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IL VATICANO E L’ ULTIMO ASSALTO DI "FORZA ITALIA" ALL’ ITALIA. Il tradimento strutturale della fiducia e l’apologia del berlusconismo ...

LA CHIESA "CATTOLICA", IL VOLTO DEL SIGNORE (DI ARCORE), E LA SIGNORA VERONICA LARIO. La Gerarchia vaticana assicura e riafferma la sua fiducia a Silvio Berlusconi. Una nota di Ugo Magri - a cura di Federico La Sala

giovedì 7 maggio 2009 di Federico La Sala
[...] Dal punto di vista religioso, la lite coniugale sana una condizione di peccato grave, quasi di scandalo (per il diritto canonico Berlusconi è ancora sposato con Carla Dall’Oglio).
Insomma: il paradosso è che, rompendo l’unione con Veronica da cui ha avuto tre figli, il premier verrà riammesso ai sacramenti, come da tempo anelava. Chi immagina contraccolpi negativi sul voto cattolico in vista delle Europee, consideri l’impatto visivo di Berlusconi che fa la comunione, proprio come un (...)

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> LA CHIESA "CATTOLICA", IL VOLTO DEL SIGNORE (DI ARCORE), E LA SIGNORA VERONICA LARIO. --- Il Cavaliere e il letto al potere (di Francesco Merlo) - "Le accuse di Veronica? Serve la verità" (interv al leader del family Day - di Orqazio La Rocca) - Perché sto dalla parte di Veronica (di Isabella Bossi Fedrigotti).

giovedì 7 maggio 2009

Il Cavaliere e il letto al potere

di Francesco Merlo (la Repubblica, 07.05.2009)

Il gossip, come diceva Flaubert, «dispensa dal pensare» e dunque nessuno si stupisce di questo cortile, di questo anfanare plebeo sugli amori di una coppia di speciale visibilità come sono i coniugi Berlusconi.

Né è una novità l’asservimento della televisione pubblica ai vizi del principe, con il "Porta a porta" diventato per l’occasione "Letto a letto". Ma la velocità, la passione e l’intensità del gossip sul divorzio hanno coperto lo scandalo reale, ancora irrisolto e dunque intollerabile in un paese civile. Berlusconi infatti non ha mai chiarito, né i suoi detrattori hanno mai pienamente dimostrato, quanto erotici siano in Italia i dicasteri e quanto ci sia di Morgensgabe, di dono del mattino, nelle cariche istituzionali. Insomma, l’accanimento sul tradimento della moglie nasconde la vera questione italiana: siamo tornati, unico Paese dell’Occidente avanzato, alle forme autocratiche del potere, quando lo Stato, i posti di Stato, i ministeri di Stato, venivano appaltati ai famigli, ai favoriti, ai mariti delle amanti, alle amanti?

Berlusconi, fiutando il palcoscenico maschile, ha consegnato a Bruno Vespa le sue dichiarazioni di innocenza accompagnate dai soliti ammiccamenti verso i peccati che giura di non avere commesso. Ma il sospetto infamante e dunque calunnioso che pesa su di lui non è l’adulterio, non è l’avere oltraggiato la delicatezza femminile della moglie, non è l’avere offeso e rinnegato il berlusconismo ingentilito che c’è in Veronica, ma l’avere portato il letto al potere d’Italia.

Ed è persino divertente che il giornale dei vescovi gli rimproveri l’impertinenza e la mancanza di sobrietà, insomma proprio i famosi peccati di cui l’italiano, da simpatica canaglia, sa pentirsi e negare, e al tempo stesso compiacersene e andare fiero.

Inconsapevolmente, a riprova che il moralismo è cieco, "Avvenire" ha reso un favore al Berlusconi che si bea appunto della propria impertinenza e delle proprie marachelle e non si rende conto che chiedere a un’assessora il permesso di palpeggiamento, chiedere «posso palpeggiare un po’ la signora?» con un mezzo sorriso burocratico istituzionale durante una visita nelle zone terremotate non è una pulsione ma è una patologia. Eppure "Avvenire" ha accreditato, censurandola, l’esuberanza sessual-affettiva e non la malattia, ha certificato quell’eterna adolescenza nella quale Berlusconi finge drammaticamente di vivere e non la sindrome del nonno immaturo che ridiventa bambino con i bambini e con le bambine.

