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EVANGELO, COSTITUZIONE, E TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. Il DIO dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti E’ AMORE (Charitas) non "MAMMONA" (Benedetto XVI, "Deus caritas est")!!!

VENI, CREATOR SPIRITUS: LO SPIRITO DELLA VERITA’. Lo Spirito "costituzionale" di Benedetto Croce, lo spirito cattolico-romano di Giacomo Biffi, e la testimonianza di venti cristiani danesi (ricerca scientifica) - a cura di Federico La Sala

"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE ... DEUS CHARITAS EST"(1 Gv., 4.1-16)
mercoledì 8 aprile 2009
[...] L’11 marzo 1947 Benedetto Croce esortò l’Assemblea Costituente della nuova Italia a elevare un’implorazione allo Spirito Santo con le parole (così disse) dell’«inno sublime»
Veni creator Spiritus.
Era una proposta inattesa, tanto più che proveniva da un «laico». Ed era una proposta illuminata: richiamava a tutti la solennità e la rilevanza del momento, suggerendo addirittura di cogliere una certa «sacralità» immanente nell’impresa che si stava affrontando; «sacralità» se non (...)

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> VENI, CREATOR SPIRITUS: LO SPIRITO DELLA VERITA’. --- La memoria di Benedetto Croce. Colloquio con Marta Herling, a capo dell’Istituto italiano di studi storici (di Stefania Miccolis)

lunedì 11 marzo 2013

La memoria di Benedetto Croce

Colloquio con Marta Herling, a capo dell’Istituto italiano di studi storici

La nipote del filosofo e figlia dello scrittore polacco Gustaw è la custode di un patrimonio gigantesco in un luogo complesso come Napoli «Una metropoli dura ma dove la cultura può risultare come un antidoto»

di Stefania Miccolis (l’Unità, 10.03.2013)

PALAZZO FILOMARINO? I NAPOLETANI DI SPACCANAPOLI NON SANNO DOVE SI TROVA, MA SE CHIEDI LORO PALAZZO CROCE NON ESITANO CON QUELLA LORO CADENZA MUSICATA a indicarti quel possente grandioso e bellissimo palazzo, con l’ampio atrio ad archi nel quale visse il filosofo Benedetto Croce dal 1911 fino alla sua morte e nel quale oggi oltre alla Fondazione a lui dedicata si trova l’Istituto italiano per gli studi storici fondato proprio da Croce nel 1946.

Entrare nella casa che contiene ancora intatto l’archivio e la biblioteca del filosofo e camminare per i lunghi corridoi e le sale laterali piene di luce e ricoperte di libri, fa sentire tutto il peso della cultura e della tradizione italiana sulle spalle, e quell’orgoglio di identità nazionale che è forse l’unico valore che ci tiene ancora uniti in un Paese politicamente martoriato e culturalmente ferito.

Marta Herling, la nipote di Benedetto Croce, ma anche la figlia dello scrittore polacco Gustaw Herling, è il segretario generale dell’Istituto italiano di studi storici ed è erede di un grande patrimonio intellettuale. Dice: «Il confronto con questi due cognomi non era semplice, ma la cosa più importante è stato instaurare un dialogo, nel senso di continuità, su un piano che era un piano possibile, sia con mio nonno che con mio padre. Il caso vuole che una delle prime case in cui viene accolto Gustaw Herling durante la guerra - dopo l’esperienza nel gulag sovietico sia proprio quella di Croce, villa Tritone a Sorrento. E l’incontro fra i due segna anche l’incontro con la figlia del filosofo, Lidia Croce, una donna dall’intelligenza viva, tutt’ora irrinunciabile consigliera della Fondazione. «Una storia in un certo senso simbolica».

Marta Herling ha scelto di dedicarsi all’Istituto, creato e fondato (grazie soprattutto all’apporto economico della Banca Commerciale Italiana e al direttore Raffaele Mattioli) con una visione per l’avvenire: «In qualche modo un lascito alle giovani generazioni, un lascito al Paese negli anni del dopoguerra, una istituzione che ha avuto poi una importanza straordinaria». Istituzione che ha rischiato grosso per la politica dei tagli più di una volta. Ma resta ancora stabilmente a galla riconosciuto nella sua importanza e nel suo valore da molti, dal presidente Napolitano in primis che anche l’anno scorso ha fatto visita a palazzo Filomarino.

«Una grande gioia», ricorda Marta Herling, una donna che nella vita ha superato numerose sfide. Una è stata quella di cercare un dialogo col padre «tanto che ho a un certo punto deciso di studiare e imparare il polacco perché era uno strumento importante per entrare in contatto con lui, col suo mondo, le sue radici e naturalmente la sua opera». Ora l’archivio di Gustaw Herling si trova nella Fondazione Croce, insieme a quelli delle figlie Alda, Elena, Silvia e della moglie del filosofo, Adele Rossi.

