Undicietrenta
25 aprile, il balletto delle dichiarazioni inopportune
di Roberto Cotroneo *
Siamo alle solite, al passato che non passa. Mancano quattro giorni al 25 aprile, e come ormai accade da qualche anno, ricomincia il balletto delle dichiarazioni inopportune, fuori luogo, e persino gratuite. Un paese diviso, diviso per molti anni sottotraccia, senza che fosse mai resa esplicita questa divisione, deve ricominciare a fare i conti con il giorno della liberazione. Il ministro della difesa Ignazio La Russa, ha dichiarato: «I partigiani rossi meritano rispetto, ma non possono essere celebrati come portatori di libertà». È una dichiarazione provocatoria che riporta ogni volta l’orologio della storia indietro, una incrostrazione che è dura da cancellare. E che cancella persino quella ipotetica fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale che chiamiamo Pdl. Una dichiarazione imbarazzante e sentita. E anche fortemente imprecisa. Perché intanto dà una connotazione alla resistenza, decidendo che i partigiani erano “rossi”, ma è solo parzialmente vero.
Chiunque abbia studiato, non dico da ricercatore o da storico, ma anche soltanto da studente delle scuole medie inferiori, sa bene, che la resistenza ebbe varie componenti: azioniste, riformiste e naturalmente cattoliche. E che la resistenza non fu soltanto rappresentata e combattuta dalle Brigate Garibaldi.
Il dibattito storiografico di questi anni, è vero, ha tolto di mezzo anche molte ipocrisie sulla guerra di resistenza, e Claudio Pavone, in un suo saggio esemplare, ci ha fatto capire ormai che si è trattata, nel dolore di un periodo oscuro e controverso, di una guerra civile. Nessuno nega che anche nella guerra partigiana accadero episodi e fatti condannabili.
Ma la resistenza fu una guerra civile combattuta da italiani che stavano dalla parte giusta, e italiani alleati dei nazisti che stavano dalla parte sbagliata. E la parte sbagliata era rappresentata da ragazzi che combattevano con l’esercito tedesco e le Ss, mentre dall’altra parte c’erano uomini diversissimi che combattevano al fianco delle più importanti democrazie occidentali.
Per quanto dovremo ascoltare ancora frasi a sproposito di questo genere? Quanto ancora quel sottile fascismo eterno dovrà sopravvivere nelle pieghe ideologiche del nostro paese? Per quanto tempo ancora dovremo stupirci che valori condivisi da sempre debbano essere messi in discussione? E perché mai un ministro della Repubblica deve mettere sullo stesso piano giovani che partecipavano ai rastrellamenti tedeschi, con altri che volevano un paese libero?
La Costituzione Italiana, una delle migliori Costituzioni del mondo, è figlia della resistenza. Potremo una volta per tutte, trovare un accordo, e del buon senso storico, e celebrare il 25 aprile come è giusto celebrarlo, senza miopie, e senza ignorare anche quel sangue dei vinti, che fu comunque una tragedia per questo paese?