Inviare un messaggio

In risposta a:
ITALIA, ANNO 2009: ALLE ITALIANE E AGLI ITALIANI NEL MONDO. PER LA POLITICA XENOFOBICA E RAZZISTA DEL GOVERNO .... "MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO E CRISTIANO" (Padre Alex Zanotelli).

MIGRANTI E POLITICA. LA LEZIONE DI JOHN FITZEGERALD KENNEDY: "IO SONO UN IMMIGRATO". Un testo del 1957, pubblicato per la prima volta in Italia (2009) - a cura di Federico La Sala

Non vi è settore che non sia stato investito dal nostro passato di immigrati. Ovunque gli immigrati hanno arricchito e rafforzato il tessuto della vita americana.
lunedì 31 agosto 2009 di Federico La Sala
[...] Sul finire del Diciannovesimo secolo l’emigrazione verso l’America subì un cambiamento notevole. Cominciarono infatti ad arrivare, in gran numero, italiani, russi, polacchi, cechi, ungheresi, rumeni, bulgari, austriaci e greci, creando nuovi problemi e dando origine a nuove tensioni [...]
[...] Già nel 1910 in molte città esistevano delle "Little Italy" o "Little Poland" dai confini ben definiti. Stando al censimento del 1960, abitavano più persone di origini o di genitori italiani (...)

In risposta a:

> MIGRANTI E POLITICA. LA LEZIONE DI JOHN FITZEGERALD KENNEDY ---- Oggi una Nancy Pelosi al congresso Usa o un Robert de Niro non si vergognano di avere avi italiani. Ma questo di certo non li rende meno americani (di Igiaba Scego - Chi sono oggi i nostri fratelli).

mercoledì 23 novembre 2011

Chi sono oggi i nostri fratelli

di Igiaba Scego (l’Unità, 23 novembre 2011)

Frank Sinatra, Lady Gaga, Nancy Pelosi, Joe di Maggio, Dean Martin, Luisa Veronica Ciccone (in arte Madonna), Robert de Niro, Martin Scorsese, Rocky Marciano, Francis Ford Coppola, John Fante, Ani di Franco, Nicholas Cage... e l’elenco potrebbe continuare. Sono nomi di italo-americani famosi. Persone che hanno dato lustro a due Paesi: gli Stati Uniti d’America, dove sono nati o emigrati da piccoli insieme ai genitori, e l’Italia, dove parte della loro storia affonda le radici. Nessuno si permetterebbe di dire oggi a Madonna o a Martin Scorsese «tu non sei un vero americano». Purtroppo questo succede tutti i giorni ai figli dei migranti qui in Italia.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da tempo richiama l’attenzione dell’opinione pubblica sulla paradossale, quasi pirandelliana, situazione dei figli dei migranti nati in Italia e sull’anacronistica legge che costringe ragazzi italiani a vivere da stranieri nella propria nazione. Ragazzi che spesso non vengono riconosciuti sia dal Paese di origine dei genitori sia dal Paese di nascita, ossia l’Italia. Il Presidente ha giustamente detto che è folle non riconoscere questo diritto. Purtroppo per calcoli di bassa politica c’è chi rema contro una legge di civiltà come può essere questa sulla cittadinanza. E lo fa con dichiarazioni che non tengono conto né della realtà di oggi né della storia di ieri.

L’Italia è stato Paese di emigrazione (ed in un certo senso lo è ancora, sono tanti ancora a partire, a cercare fortuna all’estero). Penso in particolar modo agli italiani negli Stati Uniti d’America che hanno dovuto lottare per poter essere riconosciuti come cittadini.

All’indomani della prima guerra mondiale chi si arruolava otteneva la cittadinanza. Purtroppo, finita la guerra, il Ku Klux Khan e i (fatemeli chiamare così) “leghisti” americani rialzarono la testa. Gli italiani furono oggetti di sevizie e linciaggi. La cittadinanza ritornò ad essere un sogno. Si dovette aspettare la fine della seconda guerra mondiale per veder muoversi qualcosa in questo senso. Però la cittadinanza allora era considerata come completa assimilazione. Si doveva essere americani al 100% e rifiutare completamente la propria parte italiana. Gli italiani accettarono. Si doveva pensare al futuro, ai figli. Per questo si cercò di dimenticare l’Italia. Poi finalmente i tempi cambiarono. La stagione dei sacrifici e delle rinunce terminò. E l’Italia rispuntò magicamente fuori dai cilindri dei vecchi emigranti.

Oggi una Nancy Pelosi al congresso Usa o un Robert de Niro non si vergognano di avere avi italiani. Ma questo di certo non li rende meno americani.

La storia degli emigranti, per una strana associazione, mi ha fatto ripensare ad un vecchio film, La legge è legge, con Totò e Fernandel che ho visto da piccola. Non so se sia ancora in commercio, spero proprio di sì. Una storia rocambolesca dove Fernandel essendo nato in una cucina italiana di una casa francese, proprio nella linea dove passa il confine tra Italia e Francia, si ritrova all’improvviso senza patria. Non lo vuole la Francia, non lo vuole l’Italia. La scena con i gendarmi al confine è una scena da mettere negli annali della storia del cinema.

L’italiano gli dicono «via via», i francesi «vada vada». Tutti lo cacciano e lui a un certo punto chiede: «Ma che cosa sono? Vorrei sapere per piacere se esisto non esisto». Quando i gendarmi gli rispondono in coro: «Di fronte alla legge no», un Fernandel sconsolato dice: «Ah allora se ho capito bene per voi l’esistenza di un uomo non conta affatto...». Spero proprio che l’Italia non faccia più l’errore di quei gendarmi. Sarebbe davvero folle.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: