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Editoriale

Calabria. Ci sono momenti. Le ragioni di uno stop. Mi sento come un topo

sabato 19 settembre 2009 di Emiliano Morrone
Ci sono momenti della vita in cui ti senti un leone. Corri, ruggisci, attacchi, vinci; ti pare d’aver vinto.
Ci sono momenti della vita in cui ti senti diverso. Vedi, scruti, cogli, esprimi il tuo dissenso a tutti i costi, lotti per una causa, un ideale, una ragione.
Ci sono momenti della vita in cui ti senti un topo. In gabbia, circondato, fesso e perfino isterico. Ossessivo, matto.
Ci sono momenti in cui non ce la fai, no. Capisci che la dialettica è un errore, il linguaggio non vale, ed (...)

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> Calabria. Ci sono momenti. ... in cui lo "sciocco" dice in cuor suo che la Calabria non esiste(di Federico La Sala)

giovedì 3 settembre 2009

Una giornata di ordinario pessimismo di Francesco Scarcelli ( tratto da www.altroconfronto.it di lunedì 28 agosto 2006.)

Tempo fa l’intellettuale italiano era accusato di essere asservito al potere. Servo quindi della classe politico-economica dominante. Oggi non è più così, almeno per la maggior parte dei casi. Più di uno scrittore, giornalista piuttosto che commentatore o artista o libero pensatore, scrive e decanta i malesseri di una società italiana, senza andare troppo per il sottile, senza preoccuparsi se quell’ analisi o commento possa turbare il potente di sinistra o di destra. La gente sembra apprezzare tutto questo, affollando gli spettacoli di Sabina Guzzanti o di Dario Fo, comprando i libri di Marco Travaglio o di Umberto Eco, seguendo gli affollati convegni di Massimo Fini, “Pancho” Pardi o di Gianni Vattimo. Una società attenta e assetata di “moralismo” sembrerebbe, ma forse non è proprio così. L’immoralità dilagante nella maggior parte delle aziende pubbliche o private, nei municipi, nelle ASL, dove ognuno sembra pronto a vendersi e a comprare, ci indicano chiaramente che la società italiana è ben lungi dal tendere verso una giusta moralità. La gente spesso si vanta di cose di cui dovrebbe vergognarsi. Rientrano in una puzzolente normalità, il dover “leccare il culo” al dirigente per ottenere poi chissà quale favore per se o per i propri figli.Tutto questo viene tramandato alle giovani generazioni, che ormai sembrano aver capito bene come funziona l’andazzo, ben adeguandosi ai nuovi metodi. Quei pochi sindacalisti o politici che si ostinano a predicare e praticare correttezza e legalità, vengono quasi sempre lasciati da soli, perché il rispetto delle regole di questi tempi non paga. Al sud, moltiplicate tutto questo per due e poi aggiungete il controllo dei voti, la mafia collusa con la politica, una classe dirigente incompetente e l’emigrazione della forze sane della società...

...oggi mi “tira” un po’ così, è una giornata di ordinario pessimismo, non riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno. So bene che domani mi passerà e ricomincerò magari a voler cambiare il mondo. Molti compagni più anziani di me però, mi avevano raccontato di questi sintomi di sporadico pessimismo: vengono prima di appendere le scarpe al chiodo ( politicamente parlando )

Francesco Scarcelli


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