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ALLARME COSTITUZIONALE, LOGICO E LINGUISTICO. L’ITALIA DELL’INDECENZA: IL NOME E L’IDENTITA’ DI TUTTO IL PAESE NELLE MANI DI UN PRIVATO E DI UN PARTITO!!!

PER LE EUROPEE, 93 SIMBOLI DI PARTITI. Per tutelare il ’copyright’ ed evitare atti di pirateria, anche il contrassegno di "Forza Italia" (già registrato nel ’94). ANCORA?!! Il sonno della ragione a quanto pare è proprio lungo - a cura di Federico La Sala

martedì 21 aprile 2009 di Federico La Sala
[...] C’è, ovviamente, il neonato Popolo delle Libertà e ci sono anche i contrassegni di Forza Italia e Alleanza nazionale. Non è ’pubblicita’ ingannevole’ ma un modo per tutelare il ’copyright’, evitare insomma atti di pirateria. Prontamente interviene la ’veterana’ Cece: "I simboli vanno presentati per proteggerli" [...]
VENENDO DA UN PAESE EUROPEO, ALLA FRONTIERA, SUL CANCELLO D’ENTRATA DEL NOSTRO PAESE C’E’ LA SCRITTA: "FATTORIA ITALIA" ... CASA DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’".
ELEZIONI (...)

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> ELEZIONI REGIONALI: LAZIO. Pdl senza lista in provincia di Roma. --- "Che dilettanti". Il pasticcio della lista romana del Pdl lascia il premier Berlusconi basito ancor più che "sconcertato", come pure ha detto parlando da Arcore con la candidata Renata Polverini. Ce l’ha con l’entourage finiano della squadra (di Carmelo Lopapa).

lunedì 1 marzo 2010


-  Il gelo del Quirinale: è impossibile per noi interveniresul rischio esclusione
-  I finiani: questo incidente rivela che il partito è ancora tutto da costruire

-  Lazio, pressing del Cavaliere sulle liste
-  poi scatta l’ira contro An: "Dilettanti"

-  di CARMELO LOPAPA *

ROMA - "Che dilettanti". Il pasticcio della lista romana del Pdl lascia il premier Berlusconi basito ancor più che "sconcertato", come pure ha detto parlando da Arcore con la candidata Renata Polverini. Ce l’ha con l’entourage finiano della squadra, con gli uomini di Alemanno che guidano il Pdl nel Lazio (espressione del sindaco, il coordinatore Vincenzo Piso) e con chi ha gestito la partita delle liste. "Si credono professionisti della politica, ma sono solo dei dilettanti, avevo chiesto di migliorare la lista, non di boicottarla" sarebbe sbottato il Cavaliere nella giornata di relax, poi conclusa con la cena con intellettuali a Villa Gernetto.

Il fatto è che il presidente del Consiglio sa bene di non essere del tutto esente da responsabilità in questa faccenda che, nei suoi incubi, rischia di compromettere l’intero pallottoliere delle regionali. Raccontano che sabato mattina Berlusconi abbia indossato i panni del leader Pdl per prendere in mano la situazione nel Lazio, per nulla rassicurato dai numeri della Polverini, riscontrati nell’ultimo sondaggio della fidatissima Alessandra Ghisleri. Pochi i 2 punti di vantaggio assegnati da Euromedia Research (anche sull’ultimo Panorama) alla loro candidata rispetto alla Bonino (49 a 47). E se il berlusconiano Alfredo Milioni si è allontanato per poi rientrare nel tribunale di Roma a ridosso della dead line per le liste, è stato proprio per raccogliere le correzioni dell’ultimora, provenienti proprio dal premier. Di più, sembra che in quelle ore sia balenata nella mente di Berlusconi anche l’idea di guidare in prima persona la lista Pdl nel Lazio. Idea poi accantonata. Ma nel tira e molla concitato delle battute finali si è consumato il pastrocchio, con ritardo letale.

La situazione viene presa sul serio e ritenuta preoccupante. Da qui l’appello partito ieri all’indirizzo del Quirinale. Dalla Polverini, da Alemanno, ma anche dal forzista Cicchitto, quasi fosse l’ultima carta giocabile, comunque un tentativo per mettere alle strette il capo dello Stato. In realtà, al Colle l’appello è stato accolto per quello che è: una generica invocazione che tuttavia no trova appiglio in alcuna competenza del presidente della Repubblica. Nessun potere di intervento specifico in materia, hanno constatato al Quirinale. A meno che l’invito non si concretizzi in qualcosa di più circostanziato nelle prossime ore. Difficile immaginare in che modo e in che termini.

Ma quel che più preoccupa il premier Berlusconi, nell’immediato, è il "danno in termini di comunicazione" che tutto questo sta producendo. "Che figura facciamo, che immagine diamo del nuovo partito?". Un leit motiv che per la verità accomuna berlusconiani ed ex An del Pdl. Con i finiani in prima fila a sbuffare in anonimato: "Quanto accaduto è la dimostrazione che il partito è ancora tutto da costruire". Quel che è certo, è che tra gli stessi ex An l’incidente sta provocando uno sconquasso. Con tanto di rimpallo di responsabilità che, dietro le quinte, avrebbe portato a uno scontro tra il ministro Ignazio La Russa e Gianni Alemanno. "C’è stata una grande leggerezza, dovremo andare a fondo", lamenta il primo, con implicito riferimento al secondo. Il sindaco invece attribuisce lo scivolone a "forzature e rigorismi burocratici". Tutti comunque promettono ripulisti interno quando l’affare sarà risolto.

La partita non è chiusa, ma come uscire dal vicolo cieco? "La via di un decreto è impraticabile, in materia elettorale - ragiona il ministro Gianfranco Rotondi - una leggina correttiva bipartisan sarebbe ipotizzabile, forse". "Sì, ma poi tutti i partiti dovrebbero essere disposti e già è chiaro che in Parlamento non tira aria" chiude il vicecapogruppo Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli. Sì, gli ex An lanciano la no-stop in piazza da oggi, il ministro Giorgia Meloni in testa. ("Siamo disposti a mobilitare la nostra gente ogni giorno"). La verità è che le sorti del Pdl e della sua lista, almeno nel Lazio, passeranno per ironia della sorte dalle mani dei magistrati. In ultimo quelli del Tar. Loro l’ultima parola, forse mercoledì.

* © la Repubblica, 01 marzo 2010


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