobre scorso ci siamo incontrati a Barcellona, alla "Mandarina di Newton" Derrick De Kerkhove, Loretta Secchi, Marialuisa Malerba, Cristina Miranda De Almeida, Semi Ryu ed io, per presentare il Libro "The point of being", il punto d’essere. L’Occidente riprende a parlare del punto d’essere, arriva lo spazio che sente, aprendo la percezione ad ala d’uccello, lo spazio sente da quattro direzioni.
A dieci passi prima dell’eternità l’Occidente ha esultato per noi, io ho chiuso gli occhi e mi sono concentrato: la fronte vaporizzata si è aperta in quattro, lo spazio procede da noi, ha preso la nostra forma senza forma e arriverà a destinazione.
Come punto d’essere siamo entrati a far parte del paesaggio che sente. L’accesso a questo nuovo corpo gigantesco, si accompagna alla perdita della sfera sociale e/o linguistica ed è difficile parlare o descrivere il luogo senza luogo nel quale ci siamo trovati.
Ora riuscire a trasferire la consapevolezza del nostro corpo quotidiano all’ESTERNITA,’ tramite la tecnologia, è un compito difficile e pericoloso. In sostanza si tratta di usare la consapevolezza come un elemento dell’ambiente, dopo essersi disancorati dal linguaggio. Procedere sulla scena di un sentiero fatto letteralmente di consapevolezza che si dispiega in uno spazio e ci trasmette descrizioni fondamentali sulla nostra vita sconosciuta, costituisce un’offerta allettante, ma bisogna essere prudenti.
Entrare a far parte del PAESAGGIO CHE SENTE, richiede una grande disciplina ed insieme una grande immaginazione, poiché dobbiamo dare un nome e un volto a cose, fatti ed eventi mai visti prima. Soprattutto i nostri sensi devono aver imparato a pensare per riuscire a distinguere il punto d’intersezione, dove il varco si apre e si accede all’ACCESSO. Dobbiamo capire che ormai siamo gli ORDINATORI DEI LUOGHI SENZA LUOGO DELLA RETE, noi, IL VUOTO INTELLIGENTE, DOBBIAMO RIVESTIRCI COSCIENTEMENTE DI SPAZIO PER ENTRARE NEL NUOVO SPAZIO. Mc Luhan afferma che in questa epoca noi indossiamo tutta l’umanità come la nostra pelle.
Gaetano Mirabella (07.11.2014)