Bisogna distinguere le due istituzioni che hanno due vocazioni differenti, ma profondamente congiunte: la Fondazione biblioteca Benedetto Croce nata dopo la morte del filosofo grazie alla nonna Adele e alle quattro figlie, con lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio bibliotecaarchivio nella dimora di Croce, e l’Istituto italiano per gli studi storici con la funzione diversa di formazione e di ricerca, per giovani laureati e dottori di ricerca.

CARATTERE FAMILIARE

La Fondazione ha un carattere familiare; composta dalla famiglia segue le edizioni delle opere di Croce. Alda Croce ha sempre vissuto a Palazzo Filomarino; garante della continuità, ha tenuto il legame della famiglia all’interno dell’Istituto, ha curato la biblioteca e l’archivio del padre ed è stata il punto di congiunzione, il motore delle due istituzioni che entrambe hanno l’impronta dell’eredità di Croce ma in modo differente: «Una più legata al patrimonio, l’altra con una trasmissione al mondo esterno attraverso l’attività di alta formazione e di ricerca».

Alla fine degli anni ‘90 sono iniziati i progetti di informatizzazione per conservare e tutelare i documenti, oltre a renderli più facilmente accessibili. Si è iniziato col fondo imponente dei carteggi di Benedetto Croce «si valutano più o meno centomila documenti spiega già ordinato in vita da Croce, per anno e per corrispondenti, col suo collaboratore Giovanni Castellano».

Marta Herling racconta: «I documenti vengono schedati analiticamente, riprodotti in formato digitale con un programma che consente poi chiavi di ricerca; adesso c’è la possibilità di consultare un inventario informatico dal 1888 al 1928». Accanto a tale impegno, sin dagli anni ‘60 è stata avviata l’edizione dei carteggi: «Ne sono usciti circa 25 volumi; a seguirli con attenzione e a collaborare all’edizione di alcuni di essi vi era lo studioso Stefano Miccolis e dopo la sua scomparsa non è stato semplice continuare con la stessa scrupolosità».

L’informatizzazione e inventariazione riguarda anche altri fondi dell’archivio e della biblioteca, come per esempio la serie della miscellanea degli scritti su Croce, raccolti da lui stesso: «Raccoglieva, selezionava e annotava tutto ciò che veniva pubblicato su di lui e sulla sua opera: riviste, giornali, molti materiali che è difficile reperire altrove»

L’Istituto di studi storici ha una sua biblioteca che è cresciuta nel corso degli anni: all’inizio è nata col nucleo della biblioteca di Adolfo Omodeo e Federico Chabod , poi è aumentata fino agli attuali 130.000 volumi (donazione più consistente quella di Benedetto Nicolini), con un’importante collezione di riviste soprattutto straniere. È consultabile e aperta agli studiosi, agli studenti, ai laureandi e ai dottorandi che fanno riferimento soprattutto alle università napoletane.

Ogni anno ci sono circa quattordici borsisti che «si stabiliscono a Napoli per i sei mesi della borsa, vivono questa esperienza significativa e importante nell’Istituto: hanno la possibilità di seguire corsi e seminari di studiosi insigni, maestri, di avere rapporti con loro per le proprie ricerche, con un dialogo e uno scambio continuo».

Ci sono poi iniziative alle quali è stato dato il sostegno dell’Istituto: «Di recente le scuole storiche di Napoli hanno costituito un’associazione con l’intento di valorizzare i propri patrimoni, e abbiamo voluto dare la nostra collaborazione ed essere un punto di riferimento per questo progetto, anche per creare un contatto maggiore con il mondo della scuola e dei docenti», «Tenere vivi questi luoghi cotinua Marta Herling è un compito molto bello, ma non semplice in una città dalla realtà molto dura; preservare queste istituzioni con il loro patrimonio, la loro storia, i loro legami a livello nazionale e a livello internazionale, è impegnativo.

Questo cuore di Napoli, questo centro antico, è punto di riferimento di studiosi italiani e stranieri, di giovani borsisti che provengono da esperienze e università diverse, da ambiti disciplinari che vanno dalla storia, alla filosofia, alla letteratura. C’è un’impronta di grande apertura, e l’Istituto ha preso una responsabilità in questa direzione umanistica». «Sono patrimoni e tradizioni fondanti della nostra identità e nonostante le difficoltà, c’è qualcosa di molto forte che fa sperare».

Continuano ad esserci personalità e giovani che credono, che si impegnano e che vogliono tutelare e preservare il patrimonio culturale: «È segno che tali istituzioni possono andare avanti sia con la presenza familiare, che è importante, sia con apporti esterni, come è sempre stato nella compagine dell’Istituto e nella struttura organizzativa».


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