Più acutamente il mondo religioso avrebbe dovuto vedervi la decadenza di quell’infoiamento che fu raccontato al cinema da Tognazzi. Qui infatti non c’è il premierato annichilito dalla commedia all’italiana, dalle Baruffe chiozzotte, dalle trame dell’Ubalda tutta calda o del Magnifico cornuto, ma c’è invece il sesso ossessione, il sesso fantasma, il sesso che nessun concetto prefabbricato dalla psicologia può spiegare e contenere e che nessuna velina potrà mai addomesticare; qui non c’è lo spettacolo delle soubrette dalle forme rotonde e le gambe lunghe che capitalizzano e investono sulla propria bellezza impataccando di carezze gli uomini ricchi e potenti, ma c’è lo spettacolo degli anziani uomini di potere che le esibiscono e le istruiscono alla politica: le ricompensano con la politica.

Ma perché i vescovi non gli chiedono conto di quell’altro peccato che, se fosse vero, sarebbe ben più grave, peccato mortale contro l’Italia e contro gli italiani? Stiamo parlando della simonia laica, del sospetto, mai provato e mai fugato, di ricompensare l’avvenenza con i posti in Parlamento e con i ministeri.

Fu nell’estate scorsa che l’Italia fu invasa da decine e decine di "aforismi telefonici" sui meriti sessuali di ministre e sottosegretarie, frasi più o meno volgari e più o meno verosimili che ancora adesso purtroppo accompagnano la Carfagna, la Gelmini, la Brambilla nonché l’intero educandato di attrici, veline e ballerine che non sono più la gioia malandrina del potere ma sono ormai una degenerazione del potere italiano.

È vero che fu gossip anche quella divulgazione, per passaparola e per mormorio, del contenuto, non si sa quanto calunnioso, di alcune intercettazioni, come sempre di nessun valore penale. Ma la distruzione legittima e legale di quelle intercettazioni non ha certo smontato l’infamia della quale Berlusconi e le sue ministre si dichiararono vittime. Anche perché l’Italia deve all’ambiguità della sua storia la fama di paese nel quale si distruggono solo le prove, di paese nel quale più si distrugge e più si costruisce la prova.

Attenzione dunque a quel che accade. Con la complicità delle televisioni e dei giornali che trascinano anche Veronica nel letamaio e la mostrano senza veli per farne una velina dissennata e scosciata, Berlusconi sta trasformando le ferite che ha inferto alla moglie in una battaglia e magari già in una vittoria politica, con l’idea tutta berlusconiana della politica che, come la vita sregolata e romanzesca, fluisce nel viso rifatto e nei capelli che ricrescono, nella prostata che guarisce e nel seduttore che ringiovanisce, nel padre in pericolo e nel marito monello: è un fumo, una magia, un "a me gli occhi" che non solo restaura il mito guasto e avariato del "Silvio Priapo" ma nasconde il vero, l’ultimo scandalo di un’Italia non più governata dal conflitto di interessi, ma dal conflitto di piaceri: prurito di interessi, conflitto di pruriti, conflitto di interessi pruriginosi.


-  Prudenti i giudizi del sottosegretario Roccella e dell’editorialista di "Avvenire" Delle Foglie

-  "Le accuse di Veronica? Serve la verità"

-  I leader del Family day: il premier non ha offeso, ma sia più sobrio"È evidente che i suoi fatti privati hanno un riverbero politico. È bene che faccia chiarezza"

di Orazio La Rocca (la Repubblica, 07.05.2009)

ROMA - «No, Berlusconi non offende le donne. Lui è fatto così, è un grande leader, un grande comunicatore in sintonia con il suo pubblico, anche se a volte lo fa con elementi di anomalia. Ma l’invito alla sobrietà fatto da Avvenire lo condivido, non solo per il premier, per tutti, stampa compresa». «Le accuse che gli ha fatto la moglie? Sono molto insinuanti, se vere sarebbero choccanti per il paese, per questo necessitano di un supplemento di verità, che non può che arrivare solo dalla moglie e dal premier, il cui intervento a Porta a Porta è stato una manifestazione di forza e di debolezza che deve far riflettere».

Berlusconi a «giudizio» di Eugenia Roccella, Sottosegretaria al Welfare, e di Domenico Delle Foglie, editorialista del quotidiano cattolico Avvenire, tra gli organizzatori del Family Day del 12 maggio 2007, il grande meeting cattolico sulle politiche familiari al quale intervenne anche l’attuale premier, a quel tempo capo dell’opposizione del governo Prodi.

Per Roccella - portavoce ufficiale al Family insieme a Savino Pezzotta - «prima di dare giudizi sommari su questa vicenda sarebbe bene ricordarsi che il Vangelo non a caso invita a scagliare la prima pietra solo chi è senza peccato e critica quanti vedono la pagliuzza nell’occhio dell’altro senza tener conto della trave che si ha nel proprio occhio».

