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TERREMOTO E COSTITUZIONE. LA LUNGA E BRILLANTE CAMPAGNA DI GUERRA DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA ...

A FURIA DI "FORZA ITALIA", L’ITALIA INTERA E’ FINITA NELLE MANI DELL’UOMO DELLE TENDE AZZURRE. Intervista a Edoardo Sanguineti di Pietro Spataro - a cura di Federico La Sala

Rileggere Marx, questo dobbiamo fare se vogliamo riorientarci. Dico Marx, ma anche Gramsci e Benjamin: credo possano ancora aiutarci
martedì 14 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] «Una volta mi chiesero quale fosse la mia migliore qualità e quale il mio peggior difetto. Risposi: l’ostinazione. Mi ostino, come Berlinguer, a dire che non si vive per accumulare ricchezza e penso che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro e non sul consumo. Qui invece ti dicono grazie solo perché consumi. E allora io ripeto: no grazie. E mantengo la mia ostinazione».
Ha descritto un quadro fosco: quindi è pessimista per il futuro?
«Userei questa espressione: ottimismo (...)

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> A FURIA DI "FORZA ITALIA", L’ITALIA INTERA E’ FINITA NELLE MANI DELL’UOMO DELLE TENDE AZZURRE. ---- Il “fenomeno messianico” Berlusconi non è razionale, è pre-politico: bypassa tutte le mediazioni e entra in rapporto diretto con l’opinione pubblica. E i media si appiattiscono in un monologo, un reality show» (di Natalia Lombardo - interv. ad Alessandro Amadori).

domenica 12 aprile 2009

Intervista a Alessandro Amadori

«Leader messianico e populista come era Peron»

di Natalia Lombardo (l’Unità, 12.04.2009)

Il “fenomeno messianico” Berlusconi non è razionale, è pre-politico: bypassa tutte le mediazioni e entra in rapporto diretto con l’opinione pubblica. E i media si appiattiscono in un monologo, un reality show»: Alessandro Amadori, psicologo, semiologo e fondatore di Coesis Research; sulla strategia comunicativa di Silvio Berlusconi nel 2001 scrisse il libro «Mi consenta».

Secondo lei la sovraesposizione mediatica sul dramma del terremoto è stata voluta dal premier?

«A me è sembrato che Berlusconi abbia manifestato una parte reale del suo modo di essere. La parte che chiama e riesce a instaurare il contatto messianico con l’opinione pubblica. Esiste la categoria dei leader messianici, un leader che bypassa i filtri, supera i corpi intermedi di mediazione e cerca di entrare in risonanza diretta col proprio popolo. È la base del populismo. Questa volta credo Berlusconi sia stato spontaneo, non voluto o costruito. È così».

Quindi andare fra la gente al funerale, piuttosto che fra le autorità, non è stato un calcolo preciso?

«Lo escluderei. Esiste un meccanismo, sottovalutato, che porta al lungo successo di Berlusconi: questa capacità di risonanza diretta. Un grande punto di forza per lui, ma che espone a rischi di una deriva personalista, più che autoritaria. Non lo immagino aspirante dittarore».

Già ma il volere più poteri per il premier, il vivere il Parlamento come un freno, non sono rischi?

«Sì, ma non tanto per volontà autoritaria, quanto per questo rapporto messianico, diretto».

Vuol fare tutto da solo?

«In un certo senso sì. È una forma di empatia portata all’estremo, e questo lo rende insofferente per i processi di mediazione. Ma non lo accomunerei a Mussolini, a Stalin o a Hitler, quanto a leader come De Gaulle e Peron, soprattutto quest’ultimo. Berlusconi è più impulsivo che machiavellico».

Chi lo conosce dice che non fa niente a caso...

«Forse sì, ma più nella politologia classica che quando è in mezzo alla gente. In questo è davvero allievo di Bossi, si somigliano. Insomma, al funerale mi è sembrato un leader popolare, anche populista, con un rapporto stretto, diretto e reciproco con la sua opinione pubblica».

Berlusconi capisce la gente anche quando fa le battute del tipo: una vacanza “in campeggio” o “al mare”?

«Sì. anche se nel voler sempre sdrammatizzare gli sfuggono battute distoniche. Ma la gente gliele perdona, subito dopo il meccanismo si rimette in moto. Però nessun altro leader ha questo rapporto con i suoi elettori. Franceschini, infatti, oltre alla gravità del momento, ha capito che sarebbe stato fuori luogo attaccare o ironizzare su Berlusconi, semmai bisogna rifletetre su questo rapporto».

Controcampo: le televisioni alimentano il culto della personalità?

«Ho notato un forte appiattimento dell’offerta televisiva. Tutto è raccontato nello stesso modo, senza capacità di elaborazione, quasi in “presa diretta”. Ecco, i media hanno seguito il format del reality show. Un monologo visivo senza pluralismo delle voci, tutti gli altri sono scomparsi. Capisco che per le tv è difficile sottrarsi al fascino polarizzante di Berlusconi, ma la scena, oggi, è un monologo».


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