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LA "LETTERA" E LO "SPIRITO". SINODO DEI VESCOVI 2008: ANNO DELLA PAROLA DI DIO. MA QUALE DIO: AMORE ("CHARITAS") O MAMMONA ("CARITAS")?! Fatto sta che la prima enciclica di Papa Benedetto XVI è dedicata al dio Mammona ("Deus caritas est", 2006).

BIBBIA, INTERPRETAZIONE, E "LATINORUM" CATTOLICO-ROMANO. Contro lo Spirito evangelico ("charitas"), la Federazione biblica cattolica avalla il tradizionalissimo e menzognero magistero della "Deus caritas est" e della "Caritas in veritate" di Papa Ratzinger. Interventi di Vincenzo Paglia e Altri, ripresi dall’Osservatore Romano - a cura di Federico La Sala

"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST"(1 Gv., 4.1-16)
martedì 25 agosto 2009 di Federico La Sala
[...] Benedetto XVI nell’omelia di chiusura del sinodo affermava: "Il luogo privilegiato in cui risuona la Parola di Dio, che edifica la Chiesa(...) è senza dubbio la liturgia. In essa appare che la Bibbia è il libro di un popolo e per un popolo; un’eredità, un testamento consegnato a lettori, perché attualizzino nella loro vita la storia di salvezza testimoniata nello scritto(...) la Bibbia rimane un Libro vivo con il popolo, suo soggetto, che lo legge; il popolo non sussiste senza il (...)

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> BIBBIA, INTERPRETAZIONE, E "LATINORUM" CATTOLICO-ROMANO. --- VERIDICITA’ (di Giuseppe Platone).

martedì 25 agosto 2009

BIBBIA E ATTUALITA’

VERIDICITA’

di Giuseppe Platone ("Riforma", n. 32 del 28 agosto 2009)

«Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio» (I Pietro 2, 15-16)

UN’ANTICA narrazione ebraica rivela come dalla seconda sera di Pasqua ogni ebreo conti i giorni che lo separano dalla celebrazione dell’evento del Sinai: sette settimane. Ci vogliono, insomma, 49 giorni per metabolizzare le conseguenze provocate dalla liberazione. Prima viene la liberazione dalla schiavitù. Dopo viene la legge. Quest’ultima serve per conservare, valorizzare la libertà ricevuta e non ricadere nella schiavitù.

Possiamo distinguere tra libertà individuale e collettiva ma, per chi si disseta alla fonte biblica, non ci sono dei subumani, delle razze inferiori. Ci si differenzia per motivi economici, culturali o per capacità personali, ma teologicamente, di fronte al Dio che prima libera e poi dà la legge, non ci sono differenze: di fronte a Lui abbiamo tutti uguale dignità. Nella sapienza biblica l’uso della libertà è sempre a favore della persona. Insomma: dimmi che uso fai della tua libertà e ti dirò in chi credi.

IN questa lettera, che ci consegna il cristianesimo primitivo, si ricorda che una delle esperienze più intense e autentiche che possiamo provare, in quanto persone liberate che rendono conto direttamente a Dio di quello che fanno, è quella di dire la verità. Se da un lato rivivere la liberazione ricevuta significa dire la verità, dall’altro si tratta di non usare la libertà come un «velo per coprire la malizia». È un avvertimento che ci raggiunge da lontano ma è attuale. Viviamo infatti nella società della malizia, del disinganno, della manipolazione della verità. Siamo dentro un impasto di illusioni e miti difficili da smontare, quotidianamente alimentato e rilanciato da molti media. Ciò che appare non è ciò che realmente è.

LA cultura dell’illusione è il brodo in cui nuotiamo: illusi, ingannati e sfruttati nella nostra ingenuità. Ma anche se vittime del disinganno collettivo, cova sempre, sotto la cenere, un incandescente desiderio di autenticità.

Io ho sempre concepito il protestantesimo come una forza spirituale tesa alla verità. Protestanti che vogliono e dicono la verità. Chiese non come luoghi di inganni, mistificazioni, coperture e silenzi su giochi di potere e nefandezze, ma luoghi in cui coltivare la franchezza nella fraternità. In un mondo che utilizza la menzogna come olio lubrificante per far girare al meglio i propri affari noi ci collochiamo, in tutta coscienza, in controtendenza.

È vero che a volte non si riesce a dire compiutamente la verità, (anche in chiesa) perché essa può ferire, distruggere psicologicamente le persone. Ma la libertà nel dire la verità con fraternità vera, con amore e non con il gusto di distruggere l’altro è doverosa per chi percorre la strada di Colui che ha detto di sé: «Io sono la via, la verità, la vita». Certo le nostre sono verità parziali, umane, relative, discutibili ma si collocano davanti (non al posto) alla verità di Dio: una chiara tensione verso la verità è oggi urgente proprio per smontare quell’ingannevole impasto di regime che avvelena e divide il paese.

Giuseppe Platone


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