STATI UNITI IN LUTTO
L’addio dell’America a Ted Kennedy
Obama: "Era un leone, ha dato voce
a chi non aveva nulla con coraggio" (La Stampa, 29/8/2009)
BOSTON «Il mondo ricorderà il leone del senato americano. Il campione di coloro che non avevano nulla. L’anima del Partito democratico», così Barack Obama ha inziato l’elogio del senatore Ted Kennedy, che ha ricevuto l’ultimo saluto degli Stati Uniti in una basilica gremita.
Nelle prime fila dei banchi della Chiesa del Perpetuo Soccorso di Boston il presidente Usa Barack Obama con la moglie Michelle, l’ex presidente Jimmy Carter con la moglie Rosalynn, il vice presidente Joe Biden, Bill e Hillary Clinton, e l’ex presidente repubblicano George Bush, alla sua prima uscita ufficiale da quando ha ceduto il timone a Obama. Poco prima dell’inizio della cerimonia il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, sposato con la nipote di Kennedy Maria Shriver, è entrato nella chiesa rendendo omaggio alla salma e poi e prendendo il suo posto vicino agli altri sindaci di Chicago e New York. Presente anche il senatore John McCain e il capo della Cia, Leon Panetta.
Per il presidente americano Ted Kennedy è «stato il più grande legislatore del nostro tempo». Obama ha ricordato che la «la vita di Ted Kennedy non è stata dedicata alla difesa di ricchi o dei potenti o di coloro che hanno legami speciali. Lavorò per dare voce a quanti non erano ascoltati» Secondo Obama il senatore del Massachusset «era il prodotto di un era quando la gioia e la nobiltà della politica impediva che le differenza tra i partiti e le idee divenissero barriere per cooperare (dando vita) a mutuo rispetto. Un tempo in cui gli avversari si consideravano l’un l’altro ancora come patrioti. Ed è cosi che Ted Kennedy divenne il più grande legislatore dei nostri tempi».
Obama ha insistito sulla figura di Ted Kennedy come «campione» dei poveri e degli umili non domato da tragedie che senza alcuna misericordia hanno colpito la sua famiglia. Per l’inquilino della Casa Bianca Ted era un «guerriero felice» (citando William Wordsworth) che ha trionfato «su più dolori e su peggiori tragedie di quanti di noi hanno mai provato. Perse due fratelli (Joeseph P. jr e Kathleen Agnes) quando aveva sedici anni. Vide altri due strappati con la violenza dal Paese che li amava (il presidente Jfk e il senatore Bobby)». Obama ha anche ricordato la recentissima morte della sorella Eunice, la morte del nipote John John, il figlio di Jfk, in un incidente aereo. Insomma era il patriarca del clan che ha «visto due bambini combattere con il cancro, ha seppellito tre nipoti e sperimentale fallimenti personali e sconfitte in pubblico». Insomma, ha sottolineato Obama «si tratta di una serie di eventi che avrebbero piegato un uomo più fragile...ma non Ted Kennedy». Obama, che ottenne da Kennedy il primo e più importante sostegno durante le primarie, ha anche ricordato i legami personali speciali con quanti «gli volevano bene, e che soffrono per la sua morte, conoscono Ted Kennedy con altri nomi: Padre, Fratello, Marito, Zio, Teddy o come spesso era chiamato dai suoi nipotini più giovani «The Grand Fromage» o «Il Grande formaggio». Ma in realtà- ha ribadito- Ted era il "guerriero felice"». Obama ha chiuso il suo lungo intervento ricordando il vecchio amico e mentore come l’abile navigatore che «in barca, mentre naviga di bolina, con la bianca criniera scompigliata dal vento, con un forte sorriso stampato sul volto pronto ad affrontare qualsiasi tempesta, procedere verso qualche posto meraviglioso proprio oltre l’orizzonte».