Inviare un messaggio

In risposta a:
Editoriale

Calabria: Mario Oliverio, che scende sotto il 50% a San Giovanni in Fiore, va al ballottaggio per la Provincia di Cosenza

Una campagna elettorale costosissima, con azioni prepotenti e irrispettose, non gli è valsa all’intronizzazione
domenica 14 giugno 2009 di Emiliano Morrone
Mario Oliverio ha perso. È un fatto. Il candidato del Pd, quattro volte deputato, consigliere e assessore regionale in un ventennio, non è riuscito a farsi rieleggere presidente della Provincia di Cosenza.
Ora ha il magone del ballottaggio, il che è una goduria immensa: dovrà bussare a ogni porta, compresa la mia, chiusa da anni per trasferimento obbligatorio. Sarà costretto a supplicare chicchessia, a prospettare il paradiso, per rientrare a palazzo, in una provincia squassata da (...)

In risposta a:

> Calabria: Mario Oliverio, che scende sotto il 50% a San Giovanni in Fiore, va al ballottaggio per la Provincia di Cosenza

lunedì 15 giugno 2009

Caro Francesco,

Gianni Vattimo non voterebbe mai per Oliverio. Mai.

Ti ricordo, se la memoria ha ancora un valore, che alle comunali del 2005 preferì il "berlusconiano" Antonio Barile, forse l’ultimo vero comunista di Fiore, al socialista (integralista?) Antonio Nicoletti, poi eletto sindaco. Per tutta la campagna elettorale, l’attuale primo cittadino del "capoluogo" silano parlò di coerenza, dimenticando d’essere stato in minoranza sino a tre giorni prima dell’ufficializzazione delle candidature.

Il punto, a mio avviso, è un altro. Io non sostengo Pino Gentile, ma non potrò mai preferirgli Mario Oliverio che, a tuo avviso, incarnerebbe, non capirò mai il perché, l’ultimo baluardo della sinistra.

Oliverio non ha nulla di sinistra: è politicamente animato da pulsioni individualistiche, dalla paura disperata di perdere il potere, dal desiderio d’un imperio perenne. Conosciamo tutti, per averle subite, le sue manovre politiche, la sua povertà politica, la sua gestione politica fondata sull’annullamento della diversità, della critica, del confronto, della partecipazione. Un uomo, Oliverio, che ha paralizzato per due decenni lo sviluppo culturale ed economico di San Giovanni in Fiore, con le sue scelte e il suo dominio in politica, il suo terrore dell’avversario, la sua "cortomiranza", il suo provincialismo politico, le sue illusioni politiche (es. l’associazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo).

Per il resto dell’Italia, caro Francesco, la Calabria non esiste. E’ cosa nostra, nel senso che dobbiamo risolvere noi, secondo la politica romana e la stampa nazionale, i tanti problemi della regione: ’ndrangheta, clientelismo, miopia politica, abusi, irregolarità, sopraffazione, ricatto perpetuo dei deboli e degli ignoranti.

Politicamente, io sono contro gli Oliverio e i Pirillo, come sono contro, e mi pare d’averlo scritto a chiare lettere, l’intera "Casta" calabrese, trasversalmente affaristica, riprovevole sul piano morale, responsabile d’un degrado forse irrecuperabile.

Ho parlato e scritto in tante occasioni dei Chiaravalloti, degli Sculco, dei La Rupa, dei Gentile, dei Saladino, dei Loiero, dei Crea e di tutti gli altri che, in un modo o nell’altro, continuano indisturbati, di là da questioni di diritto, la loro devastazione della Calabria; con la complicità d’una stampa locale spesso deviata, supina e squallida.

Io vivo fuori della Calabria. Come tanti calabresi onesti che, per non accettare le pressioni e le minacce di potenti, hanno scelto la via dell’emigrazione, consapevoli della loro dignità di esseri umani, di pensanti.

Se è vero questo ragionamento, c’è una "Questione calabrese" irrisolta, che le scelte nazionali trascurano, anche in considerazione del fatto che i nostri rappresentanti contano pochissimo a Roma, a prescindere dalla provenienza.

Bisognerebbe, quindi, unirsi nella lotta per l’emancipazione, come ci insegna l’instancabile Salvatore Borsellino, erede del giudice Paolo, morto anzitutto per aver avviato una rivoluzione culturale indipendente dallo schema, insipido, dell’accertamento in sede giudiziaria.

E’ per questo, in fondo, che tanti calabresi hanno dato fiducia a Luigi De Magistris, una specie di nuovo Ulisse, che ha avuto la forza di non affondare, in una terra sconfitta da se stessa, dal suo egoismo, dalla sua incapacità di guardare all’interesse generale.

In Calabria non si produce quasi nulla. Quando c’è qualcosa che può suscitare un dissenso civlile, subito la si blocca per mantenere quel lurido sistema di cui siamo schiavi tutti, se non ci ribelliamo, se non resistiamo alla seduzione e agli inganni di podestà disumani, insensibili, colpevoli dello spopolamento della lenta agonia della regione. Ovviamente, chi non combatte, cioè chi non rifiuta questo ordine criminale delle cose, è più delinquente di chi usa le risorse pubbliche per scopi personali, magari in accordo con la mafia.

L’esperienza di Gianni Vattimo, che non è stata capita a San Giovanni in Fiore, in primo luogo da noi, è quasi mistica. E’ la dimostrazione che c’è ancora qualcuno che crede nella forza delle idee; che esiste chi ha il coraggio di rischiare per il bene comune, senza un tornaconto.

Mi dispiace, caro Francesco, se pensi che Gianni possa mai pronunciarsi in favore di Oliverio. Gianni Vattimo è figlio dell’emigrazione, è figlio della Calabria. S’è fatto da solo: suo padre emigrò per le stesse ragioni per cui oggi i giovani se ne vanno. La politica del malaffare, tipica della nostra regione, crea il vuoto soprattutto adesso: non tollera opposizioni.

Almeno Berlusconi, tessera 1816 della P2, ha un pezzo di stampa che lo fronteggia, da Travaglio a Pinotti, da Gomez a Veltri. Se dovessimo valutare l’opposizione del Partito democratico, dei Ds o del Pds, dovremmo dire, banalmente, che D’Alema e compagni gli hanno permesso di fare tutto ciò che ha voluto. Suona strano, quindi, che tu consideri Oliverio come il solo presidio d’opposizione contro il Cavaliere, su cui ti invito a leggere certe pagine del volume "Colletti sporchi", di Pinotti e Tescaroli.

A me risulta che, nel suo piccolo, "Il lupo" lo abbia copiato nella magniloquenza, ma con minore eleganza e simpatia. Ha fatto o non ha fatto una campagna elettorale basata sulla forza, quasi rievocando una scena del libro dell’Esodo, quella in cui sarebbero state risparmiate le case con gli stipiti segnati dal sangue dell’agnello?

Noi continueremo a vigilare, anche tramite queste modeste pagine elettroniche. E i nostri concittadini, come la maggioranza dei calabresi, asseconderanno le volontà dei padroni, confermandoli sulla base di presunte ideologie, abbandonate per utilità e sventolate alla bisogna.

Io non penso, caro Francesco, che a riguardo tu la veda diversamente da noi. Forse sarebbe il caso che lasciassi parlare il tuo orgoglio di uomo di sinistra, di uomo libero.

Con sincera cordialità e limpido affetto,

emiliano


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: