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TERREMOTO, CULTURA, POLITICA E TERRITORIO ...

LA TRAGEDIA DELL’ABRUZZO, UN SECOLO DI TERREMOTI, E IL SENSO DELLA REALTA’ PERDUTO. LA VERITA’ DA RISTABILIRE E L’ ITALIA TUTTA DA RICOSTRUIRE - MORALMENTE E FISICAMENTE. Una nota di Paolo Berdini, una riflessione di Giovanni Sarubbi, e una scheda - a cura di Federico La Sala

martedì 7 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] E’ già successo. Anche in Irpinia nel terremoto dell’80 un ospedale, quello di Sant’Angelo dei Lombardi, pur essendo stato da poco costruito, crollò, come crollarono tantissime altre abitazioni di cemento armato costruite con poco cemento e poco ferro.
Anche in questo terremoto i danni e i morti li fa l’uomo con le sue speculazioni edilizie, con il mancato recupero delle vecchie abitazioni, con l’abusivismo edilizio e la devastazione del territorio da parte di chi non si fa tanti (...)

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> LA TRAGEDIA DELL’ABRUZZO, UN SECOLO DI TERREMOTI, E IL SENSO DELLA REALTA’ PERDUTO. LA VERITA’ DA RISTABILIRE E L’ ITALIA TUTTA DA RICOSTRUIRE - MORALMENTE E FISICAMENTE. --- IL PRESIDENTE NAPOLITANO: OCCORRE ESAME DI COSCIENZA.

giovedì 9 aprile 2009

Ansa» 2009-04-09 15:57

TERREMOTO, NAPOLITANO: OCCORRE ESAME DI COSCIENZA

L’AQUILA - Di fronte allo spettacolo di edifici di recente costruzione, distrutti dal terremoto e che hanno provocato tante vittime, Giorgio Napolitano dice: "Deve esserci un esame di coscienza senza discriminanti né coloriture politiche, riguardo a chi ha avuto responsabilità. Nessuno in questi casi dovrebbe chiudere gli occhi".

"Bisogna vedere - ha aggiunto Napolitano - come sia potuto accadere che non siano state attivate indispensabili norme, che erano state tradotte in legge e chiedersi anche come non siano scattati i necessari controlli. Nessuno in questi casi nessuno dovrebbe chiudere gli occhi. Né chi vende, né chi acquista un immobile. Ma al di là delle responsabilità, bisogna decidere - ha sottolineato il presidente della Repubblica - cosa è possibile fare, affinché tutto ciò non accada mai più. E questo si può fare non con profezie o impossibili previsioni dei terremoti, ma rendendo sicuri gli edifici, anche quelli più antichi".

Anche sul terremoto bisogna parlare il linguaggio della verità, dice Giorgio Napolitano, che vede "irresponsabilità diffuse" di fronte alla tragedia di edifici antisismici ugualmente crollati travolgendo vite umane. Il capo dello Stato cita la frase di "un’esponente dell’opposizione" che ha detto "nessuno è senza colpe". "Credo che abbia ragione", commenta.

Napolitano chiede "un esame di coscienza" che superi le preferenze politiche di ognuno "riguardo a chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto o responsabilità in queste cose". L’esponente dell’opposizione che dice "nessuno è senza colpa", commenta Napolitano "é uno che di solito non è incline a fare affermazioni di questo genere". Lo dice come un’annotazione incoraggiante. "Qui non si tratta di liberarsi di ogni responsabilità ma - spiega il capo dello Stato - di capire veramente come sia potuto accadere che non ci sia stata l’attivazione indispensabile di norme di prevenzione che erano state tradotte in legge, o che ci sia stato un difetto nei controlli previsti. Sono irresponsabilità diffuse dei soggetti che in definitiva sono coinvolti nella costruzione di un palazzo o nell’acquisto di una casa. Nessuno in questi casi dovrebbe chiudere gli occhi. Né chi costruisce, né chi acquista, né chi è chiamato a fare i controlli". "E’ necessario un esame di coscienza - ribadisce Napolitano - per capire cosa è indispensabile e urgente fare perché mai più ciò accada non affidandosi a profezie o previsioni impossibili ma rendendo sicuri gli edifici di nuova costruzione e anche quelli più antichi".

"Quella che forse mi resterà più impressa dopo questa visita credo sia l’immagine di quella strada di Onna che il sisma ha praticamente disintegrato". Così si è espresso il presidente della Repubblica dopo la sua breve visita nelle zone più colpite dal sisma. "Lì - ha aggiunto Napolitano - non era questione di cemento o di solidità delle strutture: lì si era esposti alla forza brutale della natura". Il capo dello Stato ha concluso poi che porterà con sé anche l’immagine "di tutti quei volti di persone che hanno perso la casa, i familiari e soprattutto di quelli che hanno perso i loro bambini".

Napolitano esprime soddisfazione, "una soddisfazione che inorgoglisce il nostro Paese", rispetto ai soccorsi e agli interventi per assicurare una prima sistemazione agli sfollati del terremoto. "Si è fatto moltissimo, con questo "molto singolare e molto italiano sistema di Protezione civile, che somma soccorritori che appartengono ai corpi dello Stato e volontari". Ma bisogna anche pensare, aggiunge, al dopo, e anche a un dopo successivo. Il "dopo" riguarda la creazione, come si è fatto in occasione di altri terremoti, di alloggi provvisori ma più accoglienti delle tende, in attesa che si ricostruiscano le case che si potranno ricostruire. Perché, sottolinea il capo dello Stato, c’é anche da valutare la situazione di chi non potrà più tornare nella casa che abitava. Ma queste valutazioni, aggiunge, bisognerà farle ancora dopo. "Verrà il tempo per determinare, sulla base di valutazioni concrete e aggiornate, l’orientamento su cosa fare per questo, per maturare un orientamento che oggi sarebbe prematuro annunciare. Oggi dobbiamo solo dire che ci deve essere continuità di impegno da parte dello Stato. Molte delle persone che ho incontrato oggi mi hanno detto: ’Non dimenticateci’. Il mio impegno è questo. Bisogna continuare con lo stesso slancio di questi giorni e trovando le risorse finanziarie necessarie".

Al termine della visita nelle zone terremotate dell’Abruzzo Napolitano si dice "molto colpito" da tutto ciò che ha visto. "Ogni immagine resterà impressa nella mia mente". In particolare, il capo dello Stato parla con "ammirazione" dello sforzo sinergico per i soccorsi, che ha visto sommarsi l’intervento dello Stato centrale con quello delle Regioni e dei Comuni. E anche delle organizzazioni volontarie. La stessa ammirazione, Napolitano la esprime verso la popolazione ricoverata nelle tendopoli: "Ho visto una grande dignità, compostezza e spirito di adattamento. Molti si sono espressi dicendo ’Siamo vivi!’, un’espressione che dice l’apprezzamento per aver avuta salva la vita, una consapevolezza che fa accettare tutti i sacrifici necessari per tornare alla normalità". In particolare, Napolitano ha parlato del triste spettacolo della devastazione del borgo di Onna, dove le case si sono sbriciolate e ha trovato la morte il 20-30% degli abitanti. "Lì non c’entra nulla il cemento. Quelle erano povere case contadine, esposte alla furia della natura". "Tra le cose che ricorderò - conclude - c’é la voce di chi mi ha parlato dei suoi cari rimasti sotto le macerie".


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