Fini a Maroni: alt ai presidi spia
di Andrea Carugati *
Fini esce allo scoperto e lancia un altolà con una lettera al ministro Maroni sui presidi spia. Il presidente della Camera aveva incontrato il titolare del Viminale lo scorso 30 aprile, come riferito dall’Unità, e gli aveva espresso tutte le sue perplessità sul ddl sicurezza che oggi entra nel vivo a Montecitorio. Ieri ha reso pubblica la lettera a Maroni in cui mette in evidenza la sua contrarietà ai presidi-spia e gli aspetti di «incostituzionalità» della norma che escluderebbe i figli dei clandestini dal diritto all’istruzione.
FINI CONTRO MARONI
«Tale diritto - scrive Fini - è attualmente tutelato, indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani». Prosegue Fini: «Da un attento esame della principale legislazione europea, non si evince alcuna normativa volta a discriminare l’esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri». Maroni incassa e non risponde al presidente della Camera. Che lo fa notare: «Non ho ricevuto risposta», dice Fini in serata, ricordando che per oggi è previsto un vertice di maggioranza. Dalla Lega replica Marco Reguzzoni, uno dei fedelissimi di Bossi: «La lettera? È inopportuno che il presidente della Camera utilizzi questo strumento alla vigilia del voto in aula». Fini però tira dritto: «La società dei prossimi anni sarà multiculturale e multirazziale. Io la chiamo la generazione Balotelli che parla bresciano».
In mattinata è previsto il vertice con i ministri Maroni, Alfano e La Russa e i capigruppo di Pdl e Lega, per decidere se mettere la fiducia. Nel Pdl, infatti, le acque non si sono ancora calmate: oltre ai presidi-spia, su cui la Lega potrebbe fare un passo indietro, ci sono altri punti che stanno molto a cuore a Maroni ma potrebbero correre rischi in aula: le ronde e l’allungamento a sei mesi della detenzione dei clandestini. Maroni vorrebbe la fiducia, ma potrebbe rimandare la decisione alla fine della settimana, una volta modificate le norme sui presidi-spia e sull’antiracket. Una questione, quest’ultima, ormai risolta: dopo il blitz del Pdl in commissione la settimana scorsa, che aveva indebolito le misure antiracket, sarà riproposta la versione originale, che prevede l’esclusione per tre anni dagli appalti pubblici degli imprenditori che si rifiutano di denunciare il pizzo. L’ala del Pdl più critica sul ddl, i 101 deputati della lettera contro i medici-spia, resta contraria alla fiducia e punta, spiega Fabio Granata, a una «mediazione» anche su ronde e Cie.
IL PD: VIA IL REATO DI IMMIGRAZIONE
L’opposizione, intanto, plaude a Fini e lo incalza. «La sua bocciatura conferma i giudizi espressi dal Pd sul ddl sicurezza», dice il capogruppo Pd Soro. «La causa di tutte le altre distorsioni è la norma che considera reato il soggiorno irregolare. Da questa deriva l’obbligo di denuncia da parte di medici, insegnanti e pubblici ufficiali. Sarà bene che il governo elimini il reato di clandestinità». Così anche Livia Turco: «Chiedo a Fini parole definitive, a partire dalla cancellazione del reato di immigrazione».
* l’Unità, 05 maggio 2009