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PLATONE: ILLUMINISTA O TOTALITARIO?! Al di là dell’illuminismo e del platonismo per il popolo

PLATONE E NOI, OGGI. Una nota di Federico La Sala, seguita da un’intervista a Mario Vegetti di Antonio Gnoli e la risposta di Dario Antiseri.

mercoledì 6 maggio 2009
[...] il discendente di Codro e di Solone afferra
l’anima dell’Agorà, le regole (le categorie) dello scambio
e del dialogo, della discussione delle opinioni e
dell’esame delle merci, le forme-valori dei pensieri (idee)
e delle merci (valori di scambio) e la loro Misura,
la Forma-Valore del Bene-Denaro (l’equivalente generale),
e li riporta in cielo, sull’Acropoli, nelle mani del
Dio degli dei e delle dee: la bilancia è nelle mani del retto
filosofo, re e papa, che sa indicare con senno (...)

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> PLATONE E NOI, OGGI. --- MILLENNI DI LABIRINTO NEL TOTALE FRAINTENDIMENTO SOCRATICO DELLA LEZIONE DI DIOTIMA DI MANTINEA

mercoledì 23 agosto 2023

STORIA E FILOSOFIA E ANTROPOLOGIA...

DISAGIO DELLA CIVILTA’ (S. FREUD, 1929) E MILLENNI DI VITA NELLA CAVERNA "COSMICA": NEL TOTALE FRAINTENDIMENTO SOCRATICO DELLA LEZIONE DI DIOTIMA DI MANTINEA E DELLA MEMORIA DELL’ ARCADIA, ANCORA NEL MITO GRECO DELLA"CADUTA" E NEL SOGNO DEL SOGNO DI PLATONE.

Due citazioni dalla "Repubblica" ("Politeia") e alcune note di commento:

«Bene. Siamo quindi d’accordo, Glaucone, che nella città destinata al governo più perfetto devono essere in comune le donne, i figli e l’intera educazione, come pure le occupazioni in pace e in guerra, e devono regnarvi i migliori nella filosofia e nella guerra».
-  «Siamo d’accordo», disse.
-  «E abbiamo anche convenuto che i governanti, una volta insediatisi, faranno alloggiare i soldati nelle abitazioni descritte sopra, dove nessuno avrà nulla di proprio, in quanto saranno comuni a tutti; e oltre a queste abitazioni abbiamo concordato, se ti ricordi, anche le norme che regoleranno i loro possessi».
-  «Sì », confermò, «ricordo: pensavamo che nessuno dovesse possedere nulla di ciò che ora possiedono gli altri, e che in qualità di atleti della guerra e di guardiani dovessero prendersi cura di sé e del resto della città, ricevendo come compenso per il loro servizio il mantenimento annuale da parte degli altri concittadini». [...] (Platone, "La repubblica ["Politeia"]", Libro VIII, 543 a).

***

IL PROBLEMA DELL’UNO E DEL RAPPORTO "UNO E MOLTI" E LA NASCITA DELL’ UOMO-LUPO:

[...]«Ma il popolo non ha sempre l’abitudine di mettere alla sua testa un solo individuo, di cui alimenta e accresce il potere?»
-  «Sì , ha questa abitudine».
-  «E allora», dissi, «è evidente che quando nasce un tiranno, germoglia dalla radice di un capo e non da un’altra».
-  «E come se è evidente!».
-  «E come inizia la trasformazione da capo a tiranno? Non è chiaro che ciò avviene quando il capo incomincia a comportarsi come nel mito che si racconta sul tempio di Zeus Liceo in Arcadia?»
-  «Quale mito?», chiese.
-  «Quello secondo il quale chi ha gustato viscere umane, tagliate e mescolate a quelle di altre vittime sacrificali, si trasforma inevitabilmente in lupo. Non hai mai sentito questa storia?»
-  «Sì , certo». «Ebbene, allo stesso modo chi è stato messo a capo del popolo, se incontra una massa troppo obbediente, non si astiene dal sangue dei concittadini, ma con false accuse, come accade di solito, trascina l’avversario in tribunale e si macchia di un delitto togliendo la vita a un uomo, e gustando con lingua e bocca impure sangue della sua razza manda in esilio, condanna a morte e proclama cancellazioni di debiti e divisioni di terre. Non è forse inevitabile che dopo queste azioni un individuo simile sia destinato a cadere vittima dei suoi nemici o a diventare tiranno, trasformandosi da uomo in lupo?»
-  «E’ del tutto inevitabile», rispose. [...] (Platone, La repubblica ["politeia"]", Libro VIII, 565 d-e).

***

"IL TEMPO E’ FUORI DAI CARDINI" (SHAKESPEARE, "AMLETO"): A PLATONE, LA QUADRATURA DEL CERCHIO NON RIESCE E NON PUO’ RIUSCIRE. A mio parere, il suo circolo ermeneutico ed antropologico, il "nodo" che lega ogni-uno con ogni-uno è ancora viziato e vizioso: la sua concezione dell’ultima cena (quella del "Simposio"), realizzata a "ricordo" della Arcadia perduta e sulla pelle e sulle parole di Diotima di Mantinea, replica di nuovo il "gesto" del mito che narra della "rottura" del "patto" con "Zeus". L’Uno di ogni-uno è fuori dalla "caverna" e ogni essere umano ( ogni-uno), dopo millenni, non sa ancora come uscire e come diventare virtuoso con sé e con ogni altro "uno" ("Homo homini deus"). La lezione del "presepe" ("menschwerdung") è ancora incompresa e ignorata: il buon messaggio non è mai arrivato, e, se arrivato, è quello "platonico" ed "hegeliano".

"CLAUSTROFILIA" (ELVIO FACHINELLI, 1983) E INFINITI TENTATIVI DI RINASCIMENTO. Se, dopo Erasmo da Rotterdam ("Colloqui",1522), si continua a ripetere il suo «Sancte Socrates ora pro nobis» ("Santo Socrate ["So - kratos" = "tutto-forza"], prega per noi"), come è possibile svegliarsi dal sonno dogmatico (Kant) e uscire dal gioco e del giogo dell’antinomie della dialettica del Mentitore?!
-  (Sul tema, mi sia lecito, si cfr. Federico La Sala, "La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica", Antonio Pellicani editore, Roma 1991).

Federico La Sala


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