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DIO E’ AMORE ("CHARITAS"), NON MAMMONA ("CARITAS"): "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-16), NON "DEUS CARITAS EST" (Benedetto XVI, 2006).

DIO E DENARO. "REGINA PECUNIA". L’intervento di Massimo Cacciari a "I Classici" di Bologna - a cura di Federico La Sala.

sabato 9 maggio 2009 di Federico La Sala
[...] il denaro "funziona" soltanto in quella relazione dove nulla di "gratuito" intervenga. "Ciò è qualcosa di gratuito", così parla il denaro - e intende: "ciò è qualcosa di insensato, di illogico, di inutile". Tuttavia la sua potenza deve alla fine riconoscere quella "legge individuale" che afferma l’inessenzialità del desiderio e del consumo che essa consente. E così, paradossalmente, per negativo, il denaro stesso fa cenno a quell’"inutile" della gratuità del dono dove si custodisce (...)

In risposta a:

> DIO E DENARO. "REGINA PECUNIA". --- "Così il Dio del denaro inganna gli uomini" (di Enzo Bianchi).

giovedì 28 maggio 2009

DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS" - "CARO-PREZZO")?! Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. "Così il Dio del denaro" inganna Papa Ratzinger, e Papa Ratzinger inganna gli uomini: un falso filologico e ... un falso teologico!!! - Federico La Sala


Così il Dio del denaro inganna gli uomini

di Enzo Bianchi *

«Pecunia, l’argent, il denaro: il motore dell’economia? Il mezzo di scambio per eccellenza che si è imposto come standard universale? Misura non solo per il mercato dei beni e dei servizi, ma anche misura sul mercato del lavoro?

Il denaro mi spinge a esprimere il valore economico mediante l’aggettivo “caro” (Questo prodotto è più o meno caro...), in parallelo all’affetto che induce a dire a un altro “caro” (Mio caro...). Caro, cher, dear: una stessa parola per misurare il denaro e per misurare l’affetto.

Ma il denaro è un mezzo o un fine? Dipende per chi. Non è certamente un fine per l’economia, che insegue la produzione e la distribuzione dei beni e dei servizi. Non è un fine neppure per l’impresa, la quale vuole creare una ricchezza, un utile. E per l’individuo? Il fine è la felicità che dipende dall’amare e dall’essere amato, dal senso trovato del vivere, da un certo benessere materiale, dunque anche dal denaro. Sì, per alcuni il denaro è percepito come la chiave per accedere alla felicità. [...]

Nel cristianesimo, inoltre, il rapporto con il denaro va letto nello spazio della possibile idolatria (“La cupidigia è idolatria”), e “l’idolo prima di essere un falso teologico è un falso antropologico” (Adolphe Gesché), un’alienazione dell’uomo. [...]

Il denaro, infatti, chiede fede-fiducia in sé e diventa sicurezza, falsa sicurezza contro la morte, saturazione dei bisogni più veri che abitano il cuore dell’uomo, presenza potente che induce a vedere solo lui, il denaro, e a non vedere gli altri, ad agire senza gli altri e, se necessario, anche contro gli altri. [...]

* la Repubblica, 28.05.2009 (ripresa parziale - alcuni passi).


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