Ecco perché, puntualizza, «apprezzo l’invito alla sobrietà del giornale dei vescovi». Ma come donna non le offendono le battute maschiliste del premier? «Lui è fatto così, è fuori dai canoni tradizionali della comunicazione, ma ama scherzare su tante cose e chiedergli di cambiare significherebbe snaturarlo: sarebbe come imporre a Marco Pannella di parlare solo per 5 minuti». «Un politico - aggiunge ancora Roccella - si giudica dalla politica che fa, anche se è evidente che i suoi fatti personali hanno un riverbero pubblico. E il premier dovrebbe tenerne conto. Ma non sarei entrata così pesantemente sulle sue questioni familiari, perché quando una famiglia si rompe è un fatto privato dolorosissimo che andrebbe rispettato».

Berlusconi, però, ama esternare la sua fede cattolica e presentarsi come l’alfiere del dialogo con la Chiesa e il Vaticano. Come va giudicato? «Il premier - ragiona Domenico Delle Foglie - è un cattolico molto complesso, tradizionale, nel senso che è un uomo del secolo scorso che ama il rapporto con le gerarchie cattoliche. E’ talmente sicuro di sè che non ama ascoltare la base cattolica. Una prova? Quando venne al Family Day del 2007 lo invitai ad ascoltare gli interventi della Roccella, di Pezzotta e degli altri relatori e lui sa cosa mi rispose? ‘Ma allora io cosa sono venuto a fare? Io sono venuto a parlare!’. Ed in effetti parlò a lungo, da solo con le tv, le radio e i giornali, e il giorno dopo i media parlarono in prevalenza solo di lui».

Per niente entusiastica, inoltre, l’analisi che Delle Foglie fa dell’intervento del premier a Porta a Porta: «Se ha sentito la necessità di parlare direttamente al popolo per le sue vicende personali e, quel che è peggio, per respingere le accuse della moglie Veronica, è un insospettabile segno di debolezza che non può non fare riflettere. E’ bene che ora su quelle accuse così infamanti il premier faccia completamente chiarezza, perché per cose così gravi non si potrebbe fare finta di nulla. E questo lo pensano tutti i cattolici, senza distinzioni politiche».


Perché sto dalla parte di Veronica

di Isabella Bossi Fedrigotti (Corriere della Sera, 07.05.2009)

Vada come vada il divorzio nazionale, possibilmente senza troppe sofferenze reciproche, per riguardo dei figli, soprattutto. E poiché è impossibile sperare in una discreta e quasi beneducata separazione lampo come quella degli ex coniugi Sarkozy - se non altro perché gli alimenti in palio nel nostro caso vanno probabilmente moltiplicati per mille - auguriamoci, almeno, che i colpi bassi non siano troppo numerosi.

Uno, pesantissimo, che giocoforza induce a prendere le parti della moglie divorzianda, è, peraltro, già andato in onda - e in scena - l’altro ieri sera a Porta a Porta, dove il premier ha potuto, davanti a tutto il Paese, sfogarsi, discolparsi (non scusarsi), giustificarsi, teorizzare, sostenere e poi accusare, denunciare, insinuare a ruota libera e in piena libertà ma, quel che più conta, in assenza della controparte che non ha potuto (o non voluto?) intervenire nemmeno con una piccola telefonata in diretta.

Comunicatore istrionico qual è, ha convinto probabilmente non solo la platea televisiva - che ha approvato con ripetuti scroscianti applausi -, ma anche quella nazionale di essere un marito nonostante tutto - ancora - innamorato della moglie, un padre generosissimo e venerato, un nonno che più tenero non si può, un capofamiglia coscienzioso e dabbene, più molte altre cose, tutte edificanti tanto che il suo confessore gli ha già perdonato certe trascurabili debolezze (che, secondo il suo dire, «caratterizzano tutti i grandi uomini»). Il tutto in plateale, bruciante absentia. Senza che la moglie potesse in qualche modo sostenere le sue ragioni, confermando, smentendo o mettendo in dubbio le tante affermazioni andate in onda. E se è vero che del festoso clima familiare descritto dal premier in trasmissione esistono puntuali e decorative testimonianze fotografiche, è anche vero, si sa, che la comunicazione è materia che egli conosce forse come nessun altro.

Virtualmente, in verità, Veronica era assai presente, per tutto il tempo, a Porta a Porta, in qualità di ritratto appeso al muro, però, di ombra zittita e muta sullo sfondo. Se anche non si volesse, dunque, se anche si preferisse tenersi più lontani possibile e disinteressati al gran divorzio, pare difficile non sentirsi solidali con lei: per clamorosamente mancata par condicio.


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